11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 7 ottobre 2019

3056


Ancor prima di possedere un arto tecnologico, enfatizzato nel proprio potere, nella propria possibilità dall’azione da servomotori idealmente utili a sollevare fino a mille libbre di peso senza particolare affaticamento, la donna guerriero si era servita, per oltre vent’anni, di un altro surrogato di braccio, e un surrogato alimentato da un oscura stregoneria il prezzo della quale soltanto Howe aveva avuto occasione di scoprire, salvo, posto a confronto con tutto ciò, rinunciare alla possibilità, a sua volta, di recuperare il proprio arto perduto. Il predecessore dell’attuale, elegante arto metallico della donna, sì contraddistinto da lucide cromature e la più assoluta insensibilità, e pur, altrettanto, caratterizzato per l’appunto da una forza disumana, quindi, avrebbe avuto a doversi ricordare come un braccio d’armatura, in nero metallo dai rossi riflessi, particolarmente grezzo nelle proprie forme e proporzioni, e, in effetti, privo di particolari benefici al pari dei medesimi difetti: difetti, ragione per la quale, quindi, ella non era in grado di percepire qual tali… non, quantomeno, innanzi all’assenza di qualunque ricordo proprio di quell’originale arto perduto da ormai più di un quarto di secolo.
Abituata, quindi, a possedere, in luogo al proprio destro, una protesi, e una protesi sì insensibile, e pur utile, in battaglia, qual efficace scudo da poter innalzare a protezione del proprio corpo, o, all’occorrenza, qual arma da impiegare in offesa ai propri antagonisti, Midda avrebbe avuto a doversi riconoscere ben consapevole del proprio potenziale offensivo, e di quel potenziale offensivo che, già ben prima di possedere quel nuovo, e per lei mirabile, arto, l’aveva veduta, nel cuore delle più violente battaglie, spingersi a far esplodere, letteralmente, i crani dei propri avversari sotto l’impeto dei colpi che, allora, soltanto quella protesi avrebbe loro potuto imporre. Motivo per il quale, pur non desiderando ricercare la morte del proprio attuale antagonista, ella non avrebbe potuto ovviare ad attendersi, quantomeno, di imporgli un bel trauma cerebrale, qual conseguenza della violenza del colpo che, allora, ebbe a imporgli, ed ebbe a imporgli con quel pugno diretto alla volta del suo enorme volto bovino.
E se sordo risuonò quel colpo, elevandosi alto nell’aria a loro circostante sulla quale, improvvisamente, un imperturbabile silenzio era allor calato; a confronto con il di lei sguardo ebbe, proprio malgrado, non a mostrarsi l’immagine di un avversario sconfitto, quanto e piuttosto l’evidente irritazione di chi, ancora pienamente cosciente di sé, era appena stato oggetto di uno sgradevole e umiliante attacco, e un attacco a confronto con il quale, allora, non avrebbe potuto ovviare a pretendere vendetta…

« … mmm… » mugolò l’enorme tauriano, offrendole il nero dei propri occhi, in uno sguardo tutt’altro che privato di consapevolezza del mondo a sé circostante e, anzi, contraddistinto da una ritrovata furia nei riguardi della propria antagonista.
« Immagino che questo significhi che non vuoi ancora svenire… vero?! » domandò ella, inarcando il sopracciglio ed esitando a confronto con tutto ciò, sperando, in cuor suo che, malgrado quel momento di inerzia, egli avesse allor a cedere a crollare a terra, privo di sensi.
« Mi stai facendo arrabbiare, piccoletta… » ribadì egli, approfittando allor della situazione per rivolgere un nuovo manrovescio alla volta della propria antagonista e raggiungerla, cogliendola purtroppo impreparata, dritta al fianco, per scardinarla nuovamente dalla propria posizione e precipitarla, ora, a scontrarsi con un gruppo di militari di Loicare, travolgendoli e sparpagliandoli a terra.

Facile, obiettivamente, sarebbe stato per la donna guerriero ipotizzare di aver a concludere rapidamente quell’incontro facendo ricordo a della forza letale, all’impiego della daga che, ancora, conduceva seco da quando se ne era appropriata dopo l’evasione, oppure destinando al proprio arto destro il massimo della propria forza, del proprio potere distruttivo, e di quel potere a confronto con il quale, per quanto l’avversario avesse a doversi considerare forte, avrebbe avuto a doversi ritenere sufficientemente certa non avrebbe avuto possibilità alcuna di resistere. Purtroppo, però, agire in tal senso, in quel momento, non soltanto avrebbe rappresentato il peggior esempio che ella avrebbe mai potuto riservare allo sguardo dei propri figli ma, ancor peggio, avrebbe per lei significato ammettere la superiorità di quel tauriano a proprio discapito, in una questione d’orgoglio a confronto della quale, francamente, ella non desiderava ancora avere a cedere.
Così come non avrebbe avuto a cedere, ancora, all’idea di autorizzare l’intervento dei propri amici, dei propri fratelli d’arme, i quali, al gran completo, si mostrarono allora pronti a intervenire, e a intervenire come un sol essere a discapito di quel sicuramente ammirevole antagonista…

« Fermi! » ribadì ancora ella, ancor prima di riuscire ad alzarsi da terra, intrecciata, qual si ritrovò a essere, ai malcapitati sopra ai quale era allor precipitata « E’ sempre una questione fra me e lui! » insistette, praticamente nelle medesime parole già rese proprie, e in quelle parole a confronto con le quali, allora, non avrebbe potuto ovviare a sentirsi più che impegnata… dolorosamente impegnata.

Quel nuovo colpo, in effetti, non era stato privo di conseguenze a suo discapito e, prestando attenzione alla sensazione di dolore proveniente dal proprio torace, facile sarebbe stato per lei presumere la presenza di almeno un paio di costole incrinate, per quanto, speranzosamente, non rotte.
Ma, proprio a confronto con tale dolore, ella non avrebbe potuto ovviare a ritenersi più che motivata a concludere quel confronto, e a concluderlo da vincente, giacché, laddove non fosse riuscita a tenere testa a un semplice tauriano qualunque, ben poca speranza avrebbe potuto riservarsi nell’idea di un confronto con la regina Anmel, o con qualunque suo scagnozzo che, contro di loro, ella avrebbe potuto inviare, a incominciare dallo stesso mutaforma che, lì, erano giunti a voler combattere e vincere. E per quanto, in effetti, ella non avrebbe avuto a doversi fraintendere sola in tale conflitto, e, in questo, non avrebbe dovuto imporsi impropriamente di combattere da sola le proprie battaglie, alcuni combattimenti, alcuni passaggi ella sentiva la necessità di affrontarli, ancora, da sola, fosse anche e soltanto per ricordare a se stessa chi ella fosse e qual fosse la vita che ella aveva abbracciato, molti anni addietro…
Dopotutto, per quanto lì, fra le stelle, la propria attuale età non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual contraddistinta da particolari meriti o demeriti, rappresentando una quieta normalità, un’ovvietà priva di ogni valore; provenendo da un mondo qual il suo, i propri quasi quarantacinque anni di vita avrebbero avuto a doversi considerare qual prossimi a un mirabile primato, soprattutto per chi, come lei, da sempre aveva vissuto una vita in guerra, in costante battaglia, con uomini, mostri e dei. Mai, invero, ella avrebbe potuto attendersi di giungere a un tale traguardo… e se a tale traguardo ella era riuscita a giungere, ciò era stato soltanto conseguenza della propria forza di volontà, oltre che della propria preparazione guerriera: una forza di volontà e una preparazione guerriera che, allora, avrebbe avuto a dover comprovare, ancora una volta, a se stessa e al mondo intero in quel confronto. E in quel confronto dal quale non si sarebbe potuta permettere occasione utile a sottrarsi.

« Da come ti muovi, immagino che le tue costole non stiano troppo bene… » commentò il tauriano, recuperando a sua volta posizione eretta e preparandosi ad accogliere l’avversaria, laddove ella si fosse precipitata nuovamente verso di lui « … è tutto questo il valore della temibile donna da dieci miliardi di crediti?! Quasi mi deludi, piccoletta… »
« Sai… verrà il giorno in cui ricorderai questo momento, e, raccontandolo ai tuoi figli, ai tuoi nipoti, ringrazierai qualunque dio o dea in cui tu possa credere per il fatto che io non sia veramente quell’assassina spietata che ti hanno descritto. » replicò ella, scuotendo appena il capo e, liberatasi dal groviglio da lei stessa involontariamente creato, muovendo qualche passo nella sua direzione, cercando di non prestare attenzione al dolore proveniente dal proprio costato « In caso contrario, del resto, tu non potresti avere occasione di sopravvivere a questo giorno. » sancì, aggrottando la fronte e accennando un lieve sorriso al confronto con quel puro e semplice esercizio di dialettica, allor utile a concederle qualche ulteriore istante per permetterle di riprendere fiato « Ma tu sopravvivrai. E, se lo vorrai, avrai dei figli, e un giorno magari dei nipoti, a cui poter raccontare di quanto ti scontrasti con Midda Namile Bontor… ed ella ti sconfisse. »

Nessun commento: