11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 24 settembre 2020

3409


« Bambini... state buoni! » li redarguì M’Eu, levando gli occhi al cielo a confronto con l’ennesimo battibecco « Per Midda è un momento importante... »
« ... e non soltanto per lei. » soggiunse H’Anel, appoggiando la posizione del fratello, nel proiettare, al pari di lui, le proprie emozioni e i propri sentimenti su quel momento, quasi potesse essere loro lì concessa l’occasione, ancora in fanciullezza, di aver a rincontrare Midda e, magari, di sperare di poter crescere accanto a lei, con lei come madre.

A dispetto delle dolci illusioni di H’Anel e M’Eu, figli di Ebano, sinceramente affezionati a Midda nella misura tale per cui, paradossalmente, la di lei scelta di mantenersi lontana da loro per ovviare a influenzarli negativamente, ispirandoli a seguirla in quel cammino abbandonato dal loro genitore molti anni addietro, ancor prima della loro stessa nascita, aveva piuttosto motivato entrambi a perseguire quello stile di vita, anche nella speranza di ricongiungersi a lei; non Mera Ronae né Namile avrebbero avuto a doversi fraintendere qual lì particolarmente desiderose di ricercare nella zia un surrogato della figura materna: così non era stato anni addietro, quando pur ciò avrebbe potuto accadere, e così, a maggior ragione, non sarebbe stato allora, non ove, in fondo, entrambe avevano già potuto trovare soddisfazione nella propria necessità di una famiglia tanto nella figura del loro premuroso nonno, quant’anche nell’intero equipaggio della Jol’Ange, in un’abbondanza di zii e zie a cui, in effetti, avrebbero potuto asserire in fede di essere più legati rispetto a quanto non avrebbero potuto illudersi di esserlo con quella pressoché sconosciuta zia Midda, di cui tanto avevano sentito parlare, in ogni modo, tanto in positivo, quanto in negativo, ma a confronto con la quale ben poco tempo avevano avuto occasione di restare.
E tanto poco incentrato interesse nei riguardi della loro zia avrebbe avuto lì a dover essere riconosciuto da parte delle due gemelle nella misura per cui, ancor più che avere a osservare la medesima, ebbero a distrarsi, piuttosto, su tutti gli altri presenti, discernendo i volti conosciuti da quelli ignoti e, in quelli ignoti, avendo a cogliere qualcosa di quantomeno insolito, per non dire addirittura allarmante...

« Mer... la vedi anche tu?! » interrogò l’una verso l’altra, strabuzzando i propri giovani occhi color del ghiaccio a confronto con ciò.
« Temo proprio di sì, Nam... » confermò l’altra verso l’una, piegando appena il capo di lato, incerta nel merito di quanto, effettivamente, stesse allor lì osservando.
« Cosa c’è, bambine...? » le apostrofò il nonno, accanto a loro, chiamandole ancora bambine benché ormai gli anni dell’infanzia avessero, per loro, iniziato a cedere il passo a quelli della fanciullezza, in un età a confronto con la quale, in riferimento ideologico alle sue figlie, non gli era stata concessa una qualche, effettiva, occasione di vivere in passato.
« C’è una gorgone accanto a zia Midda. » obiettò quindi Mera Ronae, tendendo il braccio in avanti, per additare, ancora un paio di miglia abbondanti di distanza, la sconosciuta figura di quella donna rettile, quietamente in loro attesa, in effetti, accanto alla Figlia di Marr’Mahew, sul fronte opposto rispetto a quello là occupato da Be’Sihl Ahvn-Qa.
« Una gorgone...?! » esclamò colto del tutto in contropiede Ifra, giovane nipote di Berah, il membro più giovane dell’equipaggio della Jol’Ange prima del loro arrivo « Per la spumosa barba di Tarth! Sembra proprio una gorgone! » confermò, dopo aver cercato conferma visiva di quell’informazione, per un attimo, in tal modo, distratto dalle proprie correnti attività.
« Ifra... tendi quella cima, dannazione! » protestò per tutta replica Noal, dalla propria posizione al timone della nave, seguendo con curiosità quel dialogo ma lasciando tutto il proprio interesse rivolto a manovrare la Jol’Ange, nella necessità, in effetti, di prestare lì più attenzione rispetto a quanto non avrebbero avuto a fare in mare aperto, in ovvia conseguenza al maggior traffico presente all’interno di quella baia « Non sarebbe carino dare il bentornato a Midda facendole schiantare la Jol’Ange innanzi allo sguardo... »

Non che Midda Bontor, in verità, avrebbe ancora voluto vantare un qualunque diritto di proprietà su quella goletta, nell’averlo ceduto ormai da tempo: ciò nonostante, rivendicazioni di sorta o meno, ella era e restava colei che, insieme a Salge Tresand, molti lustri addietro aveva trasformato un relitto abbandonato nella nave che tutti loro conoscevano, ragione per la quale, quindi, un immancabile tributo di rispetto avrebbe avuto a doverle essere rivolto da parte di tutti loro... rispetto che, allora, avrebbe quantomeno preteso che non avessero, per l’appunto, a schiantarla stupidamente sotto i suoi occhi.

« Comunque c’è effettivamente una donna serpente... o qualcosa del genere, accanto a Midda! » confermò anche Masva, risalendo accanto a Noal « Credi che sia meglio armarci, capitano?! » propose quindi, con tono palesemente ironico e retorico, nel ben conoscere la sola risposta che avrebbe mai potuto conseguire alla proposta di quell’iniziativa.
« Vi ricordo che stiamo parlando di Midda Bontor, l’Ucciditrice di Dei. » sospirò il capitano, concedendosi quella replica soprattutto a beneficio delle gemelle, che forse, meno di chiunque altro, avrebbero avuto possibilità di cogliere il giuoco dietro a quelle parole « Se quella gorgone, o qualsiasi cosa sia, rappresentasse un pericolo, non credete che sarebbe già estinta, allorché scrutare quietamente l’orizzonte accanto a lei...?! »

Il pragmatismo di Noal avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual di difficile contro-argomentazione per chiunque. E se laddove ve ne fosse stata la necessità sarebbe allor stato eventualmente utile a placare i dubbi delle gemelle; certamente ciò di cui fu capace fu di ispirare uno scherzoso sbuffare da parte di Masva, così smontata nel proprio giocoso incedere...

« Noioso. » protestò ella, scuotendo il capo « E, comunque, mai una volta che ritroviamo Midda come l’abbiamo lasciata al giro precedente. » soggiunse, a non voler lasciar scemare il sereno chiacchiericcio del momento.
« Ancora...?! » domandò Camne, sbucando da sotto coperta, dopo aver finito di controllare che il carico fosse ancora ben assicurato nella stiva della nave « ... per una donna che veste sempre uguale da trent’anni è quantomeno bizzarro! » osservò, volgendo lo sguardo all’orizzonte, a ricercare conferma visiva di ciò.
« Capelli rossi, disordinati come sempre, e un nuovo braccio destro di metallo lucente. » la informò Av’Fahr, minimizzando l’annuncio di Masva « Gli abiti, in compenso e per l’appunto, sembrano sempre gli stessi! » soggiunse, ridacchiando e ammiccando nei confronti dell’interlocutrice.

A richiamare tutti all’attenzione, allora, tentò di intervenire nuovamente la voce di Noal, decisamente contrariato dalla direzione che stava prendendo quel momento concluso del loro viaggio, e una direzione un po’ troppo rilassata per i suoi gusti...

« Razza di scansafatiche, buoni a nulla e chiacchieroni che non siete altro! » tuonò quindi, con tono volutamente e grottescamente rabbioso a loro discapito « Scommetto che se la buon’anima del capitan Salge Tresand fosse ancora fra noi, non stareste lì a gingillarvi emettendo vani giustizi stilistici su chicchessia, ma stareste ben pensando a portare questa dannata nave in porto senza il benché minimo cincischiare! » li rimproverò, invocando il ricordo del loro antico capitano, ucciso ormai da molti anni e pur mai allontanatosi dai loro cuori e dalle loro menti « Muovetevi a fare quello che dovete... o vi giuro che coprirete quest’ultimo miglio a nuoto! »

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