11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 5 febbraio 2017

RM 035


Madailéin accettò. Non che ella avrebbe potuto considerare qualche alternativa in tal senso, nell’essersi ritrovata posta di fronte a una scelta binaria, a decidere fra accettare o non accettare, senza vedersi garantita alcuna opportunità di negoziare, di contrattare o, semplicemente, di discutere. Ella accettò. E, in verità, al di là della scelta apparentemente obbligatoria, la giovane non ebbe a dover neppure ragionare eccessivamente nel merito di quale direzione intraprendere giunta innanzi a un tale bivio: accettare, in quel momento, avrebbe avuto a doversi considerare obiettivamente tutto ciò che ella avrebbe mai potuto aver piacere a compiere, nonché tutto quello che avrebbe mai voluto aver possibilità di compiere.
Così, per la terza volta in quell’ultimo mese, in quelle poche settimane, la sua vita ebbe a mutare, ancora una volta, il proprio corso, virando in una nuova direzione, secondo una rotta per tracciare la quale, nuovamente, ebbe ad affidarsi alla propria ritrovata mentore.

Se qualche settimana prima, nell’ormai storica sera in cui, per la prima volta, la strada di Maddie e quella di Midda si erano incrociate, ed erano state reciprocamente e violentemente vincolate anche per effetto della comparsa di un’oscena creatura frutto del morbo cnidariano, la giovane aveva scelto di seguire la mercenaria in conseguenza alla follia della situazione venutasi a creare, ancora troppo confusa, troppo inconsapevole per poter vantare, altrimenti, una qualche forma di concreto giudizio alla base di simile decisione; e se, ancora, meno di una settimana dopo, a seguito dell’aggressione della gargolla, e della lunga nuotata in mare, Maddie si era ritrovata a essere abbandonata, o presunta tale, da Midda qual frutto di una decisione unilaterale di quest’ultima, nel merito della quale, anzi, la giovane avrebbe continuato sempre a esprimere tutta la propria più decisa contrarietà, lì ritrovatasi a essere palesemente vittima delle circostanze ancor prima che artefice delle stesse; il nuovo giro di boa segnato da quell’ultima aggressione alata, degna di uno dei più grandi classici della storia del cinema da brivido, ebbe a essere finalmente caratterizzato da una scelta sufficientemente condivisa fra le due donne, nella reciproca consapevolezza di quanto, sicuramente, entrambe avrebbero avuto a doversi impegnare per trovare il giusto compromesso e, ciò non di meno, di quanto i loro obiettivi, comuni o meno che fossero, avrebbero comunque permesso a entrambe di ovviare a qualunque mentalità d’ostaggio, garantendo loro il giusto equilibrio fra guadagni e rinunce e, in ciò, ponendole invero entrambe qual vincitrici. Ove quindi, nell’inseguire le proprie più avventurose fantasie, la giovane dai capelli color del fuoco non avrebbe avuto esitazione alcuna a dimettersi senza preavviso dal proprio lavoro e a salutare la sua famiglia, nell’unico desiderio di seguire la sua maestra e vivere quel genere di vita che mai avrebbe potuto ritenere esistere al di fuori di un romanzo; la mercenaria dai capelli corvini le propose una strategia ben diversa, costringendo la propria allieva a mantenere un profilo più moderato e, soprattutto, a non boicottare in maniera tanto forsennata tutto quello che, nei primi tre decenni della propria esistenza, aveva pur costruito, con tanto impegno, con tanta fatica, e, a volte, con tante lacrime…

« Ti allenerò. » le aveva promesso, ancora al di fuori della porta chiusa dell’ufficio violentemente invaso dagli uccelli, nello scandire i termini del loro accordo « Ti addestrerò alle arti del combattimento e della guerra. Imparerai a infliggere dolore e morte. E apprenderai a sopportare molta più sofferenza di quanta tu non possa riuscire a concepire. » le aveva garantito, in termini che, obiettivamente, non avrebbero dovuto esserle di incoraggiamento e che, comunque, tali non avrebbero avuto a voler risultare, per quanto, tuttavia, la destinataria di tale monito non era parsa preoccuparsene « Ma tutto questo succederà soltanto se tu continuerai a vivere la tua vita, per così come l’hai sempre vissuta. » aveva proseguito, in quella che, molto più della precedente, era riuscita ad apparire simile a una minaccia, almeno innanzi al giudizio della sua interlocutrice « Dovrai venire tutte le mattine al lavoro… e dovrai continuare a impegnarti qui come hai sempre fatto prima, affinché tu abbia a conservare questo impiego ancora per molto tempo, almeno fino a quando non deciderai di cambiarlo per passare a un’altra attività, in un ambiente in cui tu possa sentirti più a tuo agio. Oltre a questo, non dovrai mai offrire né a tuo padre, né a tua sorella, motivo alcuno di preoccupazione in tal senso, premurandoti per il loro bene così come hai sempre fatto, evitando nuove misteriose scomparse qual quella di cui, mio malgrado, ti ho resa protagonista l’altra volta, rientrando sempre a casa da loro a orari regolari, almeno fino a quando non ti sarà concessa l’opportunità di fare ritorno al tuo appartamento… »
« E come… quando… avresti intenzione di allenarmi…? » aveva obiettato la giovane, non per contrarietà a quella richiesta, ma nell’impossibilità a comprendere le dinamiche precise di quel piano, tali da non suggerirle reale possibilità di spazio per un qualche allenamento.
« In ogni altro momento della giornata. In quello che, da queste parti, credo che siate soliti chiamare “tempo libero”. » aveva sorriso la donna guerriero « Dirai alla tua famiglia che hai deciso di dedicarti a qualcosa. Decidi tu cosa: un passatempo, uno strumento musicale, un corso di lingue o di teatro, magari meglio dell’attività in palestra… sì, ho scoperto anche che, in mondi come questo, tentiate di compensare l’immobilismo quotidiano a cui vi costringe la vostra società evoluta con dell’attività fisica forzata all’interno di aree attrezzate e dedicate solo a dar forma a un surrogato di quella movimentata quotidianità a cui, al di fuori delle quali, avete altresì del tutto rinunciato. » non aveva potuto ovviare a ironizzare, nell’evidenziare quella che, dal suo punto di vista, appariva qual un assurdo paradosso « Ogni giorno, uscendo dal lavoro, ci ritroveremo per qualche ora di addestramento… e poi tornerai a casa, a cenare, a passare un po’ di tempo con i tuoi cari, prima di giacere nel tuo letto nella volontà di giungere riposata al giorno dopo. Non sarà facile. Non sarà riposante… ma, in questo modo, avrai quello che desideri. »

In accordo a tal programma, tutto avvenne. E per Madailéin non fu semplice… non, quantomeno, nel corso delle prime settimane.
Ogni mattina, poco dopo l’alba, su richiesta della propria mentore Maddie iniziò quindi svegliarsi, a indossare abbigliamento sportivo e a uscire di casa per andare a correre per almeno un’ora, per poi rientrare, farsi la doccia, preparare la colazione per sé e per la sua famiglia e, dopo aver mangiato tutti insieme, uscire di casa per andare in azienda. Entrando sempre puntuale, ella incominciò ad affrontare le proprie giornate lavorative con animo nuovo, tornando a offrire entusiasmo nella propria attività come, da tanto tempo, non si era più sentita dell’umore giusto per fare, sospinta in tal senso dall’idea che, a fine giornata, dopo otto ore spaccate, non un minuto di più, non un minuto di meno, sarebbe uscita per raggiungere la propria maestra d’arme. Per quattro ore, a quel punto, Midda si sarebbe dedicata con totale dedizione a massacrarla, mentalmente e fisicamente, insegnandole sì l’arte del combattimento, ma impegnandosi a farlo nello stesso modo in cui ella l’aveva appresa: attraverso la pratica, e la pratica più vera, più pura, senza perbenisti pensieri di semplice allenamento volti a preservare quanto più possibile il suo stato di salute, ma nella volontà di porla subito di fronte a quelle che avrebbero potuto essere le minacce alla sua esistenza affinché il suo stesso stato di salute non avesse a mancare d’essere preservato nel momento in cui, altresì, più ne avrebbe avuto necessità. Così, quando ormai il sole era tramontato, la giovane faceva ritorno a casa, per cenare con suo padre e sua sorella, passare del tempo con loro e, alfine, stremata, andare a dormire, ricontrollando, come ultima cosa, di aver impostato correttamente l’orario della sveglia.
Un impegno serio, estremamente severo, quello da lei così preso, che ebbe a richiederle molta più forza di volontà di quanto non avrebbe mai potuto supporre, ma che, ciò non di meno, non la trovò mai intenta a lamentarsi né, tantomeno, desiderosa di abbandonare tutto. Giacché, per la prima volta nella propria vita, Madailéin Mont-d'Orb sentì di star facendo qualcosa solo e unicamente per se stessa: non perché si abbisognasse a dover fare, non perché fosse necessario per la sua famiglia, non perché in quel modo avrebbe potuto rendere il mondo un posto migliore… ma solo, e unicamente, perché ella lo voleva, in termini che, probabilmente, avrebbero potuto essere definiti qual egoistici, ma che, invero, avrebbero avuto a dover essere considerati più qual un legittimo tentativo, da parte sua, di riappropriarsi di una parte della propria esistenza, così come da troppo tempo non si era concessa occasione di compiere, nell’impegno da sempre posto, per tante ineccepibili ragioni, a essere quanto sarebbe stato necessario ella fosse più che quanto, altresì, ella avrebbe voluto realmente essere.

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