Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 17 luglio 2019
2974
Avventura
057 - Un bagliore di speranza
« Rín… ti voglio bene anche io. » dichiarai pertanto, rivolgendomi nuovamente verso di lei con un profondo sospiro « E voglio credere che tu sia veramente chi dici di essere… e non, piuttosto, una folle assassina desiderosa soltanto di ucciderci. »
« Wow… mi sento commossa nel confronto con tanto ottimistica fiducia nei confronti del prossimo da parte tua… » ridacchiò ella, aggrottando la fronte.
« E’ mia sorella Rín. » annunciai, quindi, in favore del resto del pubblico presente, cercando di offrire, sul mio volto, un sorriso, e un sorriso quanto più possibile sereno nel confronto con tale idea.
« Rín…?! » esclamò Be’Wahr, voltandosi in direzione della medesima e offrendole, ora, un amplio sorriso carico di gioia, nella felicità conseguente a rivederla, a ritrovarla, sebbene, fatta eccezione per la nostra comune avventura nel tempo del sogno, egli non avrebbe potuto vantare alcun particolare pregresso con lei « Ma stai camminando! » osservò, dimostrando una certa attenzione, e un’attenzione in particolare non tanto ai particolari propri del nostro precedente momento di adunanza, quanto e piuttosto in favore di tutte le storie da me raccontategli a suo riguardo, e tutte quelle storie che, purtroppo, non avrebbero potuto ovviare a quel fattore comune proprio delle drammatiche conseguenze dell’incidente subito da bambina.
« Biondo… è un piacere rivederti. Quanto meno, questo significa che state ancora insieme!... » replicò ella, o, quantomeno, parve replicare, giacché, parlando l’uno kofreyota, e l’altra italiano, il loro ebbe a essere più che altro un dialogo fra sordi, inconsapevoli, a tutti gli effetti, di cosa l’uno o l’altra potessero star dicendo in quel particolare frangente « Anche se a tutti gli effetti non sto capendo assolutamente nulla di quanto tu possa star blaterando ora… » soggiunse quindi, evidenziando, con un sorriso, la situazione « … il traduttore automatico che mi ha fornito Midda, evidentemente, non è poi così automatico. » soggiunse quindi, aggrottando la fronte e scuotendo il capo.
« Non chiedetemi come sia possibile… ma ha trovato anche lei il modo di viaggiare attraverso i mondi. » continuai a spiegare io, all’indirizzo comune, cercando di ignorare, almeno per il momento, quel reciprocamente incompreso scambio di battute fra il mio compagno e mia sorella, giacché la situazione non ci avrebbe ovviamente permesso di prolungare troppo a lungo quel frangente di salotto che, in tal maniera, si stava creando « E, a differenza di quanto accaduto in questo mondo, fra mia sorella e me non vi è mai stata alcuna inimicizia… lo sapete! Ve ne ho parlato mille e più volte… » sancii, a cercare di riposizione l’immagine propria di Rín in un giusto contesto, e un contesto che, allora, non avrebbe avuto a doverla fraintendere qual una versione alternativa della Nissa cattiva, della strega dei mari che tanto dolore aveva inferto a quelle persone, o ai loro amici, negli ultimi trent’anni, quanto e piuttosto qual una versione alternativa della Nissa buona, della sorella di Midda che, alla fine, si era sacrificata volontariamente per cercare di sconfiggere Anmel, nel nome dell’amore incommensurabile che, sepolto sotto tanto, troppo odio, aveva pur sempre provato verso la propria gemella « Non è Nissa… »
« … non ancora… » brontolò Howe, dimostrandosi giustamente reticente nell’accogliere, se non l’intera argomentazione, quantomeno quell’ultima frase, e quella frase che, nei riguardi di Rín, dal proprio punto di vista, avrebbe probabilmente richiesto un investimento di fiducia in misura maggiore a quanto mai sarebbe stata disposta a riconoscerle.
A reimporci un giusto punto di vista sulla situazione, e sulla situazione lì per tutti attuale, fu, comunque, un nuovo colpo offerto dal cannone sonico a discapito dei gula, e di quei gula che, in parte ripresisi dal primo colpo, in parte sopraggiunti nuovi attraverso l’unica via di accesso e, per nostra sfortuna, di uscita da quella grotta, quel vasto budello di roccia, avrebbero potuto nuovamente attentare alle nostre vite.
« Non so perché faccia così tanto rumore… » commentò, quasi fra sé e sé, o, più probabilmente, nei miei riguardi, la mia gemella, sollevando appena l’arma per osservarla e per cercare di capire se non vi fosse qualche particolare genere di impostazione a dover essere regolata lungo la superficie della stessa, contraddistinta da alcuni pulsanti e diverse luci colorate « … Midda aveva detto sarebbe stata silenziosa nel proprio operare. Ma, forse, non l’aveva mai utilizzata all’interno di una grotta. » continuò, per poi mutare di poco tema, e rivolgersi esplicitamente nella mia direzione « Per inciso… questo affare ha dei suoi tempi di ricarica: non sono lunghissimi, ma non sono neppure così immediati. Ergo, se volessimo toglierci di torno prima che i vostri amici decidano di farci la pelle, non sarebbe poi così male… »
« Che cosa sta dicendo…?! » domandò H’Anel, nell’intuire quanto, nel proprio continuo parlare, evidentemente Rín dovesse avere qualcosa da dire, e non stesse lì impegnandosi in tal maniera solo per dare semplice sfogo all’aria nei propri polmoni.
« Che dovremmo andarcene… prima che sia troppo tardi. » semplificai la cosa, aggrottando la fronte.
« Il che non è poi proprio sbagliato… » annuì M’Eu, concordando con tale proposta « Leviamoci da qui… e, poi, avremo tutto il tempo per comprendere se poterci fidare o meno di sua sorella. » argomentò in direzione di Howe, il quale, nella questione, stava ovviamente assumendo il ruolo più critico di tutti, un ruolo non necessariamente sbagliato, non, quantomeno, nella confusione che non avrebbe potuto ovviare a regnare sovrana sulle loro menti in quel particolare momento, e che, pur, non avrebbe potuto trovare il proprio giusto margine di espressione in quel frangente… non, quantomeno, laddove stavamo continuando a essere circondati da gula, e non laddove, da tale punto di vista, la situazione non avrebbe avuto certamente a migliorare nel corso del tempo.
Storcendo le labbra, Howe abbassò la propria spada, e mosse allora qualche passo in direzione di Rín, fino a giungere dritto innanzi a lei, con espressione seria, nel dominarla fisicamente in conseguenza alla loro differenza di altezza.
In silenzio, egli la osservò, allora, per qualche lungo, lunghissimo istante, cercando di scrutare qualche profonda verità negli occhi color ghiaccio di lei, in quegli occhi che, non fosse stato più che abituato a osservare, in passato con Midda e Nissa, e nel tempo presente con la sottoscritta, probabilmente avrebbero anche potuto inquietarlo, nel proprio pallido colore, quasi tale, soprattutto nel confronto con la soffusa luce propria di quel luogo, da sembrare sostanzialmente privi di iridi, e con soltanto due grandi pupille nere al proprio interno. E quando, alfine, lo shar’tiagho decise di riprendere voce, il suo sguardo non ebbe ancora a muoversi da tale direzione, nella volontà, nel bisogno di fissarla dritta negli occhi nel contempo delle parole che, quindi, avrebbe pronunciato…
« Per cortesia, traduci per me… » mi invitò, parlando con tono grave « … io non so chi tu sia, non so chi ti abbia mandata, non so quali siano i tuoi piani e il tuo scopo in tutto questo. Quello che so è che, già una volta, in passato, abbiamo commesso l’errore di sottovalutare la pericolosità di una Nissa Bontor. E ne abbiamo pagato tutti le conseguenze… » asserì, scuotendo appena il capo « … mai più. » dichiarò quindi, fermo nel proprio proposito « Non avrai una seconda possibilità con me: un solo gesto errato, una sola parola sbagliata, un solo sguardo inopportuno… e ti giuro, come è vero Lohr, che ti ucciderò. A costo di lasciarci anche io la pelle. »
« Ti sta minacciando. » tradussi quindi in italiano, o, più che altro, riadattai, nella consapevolezza di non potermi permettere una traduzione fedele e puntuale di quell’intervento, non laddove troppi avrebbero avuto a doversi riconoscere i buchi narrativi propri della mia gemella nel confronto con quella questione, e, in particolare, con la figura propria della sua defunta corrispettiva locale « Diciamo che Nissa Bontor, la tua versione autoctona di questa dimensione, non ha lasciato un buon ricordo di sé… e, ora, hanno tutti un po’ paura di quello che tu potresti fare, o potresti voler fare. » riepilogai, sorridendo appena « Quindi… qualsiasi cosa tu voglia fare, o dire, o anche solo guardare, parti dal presupposto che sarà interpretata nel peggiore dei modi possibili. » conclusi, sospirando.
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