11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 13 giugno 2020

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Lord Masshiad non amava particolarmente il proprio incarico. Per quanto egli fosse, a tutti gli effetti, il signore di Lysiath, posto a capo di una delle sei province del regno, in quello che, invero, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual un importante ruolo di comando, lord Masshiad era perfettamente consapevole di essere all’ultimo gradino della gerarchia dei signori di Kofreya, di poco sopra all’oscuro baratro rappresentato da Kriarya se non, forse, addirittura al medesimo livello.
Se pur, infatti, lo sventurato feudatario della città del peccato avrebbe avuto a doversi intendere così vittima del proprio stesso incarico, e un incarico che mai gli avrebbe offerto alcun reale potere, alcun reale riconoscimento, alcuna reale autorità nel doversi relazionare con i “lord” della città, che di lord fregiavano il titolo ma null’altro avrebbero potuto vantare nell’aversi a intendere, altresì, qual una schiera di lestofanti e tagliagole al pari del resto della popolazione di quel buco dimenticato dagli dei; egli, pur avendo a dover considerare concretamente qual il signore di Lysiath e, in tale ruolo, pur avendo a poter vantare di essere pienamente riconosciuto da chiunque, sopra di lui, sotto di lui e al pari di lui, non avrebbe potuto ignorare l’evidenza della storia stessa di quella provincia, e di quella che, fra tutte le province di Kofreya, avrebbe avuto a intendersi qual la provincia bastarda, un’ininfluente acquisizione politica, una sciocca annessione dalla confinante Tranith, che pur alcun kofreyota avrebbe potuto realmente amare, di cui a nessuno sarebbe allor importato, non in misura maggiore di quanto interesse non avrebbe potuto essere rivolto, all’occorrenza, a un figlio illegittimo.
Insomma: lord Masshiad, pur signore di Lysiath, a capo della città e dell’intera provincia, e dal cui potere dipendevano direttamente almeno una ventina di altri signorotti, e qualche decina di migliaia di sudditi, non avrebbe potuto che essere insoddisfatto del proprio incarico, della propria vita, là dove, allorché essere lì, avrebbe preferito essere in qualunque altro luogo, fosse anche, e paradossalmente, la stessa Kriarya, magari lì animato dalla speranza di riuscire, all’occorrenza, a ristabilire il giusto ordine, la giusta disciplina, il legittimo controllo da parte del sovrano su tutti i propri domini, inclusa la famigerata città del peccato. All’occorrenza, anche Krezya non sarebbe stata male, un territorio complesso da gestire, e reso obiettivamente tale dall’essere attualmente il confine caldo del sempiterno conflitto con i propri y’shalfichi vicini, contraddistinto in ciò da tutte le numerose difficoltà del caso, e, comunque, proprio per questo, potenzialmente colmo di prospettive, e di prospettive utili a guadagnare importanza, rilievo, popolarità all’interno della corte, in ciò trampolino ideale per incarichi ancor di maggiore visibilità. O, meglio ancora, egli sarebbe stato più che entusiasta di essere inviato a prendere possesso di Kirsnya, l’unica vera capitale portuale di Kofreya, a confronto con la quale Lysiath non avrebbe potuto che risultare, sempre, in una posizione di sgradevole sudditanza psicologica, quasi una sorella minore, o, invero, una lontana cugina, una parente figlia di un ramo inviso al potere, che avrebbe avuto a essere invitata a corte soltanto per rispetto del protocollo, ancor prima che per un qualche, effettivo, interesse in tal senso.
Purtroppo lord Masshiad era consapevole di essersi mal giocato le proprie carte, nell’epoca in cui ancora gli era stata concessa qualche opportunità di carriera politica. E così, pur non amando particolarmente il proprio incarico, egli non avrebbe potuto fare altro che accettarlo, offrendo il proprio miglior viso al pessimo giuoco a cui il fato l’aveva costretto…
… non che lord Masshiad avesse, in effetti, un bel viso da presentare al mondo.
Persona contraddistinta da un carattere privo di qualunque tratto positivo, non propriamente simpatica, non esattamente affabile, certamente non carismatica, né, tantomeno, affascinante; lord Masshiad completava il quadro così proposto con una fisicità degna della propria pochezza di spirito, e una fisicità che, se pur non lo avrebbe certamente lasciato indicare qual uno degli uomini più brutti del mondo, certamente non gli avrebbe veduta riconosciuta alcuna piacevolezza di sorta. Basso e tarchiato, robusto di costituzione e, in aggiunta a ciò, persino grassottello, il suo volto si proponeva quasi ovale, ma non in senso verticale, come comunemente avrebbe avuto a potersi intendere un viso, quanto e piuttosto in orizzontale, come se un viso normale fosse stato schiacciato per effetto di un violento fendente da parte di un pesante martello. Contraddistinto, in più, da una calvizie ben più che incipiente, tale da fargli terminare la fronte oltre la linea dell’orizzonte del proprio stesso, largo capo, egli non avrebbe potuto vantare alcun genere di beltà, questione della quale, pur, non si era mai fatto cruccio, nella quieta consapevolezza di aver a essere, comunque, sufficientemente ricco e, malgrado tutto, potente, da non doversi sforzare né di essere bello, né, tantomeno, accattivante. E il risultato di ciò, purtroppo, non sarebbe potuto che essere il quadro d’insieme da lui offerto: un quadro d’insieme atto a delineare un individuo, pertanto, privo d’ogni valore, privo di ogni merito e, oltretutto, perfettamente conscio di ciò, per quanto, altrettanto, perfettamente conscio della propria posizione, del proprio potere, e di quella posizione e di quel potere che, comunque, nessuno avrebbe potuto negargli diritto e occasione di esercitare su qualunque uomo, donna, bambino o animale della provincia a lui affidata, proclamando leggi, esigendo tributi, e dispensando a modo proprio un arbitrario senso di giustizia, secondo i propri capricci. Non, quantomeno, fino al giorno in cui, per una qualunque ragione il sovrano di Kofreya non avesse voluto riorganizzare i pezzi sulla scacchiera politica del proprio territorio, eventualità che, pur non improbabile nei primi tempi del suo arrivo in quel di Lysiath, dopo quasi vent’anni, e venti chili in più, ormai avrebbe avuto a doversi intendere obiettivamente improbabile.
Lord Masshiad non amava particolarmente il proprio incarico. Ma, per quanto non amasse particolarmente il proprio incarico, oramai egli si era quindi rassegnato a esso, accettando quanto la sorte gli aveva destinato e riconoscendo quanto, ormai, difficilmente qualcosa sarebbe mutato, che egli l’avesse voluto o meno.
O, tale, in effetti, era quanto egli si era abituato a pensare, crogiolandosi placidamente nella quiete della propria quotidianità…

… sino al giorno in cui, una delle sue guardie, giungendo nelle sue stanze private là dove stava consumando la seconda colazione, gli annunciò che Midda Namile Bontor era giunta a chiedergli udienza.

« Perché conosco questo nome…? » domandò il signore di Lysiath, socchiudendo appena lo occhi per sforzarsi di riflettere, e di riflettere nel merito di dove lo avesse già sentito « Bontor… mmm… sembrerebbe quasi tranitha… quindi nessuno di cui dovrei interessarmi. »
« E’ l’Ucciditrice di Dei, vostra grazia. » sottolineò la guardia, aggrottando appena la fronte, nel non comprendere come egli potesse ignorare l’identità di una tale leggenda vivente « Colei che ha combattuto contro il dio Kah e lo ha abbattuto. »
« Oh… beh. » minimizzò egli, stringendosi appena fra le spalle a quella spiegazione « Un dio ben poco divino, questo Kah, per lasciarsi uccidere da una donna tranitha. » scosse il capo, con aria di disappunto innanzi a quella prospettiva.
« E’ la Campionessa di Kriarya, vostra grazia. » insistette la guardia, ora quasi sgranando gli occhi a confronto con l’evidente difficoltà dell’altro a comprendere di chi si stesse parlando « Ha protetto la città dagli assalti dei mahkra e ha permesso all’intera popolazione di salvarsi. »
« Nulla di cui menare vanto… » storse le labbra il feudatario, inarcando un sopracciglio « Se la città del peccato fosse stata cancellata dalle mappe, nessuno ne avrebbe francamente sentito la mancanza. »
« Vostra grazia… » tentò di insistere per una terza volta la guardia, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore a confronto con l’ottusità del proprio signore.
« Non mi interessa chi accidenti sia questa Midda Bontor… o cosa possa aver compiuto nel corso della propria vita. » levò tuttavia una mano lord Masshiad, richiedendo silenzio da parte della guardia « Non ho tempo da perdere… e anche l’avessi non lo perderei di certo concedendo la mia attenzione alla prima plebea desiderosa di chiedermi udienza. » sancì, a considerare chiusa la questione.

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