11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 26 marzo 2020

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« “Cagna” proprio non direi, dai… » puntualizzò quindi ella, offrendo buon viso a cattivo giuoco e, in tal senso, ironizzando nel merito dell’insulto lì rivoltole.

Per chiunque avesse avuto la sufficiente capacità di controllo delle proprie emozioni per superare l’impatto obbligatoriamente adrenalinico con l’immagine di quel volto, e di un volto contraddistinto da fattezze ben poco umane, nell’assenza di un naso, piccolo o grande che esso potesse essere, nell’assenza di morbide labbra a circondare la sua bocca, o tantomeno di orecchie ai suoi lati, così come nell’assenza di capelli a incorniciarlo gradevolmente; Lys’sh avrebbe potuto apparire quietamente gradevole nella propria immagine, e in quell’immagine che, per quanto pur distante da un qualunque senso di umanità, non avrebbe avuto a potersi negare il proprio equilibrio, la propria eleganza, e, perché no?, un certo fascino esotico di indubbia motivazione, fosse anche e soprattutto nelle brillanti sfumature di verde proprie della sua particolare epidermide, e di quell’epidermide costituita da milioni, miliardi di microscopiche scaglie, sì fini, sì delicate da non risultare, all’eventuale contatto, spiacevoli, quanto, e in effetti, assolutamente gradevoli, vellutate persino. Quei suoi grandi occhi gialli, contraddistinti da una pupilla verticale, così come la linearità propria del suo profilo, e di quel profilo appena turbato, nel proprio centro, da due sottili narici, quasi invisibili nell’insieme, e persino il contorno perfettamente delineato del suo capo; che a un primo impatto avrebbero potuto inquietare, offrendo l’evidenza più concreta della sua aliena natura; a un secondo sguardo non avrebbero mancato di vantare un certo valore, un indubbio pregio, e un pregio, tale, da poter giustificare sincera ammirazione per quella giovane donna, così splendida nella propria unicità.
Ma in quel particolare frangente, e nel frangente proprio di una battaglia, a nessuno dei loro aggressori sarebbe stata concessa la possibilità di affrontare la questione con sufficiente controllo emotivo, ragione per la quale, a confronto con l’improvvisa e inattesa sorpresa propria di quel volto, e di quel volto rettile prima celato dal burqa e ora, lì, al contrario, perfettamente visibile sotto la luce del sole, non poté mancare che spaventare tutti loro, spingendoli a invocare i propri dei più cari per essere protetti da quell’orrore…

« Per Gau’Rol! » gemette il compare di colui che aveva insultato Lys’sh dandole, in maniera doppiamente inopportuna, della cagna « Che follia è mai questa…?! »
« Sono dei mostri! » gridò un altro, in teoria impegnato nel confronto con Duva, e pur lì necessariamente distrattosi in conseguenza dell’evoluzione inattesa di quegli eventi, e di quegli eventi che, allora, non avrebbero potuto certamente essere ignorati nella propria più negativa evoluzione.
« Mostro lo sarai tu… » protestò Duva, indispettita da quell’appellativo, e da quell’appellativo rivolto a discapito di tutte loro ma, soprattutto, della propria amica Lys’sh, insulto che non fece cadere nel vuoto preferendo, piuttosto, lasciar cadere contro il petto di quel proprio avversario il pesante zoccolo anteriore del proprio cavallo, a offrirgli riprova di quanto stolido fosse così stato a distrarsi nel mentre di una pugna « Ma guarda un po’ che gente… » sbottò, storcendo le labbra verso il basso.
« Non te la prendere… » commentò per tutta replica Midda, scuotendo appena il capo « … questi disgraziati sono abituati a confrontarsi così poco e così male con le proprie donne da non aver sviluppato il minimo senso del gusto nei riguardi dell’intera categoria! »

Fedele al proprio impegno, e all’impegno che ella aveva preso con se stessa al momento in cui aveva abbracciato l’eredità della regina Anmel Mal Toise, la nuova, potenziale, Portatrice di Luce e pur, al contempo, anche Oscura Mietitrice, non poté ovviare a frenare i propri colpi, e a frenarli nella ferma volontà di non avere a mietere vittime fra i propri antagonisti, laddove, seppur disarmata, ella era ben conscia delle proprie potenzialità offensive e di quelle potenzialità che avrebbero potuto vederla estirpare con quieta banalità le vite di quegli uomini dai loro corpi, in grazia non tanto a chissà qual peculiare potere, né, tantomeno, al proprio destro braccio in lucente metallo cromato, quanto e piuttosto a una vita intera spesa sui campi di battaglia, e una vita intera in cui, pertanto, ella si era squisitamente raffinata nell’arte del combattimento e dell’uccisione.
In effetti, da che aveva fatto ritorno nel proprio mondo natale, e da che era divenuta succeditrice della regina Anmel e, di conseguenza, nuova regina, quello avrebbe avuto a dover essere inteso qual uno dei primi, veri scontri nei quali ella avrebbe avuto a potersi intendere allor impegnata. E, in tal senso, ancor maggiore avrebbe avuto a dover essere riconosciuto, in esso, il valore psicologico della situazione. Se infatti, in tutto ciò, ella fosse riuscita a dimostrare, a se stessa ancor prima che a chiunque altro, di essere in grado di gestire un simile, banale conflitto, anche senza lasciare, sul proprio cammino, sette nuove salme, tale risultato forse non avrebbe potuto vantare valenza pari a una quieta riprova della propria trasformazione, e della propria trasformazione in qualcosa di meglio dall’Oscura Mietitrice che, temeva, di essere destinata a diventare, ma, comunque, avrebbe potuto rendere proprio un certo, quieto segnale di speranza, di ottimismo e di positività nel merito del proprio immediato futuro. Ma se, al contrario, ella non fosse riuscita a frenare i propri colpi, non fosse riuscita a risolvere quella banalità senza circondarsi di morti, allor tale risultato sarebbe certamente valso come riprova di quanto, proprio malgrado, ella non avrebbe mai dovuto illudersi di poter ascendere al ruolo di Portatrice di Luce, al di là di quanto, pur, nel proprio cuore ella non avrebbe potuto mancare di desiderarlo.
E così, se pur, qualche anno addietro, in un simile contesto, quei sette disgraziati, per così come da lei stessa appena definiti, sarebbero probabilmente già stati destinati all’estinzione, fosse anche e soltanto nel voler escludere l’eventualità di doversi poi ritrovare costretta a pentirsi di averli lasciati sopravvivere a quell’incontro, nell’ineluttabile allarme che, presto o tardi, avrebbero potuto sollevare in quel di tutta Y’Rafah, tali tempi e tali approcci avrebbero avuto a doversi intendere qual ormai abbandonati da parte sua, e abbandonati nella misura utile a voler ricercare, per l’immediato futuro di quegli uomini, un destino diverso dalla morte.

« Taci, mostro! » ruggì l’antagonista della donna guerriero ancora in possesso della propria arma, nel cercare, ora, con piena convinzione, un’occasione di affondo a suo discapito.

Ma se, in contrasto a una donna qualsiasi, e probabilmente anche a un semplice mostro, quell’affondo non avrebbe mancato di riservarsi il proprio danno, e probabilmente anche un danno letale; nel confronto con la Figlia di Marr’Mahew, quell’attacco non poté invece che riversarsi nel vuoto, e nel vuoto che la stessa ebbe a lasciare in luogo alla propria presenza nel compiere una mirabile giravolta, quasi a filo di lama, per poter, al contempo, evadere da quell’offesa e ridurre lo spazio fra se stessa e il proprio antagonista, solo per arrivare ad afferrarlo per il bavero della casacca con la propria destra e lì avere a sollevarlo, di peso, da terra, senza fatica alcuna in grazia alla tecnologia propria della sua protesi, e imporgli una vivace scrollatina, in termini che, malgrado tutto, non poterono ovviare ad apparire quasi più motivati da un desiderio di giuoco con lui che di effettiva avversione a suo discapito…

« Basta ripetere quella parola! » ordinò quindi, riabbassando il proprio avversario in termini utili a permettere alla propria mancina di avere a schiaffeggiarlo sonoramente, per poi muovere, a evidente negazione, il proprio indice innanzi al suo volto « E’ una brutta parola, d’accordo?! Soprattutto se rivolta a un trio di adorabili giovanette come noi! »
« … eh? » esitò Duva, dall’alto del cavallo, strabuzzando gli occhi a quell’ultima affermazione « “Adorabili giovinette”…?! »
« D’accordo… di giovane, per la precisione, ce ne è forse una sola. » puntualizzò l’altra, sospirando appena e, ovviamente, riferendosi in tal senso a Lys’sh che, per quanto ormai non più certamente fanciulla, avrebbe ancora potuto vantare qualche anno in meno rispetto a lei e a Duva « Ma adorabili restiamo pur tutte e tre! » sottolineò, a non voler negare quel particolare aspetto della questione.

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