11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 2 ottobre 2011

1355


A
lfine, con la medesima tranquillità e serenità con la quale poc'anzi lo aveva lasciato, la donna ritornò al proprio tavolo e al proprio equipaggio, quei compagni che, soli a non concedersi occasione di reale sorpresa per la straordinarietà dei suoi gesti, stavano lì continuando a bere e scherzare come se nulla fosse accaduto nel frattempo, quasi ella si fosse allontanata da loro solo per andarsi a svuotare una vescica troppo gonfia e non per dar vita a quello spettacolo sì breve e pur incredibilmente intenso. E l'unico, nel gruppo facente riferimento alla Knikei'R, una goletta attraccata in porto quello stesso pomeriggio, che si premurò di rivolgere un pur minimale pensiero a quanto avvenuto, offrendone pur distratta voce alla compagna, fu allora l'uomo da lei già identificato con il nome di Braal, il quale, accogliendola con un ampio sorriso, e tendendo verso di lei un boccale di rosso vino, secondo quelli che sapeva essere i suoi gusti, le pose una semplice domanda, la cui risposta si rivelò, se possibile, ancor più banale…

« Era proprio necessario?! » questionò, forse desiderando sottintendere, in tali parole, una lieve critica per quanto accaduto, sospinto in ciò dal pensiero di come, a differenza di altre soste sulla terraferma, lì a Rogautt avrebbero dovuto considerarsi a casa, e in ciò di più mite consiglio rispetto alle proprie consuete abitudini.
« Forse no… » riconobbe ella, ancor correndo con il proprio sguardo attraverso l'intero ambiente, ancor alla ricerca di una qualche immagine non meglio chiarita « … ma è stato divertente! »

L'uomo sorrise e scosse il capo a quel commento, consegnando alla compagna il boccale di vino e invitandola ad accomodarsi di nuovo fra loro per riprendere la serata così come estemporaneamente da lei interrotta nel riconoscere le note de "La canzone di Midda" provenire dallo zither e dalla gola del bardo lì impegnatosi a intrattenere il pubblico presente. E Tahara, per tutta replica, accettò l'invito del compagno, tornando quieta e serena a sedere fra i membri dell'equipaggio nel quale anch'ella aveva trovato occasione di una famiglia fedele e di una casa sicura. Ma, così come già era stata in precedenza, pur apparentemente integrata all'interno delle chiacchiere prive di qualsivoglia coerenza del resto dei propri sodali, ella volle lì mantenere una parte della propria mente impegnata nel confronto con l'ambiente circostante, in intima, non condivisa, attesa di un evento particolare in conseguenza al quale la rissa da lei abilmente, e facilmente, scatenata avrebbe allora potuto riservarsi un qualche concreto significato, rivelandosi, al di là di ogni possibile giudizio da parte di Braal o di chiunque altro, qual non solo necessaria, ma, addirittura, indispensabile. O, almeno, tale per una parte del suo animo ben diversa da quella della pirata Tahara, in tutto ciò attualmente predominante nella sua quotidiana esistenza.
Occasione di concreta soddisfazione, quella che le venne alfine riconosciuta, che si manifestò nel momento in cui una nuova coppia di uomini, armati come chiunque altro non solo in quell'isola, ma, probabilmente, nel mondo intero, decisero di avanzare verso la tavolata della Knikei'R, sospinti in tal senso da motivazioni non sì aggressive, non sì belligeranti quali quelle che avevano caratterizzato in precedenza gli sfortunati antagonisti della donna pur medesimo oggetto del loro interesse, ma da una più semplice e inoffensiva volontà di dialogo con colei di cui tanto interesse si era resa protagonista.

« Attenzione, Tahara. » suggerì una sua compagna, rivolgendosi sottovoce verso di lei porla in guardia dai nuovi venuti, nell'eventualità in cui ella non li avesse ancora individuati, non potendo immaginare quanto, al contrario, quest'ultima li stesse mantenendo sotto controllo sin dal proprio ingresso nella taverna « Con quei due non è bene mettersi a litigare: sono il capitano e il primo ufficiale della Mera Namile, la nave ammiraglia della regina… »
« Non mi trattare da attaccabrighe, Liana. » protestò scherzosamente la pirata, spintonando appena l'interlocutrice che pur, in quel proprio avviso le aveva voluto dimostrare sincera premura, riconoscibile affetto « Io non sono solita litiga con nessuno, se non quando costretta a farlo… » declamò, in un'asserzione a dir poco grottesca nella propria trasparente falsità, soprattutto nell'inevitabile e spontaneo confronto con l'evidenza dei fatti da poco occorsi.
« Eccoli… » accennò Braal, non celando nel tono della propria voce una nota di preoccupazione per quanto la presenza di quei due avrebbe potuto significare, nel timore che l'esibizione della loro compagna non fosse riuscita a compiacere coloro che, a fini pratici, avrebbero potuto essere paragonati a due fra gli aristocratici più nobili di tutta l'isola, se solo quella fosse stata un comune feudo « Forse è meglio che parli io con loro. » si candidò, non animato da dubbi nei riguardi delle capacità oratorie della propria camerata, quanto da un sincero e appassionate istinto di protezione a lei rivolto, seppur assurdo avrebbe potuto essere giudicato al pensiero di quanto prima avvenuto.

Non solo Braal o Liana, in tutto ciò, avrebbero dovuto essere riconosciuti qual allora coinvolti in quel nuovo sviluppo degli eventi, dal momento in cui tutti coloro che, seduti a quel medesimo tavolo, un attimo prima, nel comprendere quant'ella non avrebbe mai corso rischio alcuno, si erano apparentemente disinteressati al confronto armato e alla sorte della loro compagna, mai posta in sostanziale dubbio, ora, nel momento in cui il nuovo pericolo avrebbe potuto manifestarsi in termini indubbiamente più seri dei precedenti per tutti loro e, soprattutto per lei, si stavano lì ponendo in guardia, a livello psicologico, ancor prima che fisico, e tuttavia in ciò addirittura pronti a dichiarare guerra al mondo intero per la difesa di uno solo fra loro.
Tale, dopotutto, era da sempre stato e sempre avrebbe continuato a essere l'implicito ed esplicito patto stipulato fra ogni uomo e donna impiegatosi all'interno dell'equipaggio di una nave, in ciò non semplicemente aggregatosi a una squadra, affiliatosi a un contingente più o meno numeroso che, della loro presenza o meno, alcun concreto vantaggio o svantaggio avrebbe potuto vantare o accusare, ma entrato a far parte di una vera e propria famiglia: una famiglia la cui forza, la cui energia, sarebbe sempre e comunque derivata dalla somma dell'apporto di ogni proprio singolo elemento, e le cui debolezze, i cui difetti, sarebbero sempre e comunque stati individuabili nelle debolezze e dei difetti del singolo, per sopperire alle quali tutti si sarebbero allora impegnati qual un sol uomo. Un patto, un vincolo, un legame, non derivante da ragioni particolarmente poetiche, di alta levatura morale, ma da ragioni assolutamente pratiche, qual solo avrebbero dovuto essere riconosciute quelle utili a permettere a tutti loro di affrontare e sopravvivere le insidie proprie dei mari, nel confronto con le quali mai, singolarmente, isolati l'un dall'altro nel proprio intimo egoismo, avrebbero potuto riservarsi una qualunque occasione di sopravvivenza. E ciò, ovunque nel mondo, avrebbe sempre caratterizzato i fratelli e le sorelle di mare, fossero essi stati riuniti al servizio di una nave mercantile, fossero essi, piuttosto, identificabili qual una ciurma di predoni e tagliagole pari a qualunque presente all'interno dei confini di Rogautt.

« E tu non mi trattare da infante. » si ribellò nuovamente Tahara, quasi a riprendere la reazione destinata a Liana, ma, allora, rivolgendosi verso l'uomo suo ultimo interlocutore e candidato al ruolo di paladino protettore « Tutto ciò è decisamente fuori luogo considerando come, a conti fatti, io sia sufficientemente vecchia da poter essere tua madre, se non te lo rammenti… » sorrise, enfatizzando in maniera eccessiva, e pur utile al fine dell'ironia propria di quella replica, i quasi dieci anni di differenza esistenti fra loro.
« Ti assicuro che non ho mai pensato a te al pari di mia madre. » scosse il capo egli, volgendole un rapido sguardo carico di malizia e di numerosi impliciti, tutt'altro che di difficile comprensione non solo per lei, ma anche per qualunque altro fra i loro compagni o compagne, nell'assenza di comune ignoranza sul genere di rapporto che aveva legato Braal e Tahara sin dall'ingresso della medesima all'interno delle loro fila.

Ma prima che ella potesse permettersi ancor una qualche replica di sorta per imporre al giovane uomo di non lasciarsi coinvolgere nella questione, questi si levò dalla posizione prima occupata al loro comune desco, per prendere parola in direzione dei due ormai lì sopraggiunti e, in ciò, autoproclamarsi portavoce dell'intero gruppetto lì presente… Tahara compresa.

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