Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 20 maggio 2010
860
Avventura
020 - Il regno dimenticato
Nel riservarsi occasione di conoscere personalmente Ma'Sheer, probabilmente chiunque avrebbe potuto esprimere in maniera legittima, e assolutamente condivisibile, molteplici e differenti dubbi a suo riguardo, criticandolo sotto numerosi aspetti propri della sua vita e del suo modo di essere, nella sola, indiscussa e indiscutibile eccezione rappresentata da tutto ciò che sarebbe potuto essere considerato quale appartenente all'ambito della sua professione.
Emigrato più di dieci anni prima, quand'ancora fanciullo, insieme ai propri fratelli dai deserti dei regni centrali nei quali era nato e cresciuto, Ma'Sheer aveva cercato la propria fortuna entro i confini del regno conosciuto con il nome di Shar'Tiagh, un territorio che, agli occhi suoi e dei suoi parenti, doveva essere apparso paragonabile a un cielo empireo, prossimo agli dei, nella propria incredibile floridità e ricchezza.
Nonostante, o, forse, proprio in conseguenza di, un pur precario equilibrio fra l'aridità delle sabbie prive di vita, caratteristica del deserto pur presente e imperante in una vasta predominanza delle terre shar'tiaghe, e la generosità di meravigliosi campi coltivati in prossimità dei grandi fiumi, lì offerenti, con la propria semplice presenza, ragion d'essere e di speranza verso il futuro, quella meta, quel regno sito in un angolo nord-orientale del continente di Qahr, non avrebbe potuto mancare di attrarre qualsiasi interesse, qualsiasi attenzione da parte delle popolazioni lì prossime, non solo in conseguenza dell'abbondanza dei propri frutti, della generosa accoglienza dei propri abitanti, ma anche, più banalmente, dello splendore dei propri ori. Di tale pregiato, ammirato e bramato metallo, invero, sin dalla notte dei tempi la popolazione shar'tiagha non aveva mai difettato, al punto tale che non sarebbe stata necessaria una qualche eccessiva, e inutile, enfasi narrativa nelle testimonianze di coloro che entro quei confini avevano viaggiato, si erano avventurati anche solo per la durata di pochi giorni, per esaltare la presenza di tale ingrediente qual componente fondamentale, e tutt’altro che celato, di qualsiasi decorazione lì esistente: a partire dai meri ornamenti architettonici, dalle rifiniture in oro che, da sempre, impreziosivano qualsiasi grande edificio delle città, della capitali di quel regno; sino a spingersi ai monili indossati quotidianamente da tutti abitanti di quella regione, i quali, addirittura, attorno a simili gioielli che altrove sarebbero risultati troppo pregiati per poter essere tanto genericamente diffusi, avevano incentrato un principio, un dogma fondamentale della propria fede.
In un simile contesto, sebbene naturalmente ignoranti nel merito delle tradizioni, delle teologie proprie di quella gente, ma, non per questo, indifferenti alle loro ricchezze, Ma'Sheer e i suoi fratelli non avrebbero potuto preferire destinazione diversa da quella per il loro peregrinare, per la loro ricerca di fortuna, di gloria lontano dalla propria terra natia, lì rapidamente insediandosi e subito ingegnandosi, ognuno, secondo i propri talenti, secondo le proprie naturali predisposizioni. E là dove, in conseguenza di tale scelta, di simile inevitabile scissione familiare, i parenti lì giunti accanto a lui, avevano così votato in favore di carriere estremamente diverse gli uni dagli altri, chi da mercante e chi da artigiano, chi da agricoltore e chi da cacciatore, e pur tutte appartenenti a quanto giudicabile consueto, il più giovane fra tutti loro, altresì, era stato attratto dall'idea, dal fascino di facili guadagni e apparentemente minimi sforzi, cercando il proprio destino in un ruolo estremamente diverso da tutti loro, qual pur sarebbe dovuto essere giudicato quello del mercenario.
Particolarmente cedevole all'ira, sebbene estremamente indolente nel proprio quotidiano agire; perennemente alla ricerca di grandi occasioni di lucro, per quanto incredibilmente vivace nel sperperare ogni propria ricchezza; indubbiamente intelligente e agile a livello mentale non meno di quanto non fosse a livello fisico, benché fiero della propria mantenuta ignoranza nel merito della quasi totalità della cultura shar'tiagha, al di fuori di quanto inevitabilmente necessario per sopravvivere: in simili termini sarebbe potuto essere descritto Ma'Sheer, il quale, nonostante ogni proprio difetto, si era pur dimostrato un mercenario apprezzabile e apprezzato, uno fra i migliori di tutta Teh-Eb, imponente città shar'tiagha all'interno della quale aveva stabilito la propria residenza, accumulando in ciò una lunga serie di successi, un'incredibile sequenza di vittorie, tale da spingerlo a peccare di superbia e, in ciò, a illudersi di non poter conoscere possibilità di sconfitta nel confronto con niente e con nessuno. Simile vana e pericolosa fantasticheria, in quegli ultimi giorni, era dovuta tuttavia scendere a patti con l'incognita imprevista e imprevedibile che, sul piano di giuoco rappresentato da quello che comunemente avrebbe dovuto essere considerato suo personale terreno di caccia, era stato allora introdotto dall'arrivo di una mercenaria proveniente da molto lontano, addirittura da Kofreya, un regno opposto in maniera antitetica a Shar'Tiagh sin dalla propria posizione geografica, nell’essere sito all'estremità sud-occidentale dello stesso continente di Qahr.
Ella, giunta in città con assoluta discrezione poche settimane prima, era stata coinvolta, suo malgrado, in uno spiacevole tranello orchestrato da un malizioso mercante, il quale, cogliendone la totale, ed evidente, estraneità al Shar'Tiagh, ai suoi usi e costumi a partire, persino, dalla stessa lingua locale, aveva allora tentato di approfittare della medesima nel confidare nei facili guadagni che sarebbero per lui potuti derivare da una falsa accusa di furto a suo discapito. Sebbene inizialmente incapace di produrre qualsiasi prova necessaria a definire la sua innocenza dalle accuse a lei rivolte, la donna era riuscita, pochi giorni dopo il proprio arresto, a conquistarsi l'annessione a un evento folkloristico locale, partecipazione in virtù della quale non aveva semplicemente nuovamente ottenuto la propria libertà, nell'amnistia dalle proprie colpe, ma, addirittura, era stata in grado di emergere all'attenzione di chiunque, dimostrando una predisposizione alla battaglia, alla guerra, seconde a nessuno, nell'essere in grado di imporsi su ogni avversario innanzi a lei schierato, fosse esso di natura chiaramente umana, fosse esso, persino, mostruosa creatura mitologica. Un successo, quello da lei conquistato in un contesto pur banalmente ludico, che, ritrovando immediato favore nella folla osannante, non aveva potuto evitare di proiettarla verso una nuova realtà di incredibili e generose possibilità di sfida, incarichi da mercenaria, qual pur ella era, per i quali sarebbe stata ampiamente ricompensata, offrendo però, in tutto ciò, involontaria e spiacevole concorrenza a chi già operante in quelle terre nella medesima professione, nel medesimo ruolo, qual, primo fra tutti, lo stesso Ma'Sheer.
Facilmente comprensibile, assolutamente prevedibile, in tal scenario, sarebbe potuta essere, e fu, l'espressione con la quale egli, all'esordio di quella nuova stagione estiva, aveva accolto l'ipotesi di un nuovo incarico, di un'interessante possibilità di ingaggio, da una delle famiglie più nobili e ricche dell'intera città, in una missione nella quale, inaspettatamente, Ma'Sheer non si sarebbe proposto in un ruolo da protagonista, quanto, piuttosto, da mero comprimario, da spalla subordinata alla direzione della stessa Midda Bontor, tale il nome della nuova, e a lui necessariamente antipatica, celebrità del panorama mercenario locale. Al di là delle numerose, e irripetibili, imprecazioni che non avevano mancato di seguire simile proposta, tuttavia, allettato dalla pur generosa offerta di compenso allegata a una pur offensiva proposta, qual solo sarebbe potuta da lui essere allora considerata, egli non aveva comunque rifiutato l'occasione così presentatagli, ripromettendosi di impegnarsi, in tutto il tempo in tal modo riservatogli dal fato, al solo scopo di comprendere in quale misura la gloria, tanto rapidamente fatta propria per quella straniera ancor persino incapace di proferire verbo in lingua shar'tiagha, avrebbe dovuto essere considerata effimera conseguenza di un forse immeritato successo nel corso di un giuoco tanto celebre qual quello nel quale ella aveva riconquistato la libertà negatale, e in quale misura, al contrario, avrebbe altresì dovuto essere giudicata qual corretta, valida, fondata.
Dopotutto, qual migliore possibilità di un'avventura condotta fianco a fianco con lei e altri undici mercenari a lei lì subordinati suoi pari, sarebbe stata utile a comprendere l'effettivo valore guerriero di quell'emerita sconosciuta? Qual migliore possibilità rispetto a quella lì presentatagli, sarebbe stata utile a concedergli confidenza con quella donna e le sue reali abilità, apparentemente prive di umano limite nel voler offrire credito alle voci già diffuse attorno al suo recente successo?
Nel confronto con una lunga, e umanamente comprensibile, serie di pregiudizi verso la stessa Midda Bontor, alcuna occasione di concreta previsione, alcuna speranza di preventiva ipotesi, avrebbe potuto essere riservata all'uomo, così coinvolto in quella situazione, in quella missione in netto contrasto a ogni eventuale entusiasmo personale, nel confronto con quanto venne loro presto riservato dal destino, dagli dei tutti: un pericolo mortale dinnanzi al quale, in netta negazione a ogni preconcetto a discapito della stessa donna guerriero, fu proprio ella stessa a schierarsi con prontezza ammirevole, lucidità di pensiero inimitabile e coraggio probabilmente privo d'eguali, che anche lo stesso Ma'Sheer non poté purtroppo negare.
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