Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 21 ottobre 2009
649
Avventura
015 - La piramide nera
Il rapporto, il legame, che i tre mercenari si erano concessi di instaurare con la loro guida, non sarebbe potuto essere oggettivamente definito qual idilliaco, particolarmente solido o emotivamente sentito e, probabilmente, tale sentimento o, per meglio dire, tale assoluta mancanza di interesse, era stata completamente ricambiata anche da parte di Sanma, il quale in loro aveva trovato solo l'occasione di un guadagno interessante, di un arricchimento mai disprezzato o disprezzabile. Simile situazione, tale stato di fatto, non avrebbe però dovuto esser interpretato qual segno di particolare malizia, cattiveria o cinismo da parte degli uni o dell'altro, ma quale semplice espressione della vita quotidiana nel mondo dove tutti loro erano nati e cresciuti, realtà che, in verità, non avrebbe mai favorito particolarmente i legami umani, la fiducia reciproca. Là dove l'oro si poneva essere l'unico reale valore in cui poter porre la propria fede, il proprio interesse, là dove anche una moglie, una madre, una sorella, una figlia sarebbero potute essere vendute per un giusto prezzo, là dove la stessa vita umana avrebbe potuto essere economicamente qualificata e quantificata, rivelando, in verità, una quotazione tutt'altro che elevata, impossibile sarebbe stato dar luogo a particolari vincoli in maniera tanto semplicistica, tanto superficiale, soprattutto poi là dove uniti, semplicemente, per questioni di lavoro come erano stati i quattro fino a quel momento. Fuori dall'ordinario, in tal contesto, avrebbe anzi dovuto essere considerato il rapporto esistente già fra la Figlia di Marr'Mahew ed i due fratelli mercenari, in quanto derivato a propria volta da un'iniziale imposizione lavorativa, e, in effetti, anch'esso aveva visti affrontati, soprattutto nel primo periodo, grandi crisi, forti incomprensioni fra quelli che ora stavano apparendo tutti quali fratelli d'arme.
In virtù dell'assenza di un reale legame nei confronti di Sanma, né Midda, né Howe e neppure Be'Wahr, verso questi più benevolo, poterono definirsi sinceramente, non ipocritamente, quali affranti per il dolore di quella perdita, per la fine prematura che aveva coinvolto quel giovane, unica vittima del solo, reale serpente esistente all'interno dell'illusione creata a regola d'arte per trarli in inganno. Consci di come ogni avventura, ogni viaggio sarebbe potuto sempre essere l'ultimo per tutti loro, non avrebbero potuto sorprendersi di fronte a una perdita e, ciò nonostante, dove anche non fosse il cordoglio incondizionato per quella dipartita, la morte non poté neppure passare completamente inosservata, non li poté neppure trovare tanto indifferenti da non riservarsi la benché minima emozione nel confronto di quella particolare scoperta. E, anche in questo, una regolare cerimonia funebre non avrebbe potuto essere ovviata, a render giustizia a quelle spoglie mortali secondo gli usi a loro consueti, secondo i riti per loro comuni.
Così, prima del nuovo sorgere del sole, nel medesimo punto in cui era stato posizionato, al precedente tramonto, il fuoco attorno al quale avrebbero dovuto trovare protezione e riscaldamento, non mancò di sorgere una pira funebre, atta a rendere l'ultimo saluto, la celebrazione definitiva, nei confronti della prima, e speranzosamente ultima, vittima di quella loro spedizione nella Terra di Nessuno.
« Dovremmo forse dire qualche parola… in sua memoria… » suggerì Be'Wahr, in risposta alla laconicità in cui tutti loro si erano chiusi nell'osservare il corpo dell'uomo esser lentamente consumato dalle fiamme, nella seria contemplazione del traguardo a cui tutti, in maniera violenta o naturale, sarebbero giunti in un futuro, prossimo o remoto.
« Lo conoscevamo appena. » ricordò Howe, senza cinismo ma con semplice senso pratico, ove effettivamente non avrebbero potuto vantare alcuna profonda consapevolezza nei riguardi di quell'uomo e della sua vita ormai conclusa « La retorica, in questi casi, apparirebbe più simile a un insulto che a una glorificazione del defunto. »
Fu Midda, però, a trovare la volontà di esprimere ciò attorno a cui, immancabilmente, tutti i loro pensieri non avrebbero potuto mancare di essere rivolti, di essere focalizzati, nella certezza di quanto assurdo sarebbe stato considerare quella morte quale una banale coincidenza, un fato che avrebbe potuto cogliere chiunque fra loro. Difficilmente un evento concomitante ad una particolare condizione, ad un altro episodio, avrebbe potuto esser facilmente liquidato qual semplice fatalità: in quel frangente, in quel particolare contesto di stregoneria ed inganno, assurdo, sciocco e potenzialmente pericoloso sarebbe stato cedere a tal pensiero, a un così estremo e improprio giudizio.
« Rendiamo, all'alba di questo nuovo giorno, omaggio a un avventuriero, a una guida, il cui valore e la cui fama, guadagnata nel merito delle proprie azioni, lo ha coinvolto in questo suo ultimo e letale viaggio. » scandì ella, con tono deciso, gelido nella propria modulazione ma rovente nel significato del proprio messaggio « Sanma, questa notte, è stato ucciso da una volontà aliena, misconosciuta, forte e pericolosa, contro la quale anche il più forte fra gli eroi, il più valoroso fra i guerrieri, non avrebbe potuto trovare speranza di sopravvivenza. »
« Contro di lui, in conseguenza del suo ruolo, della sua conoscenza sul territorio, dell'aiuto che non ha mancato di offrirci conducendoci finanche a questa fonte segreta, è stata emessa una chiara condanna, volta a punirlo per quanto stava compiendo, per il traguardo verso il quale ci stava permettendo di spingere i nostri passi. » definì, proseguendo in quel discorso « Perché proprio egli sia stato scelto qual vittima, non ci è dato di saperlo: il serpente che ha estirpato il calore della vita dal suo corpo avrebbe potuto prendere chiunque fra noi, avrebbe potuto rapidamente concludere la nostra avventura in queste lande desolate, ma così non è stato. »
« Un monito, forse e pertanto, ancor prima di una reale offensiva, è stata quella che ha spinto alla morte il nostro compagno di ventura. » constatò, dando libera voce a quel raziocinio comune, a quella logica conclusione a cui alcuno fra loro avrebbe potuto evitare di giungere « Un avvertimento desideroso di spingerci lontano da queste terre, interdicendole, in questo, innanzi alle brame di chiunque altro dopo di noi potrebbe porre la propria attenzione, il proprio desiderio, nei confronti della nera piramide, dei suoi segreti e dei suoi tesori. »
« Un esortazione alla quale, però, non cederemo, dove agire in tal senso non rientra fra i nostri principi, non rientra fra le possibilità che siamo soliti riservarci e, peggio, renderebbe assolutamente vana questa morte, dove, sono certa, Sanma non potrebbe non esigere vendetta per quanto è accaduto. » si avviò a conclusione, esprimendo con decisione quelle parole « E dove, se noi non riusciremo a riconoscergli tale rivalsa contro chi gli ha negato ogni autodeterminazione, ogni futuro, allora egli avrà ogni ragione per impegnarsi a nostro discapito, per maledire il nostro nome, il nome di chi lo ha condotto alla propria morte, seppur nell'assolvimento del proprio dovere, del proprio impegno, della propria professione. »
Un'affermazione energica, colma di intrinseca energia, di una forza di volontà irrefrenabile, quella che venne così formulata in un vago sapore di giuramento, in una incontestabile dichiarazione di intenti, volta contemporaneamente alla memoria, allo spirito immortale di Sanma, nel volergli garantire, in ciò, la possibilità di riposare quietamente ovunque egli fosse giunto, e all'attenzione del loro ancora misconosciuto avversario, colui che aveva deciso di aprire nei loro riguardi simile offensiva, forse nella volontà di proteggere quel tempio dimenticato dall'umanità.
Né Midda, né Howe, né Be'Wahr, guerrieri esperti, mercenari valorosi, combattenti non abituati a chinare il capo di fronte a poteri mistici, per quanto letali, per quanto aggressivi in loro contrasto, avrebbero prima di allora, prima di quell'attacco, potuto prendere in considerazione la possibilità di ritirarsi, di voltarsi e condurre i propri passi verso le proprie case, verso ambienti per loro più familiari, più congeniali. A seguito di quanto occorso, poi, quell'ulteriore sprone avrebbe loro negato ogni seppur ipotetica e infondata prerogativa in tal senso, costringendoli a proseguire verso la piramide perduta, nella volontà non solo di concludere il proprio incarico, non solo di guadagnarsi il diritto sui tesori in essa celati, non solo di vendicare la fine della loro guida, la cui salma ora stava bruciando innanzi al loro sguardo, ma anche nel desiderio di definire il proprio valore in contrasto a quel blasfemo potere, a quell'oscuro misticismo che aveva attentato alle loro esistenze e che, in quel monito così costruito, aveva deciso di umiliarli ancor prima di affrontarli.
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