Sulla base dei dati in possesso di Sha’Maech, la figura leggendaria della regina Degimirl avrebbe avuto a dover essere ricondotta, invero, a un’antica sovrana y’shalfica, appartenente a un’epoca antecedente alla contaminazione della cultura di quel paese da parte delle repressive regole patriarcali qualche secolo, o forse millennio, più tardi mutuate dalla cultura far’gharia.
In tale periodo storico, e in un territorio che ancora non avrebbe potuto essere considerato del tutto equivalente a quello dell’attuale Y’Shalf, la regina Degimirl, o, più probabilmente, Id-Shemiril, era succeduta al proprio sposo, il re, nella gestione del regno alla sua prematura dipartita, come reggente nell’attesa che il loro figlioletto, ed erede designato, raggiungesse un’età adeguata per potersi far carico di tale incombenza. Donna contraddistinta da una straordinaria capacità politica, e da un vivacissimo intelletto, ella non aveva reso proprio il ruolo di reggente accogliendolo con superficialità, ma, anzi, lo aveva accolto con assoluto senso di responsabilità, impegnandosi con assoluta dedizione non soltanto al mantenimento di quanto ereditato dal proprio defunto sposo ma, in effetti, alla crescita e all’ampliamento di tutto ciò, in uno di quelli che, secondo diverse fonti storiche, avrebbe avuto a dover essere considerato uno dei più floridi periodi del remoto passato di Y’Shalf.
Tuttavia, accanto a tante straordinarie doti, ella non avrebbe potuto ovviare anche a qualche difetto, primo fra tutti quello della vanità. Donna di rara bellezza, ella temeva più di ogni altra cosa l’idea di avere un giorno a sfiorire e, in questo, ebbe a porre tutti i propri più valenti alchimisti alla ricerca di valide soluzioni alla propria mortalità. Anch’ella studiosa di arti arcane, e di quelle scienze incredibilmente prossime alla stregoneria, ritrovandosi insoddisfatta dall’assenza di risultati dei propri studiosi ebbe a convogliare tutte le proprie conoscenze nella creazione di un artefatto che potesse offrirle la risposta al proprio sì angosciante interrogativo, uno specchio incantato che tutto avrebbe potuto conoscere.
“Insomma... un motore di ricerca alimentato ad anime.” non mancò di ironizzare Maddie, nell’ascoltare quella narrazione, e nel non poter ovviare a sorridere a confronto con l’assurda esagerazione propria di quelle leggende, e di quelle leggende atte a presentare puntualmente figure ben lontane da ogni speranza di veridicità... un po’ come Anmel Mal Toise, la quale, tuttavia e purtroppo, non avrebbe potuto essere fraintesa in alcuna misura qual fittizia.
Nel merito di come tale specchio ebbe a essere creato, né la Storia, né tantomeno la leggenda, avrebbero potuto esprimersi con sufficiente certezza, benché Sha’Maech, a tal proposito, non aveva mancato di elaborare una propria teoria, e una teoria atta a ricollegare a tale narrazione un’altra storia, un altro mito, e una storia, un mito, concernenti la sanguinaria follia di una strega e di una strega che, per ottenere il più potente fra i propri artefatti stregati, ebbe a sacrificare le vite, e le anime immortali, di una folta schiera di adepti, intrappolandole, per l’appunto, in uno specchio. Facile, in tal senso, sarebbe quindi stato ipotizzare come Id-Shemiril, vittima della propria assurda ricerca di immortalità, nonché, per l’appunto, insoddisfatta dall’assenza di risultati dei propri alchimisti, ebbe a decidere di sacrificare gli stessi per dare corpo al proprio specchio e a quello specchio che una risposta a ogni propria domanda avrebbe saputo riservarle. E a confronto con l’interrogativo per lei più pressante, la replica dello specchio non mancò di apparire spiacevolmente coerente con la crudeltà della propria stessa genesi: per impedire al proprio corpo di subire la corrosione propria del tempo, ella avrebbe dovuto sacrificare un’altra vita in luogo alla propria. E non una vita qualunque: ma quella dell’animo più puro che avrebbe saputo trovare.
Nell’epoca propria di tali eventi, ormai diversi anni dopo la morte del sovrano e l’ascesa al potere della regina, il giovane principe avrebbe avuto a dover essere ormai riconosciuto qual fanciullo: un giovinetto ricco di entusiasmo per la vita e di amore da offrire al mondo, oltre ovviamente alla propria genitrice, da lui conosciuta soltanto per il proprio profilo pubblico, e quel profilo di grande sovrana illuminata. Ben lontano da ogni suo interesse, quindi, avrebbe avuto a doversi intendere l’ascesa al trono, trono che ben volentieri avrebbe così lasciato alla propria amata madre, nel non avere desiderio alcuno di dedicarsi alla fin troppo onerose incombenze proprie di un tale ruolo. E in luogo alla successione, egli non avrebbe potuto che preferire viaggiare per il regno stesso, conoscendo le sue terre e i suoi abitanti, e vivendo ogni giornata con spensieratezza.
Proprio in uno dei tanti viaggi del giovane principe, egli ebbe a conoscere una giovinetta a lui pressoché coetanea, innanzi alla quale, per la prima volta, il suo cuore ebbe a sussultare di sentimenti prima mai esplorati. Ed ella, in effetti, non avrebbe potuto che meritare quell’infatuazione da parte del proprio giovane spasimante, nell’essere, invero e seppur d’umili origini, una giovinetta assolutamente degna d’ogni ammirazione, dotata non soltanto di indubbia beltade ma, anche e ancor più, di un profondo intelletto, a contorno di uno spirito curioso guidato, tuttavia, da un cuore saldo nei propri principi morali. Una perla rara, insomma. E una perla rara nei riguardi della quale, purtroppo, non soltanto il giovane principe avrebbe avuto a dover essere riconosciuto interessato, giacché, a molte miglia di distanza da loro, il volto della giovinetta ebbe a comparire riflesso nello specchio stregato della regina Id-Shemiril, come la candidata perfetta per assicurare alla regina una prima vittoria contro l’ineluttabilità del tempo.
“Una versione decisamente più appassionante di quella del cartone animato...” osservò allora Maddie, seguendo con sincero interesse quelle parole, nella curiosità di sapere ove il tutto sarebbe andato a parare, là dove, avendo ormai avuto occasione di esplorare un po’ il folklore proprio di quel mondo, raramente il lieto fine avrebbe avuto a dover essere inteso a margine di simili narrazioni.
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