Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
martedì 24 aprile 2018
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Avventura
050 - Il tempo del sogno
Come sovente già accaduto in passato, anche in quell’occasione le parole ingenuamente pronunciate da Be’Wahr si dimostrarono essere molto più profonde di quanto mai egli avrebbe potuto menar vanto e di quanto, chiunque altro attorno a lui, avrebbe potuto attendersi da parte sua. Nell’ironizzare, infatti, su quanto quel mondo, nel quale essi si stavano lì ponendo, non avesse a dover essere necessariamente il proprio, egli pose l’accento su un dettaglio che, unito a quanto già evidenziato dall’infantile genuinità dell’osservazione di Liagu nel merito delle scritte dei cartelli nel centro commerciale da loro prima visitato, ebbe a offrire molto attorno a cui pensare alla Figlia di Marr’Mahew, all’Ucciditrice di Dei, il silenzio della quale, allora, altro non avrebbe avuto a dover essere inteso se non qual espressione dell’impegno da lei posto nel cercare di restituire una logica alla più totale assurdità degli eventi da loro vissuti sino a quel particolare momento.
Se una verità, infatti, ella aveva mai avuto occasione di apprendere nel corso della propria complicata e avventurosa esistenza, tale avrebbe avuto a dover essere considerata quella in grazia alla quale, ogni evento, ogni assurdità, per quanto apparentemente folle, per quanto impropriamente inspiegabile, avrebbe dovuto avere una propria logica, un proprio raziocinio, forse estemporaneamente estraneo a ogni possibilità di comprensione e, ciò non di meno, esistente. Un raziocinio una volta scoperto, una volta colto il quale, anche la stregoneria più arcana, o la tecnologia più progredita, sarebbero state apprezzabili qual intrinsecamente regolate, nei propri sviluppi, nei propri progressi, da esso, in termini utili, pertanto, a definire un percorso logico, un ambito d’azione che, per quanto amplio, non avrebbe avuto a doversi considerare illimitato, e che avrebbe permesso, in un modo o nell’altro, di scendere a patti con tutto ciò e, all’occorrenza, di dominarlo, di sovrastarlo.
Così, anche in quella follia incominciata con un’innocente passeggiata notturna verso i bagni della Kasta Hamina, Midda non avrebbe potuto ovviare a voler cercare tale raziocinio, simile logica, per maturare confidenza con la quale, obbligato sarebbe stato, per lei, ripercorrere, un passo alla volta, tutti gli eventi occorsi, e cercare, dietro agli stessi, quel percorso logico che pur, sino a quel momento, le era sfuggito. Un percorso logico per meglio comprendere il quale, in quel momento, tanto l’osservazione di Liagu, quanto quella di Be’Wahr, non avrebbero avuto a dover essere banalizzate. Al contrario…
« Be’Wahr… » ebbe alfine a commentare la stessa donna guerriero minimo comune denominatore fra tutti i presenti « … quando domani mattina rivedrai tuo fratello Howe, ricordati di dirgli quanto tu sia dannatamente geniale, benché neppure tu stesso te ne abbia ad accorgere nella maggior parte delle occasioni! » esclamò, aprendosi in un amplio sorriso e, in ciò, lasciando trasparire il proprio intimo successo nella ricerca di quel raziocinio, di quanto, attorno a loro, stesse accadendo « Ricordati di dirglielo da parte mia, mi raccomando! » insistette ella, avanzando poi vero il biondo per non negargli l’occasione di un affettuoso abbraccio, quasi a titolo di ricompensa per quella sua intrinseca genialità.
Un abbraccio, quello che ella non mancò di dedicargli, che non fu assolutamente disprezzato da parte di Be’Wahr, e che non poté ovviare, ciò non di meno, a far sorgere una certa curiosità nel merito delle ragioni dietro al medesimo, ragioni che, in quel momento, avrebbero avuto a doversi considerare palesi soltanto all’interno della mente della donna guerriero e di nessun altro…
… o quasi.
« Credo che abbia appena compreso qualcosa di importante… » sussurrò Rín in direzione della propria gemella e di Lys’sh, le due persone a lei più vicine in quel momento « … o, per lo meno, è così che tu reagiresti se avessi compreso qualcosa di importante. » puntualizzò poi, in riferimento a Maddie, nel non banalizzare l’importanza del collegamento esistente fra le due donne, non limitato a una mera somiglianza fisica, che altresì sarebbe potuta valere anche per lei stessa, ma, ancor più, per una sorta di comunione di spiriti, o qualsiasi altro parallelismo avrebbe potuto essere allora considerato esistente fra due diverse versioni della medesima persona.
Facendo ritorno dalla propria fugace missione personale, Seem ritornò in scena esattamente dal punto ove pocanzi era scomparso, conducendo seco, fra le braccia, due fagotti di stoffa, abiti accuratamente ripiegati che, senza troppo sforzo di comprendonio avrebbero avuto a doversi considerare qual appartenenti, in dettaglio, alla Figlia di Marr’Mahew e al suo compagno, vesti sicuramente differenti da quelle che avrebbero potuto indossare a bordo della Kasta Hamina e che, altresì, non avrebbero mancato di ricondurli, psicologicamente, ad almeno due anni prima, a quando ancora il viaggio attraverso lo spazio siderale sulle ali della fenice non li aveva portati via dal loro mondo. Per tale ragione, quindi, il giovane ex-scudiero della donna, nonché ex-garzone dell’uomo, si era allontanato con tanta urgenza e concentrazione da loro: non perso dietro a propri egoismi personali, non desideroso di abbandonare il gruppo, quanto e piuttosto premurosamente preoccupato di voler concedere, tanto alla propria signora, quanto al locandiere, degli abiti degni di tale nome, approfittando della pur probabilmente effimera loro presenza in quel particolare luogo, con tali risorse così a portata di mano.
« … mia signora? » apostrofò egli, dirigendosi innanzitutto verso di lei, a consegnarle degli abiti, invero, non differenti da quelli indossati, in quel preciso istante, anche da Maddie, se non per il colore, lì tendente a una scura sfumatura di blu.
« Scommetto che sei stato proprio tu! » esclamò, per tutta risposta, la donna, liberando Be’Wahr dal proprio abbraccio e levando il proprio indice mancino in direzione dell’ex-scudiero « Oh, sì. Non può essere altrimenti… »
« … sono stato io a fare cosa…?! » esitò Seem, non comprendendo il senso di quella specie di accusa, né comprendendo, in effetti, se quella avesse a doversi considerare effettivamente qual un qualunque genere di accusa, restando con il braccio destro teso verso di lei, nella semplice volontà di consegnarle gli abiti a lei condotti « Ho sbagliato qualcosa, mia signora…? »
« A cosa stavi pensando poco fa? » domandò ella, nel proseguire nel proprio percorso mentale, pur non negandogli un sorriso di ringraziamento nell’accogliere i vestiti a lei così condotti, non volendo certamente dimostrarsi irriconoscente innanzi a tanto impegno volto a proprio esclusivo vantaggio, e apprezzando, sinceramente, l’idea di poter indossare qualcosa di più idoneo al combattimento rispetto a una vestaglia già a pezzi, qual, purtroppo, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta la propria.
« Speravo di fare in tempo a tornare con vestiti per te e Be’Sihl prima di qualche nuovo… salto. O comunque si abbia a dover definire quanto sta accadendo. » rispose il giovane, aggrottando la fronte nel continuare a non cogliere il senso di quell’interrogativo e del discorso collegato.
« Prima ancora. Quando eravamo nel mondo di Maddie e Rín! » incalzò ella, non avendo ancora ricevuto la risposta che desiderava, e che, francamente, sperava di ricevere per poter effettivamente dare un senso a quanto lì stava accadendo.
Seem si ritrovò costretto ad accigliarsi nel porsi innanzi a quell’interrogativo estremamente preciso e, ciò non di meno, rivolto a una questione tanto banale a fronte della quale, allora, non avrebbe saputo come comportarsi. Tuttavia, la fiducia del giovane nella sua signora, malgrado i due anni di distacco, non avrebbe avuto a dover essere considerata qual minimamente scemata, ragione per cui, che egli comprendesse o meno il senso di tutto ciò, non ebbe a esitare a rispondere.
« Stavo pensando alla locanda. E a quanto mi sarebbe piaciuto fare ritorno al mio mondo, allorché rischiare di restare intrappolato in quell’assurdo posto dove eravamo finiti… quel… supermercato?! » replicò, incerto nell’aver adoperato il termine corretto per indicare la loro precedente collocazione spaziale.
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