« Perché orchestrare qualcosa di così complicato...? » esitò Be’Sihl, impossibilitato a comprendere il senso di tutto ciò « Perché andare a inventarsi un nuovo mondo soltanto per intrappolarmi...?! »
« E perché Desmair fece ciò che fece con Midda...?! » replicò tuttavia l’altra, stringendosi appena fra le spalle a minimizzare la necessità che avesse a esservi una reale ragione alla base di taluni folli e sadici comportamenti « Crudeltà e noia, credo, sommati alla semplice evidenza della possibilità di farlo. » commentò, ovviando alla ricerca di qualche più profonda motivazione dietro a quanto accaduto « Nel mondo dal quale Maddie e io proveniamo, praticamente ogni inverno c’è qualche idiota figlio d’un cane rognoso che si “diverte” a dar fuoco a qualche senzatetto intento a cercare un po’ di calore coprendosi con fogli di giornale. » osservò, assolutamente senza la benché minima possibilità di orgoglio per tutto ciò « Perché lo fanno? Perché, appunto, sono crudeli e annoiati... e perché ne hanno la possibilità di farlo... » suggerì, in un paragone dal quale, forse, Desmair e secondo-fra-tre sarebbero persino usciti quali esempi positivi, laddove, in fondo, a motivare il loro operato avrebbe potuto anche essere considerato un mai negato desiderio di vendetta a discapito delle persone contro le quali si erano schierati.
« E comunque, nel mio piccolo, credo di aver anche fatto danno a tal riguardo. » soggiunse poi sempre Rín, proseguendo nel proprio intervento « Perché temo di aver involontariamente suggerito a secondo-fra-tre un’alternativa molto più semplice per riuscire a trarci in trappola. »
« ... in che senso?! » strabuzzò gli occhi l’uomo, quasi temendo di formulare quella domanda e, ciò non di meno, non potendo ovviare a farlo « Che cosa gli hai detto...?! »
« Che, al suo posto, io non mi sarei messa a sprecare tempo ed energie nel creare un mondo alternativo così originale come quello creato da Desmair per Midda o quello creato da secondo-fra-tre per te. » ammise ella, con una smorfia di palese imbarazzo a confronto con ciò « Giacché sarebbe stato molto più semplice ingannare qualcuno nel porgli innanzi esattamente quanto si sarebbe potuto attendere di avere ad affrontare ancor prima che una realtà a sé aliena. »
« ... »
Non fu difficile per Be’Sihl offrire ragione alla propria interlocutrice, trovando assolutamente logico quel pensiero. Un pensiero logico e, ciò non di meno, terrificante, soprattutto ove all’occorrenza posto a confronto la folle incertezza che tutto quello avrebbe potuto proiettare nei riguardi della realtà stessa, in termini tali per cui niente avrebbe più potuto essere considerato sicuro nella propria stessa offerta.
Se già, proponendogli un’assurdità come quella di essere stato catapultato in un nuovo mondo parallelo al suo, in una versione ringiovanita di se stesso, secondo-fra-tre era stato capace di ingannarlo, e ingannarlo con sufficiente sicurezza da farlo vivere per oltre vent’anni senza il benché minimo sospetto nel merito di quanto stesse effettivamente accadendo; cosa mai avrebbe potuto occorrere nel momento in cui egli lo avesse posto a confronto con una realtà decisamente più consueta, e una realtà indistinguibile da quella vera...?!
E, ancora, se già, proponendo un’assurdità come quella di essere rimasta in coma per anni e di aver sognato tutta la propria esistenza come mera allucinazione conseguente al proprio stato, Desmair era stato capace di ingannare Midda Bontor, e ingannarla con sufficiente sicurezza da cambiarla per sempre, nella propria mente, nel proprio cuore e nel proprio spirito; cosa mai avrebbe potuto occorrere nel momento in cui egli la avesse posta a confronto con una realtà decisamente più consueta, e una realtà indistinguibile da quella vera...?!
« Non ti è mai venuto il dubbio che potremmo non essere mai riusciti a sfuggire dal tempo del sogno...?! » suggerì quindi l’uomo, orripilato dalla prospettiva di dover porre in dubbio la propria stessa realtà e, ciò non di meno, costretto razionalmente a farlo, dopo quanto vissuto negli ultimi vent’anni o, quantomeno, in quelli che per lui erano stati vent’anni.
In effetti a Nóirín Mont-d'Orb quel dubbio era venuto. Ed era venuto in più di un’occasione.
In termini tali per cui, pur ovviando a darlo a vedere, ella stava vivendo ormai da settimane in un clima di assoluta paranoia, nello sforzarsi di riuscire a individuare, attorno a sé, un qualunque segnale, una qualunque evidenza che quanto da lei allor proposto fosse stato crudelmente attuato dal loro avversario, per imporre loro di restare prigionieri all’interno del tempo del sogno pur nell’ inconsapevolezza di tutto ciò.
Ciò non di meno, nel rendersi conto della follia di tale linea di pensiero, ella si sforzava puntualmente di andare oltre, di farsi coraggio e di ignorare simile eventualità, la dove, altrimenti, non sarebbe più riuscita a vivere in maniera serena la propria vita...
... così come, proprio malgrado, non stava allor riuscendo a fare, malgrado ogni ragionevole sforzo in senso contrario.
« Vorrei dirti di no... » ammise quindi, in un sorriso più teso di quanto non avrebbe avuto piacere offrirgli in quel frangente « ... ma... »
E per quanto mai come in quel particolare momento della propria esistenza egli non avrebbe potuto mancare di desiderare una risposta negativa da parte della propria compagna, anche a costo di ottenere da lei una menzogna spudorata, la sincerità da lei offertagli non poté che imporre al suo cuore ragione di soddisfazione, nell’imporgli confronto con una realtà forse complessa, persino spiacevole e, ciò non di meno, con quanto allora avrebbe comunque potuto essere finalmente reale.
« ... capisco. » annuì quindi egli, non insistendo ulteriormente verso di lei.
Ma il fatto che egli non avesse a voler insistere ulteriormente verso di lei non avrebbe allor comportato, necessariamente, che ella non potesse insistere autonomamente a tal riguardo, nell’intimo della propria mente, riprendendo con se stessa un discorso in verità mai concluso, alla ricerca di un modo per eludere la follia della trappola, all’occorrenza, da lei stessa ideata, e di quella trappola che, proprio malgrado, avrebbe avuto a doversi intendere praticamente perfetta sotto ogni possibile punto di vista.
Come distinguere la realtà vera da una realtà artefatta, là dove la seconda fosse stata definita a più completa imitazione della prima?
Cercare un’incoerenza, cercare un qualche indizio di tutto ciò nell’osservarsi attorno e nell’analizzare ogni particolare di quanto a sé circostanti, avrebbe potuto essere forse una possibilità. Ma una possibilità, invero, tutt’altro che efficace nella propria stessa formulazione, soprattutto a confronto con qualcuno fondamentalmente in grado di resuscitare un morto a partire soltanto dai ricordi nel merito dello stesso, per così come quietamente dimostrato con la creazione stessa dei ritornati.
Da colui che era stato in grado di estrapolare dalla Storia e dai ricordi di Midda Bontor migliaia e migliaia di uomini e donne, sovente da lei neppur effettivamente conosciuti nella propria individualità; come ci si sarebbe mai potuti attendere un qualche errore di sorta nella definizione di un’eventuale realtà surrogata, plasmata con l’unico intento di avere a sostituirsi alla realtà versa?!
« ... obiettivamente non sono ancora riuscita a concedermi la certezza di essere effettivamente riuscita a lasciare il tempo del sogno... » riprese ella, a proseguire la frase pocanzi lasciata in sospeso, a concedersi di riflettere più approfonditamente attorno a tutto ciò « ... e non hai idea di quanto tutto ciò abbia a terrorizzarmi. »
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