11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 27 novembre 2011

1408


E
Be'Sihl non volle sentir ragioni.
Egli non era un uomo di guerra, non era un combattente né avrebbe mai potuto apparir qual tale là dove, se pur avrebbe saputo sorreggere la spada dono della propria amata Midda, con la medesima mai avrebbe probabilmente saputo difendersi da un attacco a lui offerto da un guerriero degno di tale nome, né, parimenti, avrebbe saputo condurre a segno una qualsiasi offensiva a discapito di chi, differentemente rispetto a lui, della lotta, della violenza e del sangue dei propri avversari, aveva reso la propria principale occasione di sopravvivenza, nonché la propria unica fonte di reddito. Ciò nonostante, egli non volle sentir ragioni, né da parte dei propri clienti, in fondo interessati a mantenere in circolazione e in salute il loro locandiere di fiducia, né da quella dei propri garzoni, o, tanto meno, da parte di Arasha, altrettanto interessati a non perdere il loro principale riferimento professionale, nei riguardi del quale il rispetto e la fiducia di ponevano da sempre illimitati.

« E' una follia, Be'Sihl… » aveva protestato la giovane, scuotendo vigorosamente il capo e, con esso, lasciando ondeggiare i propri lunghi e lisci capelli corvini, al di sopra di un'esotica pelle bronzea, sebbene nata e cresciuta entro i confini propri di quella stessa capitale, qual espressione di un sangue misto non inferiore rispetto a quello dello shar'tiagho « Un conto è attraversare il continente in compagnia di Midda, della più grande guerriera che questo angolo di mondo abbia mai conosciuto, un altro è incamminarsi da solo in un viaggio privo di significato… »
« Per favore, non mi ritenere così sprovveduto. » aveva replicato l'uomo, celando dietro a un quieto sorriso le reali ragioni della propria urgenza, della necessità di partire per una meta, in verità, ancora ignota, dal momento in cui l'unica indicazione che Desmair gli aveva saputo offrire era stata quella volta a sospingerlo in direzione di Moniath, seconda capitale portuale della penisola maggiore di Tranith « Credi forse che da Shar'Tiagh a qui sia giunto in sola grazia del mio bel viso? » aveva commentato, non privo di autoironia.

Nelle proprie risposte, il locandiere si era così seriamente sforzato nel negare all'interlocutrice reale informazione nel merito del fato che poteva essere stato proprio di Seem, per così come a lui riferito, là dove ella, in tal caso, non avrebbe avuto esitazioni a domandare di seguirlo, ponendo in ciò a rischio la propria vita in un viaggio mai giudicabile qual ovvio nella propria conclusione; e là dove, purtroppo e fra l'altro, nulla di preciso avrebbe potuto riportarle nel merito delle reali condizioni del medesimo, così come degli altri due compagni di ventura della propria amata, in quanto, ancora, lasciato privo di certezze a tal riguardo dal proprio demoniaco committente.
L'unica informazione che egli aveva voluto condividere con tutti coloro presenti insieme a lui nelle cucine de "Alla Signora della Vita", a seguito di quello che era apparso essere, per il medesimo, un lungo periodo di silenzio, di distacco dalla realtà, immerso in personali e profonde elucubrazioni, era pertanto stata quella di avere necessità di partire immediatamente per un viaggio verso sud, alla volta del regno di Tranith. E di dover partire da solo, privo di qualsiasi genere di accompagnatore, fosse anche la presenza di questi rivolta esclusivamente alla sua personale sicurezza.

« Dannazione… quel viaggio lo hai compiuto ancora prima che io nascessi! » aveva esclamato Arasha, con tono provocatorio ma, in effetti, tutt'altro che eccessivo in tale valutazione, ove, effettivamente, anno più, anno meno, i conti si sarebbero facilmente dimostrati a favore di quella sua asserzione « Il mondo è cambiato… e anche tu sei cambiato. » aveva definito, riprendendo poi immediatamente voce « Non hai idea di cosa potrebbe attenderti lungo il cammino… » aveva cercato di porlo in guardia, offrendo implicito riferimento a una recente disavventura occorsale in compagnia della donna guerriero proprio nel compimento del tragitto fra Kriarya e il regno di Tranith.
« Non ci sono più stati attacchi di mostri da quando Midda ha risolto quel problema… e lo sai bene anche tu, dal momento in cui eri presente quando ciò è accaduto. » aveva minimizzato per tutta risposta Be'Sihl, sorridendole con affetto nell'apprezzare la premura da lei così dimostrata nei propri riguardi « Sarà un viaggio tranquillo: non devi avere timore per me. »
« Per Gorl… » si era alfine arresa la giovane, levando le mani a esprimere tale propria sconfitta.

Sfortunatamente, Arasha non avrebbe potuto annoverare in proprio supporto elementi di sorta in grazia ai quali comprendere le ragioni di quella decisione improvvisa, quasi isterica nella repentinità della propria maturazione e nella fretta che l'uomo aveva allora dimostrato, subito abbandonando ogni altra attività per dirigersi alle proprie stanze e lì iniziare a preparare il proprio bagaglio, nel mentre in cui un garzone era stato inviato alle stalle più vicine per procurargli un cavallo. E, al di là di ogni possibile insistenza, impossibile sarebbe stato negare come Be'Sihl fosse e sarebbe rimasto sicuramente un uomo maturo, più che maturo, e in questo assolutamente libero di decidere in che termini scegliere di sprecare la propria esistenza senza che alcun altro, o altra, potesse intromettersi nel definire per lui diverse vie, altri modi, seppur più salubri.

« Spero solo che tu possa tornare prima di lei… non vorrei ritrovarmi costretta a spiegarle le ragioni per le quali sei uscito di senno, visto e considerato, fra l'altro, che anch'io le ignoro. » aveva concluso, scuotendo nuovamente il capo, con incedere rassegnato e pur, in quell'ultima asserzione, non negandosi un implicito riferimento all'unica donna il cui semplice pensiero, sperava, avrebbe potuto restituire saviezza alla sua mente, equilibrio al suo intelletto, al di là di ogni enfasi potesse allora averlo compromesso.

E l'uomo, a quell'ultimo accenno, aveva alfine replicato con un semplice sorriso, un sorriso, forse, più carico di amarezza e malinconia rispetto a quanta non sarebbe stato indicato dimostrarne in quel momento, e pur lì incontenibile, irrefrenabile, soprattutto nel confronto, psicologico, con l'idea di un ritorno a casa per la propria amata, per colei che, forse, in quel momento stava venendo torturata o uccisa dalla propria tutt'altro che amabile gemella.
Così Be'Sihl era partito, non sentendo ragioni e dimostrandosi assolutamente disinteressato al proprio stesso futuro, alle proprie aspettative di vita in quello che, in un mondo quale il loro, non avrebbe mai potuto essere giudicato qual un viaggio tranquillo. Certamente, nel consumare abitualmente le proprie giornate all'interno della città del peccato, egli avrebbe potuto essere riconosciuto qual abituato a una realtà meno ipocrita di quella che avrebbe potuto caratterizzare qualsiasi altra capitale kofreyota, e in ciò tale da averlo abituato a un clima di violenza, di guerra e di morte, pur apparentemente intrinseco nella stessa condizione umana, e, nonostante tutto, troppo spesso celato dietro a falsi sorrisi, vacui sguardi ipoteticamente compassionevoli. Nulla di positivo, pertanto, egli avrebbe potuto attendere dal proprio viaggio, riconoscendo assoluta ragione, in ciò, alle argomentazioni di Arasha.

Fedele al proprio ruolo, al compito eletto qual proprio, e a dispetto di tutte le rassicurazioni pur spese per tranquillizzare la propria giovane collaboratrice e negare di essere intenzionato a sprecare la propria vita in una maniera incredibilmente sciocca e priva di significato, nei propri primi quattro giorni di viaggio, Be'Sihl non volle mai dimostrare di aver riservato qual propria una qualche particolare preoccupazione, un qualche reale interessamento per il fato verso il quale pur, in quell'affrettata partenza, avrebbe potuto destinarsi con la propria avventatezza, con quell'assoluta mancanza di criterio già rimproveratagli.
Paradossalmente, se solo Midda non fosse stata oggetto del suo viaggio, obiettivo di quel suo improvviso impegno, sarebbe sicuramente stata la stessa Figlia di Marr'Mahew a rimproverarlo per aver agito in maniera sì sciocca, tanto sprovveduta, non solo nell'essersi completamente affidato alla parola di una figura qual quella di Desmair, a lui potenzialmente avversaria, quant'anche, e ancor più, per la più completa incuria che, in quello stesso percorso, il locandiere stava dimostrando di voler dedicare a se stesso. Animato infatti dalla sola volontà di raggiungere quanto prima la propria destinazione, le uniche soste che il locandiere shar'tiagho era stato sino a quel momento solito concedersi avevano allora comprovato maggiore premura nei riguardi del proprio equino sodale che di se stesso, negandosi l'esigenza di un qualche momento di riposo e pur arrestandosi almeno due volte al giorno, e ogni notte, al fine di non uccidere, involontariamente, l'animale eletto a proprio unico compagno in quel viaggio.

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