11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 14 settembre 2018

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« Non sono prevenuto. » obiettò egli, scuotendo il capo riservandosi l’occasione di un profondo sospiro « E’ che ti conosco troppo bene per poter ignorare quanto, obiettivamente, dietro a quel sorrisetto vi sia l’imbarazzo del timore di scoprire di non saper affatto guidare questo affare… »

E se pur, altrettanto obiettivamente, difficilmente la donna dagli occhi color ghiaccio e dai capelli color del fuoco avrebbe potuto essere fraintesa qual una bambina dall’alto dei propri quarantadue anni compiuti, il sentimento di indispettita rivolta che ebbe ad avvampare nel suo cuore a quelle parole avrebbe avuto a dover essere riconosciuto non poi così dissimile da quello che avrebbe, altresì, potuto caratterizzare Liagu dal basso del propri otto, forse nove, anni, vedendola superare repentinamente ogni esitazione, ogni dubbio, per iniziare a premere i primi pulsanti presenti innanzi ai propri occhi, decisa a mettere quanto prima in moto quel veicolo e a dimostrare al proprio amato quanto si stesse sbagliando a tal riguardo.
Così, senza alcuna reale consapevolezza nel merito di cosa accidenti potesse star facendo, Midda Bontor, Figlia di Marr’Mahew, Ucciditrice di Dei, donna da dieci miliardi di crediti, ebbe, in rapida sequenza, ad accendere il riscaldamento portando, in breve tempo, la temperatura all’interno dell’abitacolo a ben oltre quanto non avrebbe potuto essere riconosciuto qual possibilmente piacevole o, anche, serenamente tollerabile; ad attivare una coppia di spazzole di gomma in corrispondenza al vetro posteriore, che ebbero a iniziare a produrre un costante e sgradevole stridio, a ogni proprio nuovo passaggio in tal punto; ad accendere delle luci intermittenti sul fronte anteriore del veicolo; ad attivare una radio interna all’abitacolo che ebbe a travolgerli con l’assordante frastuono che Duva Nebiria si ostinava a chiamare musica, proponendogliela periodicamente nel tentativo volto a contagiarla con il proprio incondizionato amore per un gruppo di meglio conosciuto con il nome di Caimani Graffianti; e, infine, ma soltanto per pura e semplice fortuna, ad attivare il motore antigravitazionale, vedendoli, inaspettatamente e forse un po’ troppo violentemente essere proiettati verso l’alto, improvvisamente svincolati alle limitazioni altresì consuete per qualunque pianeta dotato di atmosfera. Un successo, il suo, tanto inatteso da parte della medesima, in conseguenza al quale ella non ebbe immediatamente ad apprezzare cosa fosse successo, quasi spaventandosi in conseguenza a ciò e, per questo, afferrando con forza il timone, o qualunque nome avrebbe potuto avere lo strumento preposto a comandare del piccolo veicolo, salvo, di conseguenza a ciò, ottenere come unico risultato quello di accelerare maggiormente la risalita, con un impeto tale che gli stomaci di entrambi ebbero, per un fugace istante, a sprofondare all’interno dei rispettivi intestini, in una sensazione assolutamente inedita e, in verità, non particolarmente piacevole.
E benché assolutamente legittimo, per entrambi, sarebbe stato concedersi un grido, un urlo, fosse anche e soltanto in conseguenza a quella sorpresa, alcuno dei due ebbe a produrre un semplice fiato: l’uno perché, in quel momento, troppo spaventato da quell’improvvisa accelerazione anche e soltanto per permettersi di gridare, ritrovandosi semplicemente soffocato da tutto ciò e costretto a un lunghissimo istante di apnea; l’altra perché, altresì, troppo concentrata sul cercare di comprendere come riassumere il controllo per potersi permettere, a margine di ciò, di perderlo.
Un controllo, da parte sua, che fu riottenuto dopo qualche istante quando, a ben più di diverse centinaia di piedi da terra, arrestò improvvisamente quell’ascesa, lasciando andare il timone e sperando, in ciò, di non aver a commettere una scelta sbagliata…

« … lode a Thyres… » sussurrò, forse gemette, ella, sottovoce, nel momento in cui finalmente quella risalita a folle velocità ebbe ad arrestarsi, ed ebbe a farlo nel porre innanzi a loro la vastità di quel pianeta, anzi, di quel satellite, di quella luna, lì abitata quasi fosse un vero e proprio mondo, e a farlo non con particolare dolcezza ma, quasi, con un sobbalzo nell’ultima parte, un sobbalzo che, oltre a farli lì fermare, vide i rispettivi stomaci costretti a risalire alle proprie consuete posizioni, in un risultato sicuramente positivo e che pur, se fosse stato gestito con maggiore delicatezza, avrebbe avuto maggiori possibilità di essere apprezzato dai partecipanti a quell’esperienza.
« Come hai detto…?! » domandò Be’Sihl, alzando appena la voce, per tentare di sovrastare un terribile urlo proveniente, in quel momento, proprio dalla radio, e un urlo che, probabilmente, avrebbe dovuto mandare in visibilio eventuali estimatori, e che, dal canto proprio, non poté che risultare estremamente sgradevole all’attenzione della Figlia di Marr’Mahew, praticamente certa di aver già udito qualcosa di assimilabile il giorno in cui il ventre di un soldato venne aperto dall’altezza del suo pube sino quasi a sfiorare la sua gola, in conseguenza a un unico colpo di spada « Non ho capito nulla con questo frastuono di sottofondo. »
« E io che desideravo permetterti di ascoltare le ultime novità della migliore musica autoctona… » mentì spudoratamente la donna, cercando di far apparire quanto accaduto qual espressione di una precisa volontà a tal riguardo « … comunque stavo dicendoti “Hai visto che sbagliavi a essere così malfidente?”. » insistette con quella bugia, nella speranza di aver a salvare un minimo di orgoglio, benché, ormai, anche ella stessa avrebbe avuto a doversi giudicare qual irrimediabilmente ingiustificabile, soprattutto dopo una salita tanto brusca quanto palesemente fuori ogni controllo.

Be’Sihl Ahvn-Qa, tuttavia, ebbe lì ad apparire per il gran signore che, comunque, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto essere. Perché non soltanto ovviò a scendere ai suoi livelli, opponendosi a pretendere di vender riconosciuta la ragionevolezza dei propri assolutamente legittimi dubbi, per così come, ormai, ella non avrebbe più potuto onestamente opporsi a concedergliene atto; ma, ancor più, accettando di concederle quella vittoria morale, e quella vittoria del tutto ingiustificata e ingiustificabile, nel lasciar cadere il discorso  nel nulla, animato in tal senso soltanto dalla volontà di quieto vivere, e da quell’amore, incondizionato, per lei, a confronto con il quale quel possibile e gratuito battibecco avrebbe perso, tuttavia, di qualunque importanza, di qualunque valore.
Così, se anche ella avrebbe potuto ammazzarli entrambi, e ammazzarli in maniera assolutamente idiota e per ancor più idiote motivazioni, qual una reazione infantile al dubbio da lui espresso, il suo sentimento per lei ebbe, ancora e comunque, a prevalere, e a non riuscire a colpevolizzarla per quanto accaduto… anche perché, in fondo, non era poi accaduto nulla di grave, nulla di irrimediabile, vedendoli, anzi, riuscire effettivamente a prendere il volo così come avrebbero desiderato compiere.

« Potrei sbagliarmi… ma credo che quello sia il tasto di accensione della radio. » le suggerì quindi lo shar’tiagho, indicando uno dei tasti da lei azionati, e che pur, mai, ella stessa si sarebbe arrischiata a premere nuovamente, nel timore di ottenere l’effetto contrario a quello lì conquistato di salire verso l’alto dei cieli, in una conclusione che, allora, avrebbe avuto a doversi riconoscere certamente meno indolore.
« … come…?! » esitò l’altra, non per mancanza di fiducia nei riguardi di quell’indicazione, quanto e piuttosto perché del tutto priva di confidenza con quanto da lui appena dichiarato, nell’essersi ritrovata nuovamente assordata dall’ennesimo grido contraddistinguente quell’oscena canzone « … con questo frastuono non riesco a capirti! » gridò, assolutamente sincera a tal riguardo, nell’aver visto indicare da lui un tasto e nel non aver avuto la benché minima possibilità di comprendere il significato di quell’indicazione, laddove, in effetti, avrebbe anche potuto suggerire quello qual eventuale tasto di attivazione del motore antigravitazionale.
« Ho detto… » tentò di ripetere egli, salvò poi decidere di lasciar perdere e allungarsi, di propria iniziativa, a premere il tasto in questione, ottenendo, fortunatamente per entrambi, l’effetto da lui desiderato e non, piuttosto, quello che Midda avrebbe potuto avere a temere, nell’eventualità in cui tale tasto si fosse rivelato essere quello utile a spegnere il motore « … ecco, così va decisamente meglio! » sorrise con soddisfazione, tornando ad appoggiarsi al proprio sedile per ritrovare, in quella riconquistata pace acustica, anche la possibilità di godere del risultato ottenuto, pur in maniera chiaramente involontaria, dall’amata, nel paesaggio a tal altitudine aperto innanzi a loro « Complimenti, amore mio. » decise quindi di volerle riconoscere, salvo poi non negarsi l’opportunità di soggiungere, con una nota di scherzoso divertimento « Ora dobbiamo solo evitare di schiantarci prima di giungere a sud! »

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