11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 31 ottobre 2013

2085


Per nostra fortuna, così come ancora, in quel frangente, non ci stava venendo offerta possibilità di giusta considerazione, a nostro vantaggio avremmo comunque dovuto prendere in esame una risorsa sino ad allora ingiustamente trascurata e che pur, ancor prima di Nero, aveva offerto riprova di sapersi muovere con non minore confidenza, rispetto a lui, all’interno del sistema, senza neppure forzarne le regole, ma ciò non di meno aggirandone i vincoli con la grazia di un ombra nella notte…
… e sì. Ovviamente mi sto riferendo proprio alla nostra amica ofidiana, che più avevamo rincontrato da quella sera proprio nelle stesse docce ove ci aveva poi offerto visita il nostro comune antagonista, e che, ciò non di meno, con una non casuale scelta di tempi, non mancò di tornare a noi proprio il giorno seguente a questi ultimi eventi, sorprendendoci, addirittura, nel corso della sosta offertaci dalla pausa pranzo.

« Per fortuna state bene… » esordì, sorprendendoci, come ormai di consueto, nel sorgere inattesa e imprevista alle nostre spalle, sbucando non vista, né percepita, dai meandri di una galleria in prossimità alla quale Duva ed io ci eravamo accampate a consumare il lauto… sic… pasto offertoci dai nostri anfitrioni, sempre uguale al giorno prima così come sempre uguale sarebbe stato anche nel confronto con il giorno seguente, a contribuire, ancora e ancor più, se possibile, al senso di smarrimento di contatto con la realtà, e con lo scorrere del tempo, lì dentro impostoci « Quando ho saputo che ieri sera Nero vi ha fatto visita, ho temuto il peggio. »
« Lys’sh… » sussultai, quasi mordendomi la lingua in conseguenza alla sorpresa e, forse e ancor più, all’intimo rimprovero derivante dalla consapevolezza di averla resa possibile, nel non essere nuovamente riuscita, mio malgrado, a cogliere il suo arrivo fra noi « Dannazione… ti va bene che sono disarmata o ti saresti potuta già ritrovare con un pugnale conficcato in gola. Per favore: abbiamo compreso che sei brava a muoverti con discrezione… ma non sbucare sempre così all’improvviso! » le richiesi, in maniera estremamente sincera, nonché obiettivamente timorosa per quanto sarebbe potuto avvenire il giorno in cui mi avesse colta con un po’ più di nervosismo in corpo e reazioni un po’ meno rallentate di quanto, comunque, non mi avrebbe necessariamente imposto la stanchezza derivante dalle ore di lavoro in miniera.
« In effetti… » concordò Duva, che non era stata più capace di me a ovviare a un momento di sconcerto per quella comparsa prima di qualunque speranza di preavviso, spiacevolmente utile, in tutto ciò, soltanto a porre alla prova la nostra resistenza, il nostro sangue freddo, in una misura che, tuttavia, avrebbe avuto a doversi considerare del tutto ingiustificata nell’ipotesi dell’esistenza di un buon rapporto fra noi e l’ofidiana, se non, già, di alleanza « Se avessi avuto un’arma, probabilmente ti avrei sparato ancor prima di comprendere chi tu fossi. »
« Uhm… nervosette. » sorrise la giovane donna rettile, non negandosi un certo, palese, divertimento nel confronto con quelle nostre minacce, che, dal suo punto di vista, stavano venendo probabilmente minimizzate a un semplice sfogo, benché, obiettivamente, non prive di una certa fondatezza nel proprio offrirsi « Scusatemi… è che, per i canoni del mio popolo, mi sono mossa in maniera persino troppo chiassosa in questa occasione, senza riflettere su quanto, comunque, la vostra sensibilità sensoriale sia differente rispetto alla nostra. »
« … chiassosa? » esitai, aggrottando la fronte, nell’osservarla di sbieco e nel cercare di comprendere in che misura, allora, stesse volutamente esagerando e in quale, altresì, stesse esprimendosi con onestà.
« Al di là del fatto che olfatto e gusto sono più sviluppati negli ofidiani che negli umani, voi tendete a fare troppo affidamento alla vista, ancor prima che all’udito o al tatto. » mi spiegò, con tranquillità, incrociando le gambe e lasciandosi accomodare a terra accanto a noi, con un gesto spontaneamente elegante, piacevolmente sinuoso « La mia vista, in effetti, rispetto alla vostra potrebbe essere considerata sufficientemente limitata, benché, grazie agli altri quattro sensi, ciò non mi risulti d’ostacolo. »
« Ero convinta che voi ofidiani poteste cogliere gli infrarossi… » osservò la mia compagna di prigionia, con una questione che, se su un fronte ebbe ragione di incuriosirmi e, forse, di intimorirmi, al pesniero di tutto ciò che simile dettaglio avrebbe potuto sottintendere, dall’altro non poté mancare di compiacermi, all’idea di non essere, fortunatamente, l’unica bisognosa di spiegazioni da parte della nostra amica chimera, così come, alla lunga, avrebbe potuto risultare persino spiacevole e frustrante nella propria occorrenza « Mi sbaglio?! »
« Sì. E no. » confermò e nego Lys’sh, spostando l’attenzione fra me e lei, forse nella volontà di non risultare scortese nei confronti dell’una o dell’altra o, forse, nel desiderio di meglio studiarci entrambe, così come, del resto, noi non ci stavamo negando possibilità di studiare lei « Alcuni di noi hanno maggiore sensibilità agli infrarossi, altri no. Io, giusto per dirla tutta, appartengo alla seconda categoria, anche in conseguenza alla mia ascendenza tutt’altro che pura... quindi, se vi state preoccupando per il fatto che possa studiare le vostre emissioni di calore, tranquillizzatevi. Non è così. » sorrise, non tanto con delle labbra per lei fondamentalmente assenti, quanto e piuttosto con tutto il volto, in un gesto che, ove possibile, apparve in ciò persino più sincero e naturale di quanto non avrebbe potuto risultare altrimenti « Comunque sia... e non per cambiare discorso… volete dirmi come è andata con Nero? Cosa voleva da voi?! In giro si iniziano a raccontare un po’ di storie… ma nessuna a cui mi sono sentita di offrire peso, malgrado non possa ancora asserire, in fede, di conoscervi a sufficienza da poter escludere categoricamente qualcosa.. »

Non avendo, in verità, motivazioni valide a escludere una risposta sincera a tale quesito, Duva e io riferimmo, per filo e per segno, gli eventi per così come occorsi e per così come, anche, in questa sede ho avuto premura di riportare per iscritto. Nel mentre di ciò, devo ammetterlo, trovammo in Lys’sh un’ascoltatrice attenta, che non soltanto seguì con trasparente interesse quanto le riportammo ma, anche, ebbe occasione di riservarsi opportunità di porre domande indicate al momento più opportuno. Così come, quando, alfine, da parte mia non poté mancare un interrogativo nel merito dell’effettiva identità del nostro antagonista, non tanto in termini di nome o cognome, quanto e piuttosto di informazioni biografiche utili a contestualizzare meglio chi egli fosse e qual genere di individuo avesse a doversi considerare.
E dal momento che, personalmente, ho sempre ritenuto di fondamentale importanza conoscere il proprio nemico, sia questi mortale o immortale, uomo o bestia mitologica; la possibilità di godere di qualche dettaglio in più in merito a quella figura ancor ammantata da uno sgradevole velo di mistero, non avrebbe potuto evitare di sollazzarmi, in misura tale da rendermi più che grata nei confronti della giovane ofidiana al punto da poterla perdonare, senza esitazione, non solo per la sorpresa impostaci in quell’ultima occasione, ma anche in quella precedente e, sulla fiducia, pur per quella che, mi sentivo già certa, non sarebbe mancata di occorrere in futuro.

« Il suo nome è Kirthar Voor Lonnegerth, per quanto preferisca farsi chiamare semplicemente Nero, nella speranza, in questo modo, di far dimenticare quella che considera qual impurità nel proprio sangue, nella propria genealogia. » iniziò a spiegare, partendo ovviamente dal suo nome, in quell’ordine psicologico tipico di questo genere di introduzioni, quasi come se, conoscendo tale dettaglio, sarebbe potuta essere, in Duva o me, maggiore confidenza con lui « Per quanto, infatti, lo rinnegherà sempre e comunque, egli altri non è che il pronipote del celebre Joohna Voor Lonnegerth, un umano, ex-capitano di fregata della flotta dei Nove Mondi che, dopo la caduta dell’Impero delle Rose, era divenuto un corsaro. »
« Lo conosco… » dichiarò la mia amica, offrendo, indirettamente, ragione alla scelta di Lys’sh di iniziare a parlarci di Nero dal suo nome e, in ciò, dalla storia della sua famiglia, tutt’altro che prima di un’importanza storica, a quanto in tal modo specificato « … cioè, non personalmente ovvio. E’ vissuto oltre due secoli fa. Ciò non di meno, è stato uno dei maggiori protagonisti del proprio periodo storico… nonché uno dei più celebri corsari di sempre. Era conosciuto come il Corsaro della Rosa Scarlatta, proprio in ricordo della sua partigianeria in favore dello scomparso Impero. » definì, a spiegazione della propria affermazione « Tuttavia, ignoravo il fatto che avesse avuto un figlio… e, soprattutto, che lo avesse avuto da una chimera… » soggiunse poi, meditabonda attorno a tale dettaglio.

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