11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 22 dicembre 2017

2407


Dopo le emozioni conseguenti alla vendita di un pezzo raro e pregiato qual Midda Namile Bontor, la giornata, all’interno della casa d’aste, aveva comunque continuato nel proprio consueto corso, proponendo altri pezzi non meno valevoli d’attenzione rispetto a lei, e, anzi, allor persino più litigati rispetto a quanto non avrebbero potuto essere altrimenti, nel confronto con l’evidenza di quanta insoddisfazione, necessariamente, avrebbe avuto a doversi considerare conseguenza di quella straordinaria trattativa chiusasi all’incommensurabile cifra di dieci miliardi di crediti.
Quasi, infatti, coloro insoddisfatti dall’esser rimasti privi della possibilità di vantare, fra i propri acquisti, una delle più importanti ricercate di quell’angolo di galassia, avessero a dover compensare tale senso di sconfitta, il clima di vivace trattativa non ebbe a doversi considerare esaurito a seguito della vendita della donna guerriero, quanto e piuttosto persino rinvigorito, nella volontà da parte di quegli agenti, di quegli intermediari, di potersi comunque accaparrare qualcosa di interessante per i propri rappresentati, pena, necessariamente, una spiacevole perdita nel proprio giro d’affari. Una situazione, quella così mantenutasi anche al termine della vendita di Midda Bontor, che non avrebbe potuto ovviare a compiacere, in primo luogo, i venditori di tali articoli, nonché, al loro fianco, anche gli stessi proprietari e gestori della casa d’aste, a rappresentanza dei quali, allora, il banditore, il quale non avrebbe potuto ovviare a una certa soddisfazione nel confronto con l’evidenza di quanto, a fine giornata, avrebbe potuto per lui essere riconosciuta la propria quota di partecipazione a tanto, importante guadagno.
Quanto, tuttavia, né gli acquirenti, né i venditori, né tantomeno il banditore, avrebbe potuto lì allora attendersi accadesse, sarebbe stata un’improvvisa, violenta esplosione di incontrollata furia animale provenire dal deposito delle vendite, una deflagrazione che ebbe a manifestarsi in una incontenibile carica di molte creature, provenienti dai più remoti angoli dell’universo e ben note per le proprie potenzialità, per la propria ferocia, sovente letale, per così come anche puntualmente promossa, ben pubblicizzata nel corso di precedenti trattative: merce ribelle che, per quanto, pocanzi, ordinatamente contesa fra gli astanti, nei loro riguardi incuriosita, quasi ingolosita, nel considerarne il valore commerciale ancor prima che nel riconoscerne l’incomparabile unicità individuale, che non fu altrettanto entusiasticamente accolta nel corso di quella rivolta, di quella ribellione, suscitando, anzi e al contrario, un moto di panico fra i presenti, fra i loro stessi acquirenti, tutt’altro che desiderosi, in tal senso, di ritrovarsi sgradevolmente esposti alla loro rabbia incontrollata, a quel chiaramente disperato tentativo di fuga da un destino di cattività al quale, a prescindere dalle loro rispettive capacità cognitive, alcuno fra loro avrebbe avuto piacere ad arrendersi.
A nulla valse, allora, l’invito alla calma promosso dal banditore, il quale, per primo, cercò di non palesare il proprio panico benché, alfine, non poté ovviare a dimostrare anche lui un comprensibile timore per la propria sopravvivenza, nel momento in cui ebbe a ritrovarsi posto a confronto con una bizzarra bestia simile a un grosso leone, non fosse stato per la presenza di due coppie di zampe posteriori, nonché per lunghi tentacoli circondanti le sue fauci comunque ornate da zanne. A nulla valsero, ancora, i tentativi di alcune guardie private, vigilanti dipendenti della medesima casa d’aste, per ripristinare la serenità, la pace in quella sala, i quali, sì, ebbero a schierarsi, immediatamente, a difesa di tutti i presenti, armati di cannoncini sonici, in grazia all’intervento dei quali poter fermare, poter stordire le creature lì coinvolte in quella folle rivolta, e che pur ben poco poterono, allora, nei confronti di un piccolo branco di rabbiosi rettili, creature dalle dimensioni modeste e che, tuttavia, nella propria foga, nella propria frenetica ricerca di salvezza, ebbero a riconoscere, forse istintivamente, quel gruppo qual un pericolo per il proprio domani e, in ciò, ebbero ad attaccarlo, ad aggredirlo, con la furia dei propri artigli, delle proprie bocche ornate di denti piccoli ma incredibilmente aguzzi, in grazia ai quali, allora, si riservarono il diritto di versare il primo sangue. A nulla valsero, infinite, le porte di sicurezza che ebbero a tentare di contenere, all’interno della sala, e, più in generale, di quell’edificio, quella carica furiosa dopo l’evacuazione della quasi totalità degli ospiti lì presenti, non laddove, contro di esse, andarono a riversare la propria ira di una coppia di bestie simili a enormi gorilla, con le braccia e parte del torso superiore rinforzati, corazzati, in maniera naturale, da una sorta di esoscheletro osseo, nel confronto con la solidità del quale, allora, non tanto le porte, quanto e ancor più i cardini delle stesse, ebbero a cedere, trascinandosi dietro anche parte delle pareti lì attorno, in un boato straordinario, volto, quasi, a rimarcare quanto orgogliosi avrebbero potuto aver a considerarsi i loro acquirenti, nell’essersi, effettivamente, accaparrati un maschio e una femmina di una specie straordinaria, dalla riproduzione dei quali avrebbero potuto riservarsi sicuramente grandi guadagni.
Così, in tanto disordine, in tal commistione di grida e ruggiti di ogni natura, nessuno ebbe possibilità di accorgersi, o anche soltanto tempo di ricordare, quanto, accanto a tante magnifiche creature, allora, un’altra, importante, figura non avrebbe avuto a dover essere obliata, non, soprattutto, laddove soltanto pochi minuti prima era stata al centro di tante attenzioni, di tanto interesse collettivo. Una creatura, una donna estremamente pericolosa, forse e ancor più di tutti gli altri mostri lì posti in libertà, che, in tutto ciò, in verità, avrebbe avuto a doversi riconoscere qual sola responsabile per i disordini lì in atto, pur, allora, non riservandosi alcuna occasione di prendere parte ai medesimi, nel preferire, piuttosto, approfittare di quell’obbligata distrazione da parte di tutti i presenti per proseguire in accordo ai propri piani, alla propria improvvisata, e non particolarmente originale ma non per questo infruttuosa, strategia, per poter evadere a sua volta dalla prigionia, dalla cattività impostale, procedendo per un altro verso, in un’altra direzione, e una direzione, allora, volta a permetterle, adeguatamente camuffata al di sotto del medesimo telo nero un tempo posto a celare la propria gabbia, e lì adibito a manto, di allontanarsi a sua volta da quella casa d’aste, abbandonando al proprio destino, al proprio fato, i propri ex-compagni di prigionia in tal maniera liberati, nell’avere altre creature, e nella fattispecie una coppia di frugoletti, ai quali rivolgere, altresì, il proprio interesse, le proprie attenzioni, e, soprattutto, i propri sforzi nella ricerca, nel rispetto tanto di una promessa, un giuramento con il quale ella si era legata a loro, quanto e ancor più nel rispetto del legame d’affetto con i quali, parimenti, essi si erano chiaramente legati a lei.
Meno di mezz’ora dopo la propria liberazione, quindi, non soltanto la Figlia di Marr’Mahew avrebbe avuto a doversi considerare libera di vagare per le vie del Mercato Sotterraneo ma, suo pari, se pur in direzioni diverse e sospinti da interessi diversi, anche tutte le altre creature che, come lei, erano già state vendute e che, come lei, avrebbero avuto allora occasione di ricercare il proprio destino, la propria autodeterminazione in sola conseguenza alle proprie azioni, e alla forza delle medesime. E nella casa d’aste dove tale indipendenza era stata loro pubblicamente negata, vedendoli ridotti a mera merce, tesori da vendere al miglior offerente, soltanto un cupo monito di morte e distruzione era rimasto a promemoria di quanto, in futuro, chiunque altro avrebbe avuto a dover riflettere molto attentamente prima di ritener di poter giuocare con il fuoco, e con il fuoco, lì, incarnato magnificamente nei corti capelli di quella donna dagli occhi color ghiaccio…
… un fuoco, il suo, la responsabilità della scintilla del quale, tuttavia, non avrebbe avuto a dover essere negata, nella memoria, a colui che già, per due volte, da lei era stato allor ucciso, dopo che, per due volte, parimenti, si era apparentemente impegnato a tentare di salvarle la vita. E se pur, dal proprio personale punto di vista, la donna guerriero non si sarebbe riservata particolare ragione di discriminazione nel confronto con quanto accaduto, ovviando a ritenersi particolarmente offesa, nel proprio intimo, per l’aiuto del quale, comunque, lì aveva avuto occasione di beneficiare e in assenza del quale, forse, sarebbe stata ancor non meno prigioniera rispetto a tutte le altre creature successivamente da lei stessa liberate; dal punto di vista di chi, per la seconda volta, si era ritrovato a essere ammazzato per sua mano, l’essere stato in tal modo escluso temporaneamente dai giochi avrebbe potuto essere considerato decisamente più spiacevole, scocciante quasi, nell’impegno che, allora, avrebbe nuovamente richiesto riuscire a porsi sulle tracce di lei.

« Questo… farà male. » sussurrò Reel Bannihil, ritrovando coscienza e volgendo lo sguardo al pugnale ancor profondamente conficcato sul lato sinistro del suo petto.

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