Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
lunedì 30 ottobre 2017
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Avventura
047 - Non abbassare lo sguardo
Per quanto Midda avesse avuto occasione, in passato, di combattere persino delle vere e proprie battaglie completamente nuda, senza in questo provare il benché minimo senso di vergogna o pudore per la propria condizione, e per quanto non si fosse mai fatta problema alcuno anche posta innanzi al più lussurioso fra gli sguardi a lei rivolti nel corso della propria esistenza, minimizzando sempre la questione a un problema dei propri interlocutori allorché proprio; in quella particolare occasione, a confronto con quell’espressione straordinariamente compiaciuta da parte dell’investigatore privato, simile a quella di chi piacevolmente sorpreso da un dono inatteso, ella non poté ovviare a provare non tanto un qualche timore, quanto e piuttosto un vero e proprio fastidio. E un fastidio non dissimile da quello che, in passato, l’aveva colta ogni qual volta in cui, innanzi a lei, magari nell’intimità delle stanze condivise con il proprio amato Be’Sihl, aveva avuto occasione di palesarsi la proiezione mentale di Desmair, il suo semidivino sposo, per tormentarla, per inquietarla, per punirla dello sgarro da lei impostogli nel momento in cui, tramite un abile inganno, si era sostituita a colei che da lui era stata scelta qual propria designata sposa, in ciò animata dal desiderio di salvare un’amica. E se, in contrasto allo sguardo e al sorriso sornione del proprio sposo ella non aveva mai potuto reagire in alcun modo, se non con fantasiosi insulti volti a tentare di cacciarlo, di allontanarlo, di fargli interrompere quel contatto con la sua mente; innanzi alla medesima espressione da parte di quell’uomo, ella non avrebbe avuto a dover subire il medesimo senso di impotenza, potendosi permettere, anzi, di reagire e di reagire in contrasto a tutto ciò.
Una reazione che, nella fattispecie, avrebbe potuto prevedere un’azione violenta a discapito del suo interlocutore, per fargli passare qualunque fantasia a tal riguardo, una qualche fuga, per sottrarsi sconfitta alle sue attenzioni, o che, parimenti, avrebbe potuto cercare di spingerlo a quel senso di vergogna che, forse, egli stava pur egualmente sperando di suscitare in lei, in tanta serena insistenza. Così, allorché aggredirlo, o allontanarsi, ella decise di restare perfettamente immobile là dove era, volgendo a suo discapito uno sguardo di fredda superiorità, insieme a poche, didascaliche parole atte a escludere qualunque fraintendimento sulla sua azione…
« Quando pensi di aver finito di umiliare te stesso nel risultare non dissimile da un adolescente inconsapevole delle forme proprie di un corpo femminile, ti prego di voler fare qualcosa per recuperare un po’ del tuo orgoglio personale e, in ciò, di prenderti la libertà di rispondere alle mie domande. » dichiarò, in tal senso palesando anche una parte del proprio disgusto personale con una lieve inclinazione delle estremità delle proprie labbra verso il basso, incontrovertibile critica a discapito di chi speranzosamente ritenuto migliore di quanto non stesse allor impegnandosi ad apparire.
E se pur, in conseguenza a quella sua prima presa di posizione, egli non parve particolarmente turbato, forse ritenendo che, a discapito di quanto da lei suggerito, il suo orgoglio personale, in quel momento, avrebbe potuto sopportare tranquillamente un po’ di umiliazione nel confronto con quanto presentatogli; ella non scelse di votare in favore delle altre due possibili alternative, scegliendo, al contrario, di incalzare maggiormente, rincarando la dose in termini sempre più espliciti…
« Preferiresti forse che io mi voltassi, per farti osservare meglio i miei glutei? O vorresti che mi piegassi un po’ in avanti, per darti migliore visibilità sui miei seni? » ebbe a suggerire la Figlia di Marr’Mahew, ora sciogliendo anche le braccia prima incrociate sotto ai propri seni, e che avrebbero potuto essere fraintese come un segno di chiusura da parte sua, per andare ad appoggiare le mani sui fianchi, nella volontà di apparir ancor più sicura, più confidente di sé, affinché fosse inoppugnabile quanto, in quel frangente, avrebbe avuto a dover essere considerato lui in una posizione di debolezza e che, se tutto quello gli stava venendo concesso, ciò avrebbe avuto a doversi considerare più per volontà di lei che per un qualche colpo di fortuna « O, magari, potresti apprezzarmi di più se mi sdraiassi sul tavolo, come un piatto di portata da spolpare famelicamente. Che ne pensi…?! » domandò, accennando a muovere allora un passo in avanti, verso il tavolo dove, in maniera ordinata, erano stati disposti tutti i suoi beni personali, armi incluse.
« No… non ce ne è bisogno. » esitò egli, deglutendo e scuotendo il capo, nell’abbassare lo sguardo verso il suolo, verso i suoi piedi, con ritrovato senso del pudore, evento al quale, chiaramente, pur egli non avrebbe avuto a doversi considerare abituato, nel dimostrarsi più disorientato dall’idea di potersi considerare a disagio che effettivamente a disagio di fronte a lei « Anzi… per tua informazione, in bagno ci sono dei vestiti puliti che puoi indossare, per metterti più a tuo agio. »
« Mettermi…? O forse metterti…?! » sorrise ella, ora sentendosi chiaramente legittimata a potersi considerare vincitrice morale di quel breve incontro.
« Metterci. » cercò l’uomo un compromesso in quella situazione di fronte alla quale difficile sarebbe stato poter realmente considerare un vincitore, allorché sostanzialmente due sconfitti « Ora… se per cortesia tu volessi andare a vestirti. » ribadì Reel, lasciando risuonare quell’invito qual perentorio, quasi un ordine ancor prima che un suggerimento, una richiesta ancor prima che una concessione « Questa situazione inizia a divertirmi poco… »
« A me, per la cronaca, non ha mai divertito. » sancì la donna, giungendo innanzi a lui e afferrandogli il mento con la propria mancina, per costringerlo a sollevare il viso, e lo sguardo, verso di lei e verso i suoi occhi « Quindi, usando le tue parole, se per cortesia tu volessi rispondere alle mie domande, io poi sarò ben lieta di lasciarti sopravvivere con il felice ricordo del mio corpo nudo, e la consapevolezza di non essere morto a confronto con una delle assassine più pericolose ricercate dell’omni-governo di Loicare. » dichiarò, a non permettere alcun equivoco nel merito non tanto della sua identità, quanto e piuttosto dell’effettiva, straordinaria fortuna che egli avrebbe avuto a poter vantare a seguito di quell’incontro.
Privato, in tutto quello, del tono divertito e compiaciuto che l’aveva precedentemente contraddistinto, l’investigatore riprese quindi il proprio discorso per così come da lei desiderato, per così come da lei lungamente richiesto e preteso, or senza più troppi giri di parole…
« Non so in che modo sia possibile che abbiano trasformato due bambini in due armi batteriologiche. E non so esattamente come abbia a funzionare. » spiegò, scuotendo appena il capo « Ma so che, fino a quando resteranno insieme, la minaccia da loro rappresentata dovrebbe risultare fortunatamente inerme. Ma è sufficiente che vengano divisi, che siano separati, per scatenare una pestilenza priva d’eguali, e potenzialmente capace di condurre alla morte quest’intera città nel giro di una settimana… e questo intero pianeta in non più di un mese. »
« Come è possibile che tu sappia così tanto e così poco, contemporaneamente…?! » domandò la donna, non apprezzando quel senso di indefinitezza dietro al quale, troppo facile, sarebbe stato intuire l’esistenza di dettagli non condivisi, di particolari volutamente taciuti, e atti a poterle riservare qualche spiacevole sorpresa prima della fine di quella storia, di quell’intera faccenda « Cosa mi stai nascondendo…? »
« Come ogni bravo investigatore ho le mie fonti… tutto qui. » minimizzò Reel, stringendosi appena fra le spalle « Fonti che mi hanno anche spiegato quanto, ormai, il progetto di ricerca possa considerarsi pressoché compiuto e che, per questo, i due bambini saranno trasferiti nelle prossime ore presso un diverso avamposto, là dove il loro compratore, un signore della guerra di un altro sistema solare, li prenderà per utilizzarli per quello che li hanno fatti diventare… e, in questo, per mandarli a morire. » sottolineò, con tono ancor serio, privo ormai di qualunque fraintendibile desiderio di gioco « Se ci tieni a loro, quindi, faresti meglio a non perdere tempo a porre in dubbio le mie informazioni, fidandoti di me. Perché, che tu ci creda o no, in questa avventura siamo dalla stessa parte… »
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