« Ma la nuova politica aziendale non era quella di minimizzare il numero di morti...?! » domandò Maddie, colta in contropiede tanto dall’accaduto, quanto dalla prontezza della reazione del proprio amato all’accaduto, con quel coltellaccio lanciato con mirabile precisione e straordinaria forza.
« Ancora parole strane... » sottolineò H’Anel, sbrigandosi a levarsi a propria volta il burqa solo per non ritrovarsi ostacolata dal medesimo nel combattimento che, ormai, appariva ineluttabile.
« E comunque sia, vogliamo minimizzare il numero di morti... soprattutto fra le nostre fila. » soggiunse Howe, approvando la mossa del fratello nel mentre in cui ebbe a doversi praticamente rotolare giù dal carro, nel ritrovarsi improvvisamente oggetto dei dardi scoccati da almeno un paio di balestre, e dal almeno un paio di balestre ritornate improvvisamente puntate contro di loro « Per prima cosa, vediamo di preservare le nostre di vite. Poi, se proprio possiamo, vedremo di non ucciderli tutti... anche se, probabilmente, sarà inevitabile. »
Pur abituatasi all’idea di dover combattere, e di dover combattere per la propria vita, spesso e volentieri a discapito della vita dei propri antagonisti, per Maddie, nata e cresciuta in una realtà con un ben diverso profilo etico, l’idea dell’omicidio come mezzo di risoluzione base di ogni problema non avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual propriamente naturale. Certo: anche nel proprio mondo d’origine la guerra era guerra, e, purtroppo, in guerra tutto appariva concesso, a incominciare dall’idea stessa di omicidio. Ciò non di meno, la freddezza con la quale Be’Wahr aveva appena condannato a morte della guardia “colpevole” soltanto di star facendo il proprio lavoro, non avrebbe potuto ovviare a spiazzarla, a disorientarla, facendola appellare in maniera naturale a quell’indicazione che Midda aveva loro fornito come regola generale, soprattutto a confronto con l’evidenza di quanto, tutti i morti da lei prodotti nella propria esistenza, avevano fatto spiacevolmente ritorno in quella nuova e migliorata forma di non morti, intelligenti, consapevoli di sé e, soprattutto, immortali.
Ovviamente le condizioni particolari che avevano condotto all’avvento dei cosiddetti ritornati non si erano più venute a proporre e, con buona pace dell’avversa situazione, ella avrebbe potuto trascurare quell’invito in direzione di tutti i propri compagni e compagne d’armi. Ma anche Midda, in termini decisamente insueti e complicati da spiegare, si era ritrovata a vivere in una realtà simile a quella di Maddie, avendo a confrontarsi con una ben diversa morale comune, e una morale comune che, alla fine, l’aveva necessariamente “contagiata”, allo stesso modo in cui, in senso opposto, era successo alla medesima Maddie Mont-d'Orb. E così, l’una cresciuta in una realtà in cui non si sarebbe mai sognata di uccidere qualcuno, aveva presto dovuto imparare a combattere e a esigere la vita dei propri antagonisti; nel mentre in cui l’altra cresciuta in una realtà in cui il valore di una vita avrebbe avuto a essere commisurato in meno di un soffio d’oro, aveva presto dovuto apprendere a non uccidere; portando, di fatto, entrambe allo stesso risultato, alla medesima condizione, nella possibilità di uccidere, e una possibilità oltretutto più che coerente con la morale propria di quel mondo, ma con una certa, intrinseca ritrosia all’idea di farlo, come se, comunque, fosse qualcosa di sbagliato. Una ritrosia, ovviamente, del tutto estranea a Howe e Be’Wahr, così come ad H’Anel e M’Eu, i quali, al contrario, sull’omicidio avevano fondato una certa parte della propria vita, in qualità di mercenari.
Non che tutti loro avessero a doversi fraintendere degli assassini di professione: al contrario. Il mestiere dell’assassino non avrebbe avuto ad attrarre alcuno di loro, benché l’omicidio fosse parte integrante della loro quotidianità: ma se uccidere, nel mezzo di un combattimento, avrebbe avuto a doversi considerare comunque qualcosa di giusto, di corretto, di equilibrato, concedendosi tanto la possibilità di uccidere quant’anche quella di essere uccisi; uccidere al di fuori di un combattimento, per così come era consuetudine fare per un assassino, avrebbe avuto a doversi intendere un atto privo di eleganza, privo di romanticismo, e un atto che, in linea generale, non interessava loro. A meno che ciò non avesse a doversi considerare strettamente necessario.
Comunque sia, in quel particolare frangente, il combattimento c’era. E, con buona pace di ogni possibile remora da parte di Maddie, quel combattimento avrebbe anche dovuto riconoscersi decisamente equo, nel confronto, per l’appunto, con la superiorità numerica dei loro avversari, che avrebbe avuto, necessariamente, a compensare l’ineluttabile disparità di esperienza bellica fra i due fronti opposti. Ragione per la quale, quindi, anche l’eventuale uccisione dei loro antagonisti non avrebbe avuto a doversi considerare necessariamente un male... non ove, quantomeno, propedeutica al conseguimento della propria possibilità di sopravvivenza, altrimenti necessariamente posta in dubbio.
Così tanto Howe quanto Be’Wahr, tanto H’Anel quanto M’Eu, ma anche la stessa Maddie, ebbero a combattere, e a combattere una battaglia che non avevano certamente cercato ma di fronte alla quale non avrebbero egualmente avuto a sottrarsi.
« Morte agli assassini kofreyoti...! » gridarono le guardie, per incitarsi reciprocamente in quella sfida, e in una sfida neppur da parte loro desiderata, e a confronto con la quale, certamente, non avrebbero comunque avuto a tirarsi indietro.
« Non sono certo che i sovrani di Kofreya sarebbero effettivamente propensi a riconoscerci dei loro... ma se vi fa piacere pensarlo, fatelo pure. » argomentò M’Eu, scuotendo il capo con aria divertita a quelle parole, e a quelle parole che, in verità, avrebbero avuto a doversi intendere sbagliate sotto ogni singolo punto di vista, là dove difficilmente sarebbero stati loro a morire, nessuno di loro, per l’appunto, si considerava un assassino e, soprattutto, nessuno di loro avrebbe avuto a potersi propriamente dire kofreyota.
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