Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 10 aprile 2020
3242
Avventura
062 - La spada della misericordia
« Inizia pure tu… » sorrise, al di sotto del burqa, la donna guerriero, volendo riconoscere all’amica quel diritto di precedenza, fosse anche e soltanto in conseguenza alla propria colpevole mancanza di tatto nei suoi confronti « … cosa hai udito? »
« Invero non riguarda l’udito, ma l’olfatto. » puntualizzò tuttavia l’altra, non senza ora un certo moto di fierezza, e di fierezza nella consapevolezza di quanto poco fossero abituati, gli umani, a ricorrere all’olfatto come senso principale, ponendolo, insieme al gusto, in una posizione minoritaria, benché, a tutti gli effetti, avrebbe potuto essere in grado di concedere loro sovente molte più informazioni rispetto anche alla vista o all’udito, soprattutto in riferimento a tutte quelle minacce poco evidenti, e quelle minacce che, mistificate nell’ambiente circostante, avrebbero potuto sorprendere coloro i quali abituati ad affidarsi soltanto su tali, due sensi « Dietro alcuni di quei tendaggi sono nascosti dei passaggi di servizio utilizzati dalle guardie eunuche per muoversi agilmente all’interno del tempio: il loro odore impregna le tende e ne denuncia l’impiego frequente. Quei passaggi, inoltre, ritengo che scendano in profondità, certamente almeno fino al livello delle cucine, a giudicare dall’odore di vivande, ancora in fase di preparazione, che emerge da essi: la è possibile che la comunità religiosa viva all’interno di queste mura…?! » domandò poi, a cercare conferma alle proprie intuizioni, e a quelle intuizioni che le erano allor state garantite solo in grazia all’impiego dell’olfatto e di un olfatto indubbiamente straordinario.
« Più che possibile, direi proprio certo… » confermò la Figlia di Marr’Mahew, non riservandosi sorpresa di sorta nel confronto con la straordinaria analisi compiuta dall’amica, ben conoscendo le sue mirabili doti, e, ciò non di meno, non mancando di apprezzare, e apprezzare vivamente tutto ciò, laddove obiettivamente, in assenza di simile straordinario olfatto, improbabile sarebbe stato per chiunque riuscire a rilevare l’esistenza di quei passaggi senza rischiare di dare eccessivamente nell’occhio con qualche analisi diretta di quegli stessi tendaggi e di quanto essi avrebbero potuto celare « … complimenti! Credo che tu ci abbia appena riservato un’ottima via di accesso ai sotterranei. »
« O, quantomeno, al principio degli stessi, giacché non penso proprio che troveremo quello che cerchiamo fra i coltelli della cucina… » puntualizzò tuttavia Lys’sh, apprezzando il riconoscimento rivoltole e, ciò non di meno, contenendolo nel proprio eventuale valore, laddove la strada che ancora avrebbero avuto da compiere avrebbe avuto a doversi intendere obiettivamente lunga e complicata.
« Perché no…?! » si strinse fra le spalle Midda, non volendo escludere neppure quella possibilità, per quanto obiettivamente grottesca « Magari ne ignorano il reale valore e la usano per affettare il pane. » ammiccò, ancora una volta dimentica di quanto, a causa del burqa, quel suo gesto sarebbe risultato del tutto impercettibile all’esterno, tanto per la sua amica, quanto per chiunque altro.
« E, invece, tu cosa hai visto…? » domandò quindi curiosa la giovane donna rettile, nel sincero desiderio di comprendere quanto la sua ridotta capacità visiva le potesse aver fatto ignorare nel merito di quell’area.
« Ho notato che tutte le finestre hanno delle inferriate troppo fitte per poter sperare, in qualche modo, di avere a superarle. » rispose l’altra, in termini che troppo facilmente avrebbero potuto allor escludere, da parte sua, qualunque reale risultato di sorta in quella loro ricerca « Diverso discorso, invece, è per i lucernari… » soggiunse tuttavia un attimo dopo, a escludere che il suo impegno potesse essere realmente stato tanto infruttuoso « A meglio sfruttare la luce del giorno, sono presenti sopra le nostre teste degli ampli lucernari, costruiti a doppia intercapedine in maniera utile a permettere sì alla luce di filtrare e, ciò non di meno, evitando alla pioggia e ad altre intemperie di avere a superare la barriera propria del soffitto. » illustrò all’amica, a sopperire alle di lei ridotte capacità visive « E’ un sistema semplice ma intelligente… e che, tuttavia, non ha apparentemente previsto la necessità di proteggerlo da intrusioni di sorta, evidentemente non attendendosi antagonisti dall’alto… »
« Il vantaggio di essere in un mondo dove nessuno vola… » puntualizzò Lys’sh, consapevole di quanto, in altri pianeti più progrediti rispetto a quello, assolutamente improprio sarebbe stato riservarsi un errore sì banale quale quello di lasciar scoperto l’accesso all’edificio dalla volta superiore « … credi che potrebbe essere così anche all’interno del tempio?! » domandò poi, riflettendo fra sé e sé a tal proposito.
« Non ne ho la più pallida idea… » escluse la Figlia di Marr’Mahew « … proseguiamo e andiamo a controllare. » la invitò pertanto, approfittando del fatto di aver raggiunto, con mirabile, e del tutto casuale, puntualità, l’estremo dell’atrio in quel preciso momento, in termini utili a permettere loro di spingersi più avanti, in direzione del cuore del santuario « Stai pensando che potremmo accedere direttamente da lì…?! » domandò poi all’amica, incerta nel merito del senso ultimo di quell’interrogativo, e di quell’interrogativo pur non improprio nella prospettiva in tal modo proposta.
« Potrebbe essere una possibilità… » confermò la donna rettile, a non escludere simile eventualità alla base del proprio interrogativo, per poi meglio esplicitare « Ovviamente la questione potrebbe riservarsi un proprio significato soltanto nel momento in cui Duva trovasse un’utile ragione per noi di avere accesso proprio in quel punto… altrimenti, la soluzione da me individuata potrebbe comunque restare una valida alternativa, e un’alternativa utile a farci avanzare, seppur magari solo di un passo, in direzione del nostro obiettivo. »
« Ovunque si trovi di preciso il nostro obiettivo… » non mancò di evidenziare la donna guerriero, aggrottando la fronte, nella quieta rassegnazione propria del non avere la benché minima idea a tal riguardo e nella certezza di quanto, ogni loro pur raffinato piano, avrebbe poi avuto a doversi scontrare, a tempo debito, con la realtà dei fatti, e di fatti che ben poco spazio avrebbero potuto avere a lasciare a tutta la loro pur indispensabile teoria.
Proseguendo quindi oltre, e avanzando lungo una lunga scalinata arrotata attorno a uno spesso muro, Midda e Lys’sh, circondate da molte altre donne, conquistarono finalmente l’accesso, per così come conquistabile da una donna, al cuore del tempio, e a quel cuore nel quale già da qualche tempo, allora, avrebbe avuto a doversi riconoscere presente la loro amica, intenta a seguire, con apparente attenzione, il rito di benedizione e di preghiera che, allora, stava officiando il sacerdote che ivi l’aveva condotta, rito utile ad accogliere l’offerta da lei presentata e, in ciò, a sperare di ingraziare il volere del dio.
Un rito in conclusione al quale, allora, l’uomo estrasse da sotto la propria rossa tunica un corto coltello, e un coltello dalla foggia chiaramente rituale, a confronto con l’immagine del quale la donna non poté mancare di temere per la sorte dell’animale. Una sorte che, stolidamente, ella stava continuando a dimenticarsi aver a doversi intendere obiettivamente già segnata dal momento stesso della sua nascita e, ciò non di meno, una sorte che non avrebbe potuto mancare di ispirarle qualche remora nel caso avesse avuto a consumarsi proprio in quel preciso momento e proprio innanzi al suo sguardo. Ma il coltello, fra le mani del sacerdote, non ebbe allor a ricadere brutalmente sull’animale, sulla sua gola o su qualche altra parte del suo corpo, quanto, e semplicemente, ebbe ad accarezzarne il manto, ricavando dalla sua morbida e bianca lana una ciocca, e una ciocca che, quindi, dopo aver elevato al cielo, ebbe ad avvicinare alle fiamme del braciere a loro più prossimo e, con una nuova invocazione al dio, ebbe lì a gettarlo, a chiara esemplificazione dell’altrimenti più completo sacrificio dell’intera bestia.
E se, fra quelle fiamme, quel ciuffo di morbida peluria avrebbe potuto bruciare senza ragione di particolare enfasi, Duva non poté mancare di sorprendersi nel notare quanto, inaspettatamente e immotivatamente, la fiamma ebbe allor a ravvivarsi con un’inattesa e vivace colorazione azzurra, quasi bianca a tratti, permanendo in tal maniera per qualche istante prima di ritornare alla propria consueta tonalità…
« Il dio Gau’Rol, nostro signore, accetta il tuo olocausto. » le comunicò, non senza una certa soddisfazione, il sacerdote, aprendosi verso di lei in un amplio sorriso benevolente « Preghiamo insieme, ora, per ringraziare il nostro dio, il quale, nella propria infinita benevolenza, stenderà la propria mano misericordiosa su di te e sulla tua famiglia. » annunciò, per poi soffermarsi per un istante, dimostrando un’evidente incertezza « Hai una famiglia al tuo seguito, non è vero…?! »
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