11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 18 novembre 2018

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« D’accordo! » annuì la bambina, con un vigoroso movimento verticale del proprio piccolo capo e un sorrisetto furbetto stampato in viso « Ma comunque sappi che sei la zia più tosta che abbiamo! » dichiarò poi, a riconoscere giusto merito all’amata zietta per quanto da lei pocanzi dichiarato, ai loro occhi, alle loro orecchie, probabilmente interpretato senza alcuna malizia, senza alcuna declinazione crudele, così come, in verità, avrebbe avuto a dover essere inteso, quanto e piuttosto in termini non dissimili da una sorta di dichiarazione da supereroina dei fumetti levatasi a loro difesa.
« La più tostissima di sempre! » incalzò il fratello, levando le mani verso l’alto, in segno di esultanza, a sostegno della loro parente, con un amplio sorriso felice per tutto ciò.
« Beh… facile esserlo nel momento in cui sono anche l’unica zia che avete! » sottolineò ella, rilasciando la manina della nipote e non concedendosi alcuna lusinga a tal riguardo, ben ricordando come, in effetti, loro padre Matteo, suo cognato, non fosse figlio unico, ma, comunque, avesse soltanto due fratelli e nessuna sorella, in misura tale da non poterle creare concorrenza a quel titolo.
« Non importa! » escluse comunque la piccola, ora scuotendo la testolina, corrucciando la fronte con aria sinceramente contrariata da quella volontà di puntualizzazione da parte della zia, chiaramente troppo modesta per poter accettare quel complimento « Anche avessimo altre zie, tu saresti comunque la più tosta  di tutte! » insistette, in quella che avrebbe potuto essere intesa qual espressione di una volontà di adulazione nei suoi confronti, se soltanto non fosse prevenuta da una bambina di neanche dieci anni e, soprattutto, da quella bambina in particolare.
« La più tostissima! » volle nuovamente sottolineare Santiago, a scanso di equivoci, ancora levando le mani verso il cielo a ripetere l’esultanza già resa propria un istante prima.

Nel confronto con tutto ciò, Maddie non poté che riservarsi una fragorosa risata, gettando il capo all’indietro per lasciar maggiore sfogo all’obbligata ilarità del momento. E a quell’ilarità derivante non tanto dal riconoscimento riservatole dai propri nipoti, a confronto con il quale, altresì, aver a essere assolutamente orgogliosi, quanto e piuttosto per la reazione entusiastica di quella coppia nel confronto con quanto accaduto, con quanto udito, e con quelle parole che, in verità, avrebbero avuto a doverli probabilmente terrorizzare e che, altresì, l’avevano vista promossa improvvisamente a idolo innanzi ai loro sguardi infantili.
E quando l’ilarità ebbe a scemare, permettendole di placare la risata, altro non le restò da fare se non abbracciare entrambi i pargoli, stringendoli a sé, e venendo dagli stessi reciprocamente abbracciata, in un allor silenzioso scambio di sincero affetto.

« Ma ora… cosa facciamo, zia?! » domandò Santiago, quando l’abbraccio ebbe a sciogliersi e quel momento di dolce tenerezza a dissiparsi, lasciandoli a semplice confronto con l’evidenza di non saper in che direzione avere a muovere i propri passi, nell’aver dovuto escludere il parco giochi ormai dimenticato alle loro spalle.
« Oh… non è importante, piccolo mio. » scosse il capo la donna, sorridendogli con amore e strizzando poi l’occhio sinistro in segno di complicità « L’importante è essere insieme… e tutto il resto, comunque andrà, sarà un’avventura. »

E un’avventura, in effetti, ebbe a essere anche in assenza del parco giochi, laddove, esclusa quell’iniziale soluzione, per occupare le ore di quel sabato altre e più affascinanti alternative vennero comunque loro offerte in una lunga passeggiata per le vie del centro, e, in tal senso, alla scoperta, e alla riscoperta, di molti affascinanti misteri di quella grande città.
Ma se per i due pargoli quanto accaduto avrebbe fortunatamente a dover essere considerato qual già dimenticato, per la loro più tostissima zia di sempre tutto quello avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual ben lungi dal poter essere archiviato. Anzi. Un carico di insofferenza, alla bocca del suo stomaco, ebbe ad accompagnarla non soltanto per tutta la durata di quel pomeriggio, ma, addirittura, sino a sera, sino al proprio ritorno a casa, lì dolendole quasi come se avesse ricevuto un violento colpo al diaframma, uno di quei pugni a confronto con il quale non soltanto il respiro sarebbe necessariamente stato mozzato, ma anche la vista sarebbe stata perduta, oscurata brutalmente in un lampo d’oscuro dolore.
Un dolore, il suo, che per quanto ovviamente nel corso delle ore pomeridiane era stato psicologicamente accantonato nel confronto con la gioia derivante da quella meravigliosa quotidianità offertale dalla compagnia dei due nipoti, a sera non poté che ritornare predominante in lei, e ritornare predominante nella misura utile a renderlo visibile anche innanzi allo sguardo del suo genitore, che pur mai avrebbe avuto ragione per immaginare cosa potesse essere accaduto…

« Ehy… bambina mia. » la salutò Jules nel momento in cui ebbe a rientrare in casa, giungendo, con assoluta puntualità, giusto in tempo per la cena « Come stai…? Come è andata la giornata con i piccoli…?! »

Per un istante Maddie ipotizzò di far finta di nulla, ovviando a condividere con il padre i dettagli di quanto accaduto e, in ciò, di rischiare di offrirgli eventuale ragione di preoccupazione a confronto con tutto quello. Per un istante… ma solo per un istante
Perché, in quel momento, ella non era Midda Bontor e, in ciò, non avrebbe avuto bisogno di dimostrarsi più forte di quanto realmente non avesse a sentirsi essere, né, tantomeno, avrebbe avuto ragione di celare qualcosa a suo padre, soprattutto non motivata dalla volontà di non preoccuparlo, per così come, altresì, certamente avrebbe poi finito con il preoccuparlo maggiormente, laddove egli si fosse reso conto di quanto qualcosa non andasse. E, certamente, egli si sarebbe presto reso conto di quanto qualcosa non andasse.
Così, se pur per un istante ella aveva ipotizzato di far finta di nulla, un attimo dopo la donna dagli occhi color ghiaccio e dai lunghi capelli color del fuoco, lì mantenuti ordinati in una stretta e pratica treccia, si convinse che la via migliore sarebbe stata quella di un sincero confronto con lui, anche e soprattutto per riuscire a comprendere quanto, di ciò che era accaduto, avrebbe avuto a doversi lì considerare normalità e quanto, altresì, l’assurda follia di un singolo esaltato. Anche perché, benché il suo cuore francamente avrebbe voluto votare, in particolare, in direzione della seconda soluzione, la sua mente non avrebbe potuto ovviare a temere per la prima, e a temere di scoprire quanto, in quei propri trenta e più anni di coma, il mondo avesse avuto a deragliare, e a deragliare verso una direzione che, francamente, non avrebbe potuto in alcun modo incontrare la propria approvazione.

« Posso chiederti una cosa, papà…? » domandò pertanto ella, con un tono che avrebbe potuto essere riconosciuto a metà fra la preoccupazione e il dubbio, nel mentre in cui ebbe comunque ad avvicinarsi a lui per offrirgli un dolce bacio sulla guancia, qual espressione di saluto.
« Certo, Maddie. » replicò egli, senza esitare neppure per un istante, cogliendo il disagio nell’animo della propria figliuola e, a confronto con esso, non potendo desiderare altro che trovare occasione di concederle sollievo, a confronto con qualunque ragione avversa avrebbe potuto allor animarla « Chiedimi tutto quello che desideri. »
« Di preciso, da quando il mondo ha iniziato ad andare in malora…?! » questionò, scuotendo il capo con aria ora rammaricata, nel non poter ovviare a convincersi di quanto, purtroppo, ciò a confronto con il quale si era ritrovata a essere avrebbe avuto a dover essere giudicato non un’eccezione quanto e piuttosto una nuova e pericolosa regola, e una regola volta a garantire ai prepotenti di restare impuniti.
« Devi essere un pochino più chiara, bambina mia. » sorrise Jules, in leggero imbarazzo « Perché in senso lato, la questione temo potrebbe risalire addirittura al terzo capitolo della Genesi, con la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden. Ma credo che non fosse questo il senso del tuo interrogativo. »

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