11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 17 luglio 2018

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Tutto avvenne tanto rapidamente al punto tale che Rula non ebbe neppure il tempo di comprendere cosa stesse accadendo prima di ritrovarsi precipitata nella tiepida acqua del lago, in essa sprofondata per almeno otto-nove piedi, e lì estemporaneamente privata persino della capacità di orientarsi, di comprendere in quale direzione fosse il cielo e in quale la terra. Per propria fortuna, benché ignara, sino a qualche ora prima, persino della semplice esistenza delle canoe, o del loro principio funzionamento, la giovane moglie del capitano della Kasta Hamina non avrebbe avuto a doversi considerare del tutto estranea rispetto al nuoto. E benché, comunque, fossero passati molti anni dall’ultima volta che aveva avuto occasione di nuotare, e di nuotare all’interno del confortevole ambiente proprio di una piscina quando, ancora bambina, aveva avuto la fortuna di frequentare, per qualche tempo, diversi corsi, ella non ebbe a lasciarsi prendere dal panico, per quanto l’ambiente lacustre non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual il migliore a tale scopo, e si impose di reagire, e di reagire con sufficiente autocontrollo.
Così, avviluppata dalle acque del lago divenute, da quella prospettiva, decisamente meno lucenti, indubbiamente meno affascinanti rispetto a quanto non avrebbe potuto apprezzare pocanzi, nel mostrarsi piuttosto torbide, inquietantemente oscure e tenebrose, Rula riuscì a ritrovare il proprio orientamento, la giusta direzione, seguendo il bagliore attribuito alla luce del sole, in quel momento posto sotto i propri piedi, e, in grazia di esso, riconquistando in pochi, rapidi, movimenti, la superficie e, con essa, l’aria calda di quella giornata, il cielo verso il quale rivolgere il proprio sguardo e, con esso, quei necessari colpi di tosse volti a tentare di liberarsi la gola dall’acqua inavvertitamente ingerita al momento della caduta…

« Lys’sh… coff… coff… » richiamò il nome dell’amica, guardandosi attorno e cercando una qualche evidenza di lei o della canoa con tutte le loro cose « Lys’sh… coff… dove sei?! »

Per un istante, complice la vista annebbiata dall’acqua del lago e quel principio di soffocamento, Rula non fu in grado di apprezzare realmente il mondo a sé circostante, volgendo a esso il proprio sguardo senza realmente vedere, senza riuscire effettivamente a distinguere le immagini di quanto attorno a lei presente. Ma in breve, brevissimo tempo, tale problema fu superato ed ella ebbe modo di rendersi conto di essere precipitata, dopo quel breve volo, a diversi piedi dalla canoa, almeno una trentina… canoa, purtroppo, che in quel momento la attendeva rovesciata, completamente capovolta nella propria postura, con l’incavo entro il quale ella e Lys’sh erano alloggiate rivolto, ora, verso il basso, e la chiglia verso l’alto, verso il cielo, in una collocazione che, oltre a non apparire per nulla corretta, non avrebbe potuto mancare di suggerire una spiacevole realtà nel merito di tutte le loro cose, equipaggiamento, cibo, armi e, persino, vestiti, che, in essa, avevano precedentemente trovato il proprio giusto spazio, e che, in ciò, molto facilmente, molto probabilmente, avrebbero avuto a doversi considerare tristemente perdute in quel lago, a ogni nuovo istante sempre meno affascinante, sempre meno estasiante rispetto a come lo aveva pocanzi apprezzato essere.

« Lys’sh!!! » gridò con tutta la voce che avrebbe potuto vantare di possedere, nel richiamare ancora una volta il nome dell’amica e nello sperare, in ciò, di ottenere una qualunque risposta, laddove l’alternativa a essa avrebbe avuto a doversi riconoscere persino tragica, e tragica in una misura che, francamente, non avrebbe desiderato aver ad affrontare.

Una lieve increspatura dell’acqua, a pochi piedi da lei, attrasse improvvisamente la sua attenzione, suggerendo un movimento sotto la superficie, in termini che avrebbero potuto essere quantomeno gradevoli e altrettanto sgradevoli, a seconda di cosa sarebbe allor emerso da lì sotto. E se, per un fugace istante, Rula non avrebbe potuto ovviare a temere il peggio, nell’istante in cui, con un profondo e quasi gridato inspiro ebbe a ricomparire, in quel punto, l’immagine propria di Lys’sh, proiettata verso il cielo e verso l’aria che, evidentemente, stava iniziando a scarseggiare nei suoi polmoni, ella non poté che trarre un sospiro di sollievo, consapevole di quanto, comunque, la situazione non si fosse assolutamente risolta, di quanto i problemi non avrebbero avuto a dover essere erroneamente considerati qual superati e, ciò non di meno, innegabilmente felice di scoprire di non essere rimasta sola nel confronto con gli stessi, in una condizione a confronto con la quale, altrimenti, non avrebbe probabilmente saputo come agire.

« Lys’sh! » esclamò, con tono ineluttabilmente meno preoccupato e più allegro, compiendo qualche bracciata per spingersi a lei, per colmare la distanza fra loro presente e, in ciò, ricongiungersi all’amica, nella volontà di comprendere, insieme a lei, cosa potesse star accadendo.

Ciò non di meno, prima che questa potesse risponderle, o potesse anche e soltanto rendersi conto della sua presenza lì vicino, l’ofidiana scomparve nuovamente sotto la superficie delle acque, e lì scomparve con un moto assolutamente innaturale, non rituffandosi in esse, non lasciandosi immergere, quanto e piuttosto, quasi fosse stata lì sotto trascinata, e trascinata con violenza per effetto di qualcuno, o di qualcosa, appeso alle sue gambe e desideroso, in tal senso, di affogarla nelle profondità di quel lago.
E se, allora, naturale sarebbe stato per lei gridare, e gridare per la sorpresa, per lo spavento, e per tutta la giustificabile paura nel confronto di quanto così appena accaduto, e della scomparsa della propria amica, quello stesso spirito che l’aveva spinta a reagire nel confronto con Bue e i suoi compagni quando tutto ormai avrebbe avuto a doversi ritenere perduto, la animò, ancora una volta, allo scopo di agire, e di agire rapidamente, per non permettere a niente e a nessuno di privarla della propria amica, della propria compagna, della propria sorella d’arme. Così, pur inconsapevole di quanto là sotto avrebbe potuto attenderla e, soprattutto, fondamentalmente disarmata, la giovane Rula non esitò un solo istante a immergersi, e a immergersi con un forte colpo di reni, utile a permetterle, nuovamente, di rigirare la propria posizione e di abbandonare, volontariamente, quel cielo non banalmente riconquistato, per scomparire nuovamente fra le tenebre di quel lago, sol desiderosa di raggiungere Lys’sh e di offrirle il proprio aiuto, in qualunque modo, in qualunque termine ciò avrebbe potuto occorrere.
Ma anche laddove, a confronto con tutto quello, il suo spirito avrebbe avuto a doversi riconoscere forte e combattivo, invocante una qualunque occasione di riscatto per il fato della giovane ofidiana; spiacevolmente evidente ebbe allor ad apparire la propria più totale mancanza di ogni possibilità di azione, o di successo, in quel proposito, nel momento in cui, fra le oscure acque di quel lago, il proprio sguardo annebbiato, la propria vista provata, ebbe a individuare l’immagine propria di Lys’sh orrendamente stretta, nell’estremità inferiore del proprio corpo, fra grandi tentacoli, l’origine dei quali avrebbe avuto a doversi ricercare ancor più in basso, perduta nelle tenebrose profondità di quel lago, là dove, chiaramente, avrebbero avuto a voler trascinare anch’ella, condannandola, in tal maniera, a morte, e a morte certa…

« … » tentò stupidamente di gridare, e di gridare il nome dell’amica, per un momento dimentica della propria effettiva condizione, forse e proprio in conseguenza alla follia di quanto stava osservando, e alla paura per il suo destino, benché, così facendo, non avrebbe potuto in alcun modo aiutarla, ma soltanto, al contrario, diminuire la propria possibilità di permanenza lì sotto, lasciando sfuggire dai propri polmoni quella preziosa aria in sola grazia alla quale avrebbe potuto ovviare ad annegare.

Sorpresa, certo; spaventata, pure; preoccupata, indubbiamente; Rula non volle, ciò non di meno, allontanarsi da lì, retrocedere nel confronto con l’impresa lì richiestale dal fato, nel non facile, non banale, non scontato compito di salvare la propria amica, la propria compagna da qualunque orrenda creatura la stesse lì aggredendo. E così, ancora una volta, non esitò innanzi al pericolo, né retrocesse, per così come pur sarebbe stato comprensibile e giustificabile avvenisse, ma, con straordinario coraggio, scelse di avanzare, e di avanzare pur consapevole di non avere alcun genere di idea nel merito di cosa poter concretamente compiere in suo aiuto, in suo soccorso.

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