Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 11 ottobre 2019
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Avventura
059 - Il volto dietro la maschera
« E’ lei il capitano…? » domandò Duva, in termini assolutamente retorici, nello schierarsi a fronte di colui che, per i gradi indossati, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual l’ufficiale in comando a bordo di quella nave, unico, o quasi, all’interno della zona della plancia, rimasto ancora cosciente a seguito della quieta mattanza di tutti i suoi subalterni, una mattanza, per loro fortuna, tale soltanto in termini di colpi da loro stessi incassati e non sotto altri punti di vista, e punti di vista che, allora, avrebbero potuto sgradevolmente definire una conclusione decisamente più tragica di quel conflitto, di quella battaglia.
« Sono io. » confermò l’uomo, un quarantenne, o poco più, contraddistinto da scura carnagione, un sottile pizzetto ben ordinato a contorno della bocca e del mento, e capelli completamente rasati, in termini tali da lasciar risplendere lucente la propria intera nuca.
« Io sono Duva Nebiria, primo ufficiale della nave che avete abbattuto… la Kasta Hamina. » dichiarò la donna, nel mentre in cui, alle sue spalle, il suo ex-marito decise di accettare quietamente che fosse ella a condurre le redini del giuoco, laddove, nelle proprie condizioni, probabilmente egli sarebbe stato meno efficace nel riuscire a ottenere la collaborazione da quell’interlocutore, malgrado, in teoria, avrebbe potuto vantare un grado a lui paritario « Qual è il suo nome…?! »
« Mi chiamo Lomic. Capitano Potr Lomic, della marina militare di Loicare. » replicò l’uomo, cercando di imporsi un certo contegno, di dimostrare un certo orgoglio nello scandire il nome della propria patria, e, in questo, riservandosi coraggio sufficiente per proseguire, allora, in tal senso proclamando qual propria una ferma posizione, tanto fiera, quanto pur, probabilmente, stolida, che lo vide, in ciò, addirittura raddrizzare la schiena, gonfiare il petto e volgere la fronte verso l’alto, a dimostrare una qualsivoglia superiorità fisica, o morale, nei loro riguardi « Spero che siate tutti ben consapevoli della gravità delle azioni da voi intraprese: il vostro atto ha da considerarsi alla stregua di una dichiarazione di guerra in contras… »
Ma ove pur, soltanto un istante prima, Lange Rolamo si poteva essere ripromesso di restare in silenzio, e di lasciar condurre il discorso alla propria ex-moglie, nonché ex-comproprietaria dell’ormai perduta Kasta Hamina; l’arroganza che, in quell’affermazione, il giovane capitano volle render propria, non gli permise di tenere fede ai propri propositi, vedendolo, altresì, scattare in avanti mostrando in maniera quasi ferina, al centro del proprio volto chiaramente provato da tutti gli eventi, e tutte le ferite da lui riportate, i propri bianchi denti, in qualcosa a metà fra un ringhio e un’espressione di disgusto…
« Come osi…?! » tuonò, riuscendo ben a dimostrare, a dispetto di ogni timore iniziale, tutta la propria forza, tutta la propria energia, con una foga che costrinse l’altro, addirittura, a indietreggiare e a dimenticare la fierezza con la quale, pocanzi, si era ritrovato a inorgoglirsi nello scandire quelle stolide parole « La vostra è stata un’azione di pura e semplice pirateria! » dichiarò, con tutto il disprezzo che, allora, il capitano di una nave, e in quel caso di una nave stellare, avrebbe potuto scandire a discapito di un antagonista, e di un antagonista lì riconosciuto, senza alcuna iperbole, senza alcuna esagerazione, al pari di un semplice predone dei mari, nella classificazione peggiore che mai avrebbe potuto allor contraddistinguere qualcuno loro pari.
« Pirati… noi?! » tentò infatti di obiettare l’altro, in verità prendendo posizione in replica al proprio interlocutore con minore fermezza rispetto a quanto, probabilmente, non avrebbe preferito essere lì in grado di dimostrare.
« Pirati… certo! » ribadì il primo, quasi sputando ogni singola sillaba di quella conferma « State viaggiando senza codici identificativi e senza insegne… e ci avete attaccato senza alcun preavviso, attentando, con tutta la violenza di una nave da guerra qual questa, all’integrità di un semplice mercantile, e di un mercantile con a bordo un equipaggio comprendente personale civile, bambini e vecchi! » sancì, elencando senza alcuna inesattezza, e senza alcuna particolare reinterpretazione della realtà, quanto accaduto, e quanto accaduto a discapito, non a caso, del proprio equipaggio e della propria nave « Non osare… non osare più tentare di rigirare la questione in nostro contrasto! O come è vero che mi chiamo Lange Rolamo, ti caverò la lingua dalla bocca con l’unica mano che mi è rimasta! »
E se pur obiettivamente improbabile avrebbe avuto a doversi idealizzare quell’azione, la furia con la quale simile perentorio invito al silenzio venne allor scandito fu più che sufficiente a veder impallidire il capitano della Rad Dak-Wosh, il quale si ritrovò a deglutire a vuoto, in conseguenza di una bocca improvvisamente riarsa.
« Considerando come la sua nave ha abbattuto la nostra, e ha ferito gravemente il nostro capitano, che ha appena conosciuto, le consiglio di lasciar perdere ogni facile retorica, capitano Lomic, e di voler dimostrare di possedere sufficiente spirito di autoconservazione da voler collaborare con noi. » riprese quindi voce Duva, cercando di frapporsi fra i due uomini e di recuperare l’occasione di un discorso sereno con il loro antagonista, e quell’antagonista che, pur, speranzosamente non avrebbe avuto a dover essere inteso necessariamente qual tale… non al pensiero della sgradevole manipolazione loro imposta dal mutaforma, e da quel mutaforma il quale, primo fra tutti, se non unico, avrebbe avuto a doversi intendere qual il vero responsabile per quanto occorso « La vita sua, e del suo intero equipaggio, di tutti gli uomini e le donne al suo servizio, qui presenti e non, in fondo, ora dipende da questo. » soggiunse, con tono ancora quieto, ancora sereno, nello scandire quella minaccia e quella minaccia che, anche e soprattutto in conseguenza di tanta tranquillità nella propria definizione, ebbe lì forse a risultare persino più inquietante rispetto all’idea di vedersi rimossa la lingua a mani nude, per così come pocanzi suggerito dall’altro capitano.
A margine di quella spiacevole situazione, dalla quale non avrebbe potuto riservarsi alcuna garanzia di avere a uscirne vivo, il povero Potr Lomic non avrebbe lì potuto avere a obliare il pensiero, la consapevolezza, la certezza di quanto, a seguire con attenzione l’evolversi della scena corrente non avrebbe avuto a dover essere soltanto considerato il gruppo di aggressori lì presenti all’interno della sua plancia, fra i quali, giusto per dirne una, la donna da dieci miliardi di crediti; ma, ancor più e ancor peggio, a debita distanza, anche lo stesso accusatore Pitra Zafral, colui che, in tutto ciò, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual il solo e vero ufficiale in comando all’interno di quella che pur avrebbe avuto a doversi riconoscere qual la sua nave, e colui il quale, se soltanto avesse avuto a doversi riconoscere meno che soddisfatto di quanto, allora, sarebbe potuto occorrere, certamente non avrebbe mancato di palesare tutto il proprio disappunto, in termini tali per cui, nel migliore dei casi, avrebbe avuto a sperare di trascorrere il resto della propria vita a estrarre idrargirio in qualche miniera lunare. Fortunatamente per lui, comunque, in quel momento, in quel frangente, solo un compito avrebbe avuto a doversi riconoscere ancor a lui assegnato, qual conseguenza della pur spiacevole e brutale disfatta conseguita nell’ignominiosa battaglia lì occorsa: quello di dover indirizzare, in maniera quanto meno possibile sospetta, il gruppo della donna guerriero alla trappola allor per lei predisposta presso la sala mensa, e quella trappola a confronto con la quale, speranzosamente, non avrebbe avuto occasione alcuna di avere a cavarsela… o, quantomeno, per così come ipotizzato da parte dello stesso accusatore.
Un compito relativamente semplice, quindi, quello proprio del capitano della Rad Dak-Wosh, che fu lì reso ancor più semplice dall’interrogativo che, a seguito della propria gelida minaccia, colei presentatasi qual Duva Nebiria ebbe così a rivolgergli…
« Ora mi dica… capitano Lomic. » lo invitò quindi ella, con un sorriso non meno inquietante rispetto alle parole prima pronunciate « Dove possiamo trovare colui che crede essere Pitra Zafral…?! »
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