« So che non riesci a comprendere nulla di quanto io stia dicendo, ma sono convinta che tu sappia che cosa io desideri da te. » affermò con assoluta quiete, trasparente tranquillità, tendendo verso l'uomo, il giovane shar'tiagho così atterrato, la propria mancina, aperta e con il palmo rivolto verso il cielo « Consegnami il mio oro e, poi… sparisci. »
Il ladro, che pur non avrebbe potuto equivocare la richiesta così formulata, nell'evidenza del solo, possibile, interesse per la propria interlocutrice, prima preda e ora predatrice, si osservò un istante attorno, con aria confusa, evidentemente incerto sulla migliore strategia da adottare per affrontare quella particolare situazione. La serenità con cui, ora, ella lo stava affrontando, dopotutto, non avrebbe potuto evitare di fargli ben sperare una soluzione diversa dalla semplice resa, per quanto, ovviamente, non sarebbe stato suo desiderio trasformare un semplice furto in uno scontro fisico, nel rispetto di quella regola universale che, dopotutto, accomunava la quasi totalità dei suoi pari, delinquenti dediti al borseggio e non all’assassinio.
« Avanti, ragazzo… non mettere alla prova la mia pazienza. » esortò la donna, muovendo ripetutamente e in maniera solidale le dita della mano, a sottolineare la già chiara richiesta formulata verbalmente « Non avrebbe senso, per te, complicarti la vita più di quanto tu non lo abbia già fatto. Dammi il mio oro e corri via da qui, prima che possa cambiare idea nel merito del fato a cui destinarti: dopotutto, la giornata è appena iniziata e sono certa che saprai riservarti la possibilità di individuare qualche altro obiettivo, utile a non doverla considerare quale completamente infruttuosa! »
Ancora riservando uno sguardo alla via ora aperta alle proprie spalle, nell’essere stato scaraventato lontano dal muro nell’azione della propria avversaria, il giovane si umettò le labbra e propose qualche parola che, inevitabilmente, la donna non fu in grado di apprezzare, ma che, nei propri toni, nel linguaggio pur esplicito del suo corpo, si dimostrarono chiaramente volte al solo desiderio di ricavarsi qualche ulteriore istante per riflettere sulle possibilità ora riservategli, nell’analisi dei vantaggi e dei rischi presenti attorno all'ipotesi di tentare una nuova fuga, di offrire resistenza o, più banalmente, di arrendersi.
« Stai abusando in maniera pericolosa della mia pazienza, lo sai? » avvertì ella, aggrottando la propria fronte e ritirando la mancina prima tesa verso di lui, in quello che sarebbe comunque dovuto essere interpretato solo quale un desiderio di collaborazione, per muoverla, in obbligata conseguenza di tanta reticenza da parte del proprio interlocutore, ad accarezzare altresì l'elsa della propria spada, l’arma docilmente a riposo al suo fianco destro « Se proprio preferisci l'alternativa… »
« No! No! » gridò il ladruncolo, esprimendosi ovviamente in shar'tiagho e pur ricorrendo, ora, a una parola ovviamente nota anche alla donna.
Umanamente spaventato nel confronto con la soluzione ipotizzata dalla propria interlocutrice, forse giudicabile qual generosa nell'esser apparsa collaborativa verso di lui, e pur non per questo così ingenua dal concedergli una nuova occasione utile a negarle la restituzione del maltolto, il furfante fece, rapidamente, comparire da sotto la propria casacca il sacchettino in pelle abilmente sottratto dalla cintura della donna guerriero, gettandolo fra i piedi della medesima con foga tale da far pensare che il medesimo fosse appena diventato incandescente, quasi un tizzone ardente levato dal fuoco camino. Numerose altre furono, ancora, le parole che egli cercò di dedicare alla propria potenziale assassina, levando entrambe le mani in segno di resa per non concedere dubbi di sorta sulla propria assoluta inoffensività, non interrompendo tale arringa in propria difesa neppur di fronte al pur trasparente sorriso di placida soddisfazione dedicatogli da parte della mercenaria nel momento in cui poté chinarsi a recuperare il proprio oro, soppesandolo, più per istinto che per effettiva necessità, nell'assicurarsi che nulla le fosse stato scioccamente negato.
« Vai! Via! » invitò ella, esprimendosi a sua volta in shar'tiagho, nel mentre in cui si impegnò a riallacciare il sacchettino alla vita, là da dove le era stato sottratto « E cerca di diffondere la voce, presso i tuoi degni compari, che è meglio lasciarmi in pace… » aggiunse, ora nella propria lingua dal momento in cui, purtroppo, non avrebbe saputo esprimere una sentenza tanto complessa in termini a lui comprensibili, in un invito, per tal ragione, retorico ancor prima che pratico.
Ma prima che il malandrino, ringraziando tutti i propri dei, potesse concedersi un'ipotesi di fuga, similmente spronato dalla donna ormai, apparentemente, compiaciuta per il risultato raggiunto e, in questo, a lui del tutto indifferente, nuove voci, inattese presenze, si imposero, improvvisamente, sulla scena, presentandosi, in maniera inequivocabile, quali appartenenti a un gruppetto di armato della guardia cittadina, sopraggiunto attraverso la stessa, e unica, via precedentemente percorsa dalla coppia.

Punte estremamente affilate, quelle proprie delle lance schierate davanti alla coppia, che, in conseguenza di un gesto perfettamente coordinato fra i sei elementi di quel gruppetto, non esitarono a rivolgersi rapidamente nella direzione del tagliaborse e della mercenaria lì intrappolati, a formare una barriera oltre la quale alcuno avrebbe potuto ipotizzare di spingersi, se non a rischio della propria stessa vita.
« Thyres! » esclamò la donna guerriero, sgranando gli occhi con aria sorpresa, e, in ciò, trattenendosi dal porsi a sua volta sulla difensiva solo in virtù della naturale consapevolezza di come i nuovi attori sopraggiunti in scena dovessero essere lì accorsi in suo evidente soccorso « L'efficienza propria di questa città ha un che di osceno e, sinceramente, inquietante. » commentò, effettivamente stupita da una simile dimostrazione pratica, da un intervento tanto tempestivo quanto inatteso e inattendibile.
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