Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 7 ottobre 2010
1000
Avventura
022 - Futuro
Per un lungo istante, che parve essere privo di speranza di conclusione, Lange Rolamo osservò silenziosamente la donna fieramente eretta di fronte a sé, soppesando nel proprio intimo il valore delle parole da lei allora pronunciate e considerando, in ciò, persino il richiamo alla primitiva divinità per lui sconosciuta e pur nota quale da lei sinceramente venerata.
Difficile era e, in verità, era sempre stato, per il capitano della Kasta Hamina, riuscire a rapportarsi con colei a cui, comunque, aveva riconosciuto fiducia sufficiente da porla a capo della sicurezza, nel non essere troppo spesso in grado di coglierne i pensieri, di comprenderne le emozioni o, anche, di interpretare il bizzarro senso dell'onore da lei indubbiamente dimostrato. Quanto di lei da lui effettivamente colto, nella sua incredibile somiglianza con la propria seconda moglie, Duva, era ovviamente apprezzato, ammirato e, persino, rispettato, allo stesso modo in cui, parallelamente, egli non aveva mai smesso di apprezzare, ammirare e rispettare la propria ex-compagna e suo primo ufficiale, le cui qualità non sarebbero potuto essere poste in discussione neppure in conseguenza al loro divorzio o ai loro continui confronti. Tuttavia, oltre a un volto, a un aspetto tale da renderla straordinariamente simile a Duva, in Midda egli era certo vi fosse anche altro, una complessa realtà che non sarebbe mai stato in grado di apprezzare pienamente, di capire completamente, in conseguenza dell'indubbia estraneità di lei rispetto alla loro intera realtà. Un essere alieno, il suo, che non derivava da una semplice mancanza di confidenza, per lei, con quanto per loro abituale, consueto, normale, con la loro tecnologia, con il loro modo di essere e di vivere, con qualsiasi pur semplice accessorio o gesto quotidiano, quale un semplice lavandino o un gabinetto, quanto, piuttosto, derivante da un'assoluta incompatibilità fra l'anima della medesima e tutto quello, tutto il loro stesso piano di esistenza. E per quanto Lange fosse razionalmente a conoscenza delle fondate motivazioni alla base di simili sensazioni, in quanto semplice uomo, mortale e limitato, ancora troppo difficile, troppo complicato, era per lui accettare tutto ciò, o, tanto meno, comprendere pienamente la psicologia di una simile figura.
« E' necessario partire al più presto… » definì, ritrovando alfine voce in sua risposta e, con tale asserzione, considerando conclusa lì la questione, quell'ennesima controversia, senza vincitori né vinti, come era giusto che fosse e come sempre sarebbe probabilmente stato, nel mantenere un perfetto equilibrio all'interno della gerarchia propria di quella nave e di quell'equipaggio « Più attendiamo e più sarà complicato per i nostri sensori mantenere contatto con la scia energetica dei motori della nave di coloro che vi hanno aggredito. »
« Ti lascio libero di terminare i tuoi calcoli, allora… » annui ella, sciogliendo le proprie braccia dalla posizione conserta in cui le aveva mantenute sino a quel momento « Intanto io vado a vedere se Mars ha già finito di rimettere a posto i nuovi iniettori, se non lo hai già fatto tu… »
« No… non ne ho avuto il tempo. » negò l'uomo, tornando a volgersi verso il lavoro rimasto in sospeso in conseguenza dell'intervallo ritagliatosi all'arrivo della donna guerriero « Se è già pronto, raccomandagli di iniziare ad alimentare le bobine ed energizzare il sistema... appena avrò chiara la traiettoria migliore per uscire da questa dannata orbita senza andarci a scontrare con qualche roccia vagante, desidero poter salpare senza ulteriori perdite di tempo. »
« Signorsì, signore. » rispose la donna, voltandosi in direzione della stessa soglia appena oltrepassata.
« E già che ci sei, passa a controllare che il nostro arsenale sia pronto all'uso. » la raccomandò, senza voltarsi ulteriormente nella sua direzione « L'ultima cosa che desidero è scoprire troppo tardi di non avere alcun siluro pronto per l'uso, in caso di bisogno. »
Con un nuovo « Signorsì, signore. », Midda evitò di sottolineare quanto quell'ultimo particolare, compito proprio del suo specifico incarico, non avesse da essere posto in dubbio, nell'accettare come egli, nel suo ruolo di capitano, avesse ogni diritto per esigere da lei la massima solerzia in tal senso senza che ciò potesse essere accolto come una mancanza di fiducia. Per tale ragione, levando appena la mano destra in segno di saluto verso Ragazzo, la mercenaria lasciò la plancia allo scopo di fare ritorno verso la seconda sezione della nave e, lì nuovamente giunta, ridiscendere la sin troppo stretta scala a chiocciola preposta a collegare i vari livelli, allo scopo di spingersi sino ai confini di quel regno misterioso conosciuto con il nome apparentemente banale, e pur incredibilmente significativo, soprattutto per lei, di "sala macchine".
Nel mentre di ciò, Lange, rimasto nuovamente solo, nel comprendere ovviamente, in simile definizione, la muta presenza del proprio mozzo, malgrado ogni sincera intenzione volta a terminare quanto prima quei calcoli, lo studio di quella tutt'altro che semplice traiettoria, nell'esigenza non banale di ridurre al minimo possibile le possibilità di collisione della nave con qualche ostacolo, ebbe difficoltà a concentrarsi, al punto tale che, dopo una lunga esitazione, decise di rivolgersi proprio nella direzione del membro più giovane del suo equipaggio, a cercare un'occasione di confronto con lui, in un gesto, in verità, tutt'altro che inedito, ben lontano dal proporsi quale unico nel proprio stesso proporsi.
« Secondo te sono stato eccessivamente severo o quanto ho detto non è stato poi tanto privo di qualsivoglia ragione? » gli richiese, nel proclamarlo implicitamente, in tal modo, giudice e giuria non solo per quell'intera questione, quanto, persino e soprattutto, per le cause alla base di quell'ultimo, vivace, confronto, e, quindi, persino della possibilità stessa, per Midda e per il primo ufficiale, di sbarcare sul pianeta, così come era stato, occasione in conseguenza della quale tutto ciò stava trovando ragion d'essere.
« Io… » esitò il giovane, nel ritrovarsi a essere spinto, suo malgrado, in una situazione estremamente spiacevole, qual quella così a lui imposta « … io… sono convinto che lei sia un ottimo capitano e, come tale, sappia distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, soprattutto per il bene del suo equipaggio… »
« Grazie! » esclamò il capitano, più che soddisfatto da quella risposta, nell'accoglierla, ingenuamente, qual già completa, già conclusa e, in ciò, rivolta in tutto e per tutto a suo favore, in un appoggio forse ovvio, addirittura prevedibile, da parte del proprio mozzo, là dove, in caso contrario, l'avrebbe inviato immediatamente a pelare patate in cucina.
« … così come,… » riprese, tuttavia, Ragazzo, nel dimostrare in tal senso un sentimento di coraggio, o una stupida follia che, probabilmente, non avrebbe animato il cuore di chiunque, non avrebbe caratterizzato il comportamento di qualsiasi altro sventurato protagonista lì posto in sua vece « … in effetti, sono convinto che anche Midda Bontor sia un ottimo membro di questo equipaggio… e Duva Nebiria sia un altrettanto efficace primo ufficiale… e, in ciò, anche loro siano in grado di valutare con giudizio, con equità, una situazione, riconoscendo di volta in volta il modo migliore nel quale agire non diversamente da come farebbe lei stesso, in persona. »
Indubbiamente, il primo istinto conseguente all'ascolto di simili parole, di tale retorica e, purtroppo, sostanzialmente corretta opinione nel merito dell'operato delle due donne attuale fonte di disperazione per lui, fu, nel cuore del buon comandante della Kasta Hamina, quello volto alla defenestrazione del suo mozzo, dimostratosi in tal senso solo uno sporco mangiapane a tradimento. Tuttavia, in grazia dell'impossibilità ad attuare tale naturale e spontanea volontà, in assenza di una qualche finestra oltre la quale proiettare quella povera vittima sacrificale, innocente danno collaterale di una battaglia nel merito della quale non aveva né avrebbe potuto avere ragioni alcune, Lange Rolamo fu costretto a offrire un pur minimo spazio di riflessione, nella propria mente e nel proprio cuore, a quell'umile e pur pericolosa opinione, occasione in conseguenza alla quale non poté che rendersi conto dell'effettiva correttezza della medesima e, in ciò, del proprio innegabile errore.
« Sono lieto di constatare come non solo Midda e Duva, fortunatamente, sanno dimostrare di avere la testa ben conficcata sopra le spalle, a bordo di questa nave. » riprese, pertanto, voce l'uomo, cercando le parole migliori per esprimere un doveroso complimento in direzione del proprio giovane mozzo, un riconoscimento assolutamente meritato, al pari di tutti quelli dei quali, nel corso del tempo, si era dimostrato altrettanto degno « Dicono che il valore dell'equipaggio di una nave si possa misurare su quello del suo capitano. Si sbagliano. Il valore di un equipaggio si deve misurare su quello dell'ultimo fra i suoi mozzi. » definì, con tono tranquillo e incedere sincero nella scelta delle parole da utilizzare « Per mia fortuna, tu contribuisci in maniera assolutamente meritevole in tal senso… »
« La ringrazio, capitano. » chinò il capo Ragazzo, quasi imbarazzato da tanto.
« Ringrazia piuttosto di vivere in un mondo diverso rispetto a quello da cui proviene la nostra cara Midda Bontor… » obiettò egli, aggrottando la fronte « … o, in tal caso, saresti già a tenere compagnia ai pesci per quanto hai detto! » lo minacciò a posteriori, con tono serio e, pur, con intento indubbiamente faceto « Stai attento a non montarti la testa, pertanto, e controlla piuttosto a che punto sono i nostri motori: mi sento pronto per andare a spargere un po' di sale sulla coda dei luridi figli d'un cane che hanno osato levare le mani contro la mia ex-moglie! »
« Sì, signore! » balzò sull'attenti il giovane, subito dopo portandosi rapidamente all'interfono allo scopo di ottemperare agli ordini così ricevuti.
Concedendosi un fuggevole sorriso di ritrovata serenità, pace con se stesso, Lange Rolamo decise allora di porre da parte i propri sentimenti, le proprie emozioni personali, nella volontà di concedersi nuovamente quale il miglior capitano per la miglior nave che avrebbe mai potuto sperare di comandare, nonché il miglior equipaggio con il quale, in verità, avrebbe mai potuto sperare di attraversare le infinite distese dello spazio.
Per tale ragione, in conseguenza a tale volontà, egli chiuse nuovamente il proprio cuore, rinnegò la propria stessa umanità e tornò, allora, a essere un tutt'uno con la propria nave, solido e saldo come e più della stessa, per concedere alla medesima, e a chiunque lì a bordo, di ritrovare in lui un forte riferimento a cui poter fare appello in ogni momento. Suo limite o suo pregio, solo in quel modo, dopotutto, egli era in grado di immaginare il ruolo stesso di capitano e, in coerenza con quella sua stessa capacità di comprensione del mondo, solo in quell'unico modo egli credeva di poter essere realmente utile alla Kasta Hamina e agli uomini e alle donne lì attivamente impegnati per la comune sopravvivenza, quasi ai loro occhi, alla loro attenzione, dovesse quindi concedersi quale personificazione di un ideale, di un concetto astratto di comando e di coesione, ancor prima che un normale essere umano quale egli, dopotutto, era e sempre sarebbe rimasto: un mortale fallibile loro pari, capace non solo di sbagliare, ma, anche e soprattutto, di amare e odiare, soffrire e gioire, sperare e, all'occorrenza, pregare, come mai del freddo metallo, dell'inanimata, per quanto solida e salda, materia inanimata, avrebbe sfortunatamente mai potuto permettersi di fare.
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