Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
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Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 23 febbraio 2011
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Avventura
025 - Ritorno alla città del peccato
Sicuramente sconvolgenti, asserzioni quali quelle fatte proprie dal ragazzo, avrebbero potuto essere ritenute all'attenzione del suo interlocutore, e, in quel momento, confuso ascoltatore, se solo nel medesimo fosse stata presente una qualche, vaga possibilità di dubbio nel merito dell'effettiva natura di colei con la quale aveva diviso ogni propria giornata da mesi, secondo meravigliosi ritmi per entrambi divenuti consueti per liberarsi psicologicamente, e fisicamente, dai quali avrebbe incredibilmente e dolorosamente faticato nei giorni a venire. Al contrario, mancando un tale presupposto, semplicemente insensate apparvero quelle stesse parole, quasi fosse stata appena richiesta dimostrazione nel merito dell'esistenza e dell'identità del sole, della luna e delle stelle, o, ancora, del cielo, del mare e della terra, verità sì incontrovertibili, da non concedere alcuno spazio di manovra mentale, neppure per semplice e intimo diletto filosofico, nel porsi, con la propria concreta solidità, ferma presenza, al di fuori di qualsiasi possibile teoretica postulazione.
Intenso, in ciò, fu lo sforzo per Be'Sihl allo scopo di evitare di domandare numi al proprio interlocutore nel merito della sua stessa salute mentale, reazione che, in quel momento, avrebbe potuto attrarre eccessivamente l'attenzione degli altri presenti a loro circostanti. E diviso fra rivolgere il proprio sguardo verso il giovane o verso il piatto ormai quasi vuoto innanzi a sé, lo shar'tiagho si costrinse allora a chinarsi nuovamente sul secondo, ripromettendosi, nell'immediato futuro, di concedersi tutte le reazioni attualmente e forzatamente trattenute, fosse anche solamente a difendere l'immagine della propria tanto amata compagna che, nel tono e nelle affermazioni appena scandite dallo scudiero, sembrava voler essere posta sotto una pessima luce, ingiustamente giudicata colpevole di qualsiasi evento fosse avvenuto all'interno di quella capitale con forza tale da riuscirne a mutare completamente i ritmi.
« Non hai nulla da dire a tal riguardo?! » riprese voce Seem, forse indispettito dal silenzio della controparte, quasi si stesse attendendo particolari possibilità di reazione da parte sua attorno all'argomento proposto, una qualsivoglia presa di posizione, a favore o in contrasto, alla questione per così come descritta « O non hai inteso quanto ho appena detto? » questionò, impegnandosi, dal proprio personale punto di vista, in tal modo, a dimostrarsi costruttivo nel confronto con l'altro, ancor prima che polemico come pur sarebbe potuto essere frainteso nei toni così adoperati.
« Nulla che valga la pena di essere detto in questo momento… » replicò il locandiere, senza levare il viso dal proprio piatto e accarezzando la superficie dello stesso per raccogliere il sangue cotto della carne ormai consumata con l'ultimo boccone di pane rimastogli in mano.
Per reciproca fortuna, valevole, in tal situazione, tanto per l'inquisitore quanto per l'inquisito, qualsiasi identità sarebbe potuta essere associata all'uno o all'altro ruolo, fu l'avvento inatteso di Arasha a imporre su entrambi un'occasione di intervallo nel proprio confronto.
La giovane facente temporanea funzione di locandiera insieme al proprio compagno, infatti, era stata persa di vista nella proseguo del proprio dialogo con i due ebbri bruti contro i quali si era tempestivamente scaraventata, ad arginare da parte loro ulteriore occasione di violenza e, nel contempo, a ottenere dagli stessi un adeguato risarcimento per quanto occorso, tale da coprire non solo il danno economico subito dalla morte del cantore, ma anche le spese necessarie allo smaltimento del suo cadavere, nel necessario trasporto fino alla vicina valle del Gorleheim, là dove sarebbe stato ridotto in cenere, il mattino seguente, insieme a tutti i caduti di quell'ennesima giornata nella città del peccato. Ottenuto, pertanto, l'oro necessario a placare la propria artefatta ira nei confronti dei due facinorosi, e a ricondurli a temperamenti più miti e civili, l'indubbiamente coraggiosa figura femminile lì impostasi qual sola, concreta e degna erede dello stesso Be'Sihl nel ruolo di padrona di casa, senza nulla togliere, in ciò, al meno carismatico Seem ipoteticamente rivestito di tale incarico per volere del suo cavaliere, si appoggiò al bancone esattamente al fianco del mai conosciuto, e lì camuffato, shar'tiagho, non in quanto interessata al medesimo, quanto, piuttosto, nel desiderio di poter interloquire con il proprio amato lì egualmente presente.
« Niente più birra per quei due, questa notte. » definì ella, aprendosi in un sorriso incredibilmente dolce e delicato, lunga fila di piccoli denti bianchi simili a perle attraverso labbra scure, che quasi risultò paradossale nell'essere associato a un tono incredibilmente perentorio, più prossimo al comando che al semplice suggerimento, qual quello che volle rendere proprio in così poche, semplici parole « Innanzitutto non hanno più oro a sufficienza per potersi permettere di peggiorare la propria ubriacatura… e, poi, non desidero che possano sgozzare qualche altro cliente pagante per semplice noia. » si concesse di approfondire, nel mentre in cui, innanzi a Seem, spinse i due borselli di cuoio morbido precedentemente appartenenti ai soggetti in argomento.
« Non credi che sarebbe il caso di dimostrarsi più comprensivi? » decise di intervenire Be'Sihl, pur restando con il capo chino sul piatto ormai svuotato, a mantenersi quietamente celato sotto la propria cappa, in un'estemporanea e improvvisa brama di porre alla prova quella giovane donna già dimostratasi tanto capace nel portare avanti la propria locanda, come il fatto che ella fosse ancora in vita, dopo chissà quanti mesi in quel ruolo, avrebbe potuto essere riconosciuta quale indubbia riprova « Dopotutto agli abitanti di questa città non è mai piaciuto sentirsi prigionieri, di vincoli fisici o morali, e restare bloccati all'interno di uno stesso edificio per tutta la notte non ha da considerarsi qual banale prova per le loro menti… »
« Anche io sono un'abitante di questa città, nata e cresciuta all'interno di queste mura. » replicò Arasha, senza indispettirsi per l'apparente critica così rivoltale da parte di uno sconosciuto, forse, addirittura, straniero, qual solo avrebbe potuto essere per ricorrere a un'argomentazione simile « Anche io non posso negare una certa insofferenza a dovermi volontariamente imprigionare in casa mia dal tramonto all'alba. Ma non per questo pretendo di essere libera di tagliare la gola a chiunque scandisca una nota a me sgradita. » spiegò, con tranquilla fermezza, senza compiere particolari evoluzioni al fine di poter cogliere l'identità dell'altro, ove anche, umanamente, avrebbe dovuto essere curiosa a tal fine « E dal momento in cui io posso resistere tranquillamente a tale brutale desiderio, non trovo alcuna ragione per cui altri non lo possano fare, soprattutto dove sono miei ospiti. »
« Dopotutto io non obbligo nessuno a seguire queste regole… » aggiunse, rapida, a concludere la propria breve arringa, non avendo ragioni per proseguire ulteriormente a fornire spiegazioni nel merito del proprio operato a chicchessia « Chiunque non è d'accordo con me, è libero di andarsene. » riconobbe, con tono spontaneamente ammantato di quella conturbante e caratteristica malizia femminile, tipica di qualsiasi donna nel momento in cui, ribadendo un concetto ipoteticamente contrario al proprio volere, è comunque consapevole di quanto alcuna alternativa a sé potrà mai essere abbracciata.
Lo shar'tiagho, protetto dal proprio cappuccio, non poté ovviare a un sorriso divertito qual intimo commento in conseguenza all'affermazione di quella fanciulla, sì giovane, ma animata dalla stessa tempra, dalla stessa forza di volontà, dallo stesso carisma, da lui conquistato in lunghi anni all'interno di quel ruolo, nonché da quel mai sgradevole elemento di femminilità abitualmente assicurato alla locanda, nella propria necessaria presenza, dalla saltuaria partecipazione alla vita della medesima dalla sua amata Midda, che da ormai tre lustri si era volontariamente incaricata in tal senso.
Oltre a ciò, fra quelle parole lì appena scandite dalla fanciulla, egli non poté ovviare di notare con quanta naturalezza ella avesse appena definito quella locanda qual propria dimora, in un'asserzione tutt'altro che fine a se stessa o al confronto con un non meglio identificato estraneo, dal momento in cui, nel ritrovarsi lì volontariamente segregata, anch'ella non avrebbe certamente potuto far riferimento ad alcun'altra possibile abitazione entro la quale ricercare rifugio sino al mattino successivo. Una familiarità quella da lei dimostrata con quanto avrebbe dovuto essere giudicata, altresì, sua personale proprietà, che, invero, non risultò assolutamente sgradita all'uomo e che, anzi, lo compiacque, offrendogli assicurazione di quanto, malgrado la sua assenza nelle ultime quattro stagioni, la sua locanda fosse stata mantenuta da ottime mani, in grado di prendersi adeguata cura della medesima in misura non inferiore a quanto lui stesso sarebbe stato in grado di concedere.
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