In accordo al mito, tredici ebbero a essere i tentativi della regina di uccidere la giovinetta, uno più crudele e scabroso dell’altro. Secondo l’opinione di Sha’Maech, tuttavia, tale numero avrebbe avuto a dover essere interpretato in maniera figurata, non qual un’effettiva quantità, quanto e piuttosto l’indicazione idealistica dell’impegno da lei posto in tal senso. Le fonti storiche, infatti, a tal riguardo avevano a riportare soltanto un tentativo da parte di Id-Shemiril, e un tentativo sventato dall’intervento del suo stesso figliuolo, il quale, resosi contro della follia della genitrice, ebbe fortunatamente a impedire quell’omicidio rituale, minacciando la madre di avere a togliersi a sua volta la vita se ella avesse portato a termine il proprio sanguinario proposito.
E se il mito, a tal riguardo, aveva a riportare la morte della regina malvagia prima del quattordicesimo tentativo, vedendo la propria violenza riflettersi a suo stesso discapito e sancendone così la disfatta; le fonti storiche confermavano la scomparsa della medesima, e l’ascesa al trono dell’erede, senza tuttavia implicare necessariamente la morte della medesima genitrice: una zona d’ombra all’interno della quale, quindi, avrebbe avuto a potersi collocare la partenza della stessa Id-Shemiril verso qualche terra lontana, forse e ancora una volta animata dall’intento di trovare una risposta alle proprie domande e, soprattutto, alla propria brama d’immortalità.
« Se ora ci dici che lo specchio è scomparso insieme a lei, però, mi metto a ridere fino a domani sera... » minacciò Maddie, nel ritrovarsi così a confronto con l’epilogo della storia, e di quella storia loro proposta in maniera decisamente ricca di dettagli da parte dell’uomo, senza, tuttavia, ancora avere a suggerire in alcuna misura ove potesse essere quello specchio, sempre nell’ipotesi, non ovvia, che avesse realmente a esistere, in una commistione veramente forte di mito e di realtà dietro a quella che, oltretutto, nel suo mondo natale avrebbe avuto a dover essere riconosciuta soltanto qual una fiaba.
« Limitandosi a offrire riferimento alla ballata di Degimirl o alle cronache di Id-Shemiril, in effetti, lo specchio ha a doversi comunque considerare perduto per sempre se non, addirittura, volontariamente infranto affinché alcun altro potesse avere a interrogarlo nuovamente traendone nuove ed empie indicazioni. » parve confermare l’uomo, scuotendo tuttavia il capo a escludere che quella avesse a doversi intendere realmente la conclusione della storia « Tuttavia, molti anni fa mi ero impegnato a cercare di approfondire la questione relativa a questo specchio, con la speranza di poter offrire per mezzo della conoscenza dello stesso a una mia giovane protetta di avere a ritrovare propria perduta salute... e, in tal senso, ero riuscito a ricollegare altre leggende, altre storie apparentemente estranee a questa e, tuttavia, offerenti comunque riferimento di volta in volta a un qualche mistico artefatto fonte di grande conoscenza che, in almeno un paio di occasioni, era addirittura ed esplicitamente indicato qual uno specchio. »
« Quindi... sai dove si trova...?! » esitò M’Eu, incerto nell’aver compreso correttamente quanto egli desiderasse affermare con quel giro di parole e quel riferimento a una nuova, possibile storia che, per quanto sicuramente interessante da ascoltare, avrebbe potuto portare loro via ancora qualche ora se soltanto gli fosse stata concessa occasione di continuare a parlare a ruota libera.
« Potrei saperlo... sì. » confermò Sha’Maech, annuendo a quell’esplicita richiesta di conferma « Tuttavia non è in un luogo facilmente accessibile e, soprattutto, potrebbe non essere così semplice avere a recuperarlo. » precisò, a chiarire in maniera sufficientemente trasparente quanto, con buona pace del loro entusiasmo, la questione non avesse a doversi fraintendere qual banale, né di immediata risoluzione.
« E quando mai...?! » sospirò allora Howe, banalizzando la questione e, soprattutto, il pericolo così in essa loro presentato, addirittura promesso.
Non una vana vanteria quella così suggerita dallo shar’tiagho, quanto e piuttosto la più pura e semplice constatazione di un dato di fatto, e di quel dato di fatto che mai, in tutta la loro ormai più che decennale carriera di avventurieri, non aveva concesso possibilità alcuna di raggiungere facilmente, senza sforzo, o senza incommensurabili pericoli, un proprio qualunque obiettivo, avesse questo a essere un oggetto concreto quanto, o piuttosto, anche e soltanto una semplice idea.
Quella, dopotutto, era la loro vita. Una vita che ognuno di quei cinque compagni d’armi, in momenti diversi, in esistenze diverse, aveva voluto abbracciare, rendere propria, in controtendenza a qualunque genere di istinto di autoconservazione, nel preferire, alla possibilità di una serena quotidianità priva di particolari occasioni di crisi, una vita frenetica e mai scontata, ma non soltanto nei propri contenuti, quanto e piuttosto nella propria stessa esistenza.
Quante volte Howe e Be’Wahr avevano rischiato di morire...? E non in generale, nel corso delle proprie ormai non più giovanili esistenze, quanto e piuttosto in soltanto quegli ultimi tempi, quell’ultimo ciclo di stagioni, e quell’ultimo ciclo di stagioni che, comunque, aveva riservato loro più avventure, e disavventure, rispetto a quanto chiunque altro non avrebbe potuto supporre di avere a vivere in un’esistenza intera.
Quante volte H’Anel e M’Eu, pur decisamente meno veterani rispetto ai propri amici, avevano creduto di non poter raggiungere una nuova alba...? E non in generale, in una vita che, loro malgrado, si era ritrovata posta in discussione sin dalla loro più infantile età, quanto e piuttosto in soltanto questi ultimi mesi, quell’anno, e quell’anno che, pur, avrebbe avuto a essere sì affollato da risultare persino difficile a discriminare in quanto effettivamente tale... e soltanto tale!
Quante volte, ancora, Madailéin Mont-d'Orb aveva rischiato di morire...? Dopo una vita intera trascorsa in una realtà quieta e ripetitiva, nella quale la più marcata espressione di incertezza avrebbe avuto a doversi intendere nel menu che sarebbe lei stato proposto a pranzo, ella aveva radicalmente riscritto la propria quotidianità, e nel compiere ciò aveva iniziato a vivere una realtà nuova, e così affollata di eventi, da sovrascrivere completamente ogni memoria di quel passato, e di quel passato che, pur non avendo a poter essere considerato sì remoto, non avrebbe potuto che risultare tanto lontano nella sua mente da risultare difficile da rammentare, quasi come neppure le fosse realmente appartenuto.
Quale disorientante sorpresa, quindi, avrebbe mai potuto essere riconosciuta da ognuno di loro a confronto con l’idea di un qualche pericolo mortale nella ricerca di quello specchio leggendario...?!
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