Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 15 settembre 2019
3034
Avventura
058 - Insieme
Tanto violenta e tanto inattesa, la reazione di Be’Sihl ebbe a cogliere del tutto impreparato l’accusatore, il quale, in caso contrario, non avrebbe offerto una si facile occasione al proprio inedito avversario. E se sorpreso ebbe a essere l’accusatore, non meno sorpresi ebbero a essere praticamente tutti i presenti, nella sola e quieta eccezione di colei che, sola, per lunghi mesi, aveva peregrinato nell’universo accanto allo shar’tiagho, potendone testimoniare l’evoluzione, e quell’evoluzione in una direzione tutt’altro che edificante… anzi.
Nel tempo, nei lunghi mesi, in cui Midda ebbe a ritrovarsi bloccata all’interno della propria stessa mente da una trappola mentale per lei costruita dal suo semidivino sposo, Desmair, Lys’sh e Be’Sihl avevano infatti viaggiato in lungo e in largo, nell’universo, seguendo piste più o meno flebili per giungere allo stesso responsabile dell’accaduto e trovare occasione di costringerlo a sciogliere quanto aveva legato, e quanto, in quel momento, stava negando loro la possibilità di riabbracciare ancora una volta la loro amica, la loro sorella, la loro amata. Ma se Lys’sh, in quel viaggio, si era imbarcata per l’amica, presto, e proprio per l’amica, aveva dovuto mutare il proprio obiettivo primario, avendosi a dover concentrare su Be’Sihl, e su quell’uomo evidentemente troppo provato dagli eventi occorsi, e dagli eventi occorsi per i quali non avrebbe potuto ovviare a reputarsi addirittura responsabile, nell’esser stato involucro, più o meno volontario, per molti anni, dello stesso Desmair, e, in tal senso, precipitato in una spirale negativa di violenza e di nichilismo a coronamento della quale, alfine, egli era addirittura morto, salvo, poi, esser riportato in vita in grazia a una tecnologia proibita, a un rimedio maledetto, e un rimedio forse persino peggiore del problema, laddove, sì, egli era ritornato, ma, al tempo stesso, avrebbe da quel momento in avanti avuto a doversi riconoscere condannato a un destino crudele, e a vedersi trasformare, al momento di una nuova morte, in un mostro privo d’ogni coscienza, in uno zombie tecnologico che, in grazia a tanta, troppa rabbia presente nel profondo del suo cuore, difficilmente non sarebbe divenuto altro se non una minaccia per chiunque attorno a lui.
Di quanto occorso, nessuno, al di fuori dello stesso Be’Sihl, e della discreta Lys’sh, era stato posto al corrente. Non laddove la prima ad aver diritto, a meritare la verità, sarebbe stata la stessa donna guerriero per la quale tanto era stato compiuto. E, a lei raccontarlo, sarebbe stato doveroso avesse a essere la voce di colui che l’amava, e che per lei tal insensato sacrifico aveva quindi compiuto. Insensato laddove, obiettivamente, e sia Be’Sihl, sia Lys’sh non avrebbero potuto ovviare a esserne consapevoli, il tutto era occorso non tanto per un’obbligata necessità, quanto e piuttosto per una reazione stolida e istintiva, violenta e cieca, non diversamente da quella che, anche in quel momento, lo stava vedendo protagonista. E una reazione innanzi alla quale, quindi, l’ofidiana non poté restare indifferente, avanzando rapidamente nella direzione dello shar’tiagho per cercare con lui un contatto fisico e, ancor più, emotivo, e, in tal senso, placarlo in una tanto furente reazione che a nulla di positivo, ancora una volta, avrebbe loro probabilmente condotto…
« Se continui così finirai per ucciderlo! » lo avvertì, afferrandolo per le spalle e tentando, vanamente, di tirarlo all’indietro, non potendo ovviamente competere né con la forza dell’uomo, né tantomeno con la sua massa, raggiungendo probabilmente a malapena la metà del suo peso « Lascialo andare, Be’Sihl! »
« Credo che, tecnicamente, chiudere le mani attorno al collo di qualcuno implichi un desiderio omicida nei suoi riguardi. » osservò Howe, aggrottando la fronte innanzi alla reazione violenta dell’ex-locandiere, una figura che, ai suoi occhi, era ricordata in termini decisamente meno irruenti all’epoca in cui, ancora, aveva i capelli lunghi e serviva birra ai propri clienti in quel di Kriarya.
« Credo che tu, in questo momento, sia tecnicamente di poco aiuto, Howe… » suggerì Rín, decidendo di accorrere in aiuto della donna rettile, fra tutti avendo a doversi riconoscere fra coloro che meno confidenza avrebbero potuto riservarsi nei riguardi di Be’Sihl o, anche e soltanto, della sua semplice nomea, non avendo, in tal senso, a potersi riservare eccessivo stupore per quanto stava succedendo, al di là di quello proprio e naturale di chiunque nel confronto con un tale sfogo di rabbia.
« … hanno… incastr… ato… anche… me… » tentò di argomentare l’accusatore, lì steso a terra, e parzialmente soffocato dalle azioni del proprio assalitore, azioni alle quali, superata la sorpresa iniziale, scelse allora coscientemente di non offrire reazione… non laddove, sicuramente, qualunque sua risposta violenta non avrebbe fatto altro che permettere a tutti loro di trovare solide conferme alle molteplici ragioni per le quali non avere a fidarsi di lui.
« Be’S. »
A richiamarlo, allora, con voce quieta e controllata, nel mentre in cui si mosse fino a raggiungerlo e a piegarsi innanzi a lui, per cercare con lui un maggiore contatto emotivo, ancor prima che fisico, fu la stessa Midda Bontor, la quale, pur non comprendendo le ragioni di tanta furia, di tanta violenza per così come esplosa dal cuore del proprio amato, e di colui che, in genere, avrebbe avuto a doversi riconoscere quasi a placida compensazione per tutte le proprie uscite altresì troppo sovente stolidamente irruenti, non avrebbe potuto permettergli di compiere qualcosa della quale, probabilmente, si sarebbe poi pentito… o, per lo meno, così ella avrebbe ancora potuto ingenuamente credere. E, nel richiamarlo, ella scelse di usare, per l’appunto, un tono quieto, un tono dolce, un tono che avesse a non offrire alcun genere di condanna a discapito di quella reazione, e di quella reazione che, obiettivamente, avrebbe potuto anche esserle propria se soltanto avesse avuto il tempo di condurla a compimento senza essere da lui anticipata, quanto e piuttosto a domandare la sua attenzione, a richiedere il suo ascolto semplicemente perché ella allora gli avrebbe desiderato parlare, e, nel rispetto che lì univa, egli non avrebbe potuto ignorarla, non avrebbe potuto ovviare a concederle il proprio interesse.
E laddove, l’energica insistenza di Lys’sh non si era dimostrata in grado di scuoterlo minimamente dal quel proprio stato di cieca e sorda violenza, la delicatezza propria del richiamo dolce, e ciò non di meno fermo, della voce di Midda, fu altresì capace di raggiungerlo più in profondità di quanto mai, alcun altro, in quel momento, si sarebbe potuto attendere sarebbe stata in grado di riservarsi occasione di fare. Ragione per la quale, nel mentre in cui ebbe a rialzare lo sguardo verso la propria amata, egli non mancò di allentare appena la propria presa attorno al collo di Pitra Zafral, riconoscendogli un’effimera opportunità utile a tornare a respirare.
« Temo proprio che, non appena saremo riusciti a uscire da questo pasticcio, tu e io dovremo parlare un po’, amor mio… » sospirò la donna guerriero, giungendo a lui e appoggiandogli delicatamente la mancina sulla spalla destra, in una leggera carezza « … ma ora, per favore, lascia andare Pitra: se ci avesse voluti morti, ci avrebbe potuti uccidere in più di un’occasione, e solo riferendomi a questi ultimi minuti. E, di certo, non avrebbe messo fuori giuoco i suoi stessi compagni. »
« Ha detto veramente “dobbiamo parlare”…?! » sussurrò Maddie in direzione della propria sorella, storcendo appena le labbra verso il basso a confronto con una frase archetipa che non avrebbe mai potuto sottintendere nulla di buono per Be’Sihl, nel confronto con il quale, quasi, ebbe a provare una certa simpatia all’idea di quanto poco piacevole avrebbe potuto essere per chiunque ritrovarsi a confronto con le conseguenze di una simile frase detta da un’altra se stessa.
« … già. » confermò Rín annuendo appena in direzione della gemella, e non potendo, in tal senso, ovviare a condividerne la posizione psicologica, e, pur, non potendo neppure negarsi una certa curiosità, e una certa curiosità volta a cercare di capire qualcosa di più di quanto allora stesse accadendo, laddove, obiettivamente, nel merito delle dinamiche interpersonali fra i vari attori presenti, e, ancor più, di molti eventi del loro passato più prossimo, ella non avrebbe potuto avere alcuna possibilità d’idea, essendo subentrata in scena, metaforicamente, non soltanto a film iniziato, ma, forse, a cinque minuti dai titoli di coda… o poco meno.
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