Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 23 giugno 2010
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Avventura
020 - Il regno dimenticato
« Il regno del popolo eletto, un tempo caro agli dei, è ormai irrimediabilmente corrotto. » definì tristemente ella, alfine concedendosi un lungo sospiro e rassegnandosi, in ciò, a offrire loro una ragione per riconoscerle concreta fiducia nella propria disponibilità al confronto, nonostante l'iniziale ritrosia ad accettare qualsiasi interrogativo « I faraoni, in passato primi fra tutti i sacerdoti, sommi pontefici della nostra religione, hanno smarrito ormai da tempo la propria fede, disconoscendo ogni divinità, ogni credo, al di fuori di quello dedicato alla propria stessa persona, al proprio nome. »
« In quanto stranieri forse vi sarete resi conto di come non agli unici, veri dei, del cielo, della terra, del mare e del fuoco siano dedicate tutte le statue sparse nelle nostre capitali, in ogni insediamento, quanto, piuttosto, alle dinastie dei faraoni, alle loro mogli e ai loro figli, che, nel corso dei secoli, si sono susseguiti al controllo della nostra nazione, del nostro Paese, tiranneggiando incontrollati e incontrollabili, più dannosi di qualsiasi piaga, più oppressivi di qualsiasi condanna. » proseguì, storcendo le labbra verso il basso in quello che parve essere simile a un sincero e appassionato sfogo, in aperto rimprovero verso il proprio sovrano con parole che avrebbero potuto sancire per lei un fato ancor più crudele di qualsiasi sarebbe potuto essere stato già riservato ai tre prigionieri « Ciò non può più essere tollerato… non deve più essere accettato. E, nella vostra venuta, nel vostro arrivo, tanto temuto dal nostro attuale faraone, io non posso evitare di leggere un segno, un messaggio inequivocabile. »
Inevitabile silenzio non poté che accogliere tale confessione, simile ammissione, tanto importante, effettivamente grave nei propri contenuti, nelle proprie rivelazioni, da poter essere oggettivamente considerata qual riprova di un reale desiderio di complicità, di collaborazione, da parte della giovane nel confronto dei tre detenuti lì ancora prigionieri, probabilmente in misura ancor più incisiva di quanto sarebbe mai potuta essere giudicato lo stesso impegno lì da lei posto nel tentare di liberarli.
In tali termini, in simile misura, sicuramente, non poté che essere accolto nel confronto con il cuore di Be'Tehel, il quale, in virtù del proprio sangue shar'tiagho, nonché di un indubbio affetto verso la propria nazione, non poté ovviare a un incredibile, incontrollato moto di gioioso orgoglio per tale testimonianza, riprova di come, dopotutto, la Storia si fosse proposta probabilmente più severa del dovuto, più impietosa del necessario, nel negare al suo popolo qualsiasi sentimento di rivolta contro i falsi dei qual, invece, quell'esperienza stava definendo indubbiamente presente. Mai egli avrebbe potuto sperare di ascoltare parole più apprezzabili, e apprezzate, di quelle, capaci di donargli un nuovo sguardo colmo di speranza nel confronto con il proprio stesso retaggio, quell'eredità maledetta, quel peccato originale, che, nonostante tutto, ogni suo connazionale, nel suo tempo, sentiva gravare sul proprio animo, se pur privo di personale colpa, di effettiva responsabilità su quanto i loro blasfemi antenati potessero aver oltraggiato gli dei del loro pantheon con azioni indegne, con un tradimento mai completamente perdonato.
Anche all'attenzione di Ma'Sheer e di Midda, pur meno emotivamente coinvolti rispetto al proprio compagno in simile tematica, in tale atavica questione gravante sui cuori degli esponenti del popolo autoproclamatosi qual eletto, una tanto esplicita e decisa presa di posizione non poté essere ignorata, in quanto trasparente di un sentimento, di una volontà così forte da dover persino essere accolta con sospetto, con diffidenza, nel timore che tutto ciò sarebbe potuto rivelarsi alfine qual una trappola a loro discapito. Tale ipotesi, simile teoria, tuttavia, non impedì loro di votare, distintamente e, pur, comunemente, a temporaneo favore di quella loro giovane interlocutrice e del possibile aiuto che ella avrebbe potuto loro riconoscere, nel confronto con la consapevolezza, con la triste coscienza, di come, al di fuori di quell'occasione, ben poche alternative erano state loro attualmente proposte, al punto da far apparire anche l'eventualità di una nuova trappola qual più apprezzabile, più attraente, rispetto al fato altresì loro così promesso.
« In tutta onestà, io non so chi voi siate, da dove veniate, perché siate qui giunti e, soprattutto, perché il faraone vi tema al punto tale da aver personalmente mobilitato le proprie guardie per decretare la vostra fine.. » riprese Amie, probabilmente incerta su come poter interpretare la laconicità dei propri ascoltatori, quieti nell'osservarla « Non lo so e neppure ho particolare desiderio di scoprirlo. Quanto, invece, è mia speranza, mia bramosia, è poter godere della vostra presenza in questa terra per poter, attraverso di voi, attraverso il simbolo da voi forse involontariamente rappresentato, catalizzare l'interesse di tutti coloro attualmente succubi di questo assurdo sistema verso una speranza di rinnovamento, un futuro migliore. »
« Ciò a cui ambisci è, pertanto, la… la… » tentò di esplicitare la donna guerriero, salvo ritrovarsi incerta sul termine esatto da utilizzare in lingua shar'tiagha per esprimere tale concetto.
« … la rivoluzione. » annuì l'altra, senza ricorrere ulteriormente a mezzi termini, a malcelate verità « Ma per ottenerla ho bisogno di un riferimento forte, un nocciolo guerriero esterno al nostro mondo, alla nostra realtà, e mai contaminato, in ciò, da false dottrine, qual tutti noi, nel bene o nel male, siamo stati costretti a essere. Un punto di riferimento inequivocabile, certo, verso il quale chiunque possa… »
« Per quanto tale questione potrebbe apparire controproducente per noi, per la nostra liberazione… perché non ritieni di poter essere tu stessa tal punto di riferimento? » la interrogò Be'Tehel, lasciandosi avvincere, entusiasmare, dal discorso loro offerto dalla giovane, e pur, proprio in conseguenza di ciò, non riuscendo a cogliere, a comprendere in maniera autonoma, la ragione dell'esigenza della loro presenza, della loro collaborazione, così come presentata « Le tue idee, dopotutto, appaiono assolutamente chiare, perfettamente definite, nel merito di ciò che desideri per il tuo popolo… »
Prima che potesse, però, essere presentata ulteriore replica, qual indubbiamente non sarebbe mancata da parte della destinataria di simili dubbi, ormai apertasi al confronto con i tre mercenari, una breve sequenza di fischi modulati secondo un ordine preciso, e palesemente proveniente da un supporto esterno, forse da ricercarsi persino all'interno del personale in servizio all'interno di quelle carceri, lo stesso che doveva averle garantito la possibilità di giungere sino a loro, pretese la completa attenzione di colei necessariamente ancora identificata qual serva, per quanto ormai difficilmente considerabile tale, mettendola in guardia da un pericolo imminente. Un non trascurabile avviso in conseguenza del quale ogni ulteriore discussione sarebbe dovuto esser posticipata a un momento più idoneo, per offrire spazio all'unica questione di fondamentale importanza in quel confronto verbale.
« Volete vivere o morire?! » definì la giovane, con tono tutt'altro che retorico, nel non voler considerare ovvia, obbligata, la risposta dei tre, alla ricerca di una netta presa di posizione da parte loro non diversamente da come, dopotutto, ella stessa era stata costretta a fare nelle proprie rivelazioni « Decidete ora, perché il tempo a nostra disposizione è purtroppo scaduto. »
E se anche l'intera situazione, così come loro presentata, sarebbe potuta essere ancora giudicata colma di lacune, di zone d'ombra, tali da poter offrire ampio spazio a qualsiasi genere di dubbio, di interpretazione nel merito di quell'intera vicenda, l'istinto di sopravvivenza prevalse allora su ogni filosofia, su ogni ritrosia potenzialmente propria di ogni elemento di quel ristretto gruppo di mercenari, costringendoli a considerare la banale verità di come, tanto nella peggiore, quanto nella migliore delle ipotesi possibili, degli scenari loro riservati dalla proposta di Amie, il loro unico impegno sarebbe inevitabilmente stato il confronto con un nuovo combattimento, con l'ennesima furiosa battaglia all'interno della quale poter decidere nel merito del proprio stesso futuro, in una prova dopotutto non troppo diversa dalle numerose già affrontate, già vinte nel corso di un'intera esistenza, di cui lotta e guerra erano, invero, da sempre state parte fondamentale.
« Portaci via di qui… » concordò la Figlia di Marr'Mahew, nell'esprimere pertanto la sola replica per loro ammissibile « … e che qualcuno mi aiuti a camminare lontano da questa cella schifosa, perché, per quanto mi sia insopportabile ammetterlo, dubito di potercela fare da sola questa volta. »
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