Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 29 settembre 2019
3048
Avventura
059 - Il volto dietro la maschera
Il guardiamarina Vahn Hogi non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual una cattiva persona. Né, tantomeno, gli sarebbe dovuto essere attribuito un qualche antagonismo personale a discapito di Midda Bontor o degli altri membri dell’ex-equipaggio della Kasta Hamina.
Figlio di suo padre e di sua madre, una tranquilla coppia di onesti negozianti, aveva vissuto la propria infanzia come secondo di tre figli. Figlio “di mezzo”, quindi, al contempo privo dell’onore proprio della primogenitura e, ciò non di meno, senza neppure il vantaggio di essere riconosciuto qual più piccolo della famiglia e, in quanto tale, avere comunque la giustificazione per qualche coccola e qualche vizio in più. Nulla di tutto questo, tuttavia, era mai stato vissuto da Vahn come un dramma. Anzi. Dimostrando sin dalla più tenera età un carattere a dir poco ammirevole, egli aveva agito sempre con straordinaria moderazione d’intenti, accettando quietamente la propria posizione e, soprattutto, quanto la vita avrebbe avuto a offrirgli, senza mai avere di che lamentarsi a tal riguardo, o di che palesare la benché minima insoddisfazione.
Come tutti gli altri ragazzi della propria età in quel di Loicare, a sei anni Vahn iniziò a frequentare le scuole, per poter quindi conseguire la licenza primaria a dieci, quella intermedia a quindici e, infine, l’avanzata a diciotto, senza mai eccellere e, ciò non di meno, senza mai mancare nell’adempimento del proprio ruolo, e del proprio ruolo di studente: Vahn, in ciò, non era quindi mai tornato a casa con il massimo dei voti, ma, neppur mai egli aveva dovuto elemosinare la sufficienza. E, in questo, i suoi genitori non avrebbero potuto essere più fieri di lui e di quanto, comunque, di stesse dimostrando un ragazzo pacatamente giudizioso, nonché un grande lavoratore.
A differenza del fratello maggiore, che, nel proprio ruolo di primogenito, completati gli studi poté iniziare immediatamente a lavorare nel negozio dei propri genitori, e a differenza del fratello minore, che, dimostrando, diversamente da lui, una straordinaria attitudine allo studio, non avrebbe potuto ovviare a proseguire gli studi, con l’università e quanto mai avrebbe potuto riservargli un’eventuale carriera accademica; raggiunta la propria licenza avanzata, Vahn Hogi non ebbe a riservarsi idee chiare nel merito della direzione nella quale muovere il proprio interesse professionale. Ragione per la quale, nel momento in cui l’omni-governo ebbe a richiamarlo per il servizio di leva, egli non ebbe motivo alcuno per rifiutarsi. Al contrario, Vahn decise di firmare, e di firmare per poter trasformare quella richiesta da parte del proprio omni-governo in uno stile di vita, e in uno stile di vita nel quale indirizzare la propria vita. Così entrò all’accademia militare. E dopo cinque anni di studi, divenne ufficiale, iniziando la propria carriera nel vasto mondo della potente flotta di Loicare.
A Vahn non dispiaceva il mondo proprio della flotta. Pur privo di qualunque genere di estremismo psicologico tale per cui, come militare, avrebbe potuto avere l’onore di ritrovarsi a difendere il proprio mondo e tutti i suoi occupanti; egli non avrebbe potuto ovviare ad apprezzare l’occasione che essa gli avrebbe potuto concedere di viaggiare per l’universo, e di provare nuove esperienze. Nella flotta, dove altri ragazzi privi di particolari fanatismi militareschi vedevano magari la sgradevole incombenza di avere ad allontanarsi da casa, nell’ubbidienza agli ordini ricevuti, Vahn non avrebbe potuto quindi ovviare a leggere l’occasione di conoscere nuove persone, di vivere nuove esperienze, senza mai avere di che annoiarsi e con la consapevolezza di quanto, nella straordinaria varietà di reparti, egli avrebbe potuto sempre e comunque avere occasione di reinventarsi, laddove, alla lunga, un qualche impiego di fosse rivelato noioso.
Insomma: per Vahr Hogi, quello del militare era un buon lavoro. Con una paga non eccelsa, con orari non perfetti… ma, obiettivamente, un buon lavoro.
Due anni dopo l’inizio della propria vita da ufficiale della flotta, un venticinquenne Vahn, durante un periodo di licenza, ebbe a incontrare per mera fatalità la dolce Myr-Nah’as, scoprendo in lei una donna straordinaria e, in ciò, di lei subito innamorandosi, con buona pace del fatto che egli potesse essere un umano ed ella un’ofidiana e di quanto, in tal senso, qualcuno avrebbe sicuramente avuto di che ridire. E siccome, invero, anche Vahn non avrebbe avuto a doversi fraintendere qual una compagnia spiacevole, anche Myr’N ebbe a innamorarsi di lui, ricambiando, così, il suo sentimento e ponendo le basi per quella che avrebbe potuto essere, in ciò, una splendida vita insieme.
All’epoca degli eventi che videro Myr-Nah’as conoscere Vahn, ella avrebbe avuto a doversi riconoscere già qual un’antropologa e, in effetti, anche un’ottima antropologa, che, in quanto tale, aveva avuto occasione di essere impiegata, in verità ancora in grazia a una borsa di studio, presso uno dei più importanti musei della capitale di Loicare, lì dove viveva, come altre decine di milioni di persone. E per quanto l’amore fra lei e Vahn avrebbe avuto a doversi intendere, sin da subito, sincero e forte, appassionato e trascinante, nessuno dei due avrebbe voluto venir meno al percorso di vita nel quale, sino ad allora, tanto aveva avuto a impegnarsi. Così, per quanto Vahn e Myr’N si amassero, e non passassero giorno senza sentirsi o vedersi, fosse anche a distanza, entrambi ebbero a voler proseguire con le proprie vite, trascorrendo, in questo, la maggior parte della propria quotidianità a distanza l’uno dall’altra e, ciò non di meno, non negandosi, a margine di tutto questo, di trovare occasione utile per sposarsi, in occasione del terzo anniversario del loro primo incontro, e di concepire un figlio insieme, qualche anno più tardi.
Così, quando il guardiamarina Vahn Hogi, ormai trent’enne, si ritrovò a essere riassegnato alla Rad Dak-Wosh, egli avrebbe avuto a doversi riconoscere, quindi, qual in attesa della nascita del proprio primogenito, la schiusa dell’uovo del quale, speranzosamente, avrebbe avuto a occorrere di lì a tre mesi. E per quanto, francamente, egli avrebbe fatto a meno di accettare di partire per una nuova missione in un momento tanto importante della propria vita, volendo poter essere presente quando suo figlio avrebbe visto per la prima volta la luce del mondo, quel suo carattere di quieta accettazione degli eventi non gli permise di opporsi a ciò, vedendolo quindi partire, e partire addirittura al seguito del celebre accusatore Pitra Zafral, in una missione che questi ebbe immediatamente a chiarare aversi a dover intendere della massima importanza. E una missione, in effetti, volta alla cattura della famigerata donna da dieci miliardi di crediti… la terribile mercenaria conosciuta con il nome di Midda Bontor.
Così Vahn partì a bordo della Rad Dak-Wosh. Non perché, in verità, avesse qualcosa a discapito della stessa Midda Bontor, o fosse spinto da qualche particolare e straordinario senso patriottico, quanto e piuttosto perché quello avrebbe avuto a doversi riconoscere il suo lavoro, quella avrebbe avuto a doversi riconoscere qual la sua vita, e solo in tal maniera egli avrebbe saputo viverla.
E se la cattura della donna da dieci miliardi di crediti, e del suo intero gruppo di commilitoni, avrebbe avuto a doversi intendere qual necessariamente positivo per il buon Vahn, già proiettato, con la propria mente e il proprio cuore, a un rapido ritorno a casa, e a un rapido ritorno a casa da propria moglie e dai propri figli; il ritrovarsi schierato a capo di un gruppo di sottufficiali in ideale opposizione al piratesco tentativo di conquista del controllo della nave da parte della donna e del suo intero gruppo di commilitoni, non avrebbe avuto a doversi intendere, propriamente, qual positivo per lui. Anzi. Nei suoi occhi castani, in quel momento, in quel frangente, altro non avrebbe avuto a dover essere inteso il dubbio, e quel dubbio viscerale fra il rispetto della propria consegna, degli ordini ricevuti, in assenza al quale egli sarebbe stato necessariamente ritenuto un disertore se non, peggio, un ammutinato, e la volontà di sopravvivere a tutto quello, e di avere una qualche occasione per ritornare a casa da propria moglie, e da quel meraviglioso ovetto all’interno del quale suo figlio stava attendendo il momento giusto per venire alla luce, e per scoprire il volto di sua madre e di suo padre: un volto, quello di suo padre, che difficilmente avrebbe potuto allor conoscere nel momento in cui egli fosse lì stato ucciso.
Un destino, il suo, tuttavia e in buona sostanza praticamente obbligato, nel momento in cui, travolgendo senza fatica alcuna i primi tre schierati in sua opposizione, e catapultandoli a terra in maniera disordinata, la donna guerriero dagli occhi color ghiaccio e dai capelli color del fuoco giunse innanzi al guardiamarina Vahn Hogi, disarmandolo senza fatica alcuna e sollevando, a suo stesso discapito, quella daga con la quale, ipoteticamente, egli avrebbe dovuto difendere il proprio diritto alla vita, e con la quale, ironia della sorte, si sarebbe altresì visto privato dello stesso.
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