11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 25 ottobre 2018

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A quasi quarantatré anni, quindi, Nóirín Mont-d'Orb avrebbe avuto a dover quindi essere riconosciuta come una donna pienamente affermata, forte e indipendente, come da sempre era stata e come, sin da quel lontano giorno di trentatré anni prima aveva voluto essere, per onorare il nome della sua sorella gemella insieme al proprio. Responsabile del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo della sede locale di una grande azienda internazionale, titolare di un blog con quasi centomila visitatori unici mensili e di un profilo Instagram con più di dieci milioni di seguaci, oltre che ex-campionessa paralimpica nonché fondatrice e direttrice di una delle più importanti Onlus nel settore dell’assistenza legale a persone con disabilità fisiche o mentali, Rín era stata più volte presente sulle copertine di diverse riviste nazionali del proprio Paese e non solo, riuscendo, in sola grazia al proprio impegno, ai propri sforzi, e alla propria determinazione, ad accumulare una piccola fortuna, valutata in alcune centinaia di milioni di euro.
Una piccola fortuna la sua, grazie alla quale ella aveva quindi potuto alleviare le difficoltà della propria famiglia, di suo padre, in primo luogo, ma, soprattutto, di sua sorella. Dopo oltre vent’anni di coma, infatti, Maddie avrebbe dovuto essere irrimediabilmente abbandonata dal sistema sanitario pubblico, e destinata, in ciò, a gravare, unicamente, sulle spalle del proprio genitore sino al momento in cui egli, impossibilitato a mantenerla attaccata alle macchine, si sarebbe ritrovato costretto a cessare quanto, da tutti, ritenuto semplice accanimento terapeutico a suo discapito. Grazie a Rín, tuttavia, le era stata concessa occasione di essere trasferita in una costosa clinica privata, là dove nessuno avrebbe mai posto in dubbio il suo diritto a esistere, almeno sino a quando tutte le spese sarebbero state regolarmente pagate. E se pur in molti non si erano risparmiati occasione di tacciare simile scelta qual animata da semplice e ottuso egoismo da parte della sua gemella, Maddie non era stata abbandonata, né mai lo sarebbe stata, anche laddove, alla fine, non si fosse miracolosamente risvegliata… così come, in lode al Cielo, era altresì avvenuto.

Quando, alfine, la porta della stanza di Maddie ebbe ad aprirsi, lasciando fuoriuscire l’elegante figura della dottoressa Marchetti, la prima a muoversi verso di lei ebbe, quindi, proprio a essere Rín, la quale, lì vestita con abiti non meno eleganti rispetto a quelli della propria interlocutrice, con un tailleur-pantalone in tonalità verdi scure, e contraddistinta da una femminilità volutamente non meno marcata, in nulla lasciatasi penalizzare dalla propria condizione fisica, si parò con fermezza innanzi a lei, attendendo speranzosamente da parte sua qualche risposta, qualche notizia utile a potersi concedere nuova occasione per festeggiare insieme al padre…

« Come sta…?! » domandò, non riuscendo a trattenersi dal domandare, non perché non avesse fiducia nella propria interlocutrice e nel fatto che ella avrebbe espresso un qualche parere, per quanto necessariamente ancor immaturo, quanto e piuttosto perché realmente impaziente nei confronti del giorno in cui avrebbe potuto condurre la sorella fuori da lì, e restituirla alla vita, e a quella vita dalla quale, proprio malgrado, si era vista esiliata tanto a lungo.
« In ripresa. » rispose con un sereno e rassicurante sorriso la psicologa, annuendo appena a quella richiesta e non palesando il benché minimo imbarazzo nell’avere a rivolgersi a lei, così come, malgrado quanto da Rín compiuto, ancora in molti non avrebbero mancato di destinarle, in una vera e propria difficoltà a rapportarsi con una persona invalida « Fisicamente e mentalmente, sua sorella sta dimostrando di essere una donna straordinariamente forte, signora Mont-d'Orb. Anche troppo forte, considerando quanto ha affrontato… » confermò e annotò, in un’ultima frase che, quasi, avrebbe avuto a intendersi più una sorta di nota per se stessa ancor prima che una reale comunicazione all’interlocutrice.
« E’ mia sorella gemella: non potrebbe essere da meno! » sancì la prima, non priva di un moto d’orgoglio in quell’affermazione, nulla di meno potendosi attendere da Maddie, quella bambina dalla quale si era separata trentatré anni prima e che pur, nel suo cuore, era sempre rimasta accanto a lei, accompagnandola in ogni proprio fallimento e in ogni proprio trionfo, sostenendola e incoraggiandola, motivandola ad andare sempre avanti, per giungere a quel risultato a dir poco straordinario.
« Non ne ho dubbi. Siete due gocce d’acqua… » sorrise Jacqueline, con fare quietamente accomodante, in un’affermazione che, pur vera, avrebbe avuto qualche difficoltà a ritrovarsi confermata in quel momento, in quel frangente, in conseguenza dell’aspetto necessariamente ancor emaciato della sua paziente, frutto di tanti, troppi anni di obbligata immobilità in quel letto d’ospedale, nonché del lungo sfregio presente sul suo volto, longitudinale all’occhio sinistro, conseguenza di una scheggia di vetro che, quasi, le era costato anche metà della propria vista e che, invece, fortunatamente, non le aveva imposto ulteriore danno se non quello proprio di una spiacevole cicatrice, ancor visibile dopo tre decenni dall’incidente « … ciò non di meno, non sono ancora riuscita a ben inquadrare il caso nel quale abbia a doversi collocare sua sorella. »
« Cosa intendere dire, dottoressa…? » domandò Jules, alle spalle della figlia, non per spingerla, così come lei mai avrebbe tollerato venisse fatto, quanto e piuttosto soltanto per prendere parte a quel dialogo, a sua volta non meno interessato al fato della sua bambina, di colei che, in fondo, ai suoi occhi, avrebbe avuto a doversi ancora considerare la bambina di trentatré anni prima, non avendo avuto occasione di vederla crescere, di vederla divenire la donna che pur, fisicamente, era inequivocabilmente divenuta.
« Premesso che, come stavo spiegando prima a Maddie, non esiste un vero e proprio comportamento univoco predefinito per coloro che, come lei, si riprendono da un periodo di coma, e da un periodo di coma tanto lungo, e, in effetti, anzi, lei ha da considerarsi un caso pressoché unico al mondo per la durata di tale condizione; la sua reazione al mondo circostante appare quantomeno complicata da interpretare… » dichiarò, non celando i propri dubbi, nell’aggrottare appena la pelle vellutata della sua liscia fronte, al di sopra di una coppia di sopracciglia praticamente perfette nel proprio naturale disegno « Certamente non ha da collocarsi fra coloro i quali si riprendono dal coma come da un lungo sonno, ignari del tempo trascorso. La serenità con la quale ha accolto entrambi voi, malgrado gli ineluttabili cambiamenti propri di questi ultimi trent’anni; la maturità con la quale ha reagito alla propria attuale condizione, e, persino, alla perdita del proprio braccio destro, da lei neppur notato nella propria mancanza, nell’aver, piuttosto, preferito rivolgere la propria attenzione, non senza un certo imbarazzo, nei riguardi del catetere, a quanto mi è stato raccontato dagli infermieri; ma, anche e banalmente, il suo stesso vocabolario, contraddistinto dall’uso di un lessico assolutamente incompatibile con la formazione propria di una bambina di nove-dieci anni: tutto ciò esclude categoricamente che la signorina Mont-d'Orb abbia a doversi considerare meno della donna matura che appare essere anche e soprattutto a livello mentale. »
« E questo dovrebbe significare… cosa? » questionò Rín, non potendo che constatare la veridicità quanto effettivamente da lei fatto notare, banalità forse, a fronte delle quali, tuttavia, probabilmente complice l’emozione per il ritorno della propria gemella, ella non si era concessa occasione di riflettere, non cogliendo nulla di strano, nulla di inappropriato nel comportamento della propria amata sorella, almeno sino a quel momento, almeno sino a quando, senza particolare necessità di studi accademici, quella dottoressa non glielo aveva fatto notare.
« Nulla di particolare, non si preoccupi. » escluse quietamente l’altra, scuotendo il capo « In diversi casi, è già accaduto di persone che, riprendendosi dal coma, hanno asserito di aver avuto costantemente percezione del mondo a loro circostante, ritrovandosi pienamente immersi in esso e, ciò non di meno, incapaci a interagire con esso: per queste persone, il tempo trascorso non avrebbe avuto a dover essere giudicato qual perduto, quanto e piuttosto qual diversamente vissuto, perfettamente percepito, giorno dopo giorno, anno dopo anno… e, in questo, sopportato, tollerato nel proprio progresso solo in conseguenza all’amore del propri cari, alla vicinanza di coloro che, anche per dieci o quindici anni, non si sono mai dati per vinti, e hanno continuato a visitarli, a parlare con loro, a pregare accanto a loro, offrendo il dono della propria presenza. » commentò, offrendo, indirettamente, un necessario e sentito tributo a quanto anche da Jules e Rín compiuto per un tempo che, francamente, ella stessa non avrebbe mai avuto forza di sostenere, fosse stata al loro posto.

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