Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 20 febbraio 2012
1493
Avventura
031 - Flagello
Colpo dopo colpo, parata dopo parata, affondo dopo affondo, la pugna impostasi in prossimità al confine con la palude di Grykoo fra i cinque avventurieri e i loro più numerosi avversari, si protrasse per molto più tempo di quanto Midda Bontor non avrebbe avuto piacere di prevedere, né, tantomeno, di constatare. Una valutazione tutt'altro che animata da presunzione, sarebbe potuta allora essere la sua in tal senso, ove dopotutto, nella medesima occasione in cui la sua mancina aveva incontrato, per la prima volta, la spada bastarda, ella si era ritrovata coinvolta un una furiosa battaglia contro un contingente di pirati di quattro, forse anche cinque volte superiore a quella così lì presentatale, confronto che, pur sola e confusa per i postumi di un naufragio, la Figlia di Marr'Mahew aveva dominato e vinto, guadagnandosi il privilegio di quello stesso maestoso nome che, ancora, non aveva smesso di accompagnarla, accrescendo la sua già importante fama a livelli ormai più che leggendari, prossimi all'epico.
Rispetto a tale episodio, in verità, almeno tre importanti fattori, comunque, avrebbero dovuto essere riconosciuti quali attenuanti nel confronto con l'apparente attuale insuccesso, ove in tali termini certamente ella l'avrebbe descritto se solo le fosse stata esplicitamente richiesta un'opinione a tal riguardo.
Innanzitutto, e particolare di fondamentale rilievo, all'epoca della conquista di tanta meritata, ma solo supposta, parentela con la dea della guerra Marr'Mahew, ella non si era posta alcun limite fisico o psicologico a trasformare tale confronto in un massacro, rivolgendo tutta la furia di cui avrebbe potuto essere capace contro quei pirati armata non solo della lama poi guadagnata di diritto, ma anche di un pesante martello da fabbro, che ella aveva impiegato in maniera forse non particolarmente originale, e pur efficace, per aprire almeno tre dozzine di crani attorno a sé. E la differenza esistente fra ricercare la morte dell'avversario o, in alternativa, la sua più semplice sconfitta non avrebbe dovuto essere considerata sì banale, sì ovvia, ove di semplice, in verità, la sconfitta avrebbe potuto riservarsi semplicemente il concetto e le implicazioni coinvolte, ma nulla di più, ragion per la quale, non a caso, ella era solita preferire sconfiggere i propri avversari ancor prima di limitarsi a ucciderli, per dimostrare in tal senso tutta la propria superiorità.
In secondo luogo, non sciocco a sottolinearsi, cinque anni prima quella mercenaria dagli occhi di ghiaccio, pur apparentemente sempre identica a se stessa, avrebbe potuto vantare il peso di una minore età a gravare sulle proprie spalle, libera dall'ingombro di un settimo lustro inimmaginabile per i più. In un mondo nel quale l'aspettativa di vita media per chiunque avrebbe dovuto essere riconosciuta nei trent'anni, e per un guerriero, fosse esso un soldato regolare o uno di ventura, di non più di venti, così come anche ampiamente dimostrato dalle forme ancora immature di quasi tutte le donne mascherate lì schierate in loro opposizione, essere giunta al traguardo per lei ora attuale avrebbe dovuto sicuramente essere considerato motivo di grande orgoglio, di grande soddisfazione, ma, al tempo stesso, anche ragione di preoccupazione, ove le sue capacità a trentacinque anni, anno più, anno meno, non avrebbero dovuto essere considerate le stesse dei trenta, né, tanto meno, quelle dei venti. E se anche, a proprio vantaggio, avrebbe potuto addurre una maggiore esperienza, una crescita interiore priva d'eguali, il suo corpo, per quanto mantenuto sempre e assolutamente perfetto, per quanto curato sotto il profilo dell'efficienza fisica a livelli sconosciuti ai più, non avrebbe mai potuto essere posto in paragone con quello dell'anno, del lustro o del decennio prima, nell'essere, innegabilmente, invecchiato.
Infine, ed estraneo a ogni diretto coinvolgimento con la stessa Midda o le sue capacità, un ultimo fattore di sostanziale differenza fra la situazione attuale e quella da lei vissuta cinque anni prima, avrebbe dovuto essere individuato nella formazione propria dei medesimi avversari a lei proposti dal fato. Perché, per quanto temibili, per quanto crudeli e spietati, dei comuni pirati non avrebbero dovuto mai essere giudicati quali degli abili combattenti, guerrieri degni di nota, non avendo né interesse, né necessità di affinare le proprie tecniche, la propria confidenza con l'arte della guerra, nell'accontentarsi di saper giustappunto come tagliare la gola a qualche contadino, artigiano o pescatore indifeso, per razziarne le poche ricchezze e stuprarne la moglie e, ove presenti, le figlie. E dove pur un pirata, o anche dieci, venti, cinquanta pirati difficilmente avrebbero potuto competere con un guerriero esperto, con un combattente formato da anni di battaglie e di vittorie contro tutto e tutti; diversa valutazione avrebbe dovuto essere riservata in direzione di quegli uomini e quelle donne mascherati, i quali, da quasi mezz'ora, stavano dimostrando di non dover essere minimizzati nella propria importanza, nel proprio valore, nella propria pericolosità: se, infatti, molti colpi a loro discapito erano stati pur portati a segno, e tutti, o quasi, i loro attacchi erano stati evitati, non un'esitazione, non l'evidenza di un dubbio, avrebbe potuto essere riconosciuta nei loro movimenti, nei loro gesti, in un continuo, incessante e apparentemente instancabile impegno rivolto al completamento di quanto prefisso.
Al di là di tutto ciò, dei propri desideri, della propria età o dell'abilità dei propri avversari, la mercenaria non avrebbe potuto dirsi dimentica né del rischio che protrarre ancora a lungo quello scontro avrebbe potuto rappresentare per tutti loro, né della ragione fondamentale di quel loro viaggio, dell'impegno che ella aveva accolto, necessariamente, qual proprio, nella volontà di ottenere salvezza per la vita di Camne Marge e di Hui-Wen e, ancora, di vendicarsi, definitivamente, della propria ormai non più tollerabile gemella. Ragione per la quale, pur nolente, avrebbe presto dovuto arrendersi all'evidenza di dover far saltare qualche testa per riottenere il controllo della situazione.
« Prestatemi orecchio, mie care mascherine! » prese pertanto voce, in quella che si impose quale un'obbligata dichiarazione d'intenti « Vi concedo ancora una manciata di istanti per riflettere sua quanta affezione vi resta nei confronti della vita. Dopo di che, se sarete ancora tanto trasparentemente intenzionati a raggiungere i vostri dei, chiunque essi siano, sarà premura mia e dei miei compagni concedervi simile opportunità, affinché non vi possa essere dubbio sulla nostra prodigalità… »
« Evviva evviva! » esclamò Howe, nel mentre in cui, senza alcuna concreta ragione di dubbio si impegnò ad aprire un lungo e doloroso taglio per longitudinale alla schiena di un proprio avversario, immediatamente dopo aver evitato un potenzialmente letale affondo da parte del medesimo « Adoro quando decidi di mettere da parte la tua consueta modestia per rivelare senza freno alcuno tutta la tua straordinaria e innata generosità verso il prossimo. » commentò, seguendo il canovaccio da lei appena suggerito.
« Per quanto mi riguarda non ci sono problemi… » annuì Av'Fahr, acconsentendo tranquillamente all'idea della mattanza in tal modo appena suggerita, non facendo proprie particolari inibizioni per le quali non essere in grado di pretendere una vita quanto necessario, così come in quel momento sicuramente tale, per le medesime ragioni che avevano appena sospinto la stessa Figlia di Marr'Mahew a giungere a una tanto tragica conclusione « Sono sinceramente stanco e domani ci attende un'altra lunga giornata di viaggio, per quanto mi avete fatto intendere. Quindi prima finiamo è meglio è… »
« Ricordate. » richiamò nuovamente l'attenzione Midda, pretendendo verso di sé tanto l'interesse dei propri compagni quanto quello dei propri avversari, o viceversa, nell'assenza di un esplicito destinatario per tale invocazione « Probabilmente è sufficiente privarli della maschera… quindi evitiamo inutili, e noiosi, spargimenti di sangue. » volle ricordare, per suggerire, in tal senso, la via più semplice da percorrere, una direzione lungo la quale avrebbe preferito evitare di incamminarsi, ma che non avrebbe esitato a rendere propria ove fosse stata obbligata « Come ha giustamente detto Av'Fahr, prima finiamo e meglio è! »
Ma anticipando una qualunque azione da parte della mercenaria e dei suoi compagni, così come, anche, da parte delle maschere loro circostanti, assedianti, il fato volle allora offrire riprova di aver reso propria una diversa volontà, un'inattesa, e imprevedibile, scelta, per sancire la conclusione di quella già eccessivamente prolungatasi battaglia. E così, prima ancora che chiunque fra i cinque avventurieri potesse ipotizzare di riprendere voce, o chiunque fra i loro avversari potesse ipotizzare di rispondere a simile intimidazione, replicando a tono alla medesima o, magari e pur meno credibilmente, accettando la resa e l'abbandono di quel campo, almeno sino a quando loro ancora concesso; un suono decisamente più originale, e al contempo macabro, squarciò l'aria, richiedendo a chiunque lì presente di cessare qualunque movimento, qualunque offensiva, e di rivolgere, in ciò, il proprio sguardo verso il cielo, in un gesto tanto istintivo quanto inutile nelle tenebre lassù dominanti...
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