Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
sabato 19 ottobre 2019
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Avventura
059 - Il volto dietro la maschera
Nel mentre in cui, con le proprie parole, con i propri discorsi, la donna guerriero stava impegnandosi ad attrarre a sé l’attenzione comune, anche e soprattutto nell’intento di guadagnare tempo, e di guadagnare tempo prima di un’eventuale riorganizzazione delle forze nemiche, Lys’sh si ritrovò a muoversi, con discrezione, fra le schiere di Loicare cercando di ritrovare attorno a sé la debole, debolissima traccia lasciata dall’odore proprio del sangue del mutaforma, unico indizio al quale potersi appellare per rintracciare, in quel frangente, il loro nemico, il loro avversario, il loro antagonista.
E laddove, vuoi per la discrezione propria dei movimenti della medesima, in virtù del proprio sangue ofidiano, vuoi per l’aiuto a lei offerto dalle parole della propria amica sororale, e di quell’amica lì intenta a richiamare a sé ogni interesse da parte dei presenti, nella buona o, più probabilmente, nella cattiva sorte; la giovane ofidiana non poté mancare di riservarsi facile occasione di quieto transito fra gli astanti, riuscendo a passare per lo più inosservata, non colta, nella propria estranea presenza, fra quelle schiere nelle quali, invero, ella avrebbe anche potuto essere facilmente identificata qual, a sua volta, nemica, avversaria, antagonista. Un quieto transito, il suo, a latere del quale, in tale movimento, in tale passaggio fra quegli uomini e quelle donne, fra quegli umani e quelle chimere, ella ebbe anche a ritrovarsi nella posizione utile a poter cogliere molti commenti a margine delle parole della propria amica: commenti per lo più sussurrati fra pochi, o, addirittura, lì espressi a uso e consumo del singolo… note a margine bofonchiate per lo più in termini tutt’altro che edificanti a giudizio della stessa Figlia di Marr’Mahew.
« Ma tu hai visto che cosa è accaduto?! » colse la domanda di uno a un altro, accompagnata da un’espressione di chiara mancanza di fiducia nei riguardi dell’invito alla calma da parte della loro antagonista « E’ vero che è stato l’accusatore a sparare…?! »
« L’accusatore potrà anche essere uno zelota… ma, certamente, non è un idiota. E non adopererebbe mai delle armi al plasma qui dentro. » non volle mancare di commentare l’altro all’uno, rifiutando l’ipotesi così formulata a discredito di Pitra Zafral « Perché stiamo ancora fermi ad ascoltare quella donna…? E’ palese quanto stia tentando soltanto di rabbonirci… »
Costretta a passare oltre, Lys’sh si dovette trattenere dall’intervenire in tal frangente, per così come pur avrebbe desiderato avere occasione di compiere, e di compiere a porre a tacere quel malanimo non tanto con la violenza, quanto e piuttosto con una solita argomentazione in senso contrario qual pur, probabilmente, non avrebbe avuto occasione di attecchire nelle menti polarizzate di coloro lì identificabili qual propri antagonisti; solo per ritrovarsi, ancora una volta, a confronto con una nuova posizione critica.
E una posizione critica che, per quanto non direttamente a discapito della sua amica, avrebbe avuto lì a non doversi fraintendere qual maggiormente positiva, nel far emergere malanimo, addirittura, in direzione di coloro che, in posizioni più favorevoli a tentare un aggressione a suo discapito, non stavano ancora lì impegnandosi in tal senso…
« Perché nessuno si muove…? » colse l’interrogativo di uno a un altro, questione lì accompagnata da un palese fremito trasparente del desiderio proprio di quell’individuo di avanzare e di avanzare alla carica di quella donna, in fondo sola contro più di un centinaio di loro… un fremito che, tuttavia, ebbe a risolversi in un nulla di fatto, laddove, nonostante tutto, egli ancor si trattenne immobile, evidentemente frenato nella propria audacia dall’incertezza nel merito delle ragioni proprie dell’immobilità dei suoi pari « Possibile che si stiano tutti ammutinando…?! » suggerì quindi, contrariato dalla situazione.
« Stai calmo… » non volle mancare di invitare l’altro all’uno, negando l’utilità di quel crescendo di frenesia in favore di un intervento più risoluto, e di un intervento più risoluto che, fosse esploso fra le retrovie, avrebbe avuto allor a doversi prima confrontare con i loro stessi compagni, con i propri stessi commilitoni, in termini quantomeno spiacevoli « Nessuno di noi si ammutinerebbe… su questo non puoi aver dubbio alcuno! »
Commenti più o meno dubbiosi a parte, Lys’sh si costrinse a proseguire ancor oltre, animata dalla necessità, allor sempre più impellente, di rintracciare il proprio obiettivo, il proprio antagonista, prima che il tempo a disposizione della propria amica potesse esaurirsi.
Perché se pur, ancora, questi uomini e quelle donne, quegli umani e quelle chimere, la stavano lì ascoltando, e stavano, per lo più, allor tollerando quanto ella potesse avere a dire, ineccepibilmente chiaro avrebbe avuto a risultare quanto, se nulla fosse mutato, se ella non avesse trovato qualche straordinaria soluzione utile a rivoluzionare gli equilibri di fiducia lì presenti, difficilmente quella situazione avrebbe avuto occasione di risolversi in maniera piacevole. E, molto probabilmente, di lì a breve, quell’effimero stato di tregua sarebbe rapidamente degenerato…
« Facciamola finita. » sentì suggerire una donna canissiana rivolgendosi a un gruppo di compagni, nell’incitare apertamente alla rivolta in opposizione alla donna guerriero « Quella vacca è nemica nostra e dell’omni-governo. E quello che dobbiamo fare lo sappiamo tutti! »
Più che le parole di quella donna, di quella canissiana, ad attrarre allora l’attenzione di Lys’sh fu il suo odore, e quell’odore che, pur inedito rispetto a qualunque mai sentito prima, e in perfetta linea con la specie propria di quella particolare figura, non avrebbe potuto ovviare a risultare contraddistinto dalla ferrosa tonalità altresì caratteristica del sangue, e non di un sangue qualunque, ma di quel particolare sangue che, in effetti, ella stava allor ricercando e che lì, su quella figura, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto in una lieve macchia all’altezza del colletto della sua uniforme, e di quell’uniforme uguale a quella di qualunque proprio altro compagno, uguale a quella di qualunque uomo o donna al servizio di Loicare, così come, del resto, uguale anche a quella che lo stesso accusatore, fino a pochi istanti prima, aveva sfoggiato, a quieta dimostrazione di coesione, di unione, con l’equipaggio lì attorno a lui schierato in ubbidienza ai suoi ordini… o, forse, a riservarsi un’utile possibilità di dissimulazione della propria figura fra le altre lì presenti, per così come, allor, avrebbe potuto quietamente accadere, non fosse stato per quella macchia di sangue.
Un’uniforme, quella propria di quella donna dall’aspetto canide, che, prestando maggiore attenzione, sarebbe lì risultata invero contraddistinta da dimensioni ineccepibilmente errate a confronto con l’esile figura propria di colei che la stava allor indossando, e che, in effetti, avrebbe avuto a doversi quindi riconoscere qual di almeno una mezza dozzina di taglie in meno per potersi considerare effettivamente a misura. Perché se pur, nell’impiego del proprio straordinario potere, quel mutaforma era allor passato dalle sembianze proprie dell’enorme magistrato, a quelle più delicate di quell’anonima figura femminile, cambiando di sé persino la specie di appartenenza, oltre al genere, né le dimensioni dell’abito, né tantomeno l’odore del sangue che ne aveva impregnato il colletto avrebbero potuto essere dissimulati. Particolari che, se pur, nella concitazione di quella confusa situazione, non stavano lì sollevando particolari ragioni di dubbio, o, meglio ancora, d’allarme nei di lei interlocutori, nei compagni a lei circostanti, i quali pur avrebbero potuto allor domandarsi, se non il perché di quella macchia di sangue, quantomeno il perché di una tanto errata misura dei suoi abiti; non avrebbero potuto essere altresì ignorati da colei che pur, in quel momento, in quel frangente, si stava impegnando proprio e unicamente al fine di ritrovare quell’anomalia… e, con quell’anomalia, la figura propria del mutaforma.
Ragione per la quale, prima ancora che qualcos’altro potesse rivoluzionare nuovamente la situazione, permettendole, o permettendogli, una qualche occasione di fuga; la giovane ofidiana non ebbe esitazione alcuna ad agire, e ad agire in aperto contrasto di quel tanto particolare obiettivo!
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