11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 26 febbraio 2012

1499


I
l particolare che Midda Bontor aveva considerato essere il più inquietante nell'intera Città della Pace, a prescindere dal suo bizzarro nome e, ancor più, dalla sua macabra destinazione d'uso in quanto necropoli, era stato scoprire come la sua planimetria avrebbe dovuto essere riconosciuta qual eguale, in tutto e per tutto, a quella della città del peccato, di Kriarya.
Sebbene, obiettivamente, le città kofreyote non avrebbero dovuto essere giudicate qual eccessivamente originali nelle proprie scelte architettoniche, omologandosi tutte a un medesimo stile favorevole alle forme squadrate e spigolose, e aborrenti ogni genere di curve; riuscire a riconoscere nelle rovine di quella che un tempo era stata una città, e che, ormai, difficilmente avrebbe potuto essere distinta da una vasta distesa di erba, sassi e rocce, una pur indubbia coerenza con la città che ella aveva eletto a propria residenza in quegli ultimi due, e più, decenni non sarebbe potuto essere facilmente minimizzato, trascurato, ignorato. Del resto, le mura erette sulla base di un enorme dodecagono, con dodici larghe torri a loro volta contraddistinte da dodici lati, e con dodici porte all'esatto centro di ogni segmento, non era una caratteristica condivisa fra molte capitali kofreyote. E la disposizione delle vie principali, e dei più importanti percorsi secondari, all'interno di tale aria, ispirata da, o forse ispiratrice per, le medesime in tutta Kriarya, non avrebbero potuto essere definite quali semplici coincidenze. Non, per lo meno, se in tal presa di posizione non si avesse accettato di rinunciare totalmente al proprio intelletto e, con esso, a un pur minimo barlume di orgoglio per il medesimo.
Dopotutto, per quanto, all'epoca di quegli eventi, ancor sufficientemente nuovi rispetto alla città del peccato, da loro visitata per la prima volta solo al fianco della donna guerriero, persino Howe e Be'Wahr non erano riusciti a ignorare simile parallelismo. Né, parimenti, nato e cresciuto in essa, poté allora ignorarlo il giovane Seem, il quale, sebbene lasciato privo di qualunque avviso in tal senso, subito si rese conto di ciò, per un istante dubitando, persino, di non aver sbagliato strada e di non essere, pertanto, effettivamente ritornati a Kriarya. Una Kriarya, tuttavia, completamente rasa al suolo in termini tanto radicali così come neppure un'invasione straniera avrebbe mai potuto sperare di ottenere. Per sua fortuna, comunque, alcuna montagna si era mai stagliata accanto alla propria città natale e, nel confronto con un dettaglio tutt'altro che irrilevante, mai sarebbe potuta essere giustificata una tanto erronea valutazione sull'effettiva identità di tal sito.

« Per gli dei… » sussurrò egli, dimentico, in tanto stupore, di non aver mai creduto in alcun dio o dea in particolare e di non riuscire, invero, a crederci tutt'ora, ragione per la quale quella sua esclamazione sarebbe risultata del tutto vana, priva di un qualunque interlocutore per recepirla, e in ciò nulla di più di un qualunque "poffarbacco" « La vedo… e non ci credo. »
« Sì… ho avuto anche io una reazione simile la prima volta. » sorrise la mercenaria, annuendo alle sue parole e, in tale occasione, giustificando l'invocazione blasfema da lui scandita « In effetti è incredibile. E, ancor più, inspiegabile. »

Informato, quindi, anche Av'Fahr nel merito delle ragioni di tanto stupore da parte dello scudiero, Midda riprese poco dopo nella volontà di meglio esplicitare il senso della propria precedente considerazione…

« Partendo dal presupposto che l'umanità intera si è dimenticata di questo luogo, sarebbe interessante riuscire a ricostruire le ragioni alla base di una simile somiglianza, fosse anche, semplicemente, per comprendere se questa necropoli è sorta insieme all'acropoli, in un secondo tempo su imitazione della stessa, o, al contrario, in un momento anteriore, offrendosi così qual modello per l'altra. » argomentò, aggrottando la fronte « Purtroppo non credo che ci sarà mai concessa occasione di svelare simile arcano e, in questo, ogni filosofia attorno al medesimo diventa un'inutile, e infruttuosa, perdita di tempo. »

Tempo che, nel considerare il viaggio alle loro spalle e, ancora, quello che li avrebbe attesi successivamente, essi non avrebbero mai potuto sprecare e, pertanto, non vollero concedersi neppure allora di gettare vanamente.
E giunti a tal luogo con il sole allo zenit, sopra le loro teste, non vi fu alcuno, fra loro, che ipotizzò ad alta voce di arrestare i propri passi sino al mattino seguente, per riposare e per concedersi occasione di meglio prepararsi a quanto li avrebbe potuti attendere: prima si fossero incamminati all'interno di quelle mura, prima avrebbero potuto recuperare il flagello, e prima ancora avrebbero potuto rimettersi in viaggio, in direzione di un luogo più ameno, e meno sgradevole, di una enorme necropoli, entro la quale avrebbe potuto essere riservato loro un fato non migliore di quello inizialmente promesso dalla palude di Grykoo, poi, tuttavia, rivelatasi ben misera cosa.

« Allora… » esitò Howe, prendendo obbligatoriamente voce, là dove, una volta giunti entro quei confini, entro i limiti della Città verso la quale erano stati loro a indirizzare l'intero gruppo, di Be'Wahr e suo, e quindi suo, sarebbe stato l'onere di condurre tutti al flagello, nel punto in cui lo avevano nascosto « Fammi un istante fare mente locale su dove è finito quell'arnese. »
« Cosa intendi dire?! » lo inquisì Av'Fahr, tutt'altro che esaltato alla prospettiva che una simile affermazione avrebbe potuto sottintendere « Hai forse dimenticato dove avete celato lo scettro del faraone? »
« Questa è una parola grossa… » obiettò lo shar'tiagho con un sorriso tirato, che difficilmente avrebbe potuto nascondere la verità dietro a tanto tergiversare « Più che dimenticato, direi che gli eventi di queste ultime settimane hanno reso meno nitido il ricordo puntuale. »
« Be'Wahr…? » provò a richiedere la mercenaria, sperando che il biondo, al di là della propria pessima fama, potesse ancora una volta salvare la situazione sopperendo alla confusione propria del fratello.
« Ehm… in effetti temo di essere anche io un poco smarrito. » ammise questi, arrossendo lievemente per l'imbarazzo « Ricordo che, per iniziare, avevamo deciso di nasconderlo nel punto in cui sorge la locanda di Be'Sihl… cioè, la tua locanda… la vostra locanda, insomma. » spiegò, volendosi rendere minimamente utile in un momento tanto sgradevole « Nel corrispettivo punto in cui sorge a Kriarya, intendo. Ovviamente. » si corresse, a evitare un'ambiguità pur inesistente.
« Sì. Questo lo rammento anche io. » annuì Howe « Tuttavia, proprio in quanto ci siamo resi conto che sarebbe stato un luogo in cui anche un idiota, conoscendoti, avrebbe potuto pensare di cercarlo… » e nello scandire quel particolare sostantivo egli non mancò ovviamente di ammiccare in direzione del compare, per non risparmiargli la possibilità di tale, gratuito affondo.
« Ehy! » tentò di protestare Be'Wahr, restando tuttavia inascoltato.
« … abbiamo deciso di trasferirlo in un luogo meno banale. Meno immediato, quanto meno. » proseguì l'altro, nella propria illustrazione « Così che non tutti potessero giungerci. » sorrise nuovamente, insistendo in direzione del compagno di una vita intera, includendo il medesimo in quell'ultima generalizzazione e sottintendendo, in ciò, come in conseguenza a un intelletto meno vivace non avrebbe avuto alcuna speranza di giungere a individuare il flagello.
« Guarda che anche tu hai scordato dove lo abbiamo messo! » tornò a ribellarsi il biondo, non volendo accettare, di buon grado, quelle provocazioni, che verso di sé avrebbero potuto indirizzare la colpa dello stallo imposto all'intera compagnia.
« Io non l'ho affatto dimenticato! » negò vivacemente, muovendo le mani in orizzontale, con un breve movimento dall'interno verso l'esterno, a escludere in maniera incontrovertibile una simile possibilità « Ho già spiegato come tutto quello che è successo mi abbia semplicemente reso meno lucidi i ricordi. » sostenne indefessamente, con un coraggio, o un'incoscienza, invidiabili nel contesto di quella particolare situazione, di quel preciso frangente, considerando con chi stavano avendo a che fare, e, ancor più, le ragioni per le quali si erano spinti sino a quel luogo « Permettimi di riordinare un istante le idee, invece di continuare a infastidirmi con i tuoi sciocchi lamenti, e vedrai che… »

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