11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 3 dicembre 2009

692


L
a Figlia di Marr’Mahew, in effetti, si propose in grado di apprezzare quella particolare posizione, la situazione così come presentata dalla compagna, persino con eccessivo coinvolgimento personale ove il proprio stesso passato l’aveva, suo malgrado, costretta a sviluppare necessaria sensibilità in tal senso, a tal proposito.
Sebbene, in maniera umanamente comprensibile, odiasse offrire attenzione a quei pensieri, a talune memorie, al tempo stesso ella non avrebbe mai potuto, né voluto, ignorare o dimenticare gli errori da lei stessa commessi in quella direzione, nella propria giovinezza più florida, forse innocente, errori per i quali, inevitabilmente, ancora al tempo presente, troppo spesso, era costretta a dover pagare caro pegno. La cicatrice sul suo volto, così come il braccio destro perduto proprio in quella stessa città, non a caso, non erano da lei proposti semplicemente qual dimostrazione di guerriera fierezza, trasparenti del suo carisma pur tanto forte, energico, tale da spingere un ipotetico osservatore, molto spesso, a ignorare quali ingiurie terribili sarebbero altresì dovute essere indubbiamente giudicate, in contrasto a un corpo pur compiacente e che, per colpa di tanta violenza, tanta rabbia, sarebbe inevitabilmente stato osservato quasi con ribrezzo. Quelle ingiurie a suo danno, in verità, avrebbero assolto parallelamente, se non principalmente, anche a un’altra funzione, a un altro importante compito, dove, innanzi alla sua attenzione, al suo animo, al suo cuore e alla sua mente, esse non avrebbero potuto evitare di essere anche accolte, mantenute, quali sinceri avvertimenti, moniti fisici utili a ricordarle costantemente, perennemente, la propria colpa e, ancor più, il riscatto che pur non era ancora stata in grado di guadagnarsi, a riguardo del quale non aveva ancora avuto occasione di conquista, per poter mondare, in esso, il proprio animo dal peso che, fino a tale occasione di purificazione, non avrebbe mancato di gravare ogni giorno, tanto pesantemente, su di lei.
Obbligatoriamente onesta con se stessa, ella non avrebbe potuto scordare come, in un’occasione straordinaria e, probabilmente, irripetibile, occorsale in un passato non ancora considerabile qual remoto, nell’incontro con un’entità superiore comunemente nota con il nome di y’shalfica fenice, le fosse stata concessa concretamente l’opportunità di rigenerare completamente il proprio corpo, di liberarlo dalla schiavitù della menomazione conseguente alla mutilazione subita, nonché dell’orrido squarcio presente sul suo viso. Paradossalmente, però, per quanto umanamente avrebbe gioito a tale prospettiva, in conseguenza a simile e meravigliosa speranza, ella aveva rinunciato a tutto ciò, nell’essere consapevole di non aver realmente conquistato il diritto di liberarsi da quel giogo, da quelle catene imposte su di lei dal fato e dalle proprie stesse scelte. Riconquistare la propria totale autodeterminazione attraverso un sotterfugio di quello stampo, in conseguenza di tale coscienza, pertanto, avrebbe rappresentato più un inganno rivolto unicamente alla propria coscienza, al proprio ego, piuttosto che al proprio destino, dove la vera sfida, il sincero confronto, non sarebbe dovuto essere considerato nei riguardi di un qualche improbo avversario, fosse anche di origine divina, quanto piuttosto della propria stessa natura, delle proprie stesse scelte, dell’incapacità passata a proteggere la propria libertà, negandosi pertanto l’opportunità di poter realmente crescere, di poter effettivamente maturare qual conseguenza dell’affronto aperto, schierato, delle proprie responsabilità.
Dove anche, quindi, tanto si era pur dimostrata qual pronta a ricordare alla propria compagna quella particolare massima, quel pur corretto principio, Midda aveva comunque rischiato di risultare completamente cieca e sorda alle ragioni che da tutto ciò sarebbero dovute necessariamente derivare, motivazioni per il rispetto delle quali, invece, Carsa aveva prontamente puntato i piedi, psicologicamente ancor prima che fisicamente, per evitare di poter essere trascinata lontano da quella città, da quella capitale, lontana dal solo luogo nel quale avrebbe potuto riservarsi l’occasione necessaria a offrire la giusta rotta al proprio stesso futuro.

« Mi comprendi… » ripeté la fanciulla, ora non più con tono interrogativo, ma con retorica certezza a tal riguardo, leggendo nello sguardo di ghiaccio della compagna quant’ella pur non aveva ancora espresso verbalmente, in conclusione a una rapida, ma seria, analisi interiore.

Ancora per un istante la Figlia di Marr’Mahew si riservò il diritto a indugiare, nel comprendere, sì, la posizione della compagna, e, nonostante questo, nel non poter sinceramente apprezzare quanto tutto ciò avrebbe comportato, quanto da tale decisione sarebbe inevitabilmente derivato.
Ignorare l’occasione rappresentata dalla nave di contrabbandieri, che con loro o senza di loro, al mattino seguente, avrebbe ugualmente guadagnato la via verso il mare aperto, per proseguire nella propria rotta, avrebbe significato, purtroppo, rinunciare alla migliore possibilità loro riservata per lasciare in maniera pacifica, serena, quelle mura. Nel considerare, in ciò, il particolare stato di salute della giovane mercenaria, nonché la sola ragione per la quale lì, ella stessa, aveva condotto i propri passi, la donna guerriero non si sarebbe potuta negare il desiderio di ignorare quanto richiestole, quanto pur sì chiaramente domandatole, nell’imporre il proprio arbitrio sulla questione e nel condurre a termine il piano così come stabilito, a costo di ritrovarsi a dover trasportare di peso, in ciò, il corpo privo di sensi dell’amica. Se in favore di tal direzione, a simile traguardo così propriamente programmato, avesse condotto i propri passi, però e probabilmente, ella avrebbe altresì realmente fallito nella propria operazione di soccorso in favore di Carsa, non solo tradendola nel negarle ogni possibilità di riscatto, da lei tanto chiaramente invocato, tanto inequivocabilmente richiesto, quanto più nel negarle la propria autodeterminazione, la propria libertà, non diversamente da come anche in Kirsnya avevano tentato di compiere nel condannarla a morte. E, in questo, un rapporto già controverso, quale effettivamente sarebbe potuto e dovuto essere giudicato il loro, si sarebbe definitivamente incrinato, portando un’alleata a divenire nemica, un potenziale vantaggio a divenire un ostacolo, senza alcuna effettiva motivazione alla base di tale perdita, in netto contrasto con tutti i principi sui quali, solitamente, la mercenaria dagli occhi color ghiaccio si era abituata a fondare la propria intera vita, in ogni propria singola scelta…

« Sì. » ammise, alfine, nel giungere alla sola, inevitabile conclusione, necessariamente costretta dal fato a offrire il proprio appoggio, il proprio sostegno nel merito dei propositi dichiarati dalla compagna, per quanto questo avrebbe complicato decisamente quella particolare missione, inizialmente giudicata, tutto sommato, quale semplice « Riesco a comprenderti. »
« So… di non aver diritto a chiederti nulla… a domandare la tua presenza al mio fianco… non dopo quanto è accaduto al nostro ultimo incontro. » riprese voce, allora, Carsa, nel cercare di offrire un tono controllato, energico, per quanto ancora sostanzialmente impossibilitata in tal senso « Ma… potresti fermarti ancora un poco?... non credo, altrimenti, di potercela fare… »

Innanzi a simile richiesta, a tale domanda, Midda non poté ovviare a un dolce e sincero sorriso, nel porsi decisamente consapevole della difficoltà, dell’onere che doveva aver dilaniato l’animo della sua interlocutrice, nell’accompagnarla, nel condurla fino alla formulazione di una semplice invocazione d’aiuto, nel duro confronto con la propria stessa psicologia, con il proprio carattere solitario mai celato, mai negato.
Quelle poche parole, quelle frasi a stento pronunciate, suoni troppo flebili per permettere di riportare, alla memoria, l’immagine della tenace guerriera qual pur la giovane sarebbe dovuta essere considerata, avrebbero dovuto esser considerate qual proprie di un valore decisamente superiore a quello trasparentemente in esse contenuto, a quello che, all’attenzione di un qualsiasi spettatore sarebbe potuto esser giudicato presente. Attraverso di esse, Carsa stava effettivamente ponendo a nudo la propria debolezza, la propria vulnerabilità, forse di difficile dubbio in tal precario contesto, e pur non sì scontata, non tanto ovvia qual sarebbe potuta essere avventatamente considerata. Nel rivolgersi, verso la donna guerriero, in simili termini, la fanciulla stava, effettivamente, invocando non semplice supporto, non banale collaborazione, quanto piuttosto una concreta presenza psicologica e fisica, vincolante fra loro e necessaria, alla seconda, non solo per sopravvivere ma, anche, per riconquistare quanto negatole, trasformando, in questo, quello che sarebbe dovuto essere ritenuto un semplice debito d’onore, nel proprio soccorso, nella propria salvezza, in qualcosa di più profondo, forse, addirittura, sacro.
Un legame che Midda non avrebbe potuto o voluto rifiutare e che, in effetti, non rifiutò…

« Non temere: non resterai sola. » affermò con decisione, chinandosi nuovamente accanto a lei.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sean, un saluto rapido rapido... prima o poi mi metterò in pari, prometto. Magari quando tra qualche mese (qualche è un valore numerico compreso direi tra il 4 e il 12) mi comprerò un e-reader... ;)

L'altra sera ero passato da un forum letterario dove avevo letto che sarebbe stato per una "tavola rotonda" anche Luca (Centi), incuriosito dall'iniziativa. Quando ho visto che c'eri anche te volevo passare a salutare, ma ormai era tardi e non avevo voglia di registrarmi.
Così eccomi qui a fare i saluti :D

Cribbio, 692 episodi... ormai veleggi verso i due anni ininterrotti!
Complimenti, davvero! :)

Sean MacMalcom ha detto...

Ciao! :D

Grazie per il saluto!!! :D
Scusa anche tu per la latitanza dal tuo blog... ma non è assolutamente una scelta specifica a tuo discapito dove, purtroppo, l'assenza di tempo mi ha costretto da un sacco ad abbandonare la lettura dei blog amici... sigh!!!

Chissà... magari, per quando ti comprerai l'e-Reader, la versione riveduta e corretta, sarà addirittura disponibile come e-Book. Sto seriamente riflettendo su questa possibilità, per quanto la versione riveduta e corretta fosse nata, appunto, solo per il cartaceo e non per il digitale... :D

Uh uh... allora lurkavi anche tu l'altra sera?! :D
Ma dai... il mondo è piccolo!!! :D
Sì... in effetti mi è stato concesso un grande onore da parte di quel forum nell'ospitarmi (addirittura invitato) qual scrittore in mezzo ad altri... :))
Se ti interessa tutta la tavola rotonda è stata poi anche raccolta e riordinata... qui maggiori informazioni!

Per quanto riguarda i due anni... beh... sì, ormai ci siamo!!!
Anche se non sono stati proprio "ininterrotti", dove un infausto giorno - fra l'altro a seguito di una trasferta lavorativa - sono stato così male da non aver avuto modo neppure di scrivere. =.="
Per un solo giorno non posso vantarmi di essere "ininterrotto" nella pubblicazione!!! Sigh...

A presto... e ogni tanto fatti sentire in mailing list NWN!!! :D

Sean