Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte
News & Comunicazioni
E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 27 settembre 2019
3046
Avventura
059 - Il volto dietro la maschera
« E considerando quanto, a bordo della nave, abbiamo già avuto modo di constatare siano, per lo più, stretti passaggi e lunghi corridoi, il fatto che noi si possa essere tanto numericamente inferiori ai nostri avversari non ha poi molto valore! » esclamò H’Anel, dimostrando di aver ben inteso il senso dell’intervento della propria compagna d’arme e di approvarlo entusiasticamente nel proprio intento « Possiamo farcela! »
A confronto con l’entusiasmo così suscitato dalla proposta della propria gemella, Maddie sorrise e ovviò a esplicitare quanto, in effetti, le vicende proprie della battaglia delle Termopili avrebbero avuto a dover essere ricordate non tanto per la disfatta dell’esercito persiano, quanto e piuttosto per il più completo annichilimento del fronte greco, e, in particolare, di quei trecento spartani che, guidando l’iniziativa, furono completamente distrutti, in un sacrificio che, sì, permise poi alla guerra di volgere, comunque, in loro favore, ma che, comunque, rappresentò un momento di gloria, per i malcapitati in oggetto, solo a posteriori, nell’esser, in tal maniera, entrati nel mito. Un destino, quello del fronte greco, che obiettivamente avrebbe avuto a non voler essere condiviso da alcuno… e non, certamente, da loro in quel frangente. Al di là di tale considerazione storica, comunque, Maddie non avrebbe potuto ovviare ad apprezzare il tentativo della propria gemella, e quel tentativo atto a tentare di fare la propria parte nella questione, a riservarsi il proprio ruolo in essa, fosse anche e soltanto di motivazione, laddove, obiettivamente, sotto ogni altro aspetto, Rín avrebbe allora avuto a potersi riservare meno ruolo rispetto, forse, ai due figli adottivi della Figlia di Marr’Mahew, non avendo alcuna formazione bellica, non essendo mai stata addestrata al combattimento e, soprattutto, per quanto ella ne avrebbe potuto sapere, non avendo mai ucciso alcuno prima di allora.
Un’inutilità manifesta, quella propria di Rín, che ella stessa non avrebbe potuto ovviare a riconoscersi, e che, in ciò, non avrebbe potuto mancare di imbarazzarla, soprattutto nel considerare quanto, tutto quello, fosse in buona sostanza occorso per merito o, più probabilmente, per colpa sua. In effetti, comunque, considerare allora completamente inutile Rín sarebbe stato un giudizio improprio: ripresasi, infatti, dalle ferite riportate, e ripresasi, ancora, dalla fatica propria dell’attraversare il multiverso, lasciando un piano di realtà soltanto per accedere al tempo del sogno e, dal lì, aver accesso a qualunque altro luogo, a qualunque altra meta nell’intero multiverso; ella avrebbe allor potuto risparmiare loro quell’impropria battaglia, cercando, in tal maniera, di trasportarli altrove, con buona pace di qualunque controllo, e di qualunque minaccia, da parte di quella nave stellare. Una possibilità, quella in tal maniera offerta da Rín, che, tuttavia, non era stata abbracciata dal gruppo per alcune sfumature meno evidenti a margine di un tanto semplice piano, fra le quali, innanzitutto, l’incertezza nel merito del fato al quale avrebbero condannato la colonia, evadendo dall’attenzione dei loro antagonisti in maniera tanto imprevedibile, e, in secondo luogo, la non minor incertezza nel merito del fato al quale avrebbero avuto a loro volta a votarsi, nel muoversi, attraverso l’aiuto di Rín, all’interno del tempo del sogno.
Ove infatti, la donna da dieci miliardi di crediti e i suoi compagni, precipitati sul quarto pianeta del sistema Leica Merasch in conseguenza alla serrata caccia loro imposta da quella nave da guerra, fossero allora scomparsi dal medesimo pianeta senza che alcuna nave, senza che alcun mezzo comprensibile alle logiche dei loro antagonisti, fosse stato coinvolto nella questione, prevedibile sarebbe stata, da parte dei loro stessi avversari, un’impietosa reazione a discapito della colonia lì presente e di tutti i suoi occupanti, quasi un milione di persone che, molto probabilmente, avrebbero pagato ingiustamente il prezzo di quella decisione, laddove colpevoli, in buona sostanza, solo di aver offerto loro asilo necessario quando richiesto. E, al di là di tutta la sceneggiata posta in essere dal buon Lange al momento della loro consegna a bordo di quella nave, nessuno, all’interno della loro compagnia, avrebbe avuto di che offrire il benché minimo rimprovero a quei coloni, i quali, anzi, benché inizialmente tardivi nella loro missione di soccorso, si erano poi impegnati in maniera sincera a offrire loro tutta l’ospitalità necessaria, nelle cure, nel nutrimento e nel riposo del quale, allora, avrebbero potuto abbisognare, senza nulla ipotizzare di chiedere loro in cambio. Imperdonabile, quindi, sarebbe stato l’egoismo proprio del fuggire da lì indifferenti alla sorte di quegli uomini e di quelle donne… in termini che mai, alcuno, fra i membri dell’ex-equipaggio della Kasta Hamina, né tantomeno fra i sei peregrini di Kofreya, avrebbero mai avuto piacere a rendere propri.
Inoltre, accanto a ciò, ragione più che sufficiente per frenare ogni entusiasmo all’idea di evadere in maniera rapida e, speranzosamente, indolore da quel pianeta, non avrebbe avuto a dover essere ignorato un altro fattore, e un fattore in riferimento, allora, all’imprevedibilità propria del viaggio dimensionale e, soprattutto, del viaggio dimensionale attraverso il tempo del sogno. In un multiverso contraddistinto da infiniti mondi paralleli, infinite realtà sviluppatesi in infiniti modi diversi, con infinite versioni alternative delle stesse persone, e un’infinità di altre persone, esemplificazione evidente di tale concetto avrebbero avuto a dover essere indicate Midda e Maddie, due sviluppi completamente estranei della medesima persona; non sarebbe stato tanto semplice, tanto ovvio, infatti, avere possibilità di orientarsi. E se, per tre volte, addirittura, Rín era stata in grado, dal tempo del sogno, di accedere a quella specifica dimensione, l’una raggiungendo, erroneamente, Midda, la seconda giungendo, correttamente, dalla propria gemella, e la terza trasportando, ancora correttamente, la propria gemella e i suoi amici fino a Midda, per poter offrirle manforte; tutt’altro che ovvio, tutt’altro che scontato, sarebbe stato riuscire ancora una volta a muoversi all’interno del multiverso nella sola e semplice direzione propria di quella dimensione, soprattutto in assenza, allora, di ancoraggi emotivi a cui poter offrire riferimento. Per raggiungere, infatti, quella dimensione, la prima volta, Rín non era assolutamente andata a colpo sicuro e, anzi, aveva avuto occasione di riservarsi un proprio piccolo bagaglio di esperienze dimensionali, finendo, erroneamente, a incontrare altre Maddie diverse dalla propria gemella, proprio bersaglio originale. E quando, alla fine, nella corretta intuizione di aver a discriminare la “propria” Maddie attraverso la consapevolezza di quanto, in quel momento, ella avrebbe avuto a doversi riconoscere all’interno della medesima dimensione di una Midda, e di una Midda che ella, fra l’altro, aveva già avuto occasione di incontrare; il nuovo salto l’aveva condotta, per l’appunto, non immediatamente dalla propria gemella, quanto dalla sua versione alternativa locale a quella dimensione. Alla luce di tutto ciò, quindi, l’idea di prendere e ricorrere a Rín e al suo particolare potere, avrebbe rappresentato un vero e proprio balzo nel buio, non potendo loro malgrado prevedere né dove avrebbero avuto ad arrivare, né, tantomeno, se avrebbero mai avuto, effettivamente, a poter fare ritorno a quello specifico universo, o se, piuttosto, si sarebbero ritrovati a vagabondare per sempre attraverso il multiverso… e tanto Maddie, quanto Rín, si ricordavano molto bene quanto male si era sviluppata una certa serie televisiva degli anni Novanta del proprio mondo natale, soprattutto dopo la morte del professor Maximillian P. Arturo, in termini tali da non voler certo correre il rischio di emularla.
Positivo, a margine di tutto ciò, sarebbe stato poter vantare la possibilità di una via di fuga, come quella offerta da Rín, in assenza di alternative. Ma fino a quando qualche alternativa sarebbe stata loro concessa, tutti loro avrebbero ben preferito continuare a fare affidamento sulle proprie energie, ancor prima che su qualche bizzarra e non meglio compresa stregoneria; motivo per il quale, pertanto, in quel momento, in quel frangente, allorché essere nel tempo del sogno, avrebbero avuto lì a riconoscersi pronti a emulare i mitici trecento spartani nella loro ultima battaglia, sperando, tuttavia, in una conclusione migliore.
« Andiamo dunque! » incalzò allora Midda, riprendendo positivamente il controllo della situazione e cavalcando la positività che Rín, con il proprio aneddoto, aveva voluto trasmettere loro « Armi in pugno, muoviamoci in maniera compatta e coordinata, proteggendo i più deboli fra noi e non permettendo a nessun ostacolo di arrestarci. » sancì, con tono convinto, fermo, deciso, nella quieta certezza propria di chi consapevole di poter vincere, e non qual mera illusione, quanto e piuttosto qual unico risultato possibile della loro azione, e di un’azione condotta con sapienza e pieno controllo nel merito del proprio destino « E vi garantisco che, entro sera, questa nave sarà nostra! »
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento