Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 25 gennaio 2009
381
Avventura
010 - Il collezionista di sassi
Per quanto non avessi alcuna idea in merito alla sua identità, mi fu immediatamente chiaro come non doveva essere la prima volta che ella poneva piede all’interno della taverna: difficile sarebbe stato credere il contrario nel momento in cui immediatamente dimostrò chiara familiarità con l’ambiente e, soprattutto, con Be’Sihl. Coloro che fra i miei compagni di lavoro erano in servizio da sufficiente tempo per conoscerla, per sapere chi fosse, spiegarono agli altri, che come me ancora non la conoscevano, chi ella fosse e quale fosse la sua attività: non solo per semplice desiderio di chiacchiera, di pettegolezzo, quanto e soprattutto per evitare fraintendimenti derivanti da un abbigliamento fin troppo succinto, il quale ben poco concedeva alla fantasia rivelando altresì la maggior parte delle sue prorompenti forme.
Ora, prima di proseguire questo monologo interiore verso l’appuntamento finale con la morte, ritengo siano d’obbligo una premessa ed una retrospettiva onde evitare incomprensioni.
La retrospettiva riguarda mia madre. Accennando a lei, poco fa, ho tralasciato volutamente qualsiasi dettaglio a suo riguardo: volendo essere sincero, almeno in questa occasione, devo ammettere che non sono mai riuscito realmente a liberarmi della sua ombra, a dimenticare la sua esistenza come avrei voluto, e riferirmi a lei, anche dopo tutto questo tempo, non potrebbe evitare di farmi soffrire. Per questo motivo ho cercato di evitare.
Mia madre era molto bella. Sono consapevole del fatto che, probabilmente, agli occhi di qualsiasi bambino, la madre appare quale la più bella che possa esistere al mondo, una regina stupenda, straordinaria, degna delle antiche ballate, addirittura competitiva con la leggendaria Anmel. Al di là di ogni infantile considerazione, però, sono convinto che ella fosse veramente una donna incantevole come poche, dove alcun altra, prostituta o non, mi è mai stata offerta con il medesimo suo fascino, come almeno tale risulta nei miei ricordi. Umanamente, in un ottica estremamente maschile, non riuscirei neanche ora ad offrir torto a tutti gli uomini che erano disposti a pagare oro sonante per trascorrere delle ore in sua compagnia: però, escludendo ciò che di lei gli altri avrebbero potuto pensare, in un ottica estremamente filiale, ancora non mi capacito su perché ella avesse accettato simile stile di vita. Vero è che in Kriarya per una donna, soprattutto per una bella donna, non sono mai state offerte molte altre possibilità di impiego… ma perché restare lì, allora? Perché sacrificare la propria esistenza in una vita simile quando molto di più le sarebbe potuto essere offerto? Certo non posso evitare di sentirmi ipocrita a pormi queste domande, laddove io stesso, spesso e volentieri, sono ricorso a prostitute per soddisfare i miei capricci e verso di loro non ho mai posto simili dubbi, tali domande. Ma… mia madre, dannazione… mia madre…
La premessa, poi, riguarda proprio il mio rapporto con le donne.
Nel riflettere in merito a Midda e della sua comparsa nella mia vita si potrebbe pensare, infatti, che mai prima di lei avessi veduto una donna o, peggio ancora, mai avessi conosciuto il sesso: non è così. L’esperienza controversa con mia madre non mi ha inibito in alcun modo nei riguardi delle donne o della sessualità e, anche se così fosse stato, nel periodo vissuto al servizio di lord Cemas non avrei potuto evitare di superare tale eventuale ostacolo laddove al mio ex-tutore si propose sempre particolarmente a cuore questo aspetto della mia vita. Egli, in effetti, mi spinse spesso e volentieri a ricercare il calore di una delle sue molteplici protette, quasi impegnandomi in un appuntamento fisso, periodico, nel richiedermi di dar prova della mia virilità: non ho mai saputo, e neanche ora saprei, immaginare il perché di un tale riguardo. Nell’ipotesi che potesse essere mio padre, forse egli aveva timore che la propria eredità, la propria immortalità potesse andare perduta con me, in una mia eventuale inibizione nei confronti delle donne, non avendo egli altra prole ufficiale a garantire al suo nome ed al suo sangue di mantenersi nella storia: escludendo, però, tale eventualità, del resto mai confermata, non sono in grado di proporre alcuna altra ragione per tanta insistenza.
Comunque ora non credo possa essere un dettaglio importante: chiaro, semplicemente, deve essere l’assunto che prima del’arrivo della mercenaria già molte don… d’accordo… alcune donne… avevo avuto modo di conoscere carnalmente, sebbene con alcuna vi fosse mai stato qualcosa definibile come amore. In effetti, fino a quel giorno non credo avessi mai potuto comprendere il vero significato di simile parola, essendo un concetto troppo lontano, troppo estraneo alle mura della città del peccato: con il suo arrivo, però, tutto cambiò, laddove per la prima volta potei conoscere tale emozione vedendola riflessa negli occhi dei suoi due protagonisti…
Midda si propose fin da subito quale una donna di raro fascino, quel genere di immagine femminile al quale non ero più abituato almeno dai tempi in cui fuggii di casa, abbandonando per sempre mia madre: pur non riuscendo, almeno nell’immagine mentale che di quest’ultima conservavo, ad esserle pari, non concedendosi propriamente bella nell’accezione più pura del termine, ella appariva indubbiamente carismatica, emotivamente forte, tale da catturare senza indugi ogni attenzione attorno a sé, soprattutto da coloro che, mio pari, non erano abituati ad un simile confronto. Ma, oltre ad essere una donna, ella era ancor prima un guerriero ed, in questo, alcun pensiero malizioso sarebbe stato salubre se ipotizzato nei suoi confronti, ragion per cui essenziale si propose l’avvertimento concesso a noi che non avevamo avuto modo di conoscerla prima di allora. Non a caso, in quella settimana di permanenza nella locanda, quattro furono le risse in conseguenza di commenti troppo audaci nei suoi confronti: a tal riguardo, comunque, bisogna sottolineare che, nonostante la mia ingenuità nei confronti di molte questioni solitamente considerate “normali”, io compresi immediatamente come in lei fosse presente un chiaro interesse alla colluttazione, ricercandola esplicitamente anche nel momento in cui alcuna occasione per essa sarebbe dovuta esserci ed, in ciò, rendendosi ancor più pericolosa del dovuto.
Non simile carattere, però, fu per me un freno a qualsiasi possibilità di fantasia in merito alla mercenaria, quanto la comprensione dell’esistenza di un rapporto più che particolare fra lei e Be’Sihl. A dispetto di molti miei compagni, infatti, nel cogliere gli sguardi fra i due, i loro battibecchi e le reciproche premure, io non ebbi esitazioni ad intuire l’esistenza di un sentimento diverso, qualcosa che per me era stato assolutamente estraneo fino a quel giorno ma che compresi essere qualcosa di estremamente simile al mio rapporto con i sassi. Sebbene non vi fu mai riprova in merito all’esistenza di un rapporto fisico intimo fra loro, fu immediatamente chiaro come entrambi avessero bisogno l’uno dell’altra, per potersi sentire vivi, per poter trovare un punto fermo in un mondo in continuo movimento, un’ancora nel mare agitato del destino. Ed anche dove, nel proseguimento delle loro reciproche ed estremamente diverse esistenze, probabilmente non vi sarebbe mai stata possibilità di una quotidianità come quella che legava… lega me ai miei tesori, ciò non avrebbe reso meno essenziale, meno desiderato quel reciproco completamento.
Stupidi che non siete altri. Perché continuate a sprecare l’occasione di vivere pienamente il vostro rapporto? Possibile che non comprendiate quanto fragile è la vita e quanto semplice sarebbe perdere per sempre ciò che sembrate dare per scontato? Se solo poteste sentirmi…
… mi ridereste dietro.
Sì, certo. Belle parole, soprattutto se pronunciate da chi ha già commesso tale errore di giudizio ed ora ne sta pagando le conseguenze. Spero solo, per lo meno, che il mio sacrificio possa loro servire a comprendere ciò che sembrano voler continuamente ignorare, volersi testardamente negare: purtroppo sono convinto che neppure dietro tortura né Midda né Be’Sihl avrebbero il coraggio di dichiararsi. Peccato per loro.
Cinque furono le occasioni nelle quali la donna guerriero fece ritorno alla locanda durante il mio periodo di servizio in essa, e cinque splendide pietre, ogni volta, ricercai per la mia collezione. Difficile, in effetti, si propose individuare quali sassi al meglio avrebbe potuto rappresentare l’emozione di quel nuovo incontro, di quelle giornate che, dentro di me, erano vissute sempre come meravigliosi motivi di festa: un opale, una sfalerite, un crisoberillo, una calcite e persino un rutilo furono selezionati, non senza un deciso impegno, per quell’importante compito arricchendo il mio tesoro nella decisa incomprensione da parte dei miei compagni che mai poterono capire il perché mi ostinassi ad accumulare pietre nella mia stanza.
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