11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 12 luglio 2017

RM 192


Fin dal loro primo incontro, Midda non aveva mai provato alcun genere di simpatia nei riguardi di Be’Sihl. Al contrario, ai suoi occhi Be’Sihl era apparso sin da subito essere l’incarnazione di tutto quello che ella aveva sempre detestato, in una straordinaria commistione fra uno spregiudicato uomo d’affari, uno spregevole avvocato, e una grottesca parodia di ricco fuorilegge del ghetto, innanzi al quale poter solo desiderare di sfondargli tutta la lucente fila di bianchi denti con una violenta testata.
Parimenti, e senza alcuna effettiva ragionevole o comprensibile motivazione, quell’uomo si era sempre divertito a giocare con lei, flirtando in maniera più o meno diretta, in termini nei quali obiettivamente difficile sarebbe stato poter capire quanto egli potesse star scherzando e quanto, piuttosto, potesse star agendo seriamente, forse limitandosi ad agire in tal maniera soltanto nel non volersi realmente sbilanciare nei suoi confronti, né in un senso, né nell’altro. Ciò non di meno, a partire di una già accertata più completa assenza di simpatia da parte della donna nei suoi confronti, difficile sarebbe stato per lui riuscire in tal senso a ingraziarsela, ragione per la quale, unico effetto di tanto impegno avrebbe avuto a doversi riconoscere una sempre più marcata mancanza di sopportazione nei suoi riguardi.
Malgrado tale premessa, e al di là di ogni proprio sentimento personale nei riguardi del suo indesiderato ospite, l’investigatrice privata non avrebbe potuto ovviare a ricordare un proverbio considerato vecchio addirittura già ai tempi di Charles Dickens, e da questi, non a caso, citato in una sua opera, volto a suggerire quanto le avversità facciano accettare strani compagni di letto, e, alla luce di ciò, non avrebbe potuto evitare di considerare quanto, così come già nel caso della vicedirettrice dell’FBI, il nemico di un suo nemico avrebbe avuto a potersi considerare suo amico, almeno nella misura in cui, quell’alleanza, avrebbe potuto garantirle occasione di avvicinarsi più velocemente al proprio ex-marito. E così, benché, probabilmente, a tutto quello ella avrebbe avuto sicuramente occasione di preferire una lobotomia, dopo l’amaro calice sorseggiato sino all’ultima goccia al cospetto di Lavero, ineluttabile avrebbe avuto a doversi riconoscere la sola conclusione a cui tutto quello avrebbe potuto condurre: una nuova, maledetta alleanza al solo, non banale scopo di abbattere la comune minaccia rappresentata da Desmair Von Kah.

« Lasciami tentare di indovinare cosa è accaduto poi… » lo invitò ella, sospirando e scuotendo il capo, nell’essere intimamente giunta già a quella spiacevole conclusione, e, in tal senso, non desiderando trascinare troppo a lungo la pena di quel momento, di quel confronto, nella consapevolezza di quanto, pur, alfine sarebbe occorso « Facendo qualche domanda in giro, per capire meglio con chi stavi avendo a che fare, hai scoperto altresì con chi egli è stato sposato e sei scoppiato a ridere per l’incredibile beffa del destino. Salvo poi decidere che, a quel punto, la cosa migliore sarebbe stata quella di venire a cercarmi per informarmi del suo ritorno in città, allo scopo di sguinzagliarmi, quasi fossi un mastino della guerra, in sua opposizione. »
« Nessuna risata… delusione piuttosto. » scosse il capo egli, a correggere l’ipotesi da lei così formulata « Cioè… davvero: come hai potuto innamorarti di un tipo simile?! »
“Bella domanda…” pensò, nella propria testa, la donna, non potendo ovviare a porsi a propria volta simile interrogativo, tale dubbio, altresì destinato a restare privo di qualunque possibilità di risposta.

Desmair era stato capace di ingannarla, e di ingannarla come mai, alcun altro, era stato in grado di compiere in tutta la sua vita. Tale avrebbe avuto a dover essere riconosciuta l’unica spiegazione plausibile, l’unica risposta accettabile al suo interrogativo, benché, comunque, difficile sarebbe stato effettivamente accettare tale idea, simile interpretazione, nel confronto con la severità con la quale ella, ormai, era solita porsi a confronto con il mondo intero: una severità, un’intransigenza, la sua, che difficile sarebbe stato non attribuire allo spiacevole trascorso proprio con l’ex-marito, e che pur, forse, così come anche implicitamente espresso da Lavero nel confronto occorso quello stesso mattino, avrebbe avuto anche a doversi considerare fondamentalmente una sconfitta, e una sconfitta da parte sua, da parte di colei che, per un solo, pur enorme, errore occorso tre anni prima, da allora si era fondamentalmente privata della possibilità di vivere serenamente la propria quotidianità, per così come avrebbe pur potuto viverla e per così come, sicuramente, avrebbe comunque meritato di viverla.

« E’ da quando ti conosco che mi tratti al pari di un reietto, dall’alto della tua supposta superiorità morale… » la accusò, proseguendo nel silenzio da lei dimostrato « E, ora, vengo a scoprire che, un tempo, sei stata sposata con una specie di padrino mafioso e che, oltretutto, benché tu fossi una detective della polizia, non hai fatto nulla per tentare di arrestarlo. Anzi… »
« Stai parlando di cose che non sai, Ahvn-Qa. » lo avvisò ella, benché, in verità, egli non avesse detto nulla di sbagliato, nell’aver, anzi, inquadrato alla perfezione la situazione, quello sgradevole capitolo nel libro della sua vita « Se vuoi un consiglio: lascia stare. » sancì, a richiedergli di tacere, di mollare metaforicamente la presa su quel fronte, per concentrarsi, piuttosto, su qualcosa di meglio, qualcosa che in termini più appropriati avrebbe potuto dare un senso a quel loro attuale incontro « Perché se pur, in questo momento, potrei sentirmi disposta a collaborare con te… non è detto che ciò non possa cambiare, laddove tu finissi con l’infastidirmi. »

E benché forse realmente infatuato di lei, benché forse realmente irritato all’idea di quanto ella potesse averlo da sempre escluso dalla propria vita anche laddove aveva permesso, prima ancora, a un individuo come Desmair di farne parte; Be’Sihl accolse quell’indicazione e lasciò andare immediatamente la presa: uomo d’affari, innanzitutto, straordinario politico, indubbiamente, egli non avrebbe potuto mai mancare di prestare attenzione ai propri interessi, interessi che, sotto tanto il profilo pratico, quanto quello economico, non avrebbero potuto mancare di spingerlo, allora, a non vanificare l’idea di una collaborazione con lei, e di una collaborazione volta all’unico scopo di escludere, definitivamente, l’altro da ogni possibilità di giuoco. Inconsapevole delle effettive risorse di Desmair, di quanto egli, attualmente, avrebbe potuto vantare a proprio supporto, forse nessuno, forse uno sparuto contingente di spettri della propria vita passata, o forse un intero esercito armato e pericoloso, non avrebbe mai potuto supporre di dichiarargli apertamente guerra, con il rischio di ritrovarsi, da lui, sgradevolmente schiacciato.
Per questa ragione, nel confronto con tutto ciò, il coinvolgimento, all’interno di quella non così esplicita scacchiera, di un nuovo pezzo, e di un pezzo tanto potente qual la regina che sol avrebbe potuto essere considerata Midda, non tanto per galanteria, quanto e piuttosto per potenziale libertà di azione, avrebbe avuto, per lui, a considerarsi un passaggio imprescindibile e, ancor più, irrinunciabile.

« Discorso chiuso. » concordò egli, levando quindi le mani a dimostrare la propria più sincera volontà di collaborazione con lei, quella resa psicologica, e pratica, a non affrontare ulteriormente la cosa.
« Bene. » annuì la donna, soggiungendo a stemperare i toni « Per entrambi… » e, ancora, a riprendere l’argomento chiave « Lasciando perdere patemi pseudo-adolescenziali, cerchiamo piuttosto di darci da fare per qualcosa di più serio. »

Non dimentica, in tutto ciò, del desiderio di cibo che l’aveva trascinata fuori di casa dando occasione a Be’Sihl per intrufolarsi, sempre ammesso che, speranzosamente, egli non fosse già lì presente da prima e che, in ciò, ella non si fosse resa conto di nulla al proprio sofferto risveglio; Midda sospinse da parte un po’ del materiale che copriva interamente la propria scrivania, sul fronte nel quale, insolitamente, si poneva posizionata in quel momento, per riservarsi spazio consumare la cena, ormai sicuramente freddatasi…

« Io mangio… » dichiarò, a esplicitare il senso di quel proprio gesto nei confronti dell’interlocutore « Nel mentre, tu raccontami tutto ciò che sai del ritorno in città del mio ex-marito… e non lesinare particolari. »

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