11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 12 gennaio 2020

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Volendo assecondare un qualche curioso desiderio volto a spingersi, seppur solo mentalmente, a ritrovare l’origine dell’antagonismo esistente fra Midda Bontor e la regina Anmel Mal Toise, sarebbe stato necessario avere a compiere un lungo viaggio indietro nel tempo...

« Il tempo. Che cosa è il tempo?
Per qualcuno il tempo è un’idea, e un’idea utile a dare un senso di consequenzialità a degli eventi in rapporto fra loro, un modo per ordinare qualcosa di altrimenti estraneo a ogni senso di ordine. Per qualcun altro il tempo è la quarta dimensione alla base di tutto ciò che esiste, all’interno della quale, esattamente come per le tre dimensioni fondamentali, lunghezza, larghezza e altezza, siamo soliti muoverci, seppur con minore libertà. Per altri ancora, sicuramente potrebbero esistere altre definizioni, più o meno precise a seconda della propria preparazione personale. »

… d’accordo. Tutto molto interessante, grazie. Ma…

« Ma che cosa è il tempo…?
Partiamo dal più semplice presupposto che il tempo non esista.
Certo, si potrebbe obiettare che il tempo è qualcosa di fisicamente calcolabile, e che, in questo, non può che esistere. Ogni mondo ha un proprio concetto utile a evidenziare l’alternanza fra il giorno e la notte, una propria idea di ciclicità stagionale e, in conseguenza a ciò, una propria idea di anno, in qualunque maniera lo si voglia definire. Ma il fatto che il tempo si possa misurare non può sottintendere quanto, per tal ragione, il tempo abbia a esistere.
E’ forse possibile misurare l’intensità di un’emozione…? E’ forse possibile soppesare il valore proprio di un’anima…? Eppure nessuno metterebbe in dubbio l’esistenza delle proprie emozioni, o della propria anima, anche in assenza di un’elaborazione pratica delle medesime. Ergo… è possibile che abbia a esistere qualcosa di non misurabile. E, allo stesso modo, mi si permetta l’ardire, è possibile che non abbia a esistere qualcosa di misurabile.
Quindi, mi ripeto: partiamo dal più semplice presupposto che il tempo non esista. Anzi… che sia uno dei più grandi inganni che, da sempre, l’umanità, o chi per essa, si sia inventata per dare un senso al fatto che quanto oggi esiste domani potrebbe non essere più tale.
Vita e morte esistono. Creazione e Distruzione esistono. La Portatrice di Luce e l’Oscura Mietitrice esistono. Il tempo è soltanto una fola che, chi è vittima di tale dicotomia ha inventato per cercare di dare un senso a tale transizione.
Festeggiare il giorno genetliaco di qualcuno avrebbe forse un qualche significato se non vi fosse distinzione fra vita e morte? Se ogni nuova alba non fosse qualcosa di incerto, nella propria occorrenza, che senso potrebbe mai avere celebrare il raggiungimento di un giorno, di una settimana, di un mese, di un anno di vita di qualcuno, quasi avesse, in ciò, compiuto una qualche straordinaria impresa…?!
Il tempo è un inganno. E un inganno del quale, ognuno, vive vittima, con un amplio carico di frustrazioni e insoddisfazioni a esso collegato. Perché se il tempo non esiste, il tempo non può essere rimpianto. Si può rimpiangere l’occasione sprecata, si può rimpiangere un errore compiuto, si può rimpiangere una vita vissuta in maniera inferiore alle proprie aspettative, ma non il tempo. Eppure cosa diciamo? “E’ uno spreco di tempo.”, “Stai gettando via il tuo tempo.”, “Avessi il tempo di farlo.”, “Chi ha più il tempo per certe cose?”, “Non trovi mai il tempo per me.”, “Il tuo tempo è scaduto.”…
… sciocchezze!
Vi sono farfalle che non vivono per più di due giorni, ma, in ciò, credi che la loro vita venga vissuta con diversa intensità rispetto alla tua…? Esse non sanno di vivere per soli due giorni: per loro quella è la loro vita. E la vivono con la medesima passione con la quale tu puoi vivere i sessant’anni della tua.
Riversare ogni frustrazione, ogni insoddisfazione propria delle nostre mancanza o dei nostri fallimenti sul tempo è un modo con il quale, forse, potremmo sentirci a posto con la nostra coscienza, ma che mai ci permetterà realmente di migliorarci. Perché, in grazia a tale scusa, ci ritroveremo moralmente autorizzati a proseguire nell’esatto modo nel quale ci siamo sempre comportati, reiterando ogni nostro errore e, in ciò, null’altro che ottenendo nuove ragioni di frustrazione e di insoddisfazione.
Nel momento in cui, tuttavia, si riesce a giungere alla rivelazione propria dell’inesistenza del tempo, tutto può assumere un diverso significato. E così ebbe a esser anche per me, nel momento in cui mi resi conto di quanto, in verità, il problema non fosse il tempo, o il suo scorrere ineluttabile, quanto e piuttosto il fatto che esistesse la vita ed esistesse la morte, che tutto fosse stato Creato e che tutto, in ciò, avrebbe dovuto essere Distrutto, nel rispetto di un equilibrio universale, e di un equilibrio fra coloro che, un giorno, nel nostro mondo natale, hanno iniziato a definire come la Portatrice di Luce e l’Oscura Mietitrice.
Ma come poter negare la morte nel momento in cui proprio essa definisce la vita? Senza la morte la vita sarebbe ancora tale?
Il percorso nel quale mi impegnai, quindi, fu quello volto a trascendere l’idea stessa non soltanto della morte ma anche della vita: per eliminare la Fine di tutto avrei dovuto eliminare anche il Principio di tutto, sovvertendo radicalmente quell’ordine costituito da sempre e per sempre. Per questa ragione mi impegnai per divenire io stessa Portatrice di Luce e Oscura Mietitrice. Per questa ragione mi impegnai a riscrivere il senso di tutte le cose…
Ma come potrebbe mai, un pesce nel mare, riscrivere il senso dell’acqua…? Come potrebbe mai, un seme nel terreno, ridefinire il senso stesso della natura…? E come potrebbe mai, colei che è stata creata, ridefinire il senso della Creazione…?
Avrei dovuto trascendere i confini stessi della vita e della morte. Avrei dovuto oltrepassare l’idea stessa di Creazione e di Distruzione. E solo allora sarei stata in grado di raggiungere veramente quel controllo, quel potere che agognavo… e il potere utile a tradurre in realtà i miei desideri. »

Lo giuro: è veramente tutto estremamente interessante.
Ma io, in verità, avrei desiderato riservarmi l’occasione di iniziare questa narrazione prendendo in esame un diverso punto di vista. E un punto di vista che potesse essere, magari, un po’ più comprensibile da parte di coloro i quali, sino a oggi, hanno avuto già occasione di seguire, fosse anche soltanto in parte, la cronaca delle avventure della donna guerriero di nome Midda Bontor. Che, mi sarà consentito, essere decisamente diverso dal tuo…

« Una scelta senza dubbio banale… ma posso comprenderne le motivazioni. »

Lode agli dei tutti, per questo. Quindi, se ora mi fosse concessa l’opportunità di proseguire oltre in tal direzione, potrei magar continuare nel mio compito.

« E sia… »

Grazie per la magnanima concessione.
Cosa stavo dicendo…? Ah, sì!

Volendo assecondare un qualche curioso desiderio volto a spingersi, seppur solo mentalmente, a ritrovare l’origine dell’antagonismo esistente fra Midda Bontor e la regina Anmel Mal Toise, sarebbe stato necessario avere a compiere un lungo viaggio indietro nel tempo.

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