11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 23 maggio 2022

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« Tranquilla... » la volle rassicurare H’Anel, scuotendo appena il capo « Alla fine, è meglio così. Almeno ci possiamo allenare un po’, che continuando a stare lì ferme a chiacchierare rischiavamo soltanto di impigrirci. » ironizzò, stringendosi appena fra le spalle.

L’arma bianca più facile da potersi procurare nel proprio mondo natale, e in un mondo nel quale le armi bianche non avrebbero più avuto propriamente a doversi intendere di moda, era stata, per l’appunto, l’accetta. Ragione per la quale l’accetta era stata la prima arma da taglio, e da lancio, che ella aveva imparato a utilizzare. E ragione per la quale, anche se ormai avrebbe potuto accedere a una più amplia varietà di armi, Maddie continuava a preferire l’uso dell’accetta, ritrovandosi a proprio agio con essa e con le sue potenzialità.
Non che, all’occorrenza, avendo a gestire una spada o una picca, ella non avrebbe saputo come muoversi, avendo ricevuto adeguata formazione anche nell’uso di simili armi: semplicemente, per così come la sua corrispettiva autoctona era solita prediligere le spade a una mano e mezza, le cosiddette spade bastarde, ella, ritrovandosi libera di scegliere, non avrebbe potuto mancare di orientarsi verso l’accetta, sapendo, in grazia della stessa, a dimostrare tutto il proprio più indiscutibile valore guerriero. Del resto, qualunque guerriero degno di tale titolo sarebbe stato perfettamente conscio di quanto, a fare la differenza, non avrebbe avuto a dover essere intesa la tipologia d’arma in sé, quanto e piuttosto l’esperienza maturata nell’uso di tale arma. In tal senso, quindi, una spada bastarda non avrebbe avuto a potersi considerare migliore di un’accetta, né un’accetta avrebbe avuto a potersi considerare migliore di una spada bastarda: erano solo armi diverse, e armi in grado di esprimere un diverso potenziale, e, ciò non di meno, un potenziale persino equivalente, se a maneggiarle fossero state due persone altrettanto esperte nell’uso dell’una piuttosto che dell’altra.
Così, se la scena lì in atto avrebbe potuto quietamente prevedere l’immagine di Midda Bontor intenta a danzare con letale grazia fra i propri antagonisti y’shalfichi, menando in grazia della propria spada bastarda colpi a destra e a manca, e parando colpi tanto da manca quanto da destra, con un’innata eleganza che avrebbe trasmesso un senso di assoluta banalità nel compiere tutto ciò, quasi non stesse neppur realmente impegnandosi in tal senso, quanto e piuttosto stesse muovendosi in maniera del tutto casuale e, pur, miracolosamente perfetta in ogni propria azione; quella medesima scena non avrebbe allor mancato di mostrare Maddie Mont-d'Orb intenta a danzare con eguale letale grazia fra i propri avversari, menando in grazia all’accetta stretta nella destra colpi a di diritto e di roverso, e parando colpi tanto di roverso quanto di diritto con il pugnale da lei mantenuto nella propria mancina, con eleganza forse appena meno disarmante rispetto a quella della propria corrispettiva autoctona, ma non per la propria arma, quanto e piuttosto per quel pur esistente dislivello di abilità. Insomma: spada o accetta non avrebbe avuto a mutare in alcun modo quanto lì in atto, e quanto allora in atto per merito di quella donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, che presto non mancò di evocare in qualcuna delle guardie dei ricordi nel merito della sua possibile identità.

« Quella donna... deve essere Midda Bontor, la mercenaria tranitha! »

Maddie, ovviamente, ovviò a smentire quell’idea, là dove, in un contesto come quello, non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual nulla di negativo essere accomunata alla propria versione autoctona, non là dove, in fondo, Midda Bontor era obiettivamente temuta, e temuta per la straordinaria guerriera che ella era. Avere, quindi, a poter godere, seppur impropriamente, del timore derivante da quel nome, da quella fama, non avrebbe potuto che sostenere il suo incedere, nel far sorgere, nei cuori e nelle menti dei propri antagonisti, sufficiente esitazione, sconforto, da avvantaggiare lei e tutti i propri compagni d’arme.
E così fu, benché, dimostrando maggior lucidità di pensiero, qualcuno fra gli y’shalfichi tentò di argomentare in diversa direzione quella questione...

« Non è Midda Bontor! » si levò una voce, e la voce di un uomo intento a ricaricare la propria balestra, mantenutosi sino a quel momento a una certa distanza da ogni ingaggio diretto in battaglia proprio per poter continuare a far guizzare i propri dardi attraverso l’aria « Midda Bontor è sfregiata... e ha un braccio metallico. »

Già: Midda Bontor aveva effettivamente una lunga cicatrice sul proprio volto, perpendicolare al proprio occhio sinistro, oltre che l’intero braccio destro ormai sostituito da una protesi in lucente metallo cromato, mossa da potenti servomotori alimentati all’idrargirio. Ma che Midda Bontor avesse una lunga cicatrice sul proprio volto, e una protesi metallica in luogo a un proprio braccio, non poté che apparire dettaglio di poco conto a confronto con l’incredibile abilità guerriera della stessa Maddie, la quale, malgrado ogni impegno in senso contrario, stava lì sopravvivendo a ogni offensiva, e menando colpi ben mirati, e mirati, in maniera coerente con quanto pocanzi dichiarato, a non uccidere i propri avversari, quanto e piuttosto a porli fuori combattimento, motivo per il quale, dell’accetta, anziché avere a usare la parte affilata della testa, ella stava impegnandosi a lasciar impattare il fronte opposto, per avere a imporre la violenza del colpo ancor prima della brutalità del taglio, e di un taglio che, allora, avrebbe potuto già contare, altrimenti, molti arti mutilati da tutti i colpi da lei sino a quel momento abilmente inferti.

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