Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 19 gennaio 2018
2431
Avventura
048 - Non smettere di lottare
A dispetto dei timori espressi da Lles, e trascurando completamente la possibilità di entrare all’interno del retro di quel veicolo, e di raggiungere la gabbia lì riposta, Midda ebbe altresì a proiettare il proprio corpo in un primo salto, un balzo che la condusse ad appoggiare fugacemente il proprio piede sinistro su una curva utile della forma del mezzo e in tal dove trovare un punto d’appoggio allo scopo di spingersi ancora più in alto, quasi rimbalzando sul lato opposto e lì lasciando aderire, questa volta, il destro, su un altro punto idoneo, prima di sospingersi, in un’amplia parabola, in una straordinaria capriola all’indietro, a volare al di sopra della testa della propria avversaria, per atterrarle alle spalle e, in quel punto sopraggiunta, cercare di menare il proprio colpo, un montante che, condotto con il suo destro, non si sarebbe limitato a colpirla ma, addirittura, a distruggerla, nella forza dei servomotori alimentati all’idrargirio propri di quell’arto trapassandole la schiena e l’addome, fino a fuoriuscire dal suo petto. Un colpo, in tutto questo, contraddistinto non soltanto da audace concezione e da straordinaria esecuzione, ma, anche e ancor più, caratterizzato da un’impietosa volontà di condanna, di morte, a discapito della controparte, alla quale, potenzialmente, non sarebbe stata concessa altra possibilità al di fuori di una violenta e sanguinosa dipartita, avendo probabilmente appena il tempo di maturare l’idea di quanto così accaduto, e della fine alla quale, in tal maniera, si sarebbe ritrovata a esser tradotta in un nuovo stato d’esistenza, compatibilmente con le proprie eventuali credenze religiose.
Ma se pur, effettivamente, il potenziale di morte proprio di quell’azione avrebbe avuto a doversi riconoscere estraneo a qualunque possibilità di argomentazione o critica, tale potenziale, nella pratica di quello scontro, ebbe a doversi inaspettatamente confrontarsi con la ferrea volontà a mantenersi in vita, e in salute, della controparte, la quale, in conseguenza a ciò, non avrebbe potuto permettersi alcuna occasione volta ad attendere quietamente l’evolvere degli eventi, senza, in essi, agire e interagire. Così, nel dimostrare un ammirevole acume e un’incredibile capacità di freddo controllo sugli eventi, e sull’ambiente a sé circostante, il capitano dei pirati non ebbe ad accettare passivamente il destino al quale la propria antagonista l’avrebbe tanto banalmente condannata, preferendo mantenere quieta consapevolezza nel merito della posizione della stessa e, al momento del suo pur ipoteticamente letale attacco, offrire a quel suo pugno cromato non il calore e la morbida accoglienza delle proprie carni, quanto e piuttosto il nulla allor rappresentato dalla semplice aria, e dalla semplice aria nella quale lasciò fendere, incapace a imporle qualunque danno, quella temibile estremità, compiendo nel contempo proprio di quell’attacco, di quell’aggressione, un perfettamente misurato, lieve movimento, minimo indispensabile utile a escluderla dalla sua traiettoria e a permetterle di riservarsi, ancor, salva la vita. Mirabile, in tutto questo, ebbe a dover essere la sua velocità, anche all’attenzione della stessa Figlia di Marr’Mahew, la quale quasi non poté riservarsi il tempo di comprendere realmente quanto avesse lì a doversi considerare in corso prima che, altresì, tutto fosse allor terminato.
E laddove incredibilmente rapida ebbe a dimostrar di saper essere Lles in un contesto difensivo, altrettanto non mancò di dimostrarsi in uno offensivo, utile, nella nuova posizione così assunta, quasi frontale alla propria controparte, a menare a sua volta un colpo, lì animato, in verità, non da intenzioni apertamente letali quali quelle a lei riservate, quanto e piuttosto dalla volontà di offrire una dimostrazione, e una dimostrazione che, nel proprio intimo, ella volle probabilmente sperare essere utile alla donna da dieci miliardi di crediti per decidersi a concederle la sfida da lei desiderata, quella possibilità di singolar tenzone da lei ricercata e che, in un modo o nell’altro, l’altra sembrava intenzionata a eludere, non apparendo intenzionata a dedicarle quell’attenzione, quell’interesse pur quietamente preteso. Una dimostrazione, la sua, che fu allora espressa in una semplice spinta, e in una spinta che, con il palmo della mancina aperto, ella ebbe a muovere in direzione del suo basso addome con la stessa precisione di un pugno, e che pur pugno non volle essere, per fortuna della controparte, laddove se così non fosse stato, probabilmente l’effetto finale non avrebbe avuto a doversi intendere particolarmente differente da quello che, a sua volta, aveva sperato di imporre con il proprio arto cromato, giacché, in un’incredibile velocità d’azione, tale da non permetterle alcuna possibilità di difesa da tutto ciò, gli effetti propri di quella spinta, di quell’impulso imposto in contrasto al suo ventre, ebbero a definirsi nel vederla catapultata con disumano vigore per oltre nove piedi all’indietro, sino a raggiungere il limite della loro arena e, in ciò, a colpire, di schiena, la schiena di uno dei tagliagole lì disposti a mantenere intatto il limite circolare loro riservato e, ancora, quasi a sbilanciarlo in avanti, in conseguenza alla straordinaria energia cinetica che l’altra era così stata in grado di imporle.
Un colpo in conseguenza al quale, pertanto, Midda ebbe a ritrovarsi per un breve istante impossibilitata persino a respirare, istante nel corso del quale, tuttavia, la sua mente non si negò possibilità di rielaborare quanto appena accaduto, nel tentativo di offrire una chiave di interpretazione logica a tutto ciò. Una chiave di interpretazione, allora, che non poté ovviare a ricollegarsi a una delle ultime frasi ridacchiate da parte della donna pirata prima dell’inizio di quello scontro, di quella loro tanto invocata possibilità di duello, e, in particolare, al disinteresse dimostrato dall’altra alla prospettiva di poter perdere entrambe le mani in conseguenza a quel conflitto: eventualità che, sebbene nel mondo dal quale la donna guerriero proveniva avrebbe terrorizzato chiunque, proponendosi qual menomazione di impossibile superamento, in quella nuova e più amplia realtà, così come il suo stesso arto cromato avrebbe avuto a rappresentare, non avrebbe potuto più ritenersi qual ostacolo sì insormontabile, condizione sì immutabile, in grazia allo straordinario progresso tecnologico che contraddistingueva quelle civiltà…
« Le tue braccia… » esitò la Figlia di Marr’Mahew, aggrottando appena la fronte nel cercare di recuperare voce e posizione eretta, separandosi da colui che, involontariamente, le si era offerto qual scomodo materasso utile ad arrestare il volo in tal maniera impostole dalla controparte.
« Un modello senza dubbio più elegante del tuo. » sottolineò Lles, riservandosi occasione per un nuovo sorriso immancabilmente sornione, nel levare innanzi a sé la propria estremità mancina e nell’osservarla quasi con compiacimento, nell’assoluta verosimiglianza della stessa con un arto reale, risultando apparentemente contraddistinto da pelle e da carne, garantendole tutta quell’importante sensibilità tattile propria della pelle e della carne, e, ciò non di meno, non avendo a doversi considerare, a tutti gli effetti, qual più naturale di quanto non avrebbe avuto a doversi reputare il destro cromato della propria allor sorpresa interlocutrice « Con rispetto parlando, per quanto sicuramente possa contribuire all’immagine di ragazza cattiva alla quale, evidentemente, tanto tieni, io avrei qualche remora a mostrarmi in giro con una protesi così rozza qual quella: sembra quasi un semplice modello da lavoro di quelle che vengono installate ai detenuti delle prigioni di Loicare. » la criticò, scuotendo appena il capo « … o forse è veramente così, tesoro?! » ridacchiò, strizzando l’occhio sinistro in un gesto di ricerca di complicità con lei.
Cercando di approfittare della distrazione da lei resa propria in quel breve monologo, la donna guerriero si impose una rapida ripresa dal lieve stordimento nel quale il colpo a lei inferto l’aveva fatta ricadere, per scattare in avanti, in grazia di tutta l’energia propria dei vigorosi muscoli delle sue gambe, per coprire in un attimo la distanza fra loro esistente e cercare, nuovamente, di raggiungerla, e di raggiungerla, ancora, non nell’impiego della propria spada, ma, più semplicemente, del proprio arto destro, nella volontà di imporle quell’unico, singolo colpo in grazia al quale, allora, quell’intera questione avrebbe potuto essere facilmente conclusa, nella morte della propria controparte, nonché dell’attuale carceriera dei due bambini.
Purtroppo, ancora una volta, la sua pur straordinaria velocità d’esecuzione venne sostanzialmente umiliata da quella che, altresì, ebbe modo di riservarsi la sua avversaria, restando in immobile attesa del suo arrivo sino all’ultimo istante utile e, solo quando ormai avrebbe avuto a dover essere bersaglio designato per il suo colpo, compiendo quel pur lieve movimento utile, allora, a sottrarla al medesimo, lasciando sfogare tanta forza, tanta violenza, nel vuoto lasciato in propria vece, in un’evasione da quell’offensiva straordinariamente misurata e che, ora, volle riservarsi anche l’opportunità di condurre un primo movimento della propria lama a potenziale discapito di quell’antagonista, in un ridoppio diritto volto in direzione del suo fianco mancino…
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