11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 3 aprile 2020

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Caratteristica peculiare del tempo avrebbe avuto a dover essere da sempre riconosciuta quella di essere in grado di concedere alle persone una più corretta prospettiva sugli eventi occorsi, sulle scelte compiute e, perché no?, sulle emozioni provate. E, probabilmente, proprio in ciò avrebbe avuto a dover esser intesa la peculiarità intrinseca degli dei: godendo dell’eternità, nell’essere da sempre esistiti e nel poter esistere per sempre, agli dei non sarebbe mai mancata la possibilità di rivedere gli eventi occorsi, le scelte compiute e le emozioni provate in una migliore prospettiva, e in quella prospettiva di onnisciente superiorità che non avrebbe mancato di contraddistinguerli qual tali, alimentata, inevitabilmente, proprio da tutto questo, in un circolo virtuoso che, al loro potere, alla loro forza, alla loro saggezza, non avrebbe potuto ovviare ad aggiungerne ancora altra, reiterando il tutto all’infinito. Per un comune mortale, altresì, il tempo avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual una risorsa estremamente limitata, e sì limitata da non essere nota, invero, neppure nella propria effettiva quantità: per qualcuno si sarebbe potuto parlare di giorni, se non, addirittura, di ore; per qualcun altro di mesi e anni; per i più fortunati, addirittura, di decenni. Tempo limitato, quindi, quello proprio dei mortali, nel corso del quale, tuttavia, non sarebbe mancata occasione anche agli stessi di riporre nella giusta prospettiva gli eventi occorsi, le scelte compiute e le emozioni provate, accrescendo se stessi e il proprio rapporto con la vita, con la realtà, e con la Storia.
In tutto questo, per chi, al pari della Figlia di Marr’Mahew, avrebbe avuto a doversi riconoscere l’occasione di aver vissuto per un numero di anni ragguardevole, soprattutto nel ben considerare il suo stile di vita e la professione nella quale tanto a lungo si era impegnata, il tempo avrebbe avuto a dover essere considerato uno straordinario alleato, e un alleato tale da rivedere le proprie posizioni passate, i propri sentimenti, e offrire loro una valutazione più distaccata, più razionale, anche laddove sì incredibilmente dolorosi, almeno all’epoca.

« Probabilmente fu perché lo vidi, per la prima volta, intento ad accudire il proprio bambino… » razionalizzò pertanto, non a giustificarsi, ma a cercare di offrire un senso a quella che, all’epoca, era stata evidentemente una propria debolezza « Non mi sarei mai potuta attendere di ritrovare tanta premura, tanto amore paterno, in un ricco e potente signore, fosse questi un visir di Y’Shalf, piuttosto che un lord di Kriarya o un nobile di Kofreya: e nel coglierlo con il proprio bambino stretto fra le braccia, cullandolo per farlo addormentare, non potei ovviare a frenare i miei passi contro di lui, e quei passi in grazia ai quali, rapidamente, avrei potuto porre fine alla questione, dopo essermi avventurata all’interno del suo palazzo, superando ogni guardia senza suscitare allarmi di sorta. »
« Oh sì… l’indiscutibile fascino del padre premuroso… » sospirò con fare grottescamente trasognante Duva, a stemperare ogni possibile dramma a margine di tale narrazione, non per mancanza di rispetto nei riguardi dell’amica, quanto e piuttosto per affetto verso di lei, nel cercare, buttando la questione in commedia, di aiutarla a scendere a patti con ricordi eventualmente dolorosi « Ti capisco benissimo! » confermò, annuendo ripetutamente « Conoscevo certi paparini che… » fece atto di accennare l’inizio di una qualche scabrosa memoria, salvo poi interrompersi con una risatina divertita e minimizzare la cosa « Perdonami, perdonami… vai pure avanti! » la invitò quindi a proseguire.
« Sta di fatto che mi fermai. Esitai. » annuì Midda, a non escludere il senso delle parole pur scherzosamente suggerite dall’amica « E quell’esitazione, per poco, rischiò di costarmi molto cara, giacché egli, levando lo sguardo dal suo pargolo, mi vide e, immediatamente, comprese perché fossi lì… »
« Ma neppure allora si levo alcun allarme… » suggerì Lys’sh, ben intendendo il proseguo della vicenda, nei soli termini che avrebbero potuto offrire un qualche senso logico all’evoluzione successiva « … giusto?! »
« Giusto. » confermò nuovamente l’altra, confermando l’intuizione propria della giovane donna rettile « Si limitò a osservarmi, annuendo con serena serietà, per poi appoggiare il bambino nella sua culla e muoversi a recuperare una spada, appoggiata allora contro un muro, deciso ad affrontarmi e ad affrontarmi a viso aperto, in uno scontro fra pari. »
« Possibile che ti avesse riconosciuta…? » domandò Duva, cercando di offrire una ragione a quella reazione da parte dell’uomo.
« Lo escludo. » negò tuttavia la prima, scuotendo appena il capo « La mia fama stava crescendo, certo, e il mio nome stava iniziando a essere noto in molte province kofreyote. Ma prima di giungere sino in Y’Shalf sarebbe occorso ancora qualche anno… e, probabilmente, gli eventi dei quali, successivamente, ci ritrovammo così a essere entrambi protagonisti. »
« Quindi era stato soltanto un impavido o, forse, uno sciocco, nel decidere di affrontarti direttamente senza richiamare a sé alcuna guardia in proprio aiuto… » commentò l’altra, aggrottando appena la fronte « Non che, in effetti, i due concetti si escludano reciprocamente… » soggiunse poi, a correggere la propria stessa affermazione « La maggior parte degli sciocchi che conosco sono incredibilmente impavidi. E viceversa… »
« Mi stai dando della sciocca…?! » ridacchiò Midda, inarcando un sopracciglio nel confronto con quel ragionamento, e quel ragionamento che pur non avrebbe potuto ovviare a sottoscrivere.
« Non so di cosa parli… » levò ambo le mani Duva, a non confermare, e al tempo stesso senza neppur smentire, quell’ultima conclusione « Comunque sia… stavi dicendo che vi affrontaste… »
« Sì. E fu un bel combattimento. » valutò l’Ucciditrice di Dei, in un giudizio che, in effetti, avrebbe avuto a dover rendere giusto omaggio al ricordo di quell’uomo, e di quell’uomo la cui abilità nella scherma era stata così positivamente valutata da una donna del suo calibro « Alla fine, comunque, riuscii ad avere la meglio. E fu proprio allora che il bambino esplose a piangere, forse agitato dal clangore delle armi, forse per una qualsiasi altra ragione infantile. » si strinse ella nelle spalle, non sapendo francamente in quali termini avere altresì a interpretare quella peculiare successione temporale degli eventi « Ta’Hinn si voltò immediatamente verso la culla, dimostrando quanto, anche in quel momento, avesse a dover essere più interessato al pargolo che alla sottoscritta, e alla minaccia tutt’altro che vana, che avrei avuto a dover essere riconosciuta rappresentare per lui. E quando ebbe nuovamente a voltarsi nella mia direzione, si scoprì inaspettatamente solo… e, ovviamente, ancora ini vita. »
« Avevi deciso di risparmiarlo…?! » domandò Lys’sh, sinceramente appassionata da quella narrazione.
« Avevo deciso di non voler uccidere un uomo dinnanzi a suo figlio, per quanto ancor troppo piccolo per riuscire anche e soltanto a comprendere cosa potesse star lì occorrendo. » puntualizzò la Figlia di Marr’Mahew, a giusta definizione degli eventi occorsi « I termini dei mio incarico non erano mutati… e fossi tornata in quel di Kriarya senza che la notizia della morte del visir mi annunciasse, avrei perduto molta della credibilità faticosamente acquisita in quei primi mesi, in quei primi anni in quanto mercenaria. » esplicitò, in un ragionamento che avrebbe potuto far rabbrividire molti ascoltatori, ma che non ebbe a suscitare particolare scandalo nelle sue interlocutrici, ben consapevoli del peculiare stile di vita per lei un tempo proprio « Decisi di riorganizzarmi, per riservarmi una nuova e più propizia occasione di confronto con lui. »
« Mai rimandare a domani l’omicidio che puoi commettere oggi… » ridacchiò Duva, iniziando a giocherellare con un bicchiere vuoto, non per distrarsi, ma, più che altro, come possibile dimostrazione di insofferenza psicologica alla troppa indolenza che allor si stavano lì concedendo, in quanto, chiunque altro, sarebbe stato altresì portato a definire qual un semplice momento di riposo postprandiale « Se tu l’avessi accoppato subito, oggi non ci sarebbe alcuna canzone a tormentarti. » argomentò, a meglio giustificare l’apparente cinismo della propria affermazione.
« Può essere… » confermò la donna guerriero « … ma proprio non me la sentii all’epoca. E, forse, anche tornando indietro, esiterei comunque a ucciderlo dinnanzi a suo figlio. » precisò, a non rinnegare la propria scelta passata « Là dove non esiterei, invece, sarebbe nell’incontro seguente… e in quell’incontro in cui, allorché trapassarlo da parte a parte con la mia spada, ponendo fine alla sua vita e alla mia missione, reagii di fronte a una sua provocazione verbale, nel momento in cui, cogliendo di nuovo la mia presenza, egli volle addirittura salutarmi e, con fare sornione, sottolineare quanto, evidentemente, mi dovesse essere mancata la sua persona, per spingermi, ancora una volta, a impegnarmi tanto per raggiungerlo. »

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