11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 27 settembre 2020

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« Forse non ho capito… ma stai dicendo che, se soltanto io mi fossi convinta che quelle creature non dovevano esistere, esse sarebbero scomparse?! » contestò Midda Bontor, intimamente rabbrividendo a tale prospettiva e a una prospettiva utile a imporle, ove possibile, un senso di colpa ancor maggiore rispetto a quello che già la stava intimamente opprimendo.
« Non sono certa di un tanto subitaneo rapporto di causa ed effetto. » ribadì l’altra, escludendo la possibilità, per quella sua analisi, di poter essere intesa qual assoluta « Ciò non di meno, credo proprio che vi sia stata, e ancora vi sia anche in questo momento, una certa correlazione fra la tua percezione di quelle creature e la loro stato d’essere. » puntualizzò, a non rinnegare, tuttavia, quanto appena dichiarato « Se partiamo dal presupposto che, in quanto Portatrice di Luce, e di Oscura Mietitrice, tuo sia il potere di creare e il potere di distruggere, ineluttabile non può che esser intesa una correlazione fra l’intenzione desiderata e l’effetto prodotto: se per chiunque la realtà è diversa dalla percezione della stessa, per te, e per quanto, da te, viene reso realtà, la realtà è tale soltanto entro i limiti della percezione della stessa… nel bene, così come nel male. »
« Secondo-fra-tre ti ha imposto di vivere quell’esperienza come un incubo… e come un incubo tu l’hai vissuta, elaborandola nel peggiore dei modi possibili e creando degli avversari perfetti contro i quali non avresti mai potuto vincere. Avversari perfetti, oltretutto, guidati dalla tua nemica per eccellenza: nostra madre! » annuì Namile, dimostrando di star seguendo il ragionamento di Nóirín, e di star riuscendo a comprenderlo « Tutto ciò che di peggio la tua mente avrebbe potuto tradurre in realtà è stato, effettivamente, tradotto in realtà. E, in questo, nostra madre si è presentata come l’incarnazione più sfrenata di tutto ciò che di negativo avresti mai potuto attenderti da parte sua… fino, addirittura, a offrirsi qual una folle esaltata desiderosa di sterminare il mondo intero pur di trovare il modo di farti soffrire. »
« Esattamente. » confermò Rín, più che lieta che le proprie parole stessero venendo comprese e non avessero ad apparire solamente qual un qualche, folle, delirio « E nella stessa misura in cui tu l’hai immaginata capace di compiere ogni cosa, ella si è offerta allor in grado di compiere ogni cosa, finanche a sottomettere tutte quelle creature mitologiche da te tanto faticosamente abbattute nel corso della tua vita. »
« Ma, anche ammesso, e non concesso, che le cose siano andate così… perché diamine, alla fine, la situazione è mutata, ed è mutata così repentinamente?! » esitò la Figlia di Marr’Mahew, ancora non riuscendo a comprendere il senso di quella particolare dinamica.
« Forse perché, alla fine, nel vederci comparire e nel vederti condotte quelle stesse armi verso le quali tanta fiducia avevi riposto, hai iniziato a recuperare quel minimo di speranza utile a pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente. » si strinse fra le spalle Rín, ancora una volta incapace a offrire verità assolute e, ciò non di meno, fiduciosa di non essere poi tanto distante da esse, nel star offrendo, in termini forse impropri, una certa logica nel merito di quanto accaduto « Hai voluto credere che quelle armi avrebbero avuto la possibilità di abbattere i tuoi nemici… e quelle armi hanno abbattuto i tuoi nemici. Hai voluto credere che, malgrado un numero di colpi insufficiente a tenere testa a un esercito tanto vasto, la platealità delle prime uccisioni sarebbe stata sufficiente a costringere i tuoi nemici a ritornare sui propri passi… e la platealità delle prime uccisioni ha costretto i tuoi nemici a ritornare sui propri passi. E, innanzi a tutto ciò, hai avuto dubbi sulla capacità di Nissa di essere in grado di imporre il proprio volere su tutti i ritornati, a partire dai mostri mitologici via via allargandosi a tutti gli altri… e Nissa non è più stata in grado di imporre il proprio volere su tutti i ritornati, a partire dai mostri mitologici. »

Il percorso mentale seguito da Nóirín Mont-d'Orb, e in quelle parole allor espresso, non ebbe a negarsi un certo fascino e un indubbio raziocinio, nel dimostrarsi allor in grado di giustificare quanto altresì ingiustificabile, incominciando proprio da quella vittoria, e da quella vittoria occorsa in maniera comunque troppo repentina, e troppo semplicistica, per poter essere accettata qual concreta. Ciò non di meno, per Midda, accettare la verità di quelle parole sarebbe equivalso a dover anche ammettere quanto, sino a quel momento, aveva cercato di ignorare, o, comunque, di minimizzare nel proprio valore, nella propria importanza: il reale significato della propria successione ad Anmel Mal Toise qual nuova regina, e qual nuova Portatrice di Luce nonché Oscura Mietitrice.
Nei primi giorni di quella nuova fase della propria vita, ella non aveva potuto ovviare a reagire in maniera decisamente spaventata a confronto con tutto ciò: l’idea dello smisurato potere del quale si era ritrovata improvvisamente, e anche abbastanza inconsciamente, detentrice, non avrebbero potuto mancare di intimorirla, nella consapevolezza di non aver a poter riconoscere la propria vita qual degna del titolo di Portatrice di Luce, e nel timore, in effetti, di aversi a dover identificare, proprio malgrado, qual l’Oscura Mietitrice. In ciò, ella non avrebbe potuto ovviare al domandarsi quanto, in effetti, non sarebbe potuto essere meglio, per tutto il Creato, che ella avesse a sparire dalla circolazione, esiliandosi da tutto e da tutti: un pensiero, in effetti, che non aveva cessato di accompagnarla anche nei tempi precedenti e anche, e soltanto, poco prima dell’inizio di tutto ciò, quando già, in effetti, si era riservata qualche personalissima elucubrazione sulla possibilità di richiamare in vita la propria gemella Nissa, allo scopo di poterla restituire alle proprie figlie e, in tal senso, di poter in qualche modo espiare quel senso di colpa che non avrebbe potuto ovviare a considerare qual proprio in conseguenza a quanto accaduto nelle loro vite, sin da quel lontano giorno in cui, ancora bambina, decise di lasciare la propria casa natale, per spingersi alla scoperta del mondo esistente oltre i confini della piccola Licsia.
A contrastare tanto potenzialmente autodistruttive iniziative, tuttavia, aveva avuto ruolo, tanto in quei primi giorni, come in momenti decisamente più recenti, la presenza al suo fianco di quella coppia di amiche sororali capaci di intervenire sempre al momento giusto, e sempre con la frase giusta, per frenarla o per spronarla, per imporle di rallentare o di accelerare quando più opportuno, al fine di riuscire, sempre e comunque, a restare fedele a se stessa in una situazione nella quale ella non avrebbe più saputo, in fede, descrivere chi o che cosa fosse Midda Bontor. Duva e Lys’sh, in tal senso, erano divenute una parte irrinunciabile della sua esistenza, al pari di Be’Sihl o dei suoi figlioletti, Tagae e Liagu, e forse, e persino, in misura maggiore, laddove utili a permetterle di mantenere un qualche controllo sulla propria bussola interiore e, in ciò, di non smarrirsi dell’infinito di ciò che le stava accadendo e di ciò che, proprio malgrado, ella era diventata, ed era diventata per riuscire a segnare la fine del proprio altresì interminabile confronto con Anmel Mal Toise.
Ma se, in grazia alla presenza di Duva e di Lys’sh, ella si era allor illusa di poter mantenere sotto controllo quella nuova fase della propria vita, quella propria nuova quotidianità, accadimenti come quello, a confronto di analisi razionali e condivisibili qual quella lì scandita da Rín, non avrebbero potuto ovviare ad abbatterla psicologicamente, facendole dubitare fortemente di sé, di quanto allor stava compiendo, di come allor lo stava compiendo e, ancora, di quante, effettive, possibilità ella avrebbe potuto avere a confronto con la speranza di non trasformarsi in una vera e propria condanna per il mondo, e una condanna innanzi alla quale persino il leggendario nome di Anmel Mal Toise avrebbe avuto a perdere valore.

« E’ tutta colpa mia… » concluse pertanto, offrendo una definitiva chiave di lettura a quanto asserito da Nóirín, senza una qualche volontà di vittimismo e, anzi, nell’avere lì, piuttosto, a riconoscersi qual carnefice.

Una carnefice non soltanto colpevole di tutti i morti lì riportati in vita. E non soltanto colpevole di averli ripotati in vita. Ma anche, e peggio, responsabile di tutte le vite che quei non morti avevano preteso in quei giorni di battaglia, e di tutte quelle vite in tal maniera tragicamente spezzate in sol conseguenza alla propria più stolida incapacità a controllare i propri poteri e le conseguenze nell’impego degli stessi.

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