11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 14 agosto 2013

2032


« E sia… » annuì, pertanto, l’uomo con il volto da teschio, in quello che, se solo gliene fosse stata concessa l’occasione, avrebbe probabilmente potuto essere riconosciuto qual un sorriso « Il tuo debito con me è saldato, Midda Bontor. » asserì, a riconoscerle tale, legittima, liberatoria da ogni ulteriore vincolo, in un disimpegno che, ovviamente, sarebbe valso tanto per l’una, così come per l’altro.

Una nuova parentesi di silenzio contraddistinse quella replica, quella conclusione, qual a tutti gli effetti essa era, nel non volerla privare della propria giusta dignità, del proprio legittimo valore, non laddove, quantomeno, tutto ciò avrebbe potuto rappresentare un’altra fine: la fine del cammino iniziato circa dieci anni prima e che aveva visto, nel corso del tempo, le vite di quell’uomo, il guercio divenuto El’Abeb, e quella donna, Midda Bontor, intrecciarsi in diverse occasioni, in più riprese, in termini alterni, in circostanze sovente contradditorie, e, ciò non di meno, che era alfine state in grado di condurli sino a quel momento, sino a quell’epilogo, nel quale, obiettivamente, ogni questione fra loro avrebbe potuto dirsi sanata, ogni passato conflitto fra loro avrebbe potuto considerarsi ormai risolto.
Dove anche, del resto, Midda Bontor poteva aver indirettamente condannato a morte il guercio dieci anni prima, in occasione della battaglia della piana di Kruth dalla quale ella aveva, alfine, preferito sottrarsi, invitando tutti a fare parimenti; ella era stata, poi, anche e involontariamente responsabile della sua ascesa al ruolo di El’Abeb e, allora, direttamente ed esplicitamente garante per quella definitiva ascesa al potere, e al potere su quel regno edificato dalla violenza della propria gemella e che, ella sperava, nelle mani di quell’ex-marinaio ed ex-mercenario avrebbe trovato una nuova occasione di vita e di prosperità. Un’altra piccola conclusione, quella in tal modo delineatasi, all’interno di un epilogo più amplio, più vasto, ma non per questo volto a negare giusta dignità, e necessario carico emotivo, a qualunque altro evento concomitante, a qualunque altro addio, qual quello stesso si stava evidentemente presentando essere.

« Noal… capitan Noal. » spostò lo sguardo e, ancora una volta, rielaborò immediatamente il proprio esordio, per non privare quell’uomo di un titolo non soltanto ereditato ma, ormai, più che meritato, non soltanto per come era stato in grado di comandare la Jol’Ange e il suo equipaggio in quegli ultimi dieci anni, ma anche e soprattutto per il valore che aveva dimostrato in battaglia, ponendosi sempre innanzi a ogni proprio compagno, a ogni proprio fratello o sorella, pronto a offrire la propria vita in cambio della loro così come solo un vero capitano sarebbe mai stato pronto a compiere « E Hui-Wen. E Masva. E Av’Fahr. E Ifra. E anche tu, Camne Marge, bambina divenuta donna, che avrei dovuto proteggere e che, alla fine, ha fortunatamente trovato in uno splendido equipaggio la famiglia che io non ero pronta a essere per lei. » elencò tutti gli uomini e le donne della Jol’Ange, offrendo a ognuno di loro i propri occhi color ghiaccio « Benché, in effetti, il mio debito nei vostri riguardi appaia forse privo di qualunque possibilità di saldo, nel non avervi offerto nulla, in tutto questo, se non la possibilità di vendicarvi per le vostre perdite delle quali, tuttavia, anche io sono egualmente responsabile; vorrei ora peggiorare ulteriormente la mia posizione chiedendovi ora un importante favore, un impegno enorme, lo comprendo, e che pur, sono onesta, non potrei domandare ad alcun altro, tale è la sua importanza. »
« Parla pure… » la invitò Noal, esprimendosi come voce comune per tutti loro, senza neppure abbisognare di voltarsi per cercare conferma da parte degli altri, consapevole di quanto, in quel momento, il consenso avrebbe avuto a ritenersi soltanto retorico.
« A voi che, per causa mia, avete perso una sorella, un capitano, e un’amica, non dovrei neppure considerarmi degna di rivolgere ulteriormente voce… » ribadì, non volendo in alcuna maniera ipotizzare di minimizzare la propria responsabilità in quanto accaduto « Ma proprio perché, senza alcuna ombra di dubbio, potete comprendere il dramma di una perdita, di più perdite, nell’aver visto la vostra famiglia tanto crudelmente decimata; a voi è la mia supplica per accogliere a bordo della Jol’Ange, e nelle vostre vite, le mie due nipoti, le figlie di mia sorella Nissa. Sono ancora delle bambine e, sotto ai loro occhi, nel corso delle ultime ore, sono morti in rapida successione l’unico fratello e l’unica madre che avevano, lasciandole praticamente sole al mondo. » rammentò, senza negarsi un profondo sospiro « So di non poter vantare alcun credito nei vostri riguardi, e che, soprattutto, quelle bambine nulla hanno a che fare con voi e con la vostra famiglia. Ma, quello che vi sto chiedendo, e di essere voi stessi famiglia per entrambe, aiutandole a sopravvivere, a crescere e a diventare due donne straordinarie quali, sono certa, diverranno. E diverranno insieme, nella speranza che non abbiano a commettere il medesimo, imperdonabile errore commesso da loro madre e da me. »
« Sono certo di parlare a nome di tutti nel dire che saremo onorati di ciò… » annuì il capitano della Jol’Ange, per poi, subito, proseguire « Così come saremo onorati di poterti riaccogliere a bordo della nave che, senza l’anatema scagliato in tuo contrasto dalla tua gemella, oggi certamente sarebbe la tua nave. La nave che, del resto, il nostro capitano, Salge Tresand, ha ricostruito soltanto per te, come tu ben sai. »

Nell’ascoltare simile invito, nel cuore della Figlia di Marr’Mahew qualcosa ebbe, per un istante, a sussultare violentemente, così forte da lasciar temere che il suo stesso battito avrebbe allora potuto interrompersi, avrebbe allora potuto prematuramente arrestarsi. E non per la debolezza conseguente alla perdita di sangue subita, e che ancora lì la stava mostrando decisamente più pallida di quanto, già, abitualmente, non fosse; quanto e piuttosto per l’emozione che una tale idea le suggeriva, nella consapevolezza di quanto, con la morte della sua gemella, fosse effettivamente svanita ogni ragione per la quale non avrebbe potuto riprendere la via del mare. Un’emozione, la sua, un entusiasmo, il suo, che purtroppo fu costretta immediatamente a soffocare, nella non minore consapevolezza di quanto, almeno per il momento, ciò non sarebbe stato possibile.
E senza riservarsi l’opportunità di rispondere a quelle parole, a quell’invito, nel non riconoscere ancora giunto il momento di un certo annuncio che, di lì a breve, era certa, avrebbe sconvolto tutti i presenti, tutti gli astanti, ella tentò di proseguire nel proprio discorso, per così come, tacitamente, le era stato inizialmente domandato di formulare, a indirizzare quel momento di confronto fra persone fra loro tanto estranee quanto, ciò nonostante, tutte a lei ricollegate, in un modo o nell’altro.

« Howe… Be’Wahr… e Seem, mio scudiero… » mosse quindi il proprio sguardo oltre, a spostarsi su quelle altre tre figure, salvo ritrovarsi a essere interrotta da Noal, il quale, rimasto privo di soddisfazione al proprio invito, non sembrava accettare che la questione potesse cadere, serenamente, nel nulla.
« Midda… un istante solo. » riprese voce, intervenendo al di sopra della sua « Hai udito il mio invito? La Jol’Ange ti sta aspettando. Noi tutti ti stiamo aspettando. E, sono certa, anche quelle bambine ti stanno aspettando, perché, che lo si voglia o no, tu per loro rappresenti l’unica famiglia rimasta al mondo. Oltre, particolare non trascurabile, a essere la sorella, e la gemella, della madre che hanno appena perduto. »
« Noal… amici della Jol’Ange… » riportò a lui i propri occhi color ghiaccio « Io non posso essere che lieta, e in parte persino imbarazzata, per il vostro invito, per il vostro affetto e la vostra disponibilità. Purtroppo, per ragioni che trascendono non soltanto la vostra possibilità di arbitrio ma, anche, la mia, sono costretta a rifiutare. » sancì, con tono volutamente freddo, addirittura gelido, non tanto a discapito dell’interlocutore, quanto e piuttosto di se stessa, nel temere di non essere in grado, altrimenti, di poter gestire il carico emotivo lì rappresentato da tutto ciò.
« Perché…?! » intervenne, allora, Camne Marge, anticipando il proprio capitano nel non potersi trattenere dal formulare quell’interrogativo, e dall’esprimere, in esso, tutto il dispiacere all’idea di non potersi ancora riunire, definitivamente, a quella donna straordinaria, accanto alla quale avrebbe apprezzato poter crescere.
« Fra poco lo capirai, Camne… fra poco lo capirai. » la rassicurò la mercenaria, cercando di chiudere in tal modo la questione e riprendere il discorso esattamente laddove interrotto.



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