Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 14 novembre 2011
1398
Avventura
029 - Menzogna e fiducia
Nel profondo dell'animo, nei meandri più sperduti della mente di Tahara, la sua sola, reale identità, il carattere che era rimasto sempre e comunque predominante nel corso di ogni sua passata avventura, riuscendo a indirizzare, entro i giusti termini, tutti i propri alter ego, tutte le proprie creazioni verso il solo, unico obiettivo per le quali erano state generate, per le quali avevano visto la luce del piano d'esistenza dei vivi seppur non potendo effettivamente considerarsi parte dello stesso, quello di Carsa Anloch, lì mai completamente sopito, mai definitivamente sottomesso, schiavo qual pur, continuando in quel cammino, si sarebbe proprio malgrado ritrovata presto a essere, ebbe un moto di sussulto nel confronto con la proposta lì allora riservatale da parte della sovrana di Rogautt, Nissa Bontor, sorella e gemella della propria amica Midda nonché concreto obiettivo, traguardo per la propria missione. Per quanto pericolosamente debole avrebbe potuto essere considerato il suo contatto con l'universo a sé circostante, nonché la sua concreta possibilità di controllo su Tahara, sua creazione purtroppo ogni giorno sempre più indipendente dalla propria creatrice, Carsa era, comunque, ancor lì presente, ancor lì in quieto ascolto, recettiva nei riguardi dell'intero Creato e in quieta attesa di quello che avrebbe dovuto essere riconosciuto quale il momento migliore per suggerire alla pirata di adempiere alle ragioni alla base della sua stessa esistenza, ai termini dell'incarico che, per quanto probabilmente non ne era razionalmente a conoscenza, avevano caratterizzato la sua stessa genesi e ne avrebbero, alfine, decretato la scomparsa, quando, meraviglioso per lei a pensarci, avrebbe finalmente potuto recuperare il controllo su di sé e sul proprio corpo.
In conseguenza di tale propria attuale condizione, di quel proprio stato di quieta veglia in attesa del momento opportuno per intervenire, per costringere Tahara a eseguire i suoi ordini, i suoi desideri, Carsa aveva potuto seguire l'evolversi del dialogo fra la propria creatura e Nissa, e, in esso, aveva avuto ragione di irritarsi, di infuriarsi con la stessa pirata da lei generata nel momento in cui il carattere sin troppo indomito ed eccessivamente anarchico della stessa la stava trasparentemente spingendo a rifuggire a una qualunque possibilità di impiego stabile all'interno dell'equipaggio della Mera Namile solo e unicamente perché, in tal senso, avrebbe apparentemente ceduto a una sorta di ricatto da parte della regina di Rogautt. Fortunatamente per entrambe, l'energia ancor propria della mercenaria, per quanto ormai estremamente flebile, inferiore a quella che le sarebbe stata necessaria per riassumere in maniera autonoma il controllo su di sé, si dimostrò ancor utile a permetterle di correggere l'erronea strategia fatta propria da Tahara, per non perdere l'occasione, in questo, di surgere al ruolo che pur tutto il suo impegno fino a quel momento aveva ricercato, nella vicinanza a Nissa che in esso si sarebbe così garantita. Non era stato semplice imporsi sulla pirata né, tantomeno, ispirarle le parole corrette per riuscire a riconquistare la serenità della regina dei pirati e, con essa, un'ulteriore occasione di confronto con la medesima, non nel ruolo di sua avversaria quant'ancora di sua alleata, forse e addirittura sua amica: uno sforzo, quello che ella aveva dovuto in tal modo esercitare, in conseguenza al quale difficilmente si sarebbe presto potuta concedere nuova interferenza con quella che sembrava divenuta l'autonoma vita del suo alter ego, foss'anche nei suoi momenti di riposo, di requie così come, sino ad allora, si riusciva ancora a permettere, di tanto in tanto. E proprio in tale consapevolezza, nella spiacevole certezza derivante dai propri limiti e, ancor più, nel confronto con il calendario, con il tutt'altro che flemmatico avvicinarsi della data concordata con la propria committente e sola e reale alleata e amica per la conclusione di tutto quello, Carsa si ritrovò costretta a sfruttare quelle proprie ultime energie, quel proprio già impegnato sforzo, anche al fine di ovviare a un'assolutamente sgradevole vanificazione di tutti i propri sacrifici, suggerendo alla ribelle Tahara un'ulteriore messaggio di cui farsi latrice, oltre alla già impostale accettazione del proprio nuovo ruolo qual secondo in comando dell'imponente vascello attuale teatro della loro comune esistenza.
Un duro confronto, quello così intimamente occorso fra Carsa e Tahara, del quale all'esterno, nella realtà a loro circostante, nessuna trasparenza venne offerta, alcuna evidenza venne riservata, ove, in verità, condotto a una velocità straordinaria, incomparabile, qual solo avrebbe potuto essere riconosciuta quella del pensiero, unico terreno di disfida lì possibilmente offerto a quelle due identità, a quei due volti di una stessa realtà. E così, effimero, praticamente inesistente, fu il silenzio conseguente all'ultima richiesta da parte di Nissa Bontor, alla sua ultima proposta, prima che la sua interlocutrice, Tahara, non Carsa, riprendesse voce per esprimere quanto, seppur parzialmente in contrasto con la propria natura, e con la propria effettiva volontà di replica, era conscia di dover esprimere, per ragioni aliene alla sua possibilità di comprensione…
« Accetto. » annuì, in semplice, immediata risposta alla signora di Rogautt, a colei accanto alla quale, in quel consenso, stava accettando di permanere forse per il resto della propria esistenza, ove, così come la stessa Nissa aveva ampiamente dimostrato, non si poneva essere sua prerogativa tollerare, a posteriori, dei tradimenti, degli abbandoni, delle scelte diverse da quella utile a mantenere indiscussa la fedeltà ai suoi voleri, ai suoi comandi.
« Ne sei convinta? » insistette la regina, cercando di trattenere nell'intimo del proprio cuore quella gioia pur incontenibile in quel particolare momento, nel confronto con quella particolare risposta da parte della propria interlocutrice, felicità che comunque ebbe modo di esprimersi attraverso i suoi occhi color ghiaccio, lì divenuti brillanti come non mai, al punto da farla apparire quasi più prossima a una bambina innanzi a un regalo tanto atteso, piuttosto che a una donna, e una donna matura, qual dopotutto ella era, madre a sua volta di splendidi figli « Sei certa di questa tua scelta? Di questa tua decisione? »
« Sì. Assolutamente… » confermò Tahara, ora aprendosi a propria volta in un dolce sorriso verso la propria interlocutrice, a offrire maggiore valore alle proprie parole, a quella propria asserzione « Dopotutto te l'ho detto anche un istante fa: sono disposta a seguirti in capo al mondo e anche oltre, se lo vorrai. A patto di farlo qual tua pari, e non qual tua schiava. »
« Splendido! » esclamò Nissa, lasciandosi trascinare dalle proprie emozioni, a lei pur si care, nello spingersi ad abbracciare, e abbracciare con foga, quella propria interlocutrice, quella sua nuova alleata, colei che, sin dalla propria prima comparsa, aveva apprezzato essere molto simile alla propria odiata gemella e che, tuttavia, per sua fortuna, non si stava rivelando a lei tanto uguale, sì identica come l'avrebbe altresì sospinta a negare quell'opportunità, quella relazione stabile e duratura fra loro « Benvenuta in famiglia, Tahara… sorella mia! » soggiunse.
Un lieve sussurro quello con il quale quell'ultima sentenza venne rivolta in direzione della pirata appena eletta al ruolo di vicecomandante per la nave ammiraglia della regina dei pirati, che si propose inudibile e rimase, in effetti, non udito da chiunque altro attorno a loro a eccezion fatta per la sola destinataria di quelle parole: parole che, in verità, malgrado la delicatezza della loro stessa proposta, dei loro stessi toni, si spinsero incredibilmente in profondità nella donna alla quale erano state dedicate, andando a colpire, e colpire profondamente, la già debole Carsa che, in tutto quello, vide solo la propria confusione e la propria debolezza crescere a dismisura, nel confronto con realtà per lei imprevedibili e non previste.
E prima ancora che a Tahara fosse concessa occasione di replica verso la propria nuova sorella, qual già l'altra voleva evidentemente considerarsi verso di lei, prima ancora che verso di lei potesse prendere parola non solo per commentare quanto appena avvenuto, ma anche per introdurle un nuovo tema, una nuova questione improvvisamente divenuta urgenza al confronto con la sua stessa coscienza, Nissa Bontor sciolse quell'abbraccio con impulsivamente ricercato, per prendere voce verso tutto il proprio equipaggio, che a quegli eventi, ovviamente e necessariamente, stava prestando la massima attenzione, il più totale interesse nel comprendere in quali termini si sarebbe alfine evoluto.
« Uomini e donne della Mera Namile… » esordì, a gran voce, imponendosi su ogni suono non solo entro i confini del vascello, ma anche sul mare circostante, quasi ne fosse la dominatrice incontrastata, incarnazione terrena della stessa Thyres, dea di quelle azzurre lande sconfinate « … salutate Tahara, nostra sorella d'arme, ucciditrice di draghi, che da oggi sarà membro di questo equipaggio e suo responsabile come già Ma'Grohu prima di lei, e ai cui ordini dovrete prestare attenzione come fossero espressi dalla mia stessa voce se non vorrete perire per la sua mano, così come perireste per la mia in egual caso! »
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