11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 8 agosto 2017

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« A costo di voler dare adito a stupidi pregiudizi sull’inversa proporzionalità fra la mia circonferenza toracica e il mio quoziente intellettivo… » premesse la mercenaria, allora capo della sicurezza, nel rivolgersi non senza una necessaria quota di autoironia al proprio interlocutore, in un sufficientemente esplicito riferimento alle dimensioni dei propri da sempre imponenti seni, nel merito dei quali, già da tempo, aveva superato ogni forma di pudore, così come in relazione a qualunque altro aspetto intrinseco della fisicità del proprio stesso corpo « … aiutami a comprendere cosa mi sto perdendo in tutto questo discorso. »
« Non mi oserei mai, mia cara. » rispose Mars Rani, il meccanico di bordo della Kasta Hamina, non trascurando l’occasione per sfoggiare un amplio sorriso sornione, e presumibilmente ammaliatore, innanzi alla propria interlocutrice « Farsi beffa di una tanto mirabile e conturbante dote non rientra nella mia indole, nel mio carattere… » argomentò a propria difesa, non negandosi la possibilità di civettare con lei, e in ciò di lasciar ricadere, quasi ineluttabilmente, lo sguardo verso la scollatura del suo abito, del tutto dimentico, in tal frangente, non soltanto di quanto, a bordo della loro medesima nave, avesse a doversi riconoscere imbarcato anche il compagno della stessa, Be’Sihl Ahvn-Qa, a suo fianco da oltre cinque anni in qualità di amante, e da altri quindici nel ruolo di amico e confidente; di quanto, inoltre e ancor non soltanto, costui ospitasse, suo malgrado, all’interno del proprio corpo, lo spirito di un semidio immortale, Desmair, per lo più sposo della suddetta, capace di evocare spettri in grado di scarnificare, nel migliore dei casi in pochi istanti, qualunque creatura vivente o meno; ma, anche, e soprattutto, di quanto ella non fosse certamente il genere di donna volta a cedere in conseguenza a un mero sorriso, al di là di quanto suadente esso avrebbe potuto dimostrarsi… così come, la stessa Figlia di Marr’Mahew, non si volle negare occasione di rammentargli.
« Mars… » sospirò, levando delicatamente la propria destra, in lucido metallo cromato, a raggiungere il mento di lui e a guidare, in ciò, lo sguardo del medesimo a sollevarsi alla ricerca dei propri occhi color ghiaccio, nel contatto con i quali sforzarsi a cogliere, quanto più possibile chiaramente, il messaggio che avrebbe desiderato condividere con lui « Se per te le mie curve rappresentano una così prepotente ragione di distrazione, sono anche disposta a spogliarmi e a fartele ballare innanzi allo sguardo per qualche istante… l’importante è che dopo tu riesca a ritrovare sufficiente lucidità per stare ad ascoltare quello che dico senza perderti in qualche sicuramente banale fantasia erotica con me qual protagonista. »
« Banale fantasia erotica…? Come… banale?! » protestò egli, insoddisfatto per l’attributo da lei individuato a definizione di quanto, in quel momento, stesse chiaramente dominando all’interno della sua mente, sottraendo i giusti spazi a qualunque genere di processo cognitivo.
« Non te la prendere, amico mio… ma ho qualche anno in più di te e una discreta vivacità sessuale. » sorrise ella, liberandogli il mento dalla presenza della propria protesi robotica e scuotendo il capo, nello scandire quelle ultime parole con tono sì carico di malizia da poter spingere a un timido rossore anche la più licenziosa fra le professioniste con le quali egli avrebbe potuto aver avuto passata occasione di fugace intrattenimento « E mi sento sufficientemente sicura che, per quanta originalità tu creda di possedere, non esiste situazione che io non abbia già avuto passata occasione di vivere… »

Per un lunghissimo istante, assoluto silenzio ricadde all’interno della sala macchine, nel terzo ponte del sezione toracica della Kasta Hamina, nel mentre in cui il responsabile di quell’ambiente si ritrovò intimamente diviso fra l’eventualità di controbattere, ulteriormente, a quella palese provocazione e l’ipotesi di racchiudersi in un più misurato silenzio, a ovviare al precipitare di quel dialogo che, probabilmente, con una meno complice interlocutrice, sarebbe troppo facilmente scaduto in una denuncia per molestie sessuali a suo discapito, al cospetto del capitano. Tuttavia, quasi a non voler tradire la propria fama di donnaiolo, e, probabilmente, nel non riuscire fisicamente a tacere di fronte alla prospettiva di porre alla prova la propria controparte con una delle sue più vivaci fantasie notturne, Mars Rani decise alfine di rompere il silenzio e di pronunciare, con maggiore serietà possibile, i precisi termini di una fra le più colorite idee a cui avesse mai spinto il proprio intelletto, e soltanto quello, proprio malgrado, nella certezza che mai ella sarebbe stata in grado di controbattere a fronte di tanta, presunta, audacia da parte sua.
Purtroppo per lui, raramente la mercenaria aveva concesso alle proprie labbra e alla propria voce di alimentare semplice fola…

« Uhm… » esitò ella, al termine della definizione da lui propostagli, incerta su come replicare a ciò « Vorrei essere in grado di trovare il modo più delicato per dirtelo ma… ieri pomeriggio. In armeria. » comunicò alfine, in maniera più concisa possibile, piegando appena il capo di lato pronta a cogliere ogni reazione sul volto dell’altro a tale novella.
« … no… » sgranò gli occhi l’altro, senza più intento giocoso, ma soltanto animato da quanto mai sincera sorpresa e sgomento, di fronte a quell’informazione.
« Con Be’Sihl… ovviamente. » specificò, benché, in quel particolare periodo della propria esistenza, non avrebbe invero lasciato spazio a possibilità alternative rispetto a quella in tal modo sottolineata.
« … no… » insistette il primo, sempre più attonito.
« E non è stata la prima volta. » puntualizzò ella, a conclusione, nel corrispettivo di un affondo dritto al cuore, ove quello in corso, fra loro, avrebbe avuto a doversi considerare un duello ad arma bianca.
« … non ci credo… » scosse il capo Mars, rifiutando di accettare quanto da lei in tal modo argomentato.
« Se desideri gettare nel gabinetto quel poco di dignità che potrebbe esserti ancora rimasta, puoi sempre provare a chiedere a Duva. » minimizzò Midda, stringendosi fra le spalle e, in ciò, riferendosi a Duva Nebiria, il secondo in comando all’interno del loro equipaggio, nonché comproprietaria della stessa Kasta Hamina, in quanto ex-moglie del capitano Lange Rolamo « Purtroppo, nella foga, mi ero dimenticata di bloccare la porta e… beh… ha deciso di venirmi a trovare nel momento sbagliato. »

Benché ogni precedente affermazione avrebbe avuto a doversi considerare del tutto sincera e onesta, anche a costo di superare, senza il benché minimo pudore da parte sua, ogni supposto limite di decenza, proprio in quell’ultima e conclusiva asserzione ella si era voluta concedere una licenza poetica, arricchendo la narrazione degli eventi occorsi con quell’unico, erroneo dettaglio atto a rappresentare Duva qual testimone involontaria degli accadimenti: la porta dell’armeria, a dispetto di quanto da lei appena affermato, era stata infatti saldamente bloccata non appena Be’Sihl e lei ne avevano superato il confine, onde evitare, propriamente, l’eventualità di poter recare scandalo innanzi a qualche fortuito spettatore. Ciò non di meno, la donna dagli occhi color ghiaccio non aveva potuto ovviare a imporre, oltre l’inevitabile danno, anche la proverbiale beffa al povero Mars Rani, certa di quanto, in Duva, a lei più prossima di quanto non fosse stata nei precedenti trent’anni la sua stessa sorella gemella, avrebbe sempre e comunque trovato un’affidabile collaboratrice, che, a fronte di pur improbabili richieste di conferma da parte dell’uomo, avrebbe retto il suo gioco in termini tali da far passare ogni ulteriore bramosia di erotica sfida al medesimo.
O, quantomeno, così ella, per un fugace momento, si era voluta illudere di poter credere… laddove, malgrado tutto ciò, ben distante dal poter essere sopita avrebbe avuto a dover essere riconosciuta la fantasia del capo tecnico, così come egli, non a proprio positivo credito, volle offrire immediata riprova, quasi a tentare di riprendersi dal duro colpo appena incassato.

« Comunque sia… dicevi sul serio prima?! » questionò, già dimentico della magra figura da lui appena compiuta su quel medesimo terreno di gioco « Intendo riferirmi al fatto di ballarmi nuda davanti… »

E, sebbene, per un lunghissimo istante Midda prese in considerazione l’idea di impegnarsi a fargli venire un infarto, nell’offrire corpo a quella sua provocatoria richiesta; viste e considerate le attuali situazioni della Kasta Hamina, ella escluse la possibilità di poter giungere a un qualche porto in assenza dell’unico responsabile della sala macchine… ragione per la quale, almeno per il momento, avrebbe dovuto evitare di assassinarlo, seppur in termini che, probabilmente, egli non avrebbe giudicato poi così negativi.

(episodio precedentemente pubblicato il 30 dicembre 2014 alle ore 7:20)

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