Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 5 settembre 2019
3024
Avventura
058 - Insieme
Ma nel mentre in cui, al momento del proprio risveglio, null’altro avrebbe potuto rendere felice le due gemelle Mont-d'Orb se non l’idea di un cappuccino, magari accompagnato da un buon cornetto alla crema pasticcera, di ben altro avviso, di una diversa scuola, avrebbe avuto a doversi intendere, altresì, Midda Bontor. E di una scuola che, già prima dell’alba, l’aveva allor veduta lasciare discretamente i confini della propria tenda soltanto per avere occasione di sfruttare quel fugace momento positivo, a metà fra il temibile gelo della notte e la cocente arsura del giorno, per potersi dedicare a quel consueto impegno che, da una vita intera, la vedeva impegnata ogni mattina appena svegliata e, all’occorrenza, ogni sera prima di andare a dormire, e che, probabilmente, mai avrebbe potuto trovarla interessata a qualcosa di diverso, di alternativo: il proprio allenamento.
A rendere Midda Bontor se stessa, a permetterle, al di là di tutto, di sopravvivere al proprio stesso stile di vita e, in tal senso, a mantenersi sempre in una mirabile forma fisica, non tanto per questioni riconducibili a qualche genere di vanità, quanto e piuttosto alla necessità di essere sempre effettivamente al massimo delle proprie capacità per tenere testa alle proprie sfide, non avrebbe avuto a doversi fraintendere una qualche benevolenza divina, una qualche fortunata predisposizione genetica, quanto e piuttosto quell’impegno quotidiano nel quale, sin da prima ancora di divenire fanciulla, era stata abituata a dedicarsi sotto l’attento e severo sguardo del suo primo maestro d’armi, Degan. Una ricca serie di esercizi condotti con assoluta dedizione, con completo impegno, quelli a cui, ogni mattina e ogni sera la Figlia di Marr’Mahew non avrebbe mancato di dedicare il proprio tempo, il proprio impegno, in grazia ai quali i propri muscoli non avrebbero mai perduto tonicità, i propri tendini non avrebbero mai mancato in elasticità, le proprie articolazioni non l’avrebbero mai tradita in un qualunque movimento, e il proprio cuore non si sarebbe mai riservato affaticamento anche a confronto con quanto, per chiunque altro, persino più giovane di lei, sarebbe necessariamente stato a dir poco provante… per non dire distruttivo.
Giunta qual ormai era alla propria età, e a un’età che, se pur nel metro di giudizio proprio di una concezione della realtà qual quella degli amici della Kasta Hamina avrebbe avuto a doversi intendere ancor quasi giovanile, ella non avrebbe potuto ignorare essere a dir poco avanzata a confronto con il metro di giudizio proprio di una concezione della realtà qual quella del suo mondo d’origine; e dopo aver trascorso sette lustri dei quasi nove della propria esistenza in lotta contro ogni genere di avversario, umano o divino che esso fosse; la donna da dieci miliardi di crediti, leggenda vivente, avrebbe anche potuto considerarsi più che soddisfatta di sé, e dei propri risultati, in termini tali da poter quietamente presumere di non aver più ulteriore esigenza di dedicarsi a un tal genere di impegno, e a un tal genere di impegno che, pur, nulla avrebbe aggiunto a colei che ella già era. Ma, al di là di quel potenziale peccato di presunzione, mai ella avrebbe potuto, né allora, né in futuro, rinunciare a tutto quello… non, per lo meno, fino a quando avrebbe dovuto continuare a combattere per la propria vita e per il proprio diritto a vivere, così come pur, da sempre, non aveva mancato di compiere. Anche perché, a meno di non desiderare improvvisamente confermare ogni facile pregiudizio sull’esistenza di un rapporto di inversa proporzionalità fra le dimensioni della propria circonferenza toracica, più che abbondanti, e il proprio quoziente intellettivo, ella non avrebbe potuto trascurare l’evidenza di quanto, tutto quello, avrebbe avuto a doversi giudicare, in buona sostanza, la principale ragione per la quale, ancora, le stava venendo concessa opportunità di essere viva.
Inutile sottolineare, a partire da tali presupposti, quant’anche i suoi due bambini, e quei bambini che ella non avrebbe potuto ovviare a considerare sempre al pari dei due pargoli smarriti e impauriti che aveva incontrato per la prima volta più di tre anni prima benché, ormai, stessero inoppugnabilmente crescendo, e avessero raggiunto un’età non diversa da quella nella quale, ai propri tempi, ella era fuggita di casa e si era imbarcata clandestinamente su un mercantile alla ricerca di una qualche avventura e, con essa, della propria autodeterminazione, non avrebbero potuto ovviare a subire il fascino proprio di quell’allenamento, e di quell’allenamento che, ben presto, avevano compreso essere la chiave più importante del successo della loro genitrice. Ragione per la quale, quando poteva essere loro concesso, anche Tagae e Liagu non si sarebbero tirati indietro nel confronto con l’idea di potersi allenare accanto a quella tanto amata madre, animati dall’unica speranza, dall’unico desiderio, un giorno, di poter essere bravi almeno quanto lei. E se pur, a differenza di Degan, Midda non avrebbe mai preteso nulla dai propri figli, non essendo neppur realmente sicura di voler augurare loro un percorso di vita simile al proprio, anche e soltanto innanzi all’evidenza di quante spiacevoli drammi e tragedie li avevano contraddistinti in quei primi anni della loro stessa esistenza; a pretendere, altresì, qualcosa da lei, avrebbero avuto proprio i due bambini, e quei due bambini che non avrebbero potuto in alcun modo smettere di ammirarla, e di desiderare di poterne divenire degni eredi.
Così, anche in quella mattina, in quella fresca aurora, malgrado tutta la discrezione adottata nei propri movimenti, Midda non aveva potuto ovviare al controllo dei propri figli, e di quei due bambini, che, ben presto, avrebbero iniziato a essere fanciulli, e che non si sarebbero negati occasione utile per allenarsi insieme a lei, accanto a lei, quali i migliori allievi che una maestra avrebbe potuto mai desiderare.
« Anche loro hai contagiato…?! » esclamò la voce di Howe, nel momento in cui ebbe a uscire dalla propria tenda e a cogliere la famigliola così impegnata in quel rituale che, dal canto proprio, conosceva molto bene, avendola vista allenarsi un numero così elevato di volte da non poter essere quantificato, pur, ovviamente, mai potendosi considerare realmente stanco di quello spettacolo, e di quello spettacolo ineluttabilmente ammaliante, conturbante, qual solo avrebbe potuto esserlo lo splendido corpo di una splendida donna dedito a quella sana attività « Mi fa piacere, comunque, constatare come tu non sia cambiata per nulla, in questi ultimi quattro anni… colore dei capelli e braccio nuovo a parte! » commentò, poi, a offrire voce a quell’intima approvazione a confronto con tutto ciò, e con la possibilità di ritrovare la propria antica compagna d’arme né più, né meno come l’aveva lasciata.
In effetti, benché i primi anni della propria permanenza fra gli infiniti spazi siderali l’avessero trovata contraddistinta da un taglio di capelli decisamente diverso rispetto al passato, e a quel passato nel quale, al di sopra della sua testa avrebbe avuto a dover essere inteso soltanto una confusa massa corvina di capelli privi di controllo e di ogni volontà di controllo, vedendola in tal senso adottare, per comodità, uno stile estremamente più castigato, più spartano, con una lunghezza di capelli a stento superiore al mezzo pollice; da dopo la comune esperienza all’interno del tempo del sogno, e quell’esperienza che aveva veduto, oltre a lei, anche Tagae e Liagu porsi a confronto con l’inedita figura di Maddie, e di una Maddie che, in buona sostanza, aveva replicato il suo stile originale, l’Ucciditrice di Dei era stata apertamente invitata dai propri figli a migliorare la propria apparenza estetica, e a migliorarla nel permettere ai propri capelli di ricrescere.
E così, serenamente, quella criniera, ora del proprio colore naturale, di quel proprio rosso fuoco, era tornata a imporsi, e a imporsi sulla sua testa, permettendole di offrirsi, innanzi allo sguardo di Howe, né più, né meno, che come ai tempi del loro primo incontro, con scomposti, e ancor mai gestiti, capelli atti a sfiorarle le spalle, tanto quella mancina, in carne e ossa, quanto quella destra, in lucente metallo cromato...
« Che vuoi che ti dica?! » sorrise ella, in direzione del proprio vecchio amico « Mi piace essere coerente… » ammiccò poi, ritenendo ormai opportuno interrompere i propri esercizi, anche e soltanto per permettere ai propri figli di avere tempo di fare colazione prima dell’inevitabile smobilitazione del campo e conseguente ripartenza « Comunque, non ti preoccupare: se ci dovessero arrestare, e se ci porteranno in un qualche campo di lavoro lunare, a estrarre idrargirio dalle miniere, sono certa che offriranno anche a te un bel braccio nuovo… e questa volta funzionante! » tentò di rassicurarlo, offrendo riferimento alla di lui protesi dorata, e a quella protesi, tuttavia, priva di qualunque reale animazione, nulla di più di un inerme braccio di armatura posto in luogo al suo mancino originale.
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