« Ehi, voi...! » apostrofò allora una voce al loro indirizzo « Che state facendo...?! »
« Stanno aggredendo Yuh’Saf Al-Rehmi’ij! » decretò qualcun altro, a titolo di allarme generico.
« Lasciatelo in pace! » comandò una terza voce, ancora rivolgendosi direttamente verso di loro.
E ove, a quelle prime tre, molte altre ebbero ad aggiungersi, vedendoli letteralmente circondati, assediati non soltanto psicologicamente ma, anche e più propriamente, fisicamente, Maddie e i suoi compagni d’arme non poterono ritrovarsi decisamente disorientati, non avendo certamente ad attendersi di poter attrarre in tal maniera l’attenzione, e, soprattutto, un’attenzione tanto negativa a loro stesso discapito.
“Per Thyres...” imprecò in cuor suo Maddie, voltandosi per controllare la situazione, alla ricerca di una qualche possibilità di quieto disimpegno, salvo ravvisarsi purtroppo circondati da ogni punto di vista “... temo di aver avuto una splendida idea del cavolo!” si criticò, storcendo le labbra verso il basso al di sotto del burqa, nel riconoscersi, proprio malgrado, responsabile di quanto lì stava accadendo, avendo ella proposto, in primo luogo, quella del tutto superflua, e purtroppo inutile, deviazione.
E se, ancora, Maddie, e H’Anel insieme a lei, si stavano lì obbligando al silenzio, a non svelare, ancora e troppo precipitosamente tutte le proprie carte, ben diversa questione avrebbe avuto a doversi considerare per M’Eu, Howe e Be’Wahr, i quali non avrebbero potuto giudicarsi in alcuna maniera costretti a tacere innanzi a tutte quelle critiche a loro discapito.
« Quest’uomo ha cercato di ingannarci! » protestò quindi Be’Wahr, indicando il mercante ancora attonito a confronto con la distruzione della propria mercanzia.
« Già... » confermò Howe, una volta tanto avendo a concordare pubblicamente con il proprio amico fraterno « Stavamo cercando una spada e ha tentato di rifilarci a caro prezzo del ciarpame privo d’ogni valore! »
« Che voi, però, avete distrutto! » reagì Yuh’Saf, trovando coraggio nel sostegno della folla a lui circostante, e nella folla completamente schierata a suo favore « E ora dovrete pagarmela! »
« Ma non scherzare nemmeno... » strabuzzò gli occhi lo shar’tiagho, storcendo le labbra con aria di disgusto a quella richiesta « Pagare... cosa?! »
Ma, benché ogni raziocinio sembrava dare ragione alla posizione di Howe, tale raziocinio non sembrava essere allor condiviso con il resto del pubblico lì presente, per il quale, al contrario, assurdo avrebbe avuto a doversi proprio intendere l’operato lì posto in essere dai due mercenari e, soprattutto, la loro ferma reticenza all’idea di compensare adeguatamente il mercante, per il danno da questi così subito.
« Guardie! » iniziò a invocare qualcuno, domandando che, per sistemare la questione, avesse allor a intervenire l’ordine costituito « Guardie! »
« Mi avete arrecato un danno... e ora dovete ripagarmi! » insistette il mercante, fermo nella propria richiesta verso Howe, Be’Wahr e, soprattutto, il loro supposto padrone, M’Eu « Questa è la legge! »
L’ultima cosa che tutti loro, in quel momento, avrebbero potuto avere a desiderare, sarebbe stato attrarre così tanta attenzione a proprio riguardo. Purtroppo, ormai, l’idea di riuscire a mantenere un basso profilo stava decisamente sfumando, vedendo, piuttosto, il corrispettivo di un grosso cartello luminoso e lampeggiante essere posto sopra le loro teste, come manco sarebbe potuto accadere se fossero entrati nel tempio della città e avessero defecato dinnanzi alla statua di un qualche dio. E qualunque cosa potessero lì decidere di compiere, avrebbero allor dovuto deciderla in fretta, là dove, proprio malgrado, il tempo a loro disposizione si stava rapidamente esaurendo, stando alle voci di sottofondo che stavano preannunciando l’imminente sopraggiungere delle guardie.
Peccato che, anche volendo dimostrarsi concilianti con le assurde richieste del mercante, essi non avrebbero potuto in alcun modo compensarlo per la somma da lui richiesta, là dove, obiettivamente, essi non possedevano una simile quantità di oro. Ragione per la quale, ove quella spada si fosse anche dimostrata corrispondente alle loro aspettative, difficilmente avrebbero potuto pensare di potarsela a casa senza una lunga... lunghissima trattativa. Una trattativa che, generalmente, non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual qualcosa di sbagliato e che, probabilmente, avrebbe potuto anche loro permettere di trovare il giusto compromesso con il mercante. Ma una trattativa che, tuttavia, in quel frangente avrebbe dovuto riconoscersi spiacevolmente esclusa a priori, là dove, ormai, la questione non avrebbe avuto a doversi considerare nei termini di un acquisto, quanto e piuttosto di un risarcimento... con buona pace del fatto che la proprietà da risarcire non avrebbe mai potuto valere la cifra da lui richiesta.
« Sono disposto a compensare il tuo disturbo con un quarto d’oncia d’oro. » tentò comunque di pattuire M’Eu, desiderando avere a chiudere lì la questione e, in tal senso, offrendo decisamente più di quanto mai quell’arma avrebbe potuto avere a valere.
« Quell’arma mi avrebbe potuto fruttare quaranta volte tanto! » protestò il mercante, rifiutando ogni possibilità di compromesso e puntando al prezzo originale, e a quel prezzo del tutto privo di ogni fondamento « Non puoi insultarmi in questa maniera e pretendere che a me vada bene così! »
« In verità sei tu a insultare il mio intelletto, se davvero pensi che avrei mai potuto pagarti dieci once d’oro qualcosa del genere. » sottolineò M’Eu, cercando di far buon viso a cattivo giuoco e, in tal senso, di rigirare la questione a discapito del proprio stesso interlocutore « Ammetti che hai cercato di truffarci, spacciandoci per acciaio azzurro qualcosa che ben sapevi non esserlo! Non a caso ci hai invitato anche a fare attenzione a non rovinare un oggetto tanto delicato! »
« La legge è dalla mia parte! » insistette Yuh’Saf, con tono ancora una volta declinato verso un insopportabile piagnucolio.
« Non sapevo che la legge del nostro amato sultano avesse a proteggere i truffatori! » si ostinò l’altro, storcendo le labbra verso il basso, in una smorfia di disappunto per l’assurdo ardire del proprio interlocutore « Vorrà dire che affronteremo il discorso dinnanzi a un giudice... e vedremo a chi darà ragione! » minacciò, non avendo certamente a desiderare di ritrovarsi a confronto con un giudice e, ciò non di meno, cercando di giocarsi il tutto per tutto con quella minaccia, e con quella minaccia che, sperava, avrebbe avuto a smuovere la coscienza dell’uomo e a spingerlo a ragionare.
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