11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 7 febbraio 2012

1480


« … o
hi… »

Proprio in tali termini si volle ripetere, a distanza di giorni, il buon Av'Fahr, quando si ritrovò finalmente a confronto con la vasta e desolata distesa rappresentata dalla palude di Grykoo, al termine di una tutt'altro che serena ascesa lungo il versante orientale della penisola maggiore di Tranith, condotta con tanto impegno, tanta dedizione nella consapevolezza della scarsità di tempo loro concessa, tale da vederli soffermarsi entro i confini del porto di Moniath solo per una fugace notte, non un istante di più rispetto a quanto necessario al fine di acquistare provviste adeguate per quanto li avrebbe ancora attesi e, ancora, di cambiare i propri equini sodali con cavalli più riposati e, ancora, più in salute rispetto alle condizioni nelle quali, inevitabilmente, erano ricaduti la maggior parte dei loro per l'eccessivo sforzo imposto. E se il suo commento per quanto lì concessogli finalmente allo sguardo si dimostrò estremamente più scarno rispetto a quanto avrebbe pur potuto impegnarsi a definire, il suo successivo silenzio, e il suo sguardo inquieto, riuscirono a trasmettere alla perfezione quanto pur presente nel profondo del suo animo.
Impossibile, confrontandosi con quella distesa ricolma di putrefazione e morte, sarebbe stato per chiunque riuscire a immaginare quella che, un tempo, era stata la laguna di Grykoo, qual pur, tale, si ostinavano a ricordarla, e a rievocarla, alcune vecchie ballate relative a un'epoca trascorsa e che, probabilmente, mai più sarebbe ritornata. La semplice idea, infatti, che lì potesse esserci stata una quieta estensione di cristalline acque, colme di vita animale e vegetale, entro le quali sarebbe stato sufficiente affondare le mani per ritrovarsele ricolme di pesce e crostacei, da consumarsi di lì a breve rigorosamente sdraiati su un soffice manto di fiori colorati e profumati, sarebbe infatti risultata a dir poco ridicola, grottesca, se non, addirittura, lesiva per l'amor proprio, nel rifiutare profondamente di accettare una simile scempiaggine. Tuttavia, persino un trattato internazionale definiva la precarietà della condizione di quel terreno straziato da orride negromantiche forze, ove in cambio della cessione di una propria intera provincia, quella di Lysiath, il pacifico regno di Tranith aveva ottenuto dal confinante e più belligerante regno di Kofreya, un impegno a una solida e inviolabile pace fra le loro genti e il loro territori, almeno sino a quando, testualmente, le acque della palude di Grykoo non sarebbero tornate alla loro condizione originale, nuovamente cariche di vita e di speranza di vita, e non più di morte e, peggio, di dannazione, qual attualmente erano.
E così, al di là di ogni legittima incredulità, persino Av'Fahr, e Seem suo pari, avrebbero dovuto accettare il pensiero che in Grykoo un tempo vi fosse stato qualcosa di ben diverso dall'orrore lì ora presente, qualcosa di distante, addirittura antitetico, dalla nauseante desolazione lì ancora imperante. Un orrore innanzi al quale, dal canto proprio, il giovane scudiero non si sarebbe potuto considerare totalmente estraneo, né avrebbe dovuto essere giudicato qual impreparato, altresì pronto ad affrontare tutto quello forse in misura persino maggiore a quella del colosso dalla pelle color ebano, dal momento in cui, a differenza rispetto al marinaio, egli aveva già avuto spiacevole occasione di scendere a patti con spettri, scheletri, zombie e altri non-morti di diversa natura nel corso della lunga e sgradevole estate in cui tali creature avevano posto sotto assedio l'intera Kriarya, dominandone le strade e costringendo, a ogni calar del sole, tutti gli abitanti della capitale, egli incluso, a rinchiudersi nelle proprie abitazioni e ad attendere, speranzosi, la nuova alba e la promessa del ritorno a un minimo di tranquillità, a quella serenità ormai quasi dimenticata.

« Non avrei mai immaginato che sarebbe potuta essere tanto brutta… » commentò in termini più chiari, più espliciti, più trasparenti, il figlio dei regni desertici centrali, offrendo ora corpo a quanto prima minimizzato all'interno di un'espressione sì povera, troppo esigua e pur già esplicativa nel merito di tale concetto.
« Mmm… » esitò, tuttavia, la donna guerriero, non tanto in conseguenza alle parole da lui così scandite, quanto, piuttosto, per una diversa causa che alcuno fra i suoi quattro accompagnatori fu in grado di valutare con sicurezza, ragione per la quale attorno a lei si impose un silenzio pressoché assoluto.

Grykoo, offrendo ragione a quanto asserito da Av'Fahr, avrebbe dovuto essere riconosciuta quale quanto di più spiacevole alla vista chiunque avrebbe mai potuto supporre, pur impegnando con intensità la propria fantasia, il proprio intelletto più creativo. Ove anche, sino a pochi passi esterni ai suoi confini, timida erba verde, con qualche cespuglio di egual colore e vivacità, sembrava ancor desideroso di lottare per difendere il proprio territorio e il proprio diritto a essere, all'interno di quella che, senza la benché minima ombra di dubbio avrebbe dovuto essere riconosciuta quale l'area della palude, ogni ipotesi di vita e di vivacità sembrava annichilirsi, mostrando solo erbacce incolore, forse a loro volta già putrescenti, ornare in maniera disomogenea un terreno dall'aspetto altrettanto insano, terreno che, senza particolare spreco di fantasia, chiunque fra loro avrebbe potuto intuire sarebbe potuto essere vaga illusione, mortale trappola, rivelandosi un solo istante dopo qual corrispondente alle cosiddette sabbie mobili.
Ma non quella cupa composizione di suolo, non le erbacce simili a resti della pelliccia di un qualche animale già morto in tempi remoti, e non, ancora, quegli spogli alberi scheletrici, ornati solo da resti inconsistenti di quello che in un'epoca dimenticata avrebbe forse dovuto essere considerato il loro manto, avrebbero dovuto essere giudicati qual l'aspetto peggiore di quel territorio, quanto, piuttosto e ancor peggio, l'aria stessa lì imperante e, in contrasto a qualunque legge naturale, imponente su quella zona maledetta una cappa di tenebra anche in pieno giorno, lì assicurata da immobili nuvole sempre presenti a custodia, a protezione o, forse, a delimitazione di quegli stessi confini. Oscurità grave e malata, quella così lì onnipresente, che, in tale contesto, non avrebbe lasciato apparire qual fuori luogo la presenza di numerose, silenziose e, all'apparenza, meditabonde figure sparse in ogni dove nei limiti entro i quali gli sguardi del gruppo di avventurieri avrebbe potuto osare spingersi.

« Qualcosa non ti convince, Midda? » questionò Howe, prendendo alfine voce a interrompere quel momento di laconica contemplazione dell'orrore che li avrebbe attesi e il cui semplice, e osceno odore, necessariamente, stava torturando la psiche dei cavalli dai quali avevano preventivamente preferito scendere, a ovviare rischi di ribellioni improvvise, e i quali, subito dopo, avevano allora bendato, nella speranza di ridurre la pur inevitabile eventualità di protesta « Qualcosa di diverso da quel centinaio di zombie che, per ora, non si sono accorti di noi, ma che, immagino, saranno più che felici di offrirci il loro benvenuto quanto prima… »
« Tsk… figurati. » minimizzò ella, in riferimento al succitato centinaio, in quanto, sebbene non si fosse negata delle preoccupazioni a tal riguardo, in quel momento oggetto del suo interesse avrebbe dovuto essere considerato ben altro « Quelli sono sempre stati lì e, probabilmente, ci resteranno da qui alla fine dei tempi, salvo miracoli. E li abbiamo già affrontati in passato… »
« Però qualcosa non ti convince, non è così? » insistette Av'Fahr, approvando il quesito già proprio dello shar'tiagho e facendolo proprio, nel rilevare, a propria volta, un'evidente stato di preoccupazione in lei, in direzione di un interesse non ancora condiviso con loro.
« Sì. » confermò la mercenaria, annuendo appena, salvo immediatamente dopo chiudersi, nuovamente, nel proprio già promosso stato di contemplativo silenzio, quasi in attesa di una qualche, non meglio identificata, epifania, una rivelazione nel merito della natura della quale alcuno avrebbe saputo esprimersi.
« E…?! » suggerì Howe, invitandola a esprimersi in maniera leggermente meno ermetica rispetto a quanto aveva compiuto sino a quel momento « Per carità, Midda! Non costringerci a strapparti di bocca ogni singola sillaba. Diventa stancante! » protestò, forse in ciò animato dalla propria solita indole polemica e, tuttavia, in quel particolare momento, non così privo di ragioni a tal riguardo.
« E… non lo so. » ammise la Figlia di Marr'Mahew, scuotendo il capo, nel concedere evidenza di una propria intima confusione « C'è qualcosa che non mi torna e non riesco a comprendere cosa… ma sono praticamente certa che questa non è la consueta palude di Grykoo. Non quella che ho già affrontato tempo fa, per lo meno. »

Nessun commento: