11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 29 settembre 2020

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Korl Jenn’gs non si era mai giudicato un cattivo ragazzo.
Non che egli potesse avere la benché minima consapevolezza nel merito del fatto che i cattivi ragazzi avessero a giudicarsi quanto tali. Anzi, egli era piuttosto certo che nessun cattivo ragazzo pensasse di essere cattivo, quanto e piuttosto avesse a intendere gli altri qual tali. Ma, forse sbagliando, egli non si era mai giudicato un cattivo ragazzo.
E non che egli fosse solito avere a giudicarsi un bravo ragazzo, nell’essere ben consapevole di quanto i bravi ragazzi, certamente, erano soliti agire in maniera probabilmente diversa rispetto a lui. Anzi, egli era piuttosto certo che qualunque bravo ragazzo non avrebbe esitato a considerarlo un cattivo ragazzo. Ma, forse sbagliando, egli non si era neppur mai giudicato un bravo ragazzo.
Dovendo esprimere un giudizio di merito a proprio riguardo, quindi, Korl Jenn’gs non si sarebbe mai sbilanciato, non nel bene, non nel male, nell’aver comunque ad ammettere ogni propria mancanza e, parimenti, nell’aver a riconoscere qualche proprio pregio, in un sostanziale equilibrio tale da spingerlo a giudicare se stesso nulla di più e nulla di meno se non un semplice essere umano, con tutti i propri limiti, con tutte le proprie mancanze e, ciò non di meno, con tutti i propri pregi, con tutti i propri punti di forza.
Fra i punti di forza di Korl Jenn’gs, certamente, uno avrebbe avuto a dover essere riconosciuto nella sua maniacale cura per la propria forma fisica, seriamente convinto della retorica utile a definire il corpo qual il tempio dello spirito e, in tal senso, desiderando offrire al proprio spirito il miglior tempio possibile. In questo egli non aveva mai perso occasione di impegnarsi in ogni qual genere di attività sportiva, mai a livelli agonistici e, ciò non di meno, certamente potendosi concedere di immaginare, senza neppure tanto particolare arroganza, qual più che meritevole di poter competere in qualunque genere di gara, senza in questo avere di che sfigurare.
E se, in tanta prestanza fisica, e in un fisico quindi più che scolpito, facile sarebbe stato poterlo ritenere uno sciocco contraddistinto da tanti muscoli a discapito di tanto poco cervello, Korl Jenn’gs non avrebbe avuto neppure a doversi fraintendere qual tale. Non laddove, fra i propri altri pregi, certamente un posto d’onore avrebbe avuto a doverlo ricoprire il suo intelletto, e quell’intelletto a confronto con il quale, in effetti, persino il suo fisico scolpito avrebbe avuto a poter essere spinto in secondo piano. E più che interessato a offrire maggiore possibilità alla propria mente che non al proprio corpo, egli non aveva avuto a negarsi la possibilità di porsi in giuoco da tale punto di vista. E di porsi in giuoco frequentando tutte le scuole e, addirittura, sospingendosi sino all’università.
Ma l’università, in quel della città di Thermora, fiero baluardo del progresso tecnologico del quarto pianeta del sistema binario di Fodrair, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa alla portata di chiunque. E non per questioni di natura culturale, quanto e piuttosto, banalmente, di natura economica. E così anche un giovane come Korl Jenn’gs, il quale pur avrebbe avuto a dover essere riconosciuto, fra i più, qual assolutamente meritevole di avere occasione di frequentare l’università, per porre le basi, in essa, di un solido futuro; ove non fosse stato in grado di sostenere le ingenti spese universitarie, tanto in termini di retta, quant’anche in termini di annessi e connessi, non avrebbe potuto riservare il giusto spazio ai propri sogni. Sogni ai quali, comunque, Korl Jenn’gs non era disposto a rinunciare, motivo per il quale si sarebbe impegnato in ogni modo utile al fine di trovare di che finanziarsi gli studi.
E, fortunatamente per lui, o così, per lo meno, egli aveva avuto inizialmente a credere, questa occasione non aveva tardato a concretizzarsi. E a concretizzarsi con l’aiuto di una straordinaria organizzazione chiamata Loor’Nos-Kahn.
Per Korl Jenn’gs, la Loor’Nos-Kahn era stata interpretata, e non in maniera del tutto impropria, qual la più grande opportunità della propria vita, nel concedergli occasione di sfruttare il proprio corpo, quel mirabile tempio del proprio spirito, in un mezzo allor utile per l’accrescimento della propria mente, nel concedergli la speranza di una formazione che, altrimenti, gli sarebbe stata ineluttabilmente negata.
Ovviamente, dal basso della propria ingenua ignoranza, o della propria ignorante ingenuità, Korl Jenn’gs non si era sforzato di comprendere cosa potesse esservi dietro alla Loor’Nos-Kahn, e a quello spropositato livello di risorse: egli aveva accettato, semplicemente, che le cose avvenissero. E che, in cambio del proprio impegno come paramilitare all’intero di quella bizzarra organizzazione, egli sarebbe stato pagato un numero imbarazzante di crediti, in misura tale da non avere occasione di rifiutare simile opportunità.
Purtroppo raramente a confronto con una simile mancanza di comunicazione fra senso di realtà e coscienza, vi può essere occasione per un lieto fine. E, in tal senso, si era purtroppo evoluta anche la storia di Korl Jenn’gs, quand’egli, insieme a molti altri colleghi, si era ritrovato a essere travolto dall’irrefrenabile irruenza di una donna, e di una donna che, da sola, era stata in grado non soltanto a tener testa a tutti loro, lì presenti in un quantitativo terribilmente superiore, ma anche, e ancor peggio, di una donna che aveva agito non con l’intento di vincerli, quanto e piuttosto con quello di distruggerli, di annientarli, uccidendoli tutti e uccidendoli tutti senza dimostrare la benché minima esitazione, la benché minima pietà.
Un solo colpo di spada, un semplice montante, era stato sufficiente ad aprire il suo addome e a veder riversate le sue budella sul pavimento innanzi a lui. E nell’osservare, quasi senza comprendere, tanto disgustoso spettacolo, nauseato dallo stesso immondo odore delle proprie viscere sparse innanzi a lui, in quell’ultimo, e fugace barlume di coscienza prima dell’imperitura oscurità, egli era morto.
In tal maniera Korl Jenn’gs era morto. Stroncato nel pieno della propria gioventù da una sconosciuta antagonista. E da un’antagonista che, senza conoscerlo, e senza preoccuparsi di conoscerlo, aveva deciso che la sua vita non avesse significato alcuno.
Se Korl Jenn’gs avesse avuto occasione di maturare consapevolezza di essere morto, sicuramente ciò avrebbe avuto a dispiacergli. E a dispiacergli nella misura in cui non avrebbe avuto più possibilità di riabbracciare la propria non più giovane madre, o la propria sorella maggiore. Così come nella misura in cui non avrebbe potuto essere presente alla nascita del proprio nipotino, o negli anni della sua infanzia, più che desideroso di interpretare per lui il ruolo dello zio simpatico sempre pronto a strappargli una risata con la battuta giusta al momento giusto. O, anche, nella misura in cui egli non avrebbe mai potuto completare i propri studi, non avrebbe mai potuto riscattare il proprio futuro, e, magari, contribuire in maniera realmente positiva al progresso scientifico e tecnologico del proprio mondo, della propria civiltà, per così come, forse immodestamente, non avrebbe potuto mancare di sperare di avere occasione di compiere un giorno.
Fortunatamente, o sfortunatamente, per lui, non gli venne concessa opportunità alcuna di maturare consapevolezza nel merito della propria fine prima che questa fosse avvenuta. E, così, Korl Jenn’gs si era ritrovato morto a propria insaputa.
E forse fu per questa ragione che, nel momento in cui la propria coscienza tornò a collegarsi alla realtà a sé circostante in quella cupa biblioteca, egli non ebbe immediata occasione di comprendere cosa stesse accadendo o perché. Non che, in effetti, almeno nei primi minuti... anzi, nelle prime ore e, persino, nei primi giorni, ciò gli fu richiesto.
Quasi come se stesse sognando uno stranissimo sogno, o, più propriamente, un incubo, Korl Jenn’gs ebbe a ritrovarsi circondato da dozzine e dozzine, centinaia, forse migliaia, di altre persone, e di persone che, tuttavia, non stavano chiaramente bene. Non per così come avrebbero avuto a poter essere descritte quelle carcasse vagamente umane, e quelle carcasse, in taluni casi, caratterizzate da molta meno carne sulle proprie ossa rispetto a quanto non sarebbe stato ammissibile avesse a essere per un qualunque essere vivente.
Non che, almeno all’inizio, il terrificante vuoto caratterizzante il suo addome, e il suo addome squarciato e privo di viscere, avesse a potersi intendere particolarmente più edificante a livello psicologico, o trasparente di uno stato di buona salute...

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