Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
martedì 17 maggio 2011
1217
Avventura
026 - La canzone di Midda
« Pirati! Pirati a dritta! »
Proprio malanimo, quella voce, quel grido, giunto dalla vedetta posta sull'alto dell'albero di maestra, venne riscontrata da parte della bambina qual tutt'altro che frutto della propria fantasia, così come, in tutta onestà, ella avrebbe certamente e maggiormente gradito rivelarsi essere. E, in un solo istante, in necessaria e inevitabile conseguenza di quell'insistenza, di quella spiacevole e pur ormai assunta verità, il mondo attorno a lei mutò completamente aspetto, mostrandole, dell'equipaggio del quale ella stessa avrebbe dovuto considerarsi parte integrante, volti completamente nuovi, mai neppur immaginati per uomini e donne all'apparenza sempre allegri, cordiali, premurosi e che, in quel frangente, per difendere le proprie vite, quali singoli e quale gruppo, evocarono un'aggressività, una combattività da lei mai sospettata.
« Avanti, figli di Tarth! » esplose, dirompente, la voce di Mas Fergi, imponendosi con vigore non solo sui propri uomini, ma, persino, sul fragore del mare, con un impeto, una carica carismatica che atterrì la piccola, immediatamente voltatasi a comprendere chi avesse parlato con tanta energia « Deve ancora nascere la ciurma di tagliagole che potrà avere la meglio sulla Fei'Mish: tutti ai posti di manovra! Svelti! »
Pirati, tagliagole, posti di manovra: termini assolutamente chiari all'attenzione della bambina, per lei evocativi nel loro significante ancor prima che nel loro stesso significato, avendoli ascoltati sin da bambina pronunciati nelle ballate facenti propria la narrazione di grandi battaglie in mare, di incredibili scontri atti a sancire, di volta in volta, il diritto a sopravvivere, a vivere, e a vivere da uomini liberi, di coloro che, coraggiosamente e appassionatamente, decidevano di rispondere al richiamo loro offerto dai propri dei, e dall'infinito dominio degli stessi, per avventurarti in mare, sospingendosi quotidianamente oltre ogni confine stabilito. Tuttavia, termini anche e ineluttabilmente terrorizzanti per lei, che non avrebbe potuto, malgrado ogni più sfrenata fantasia, affrontare la questione con sufficiente ingenuità tale da permetterle di considerarsi pronta alla pugna, capace di sopravvivere alla prova allora impostale dagli dei.
Per tale ragione, oltre che per una sincera, e concreta, ignoranza nel merito di come avrebbe dovuto agire in tal situazione, la piccola non poté evitare di restare immobile, apparentemente indifferente alle esortazioni del proprio capitano e sostanzialmente atterrita dal contesto che le aveva rese necessarie, lì confusa, smarrita, spaventata quanto sufficiente a non poter neppure formulare l'ipotesi di prendere voce per offrire libero sfogo al proprio intimo disagio.
« Quei figli d'un cane devono essere disperati se hanno deciso di tentare un abbordaggio in pieno giorno… » esclamò il secondo in comando, rivolgendosi al proprio capitano e, nel mentre di ciò, recuperando la propria posizione al timone, nell'implicita comprensione della necessità di massima responsabilità in tal locazione e, ancora, dell'impossibilità, per lo stesso Mas Fergi di occuparsi di esso, dovendo riservare verso altre preoccupazioni, verso altri pensieri, tutta la propria attenzione.
« Giorno o notte poco importa. » puntualizzò il capitano, scuotendo il capo « La loro disperazione è palesata dall'idea stessa del tentativo di un abbordaggio! » commentò, con tono tale da rendere incomprensibile, alle orecchie del suo nuovo mozzo quanto in tal senso, in simile rivelazione avesse da riporre fiducia o sconforto « Avanti! Muoversi! » riprese poi, ancora tuonando verso il proprio stesso equipaggio « Dobbiamo dimostrare al nostro signore Tarth di essere degni dell'onore fin'oggi concessoci nel permetterci di attraversare i suoi domini! »
Credo che sia opportuno ora sottolineare, a beneficio di tutti voi, mio attento pubblico, come, né l'osservazione proposta dal secondo in comando, né, tantomeno, la precisazione del capitano, in tutto ciò, avrebbero potuto essere considerate quali espressioni retoriche, fini a se stesse e prive di valor pratico nel confronto con la spiacevole situazione loro lì imposta.
Al di là di quanto, infatti, costituisce abitualmente argomento proprio di molte canzoni, reso abilmente tale dal bardo, ancor più che dal cronista, al semplice scopo di aumentare l'epica delle medesime con quel valore aggiunto caratteristico e caratterizzante una qualunque battaglia, sia essa vissuta in vaste pianure, in strette valli o, come in questo caso, sul ponte di una nave, rari, molto rari, avrebbero potuto essere riconosciuti gli assalti dei predoni dei mari, singoli o in gruppo, a discapito di altre navi in mare aperto. Un'esiguità statistica, invero, conseguente non tanto a un qualche disinteresse per i pirati nei confronti delle ricchezze potenzialmente custodite nella stiva delle proprie eventuali prede, quanto, piuttosto, per l'alto livello di rischio proprio di una simile azione e per l'estrema difficoltà di condurla, comunque, con successo a termine. Abbordare una nave in movimento, infatti, avrebbe significato impegnare un'incredibile abilità di navigazione allo scopo di permettere l'affiancamento della propria a quella scelta qual obiettivo e, in maniera rapida e decisa, trasferire a bordo della nave avversa un quantitativo di uomini e armi sufficiente a permettere la conquista della medesima, conquista, ovviamente, ottenibile solo nel completo annientamento del suo stesso equipaggio, ove la cattura di prigionieri non sarebbe mai stata accettata quale soluzione attuabile. Le poche e reali casistiche di assalti in mare, pertanto, così come qualsiasi marinaio sufficientemente esperto vi potrebbe confermare, difficilmente avrebbero previsto un ingaggio tanto esplicito e, ancor peggio, in pieno giorno: al più, tale azione sarebbe stata giudicata qual concretizzabile attraverso strategie più elaborate, trappole utili a permettere di sorprendere il nemico e di sottometterlo in maniera più rapida, e meno pericolosa, possibile.
Alla luce di queste mie parole, sono certo, ora comprenderete il perché tanto Mas Fergi quanto il suo secondo in comando affrontarono in maniera sufficientemente sprezzante l'idea stessa di un abbordaggio, non negandosi, tuttavia, una certa prudenza, una necessaria paranoia nel confronto con la stessa. Retorico, dopotutto, credo sia apprezzare quanto qualsiasi volontà censoria relativa alle ragioni di prematura morte di un equipaggio in mare abbia da esser comunque giudicata qual semplice esercizio di pensiero e poco più, ove, nella scomparsa di una nave e degli uomini e donne a sé associati, praticamente impossibile possa esser discernerne la causa, spaziando in maniera libera e fantasiosa fra l'eventualità dell'incontro con dei pirati e quella con una qualche terribile creatura marina, o, ancora, piuttosto, semplicemente e pur tragicamente, quella con una terribile tempesta.
« Midda! » si impose, tuonante qual sempre, la voce di Degan, cogliendo la bambina con tanta sorpresa da farla sobbalzare gridando, quasi fosse da lui stata inaspettatamente colpita « Dannazione… che cosa pensi di fare qui?! Fila immediatamente sottocoperta: finirai di controllare quelle cime più tardi! »
Quell'occasione, come ella ebbe modo di analizzare solo tempo dopo, con mente più lucida e serena, avrebbe dovuto essere riconosciuta quale la prima nella quale, incredibilmente, il marinaio si rivolse a lei ricorrendo al suo effettivo nome: una scelta, quella dell'uomo, dettata non tanto da una volontà razionale in tal senso, quanto, piuttosto e in effetti, da una reazione emotiva, trasparente di una sincera premura per la sorte di quella bambina, a lui, dopotutto, ancora ufficialmente affidata qual protetta.
Purtroppo, però, in conseguenza della propria ansia, della propria paura, ella non poté che trovarsi a essere del tutto inconsapevole di come, nella spiacevole occorrenza di quel terribile evento si fosse appena dimostrata una lieve, tenue luce di speranza per se stessa, qual quella che avrebbe potuto riconoscere propria nell'essere stata chiamata Midda e non "soldo di cacio" da parte del proprio mentore. E per tal ragione, non solo la piccina non commentò in alcun modo quell'intervento, come, in un contesto diverso, non avrebbe mai rinunciato a fare, fosse anche per esprimere tutta la propria più sincera soddisfazione in tal senso, ma, anche e ancor più, ella non diede ragione all'uomo di ripetere per una seconda volta il proprio comando, scattando con foga quasi raffazzonata ad allontanarsi rapidamente da quel ponte, prima che l'orrore rappresentato dalla presenza dei pirati potesse raggiungerla e ucciderla.
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